Padre nostro
Compilazione
Il famoso insegnamento sulla preghiera, che Gesù ai suoi discepoli, è comunemente noto come il Padre Nostro, o la Preghiera del Signore. Ai suoi discepoli insegnò: “Quando pregate, dite: ‘Padre, sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano; e perdonaci i nostri peccati, perché anche noi perdoniamo a ogni nostro debitore; e non ci esporre alla tentazione’”.1 Matteo ha una versione della preghiera più completa, ma anche nell’abbreviazione di Luca possiamo imparare cinque principi per creare la giusta atmosfera affinché la nostra preghiera sia efficace e produttiva.
Come primo punto, la preghiera va intesa nel contesto di un rapporto. La prima parola che Gesù dice è “Padre”. Anche se siamo figli di Dio, qui Gesù intende “Padre” nel senso di nostro creatore e autore. Quando riceviamo Gesù come nostro Signore e Salvatore, Dio diventa nostro Padre e noi entriamo in intimità con Lui, di modo che possiamo parlare con Lui, ascoltarlo e avere fiducia in Lui.
Secondo, quando Gesù dice “sia santificato il tuo nome”, la frase esprime venerazione nei confronti di Dio perché è Sovrano. Ai nostri giorni molti hanno un atteggiamento informale con Dio, ma Gesù insegnò ai suoi discepoli che, quando preghiamo dobbiamo farlo con venerazione.
Terzo, quando diciamo “venga il tuo regno, con quella frase sottintendiamo: “Se il tuo regno deve venire, il mio deve andare. Se nella mia vita deve essere espressa la tua sovranità, io devo scendere da quel trono”. Preghiamo con un senso di responsabilità, per cui cerchiamo il suo regno, affinché la sua volontà e i suoi propositi si realizzino.
Quarto, siamo invitati a esporre le nostre richieste a nostro Padre. Possiamo chiedere per i nostri bisogni fisici: “Dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano”; per i bisogni spirituali: “Perdonaci i nostri peccati, perché anche noi perdoniamo a ogni nostro debitore”; e per i bisogni morali: “Non ci esporre alla tentazione”. […] Ci avviciniamo a Dio ammettendo il nostro bisogno di purificazione. Il nostro pentimento si esprime in due modi: la confessione dei nostri peccati a Lui e la nostra volontà di perdonare chi pecca contro di noi.
Se vogliamo avere intimità con Dio, dovremo conversare con Lui con una preghiera radicata in rapporto, venerazione, responsabilità, pentimento e richieste. Che privilegio poter parlare con Dio in questo modo! —Brett McBride
Incontrare il Padre nel luogo segreto della preghiera
“Quando preghi, entra nella tua cameretta, chiudi la tua porta e prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà”.2
Quando Gesù chiamò a Sé i suoi discepoli e diede loro il primo insegnamento pubblico nel Sermone sul Monte, fece capire loro che la preghiera è una parte essenziale del nuovo regno che era venuto a fondare, e che dobbiamo avere un luogo solitario in cui possiamo stare da soli con Dio, qualche posto fisso dove possiamo incontrarlo ogni giorno. Può essere in qualunque posto, ma deve esserci un periodo di quiete con Dio. Dio è in quel luogo di preghiera e lo riempie del suo amore. Il suo amore ti aspetta, per quanto tu sia stato debole o abbia peccato.
Questo è l’invito che il Padre ti rivolge. Dicendo che ti aspetta nel luogo segreto della preghiera. Ti aspetta. Ha compassione di te e ti ama. Ciò che conta non è cosa tu porti a Lui, ma cosa Lui, come tuo Padre, è in attesa di darti. Ricorda a te stesso: “È mio Padre — il Dio infinito ed eterno — che mi invita a incontrarlo in preghiera”.
Com’è meraviglioso chiudere la porta e pregarlo in segreto! Gesù insegnò ai suoi discepoli che è lì che si può incontrare il Padre, è lì che Lui li attende. È lì che possiamo scoprire lo schema del nostro giorno o della nostra vita. Riceviamo quelle indicazioni nel luogo segreto della preghiera, dove il suo Spirito ci dà forza.
