Una vita che conta
Compilazione
Non è sciocco chi dà quello che non può tenere, per guadagnare quello che non può perdere. —Jim Elliot
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Sprechiamo la vita, quando non preghiamo, pensiamo, sogniamo, progettiamo e ci sforziamo di magnificare Dio in ogni sfera della nostra vita. Dio ci ha creato per questo: condurre una vita che lo faccia vedere per la grandezza, la bellezza e il valore infinito che Lui ha ed è. Nel cielo notturno di questo mondo Dio appare alla maggior parte della gente, se possibile, come un minuscolo punto luminoso in una distesa di buio. Ma Lui ci ha creato e ci ha chiamato perché lo facessimo vedere agli altri per quello che è veramente. È questo il significato di essere creati a immagine di Dio. Dobbiamo essere per il mondo l’immagine di ciò che Lui è veramente. […]
A volte la gente dice di non poter credere che Dio, se esistesse davvero, potrebbe provare interesse per un minuscolo frammento di realtà chiamato umanità sul pianeta Terra. L’universo, dicono, è così vasto che al confronto l’uomo è del tutto insignificante. Perché Dio si sarebbe preoccupato di creare un granello microscopico chiamato Terra e poi di stabilire un rapporto con noi?
Dietro a questa domanda c’è la fondamentale mancanza di comprensione del significato dell’universo. Si tratta della grandezza di Dio, non del significato dell’uomo. Dio ha creato l’uomo piccolo e l’universo grande per dirci qualcosa di Sé. E lo dice perché impariamo e apprezziamo questo fatto, cioè che Lui è infinitamente grande, potente, saggio e bello. Più il telescopio Hubble ci manda informazioni sulle profondità insondabili dell’universo, più dovremmo restare meravigliati davanti a Dio. Il divario fra noi e l’universo è una parabola del divario fra noi e Dio. Ed è un’affermazione sotto tono. Il punto, però, non è annullare noi, ma glorificare Lui. —John Piper[1]
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“Se il granello di frumento caduto in terra non muore, rimane solo; ma se muore, produce molto frutto”.[2] Sapete, è uno strano paradosso che la vita provenga dalla morte. Se non si muore, non si vive veramente, proprio come dice il paradosso; se non si dà, non si può veramente ricevere.
“Date e vi sarà dato”. Ma “chi risparmia più del necessario diventa sempre più povero”.[3] Questi versetti meravigliosi ci insegnano la nostra lezione, come l’ultima parte di questo versetto della Parola di Dio: “rimane solo”. È la solitudine di una vita egoista: se non sei disposto a morire, rimani solo. “Se il granello di frumento caduto in terra non muore, rimane solo”. Per questo una vita egoista è così striminzita e impoverita.
Chi vive in maniera così egocentrica, pieno di sé e di autocommiserazione, con l’idea che l’intero universo ruoti intorno a lui, conduce una vita molto solitaria. Rimane davvero solo e molte volte avverte tutta la futilità della vita.
Qualcuno ha saggiamente detto che il pacchetto più piccolo che possa esistere è un uomo completamente avvolto in se stesso – ed è certamente vero. Ma com’è diversa la vita di un vero Cristiano, un Cristiano devoto, il cui ego è morto! È stato crocifisso con Cristo ed è rinato come una creatura nuova. Paolo disse che non sono più io che vivo, “ma è Cristo che vive in me”.[4] Niente più egocentrismo, niente più motivi egoistici nella vita, ma la motivazione interiore di Cristo. Un Cristiano perde la propria vita in interessi maggiori, nella ricchezza della soddisfazione di una vita donata – una vita data apertamente invece che chiusa in sé.
La promessa è che, se muore, produrrà molto frutto. Questa nuova vita, la vita a immagine di Cristo che ha preso il sopravvento, soffrirà per gli altri, è vero. Si consumerà, sanguinerà per i sofferenti, ma che messe di frutti produrrà! Produce davvero molto frutto, perché è germogliata nella comunione con gli altri; è germogliata nella comunione con Dio e nell’oblio di se stessi che porta riposo, gioia e ricchezze eterne