Dio diede suo Figlio perché morisse al nostro posto per i nostri peccati, non solo, ma anche per dare a noi la vittoria sul peccato. “‘Non per potenza né per forza, ma per il mio Spirito’, dice l’Eterno degli eserciti”.3 Naturalmente non puoi resistere da solo contro la tentazione di peccare; non è mai esistito nessuno che potesse farlo.
L’aiuto di cui hai bisogno lo trovi nella preghiera e nella comunione con Dio nella cameretta segreta della preghiera. Non è mai stato il piano di Dio che tu dovessi cercare forza in altri se non in Lui, che ti facessi guidare da altri se non da Lui, che ti facessi pilotare e aiutare da altri se non da Lui. Per questo è tanto importante quel luogo segreto della preghiera: perché lì ti prepari e indossi l’armatura di Dio per restare saldo in battaglia.4
Rivestiti dell’armatura di Dio e la Parola di Dio dice che Lui, il Re di Gloria che regna eternamente, ti rafforzerà con la sua potenza. Perché vivere male equipaggiato, quando Dio ti offre con amore esattamente ciò di cui hai bisogno? —Virginia Brandt Berg
Abba, Padre
Abba è sempre seguito dalla parola Padre nelle Scritture e troviamo queste parole in tre brani. In Marco 14,36, Gesù si rivolge al Padre chiamandolo “Abba, Padre” nella sua preghiera a Getsemani. In Romani 8,15, “Abba. Padre” è menzionato in relazione all’opera di adozione dello Spirito Santo, che ci rende figli di Dio e coeredi di Cristo. In Galati 4,6, ancora nel contesto dell’adozione, lo Spirito nei nostri cuori grida: “Abba, Padre”. Insieme, i termini Abba e Padre sottolineano doppiamente la paternità divina. In due lingue diverse, siamo rassicurati delle attenzioni di Dio per i suoi figli. […]
Solo i cristiani nati di nuovo hanno il diritto di essere figli di Dio e chiamarlo “Abba Padre”.5 Quando nasciamo di nuovo,6 veniamo adottati nella famiglia di Dio, riscattati dalla maledizione del peccato e fatti eredi di Dio.7 Parte di questo nuovo rapporto è che Dio ora ci tratta diversamente, come membri della sua famiglia.
È un fatto che cambia la vita, il comprendere cosa significa poter chiamare l’unico vero Dio nostro “Padre”, cosa significa essere coeredi di Cristo. Grazie al nostro rapporto con il nostro Abba, Padre, Lui non ci tratta più da nemici; al contrario, possiamo avvicinarci a Lui con “libertà”8 e “in piena certezza di fede”.9 Lo Spirito Santo “rende testimonianza al nostro spirito che noi siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi, eredi di Dio e coeredi di Cristo”.10
Diventare figli di Dio è il più alto e il più umiliante degli onori. Grazie a esso abbiamo un rapporto nuovo e una reputazione nuova con Dio. Invece di fuggire da Dio e cercare di nascondere il nostro peccato come fecero Adamo ed Eva, corriamo da Lui gridando “Abba, Padre!” e troviamo perdono in Cristo. Essere figli adottivi di Dio è la fonte della nostra speranza, la sicurezza del nostro futuro e la motivazione a “camminare nel modo degno della vocazione a cui siete stati chiamati”.11 Essere figli del Re dei re e Signore dei signori ci impone uno standard più alto, un modo di vita nuovo e, in futuro, “un’eredità incorruttibile, incontaminata e immarcescibile, conservata nei cieli”.12
Quando Gesù insegnò ai suoi discepoli a pregare, cominciò con le parole Padre Nostro. C’è molta verità in quelle due parole. Il Dio santo e giusto, che ha creato e che mantiene tutte le cose, che è onnipotente, onnisciente e onnipresente, non solo ci permette di chiamarlo “Padre”, ma ci incoraggia a farlo. Che privilegio è il nostro. Che grazia sorprendente è che Dio ci ami così tanto, che Gesù si sia sacrificato per noi e che lo Spirito Santo abiti in noi e ci spinga a invocare intimamente “Abba, Padre!” —Da GotQuestions.org13
Pubblicato sull’Ancora in inglese il 1° febbraio 2022.
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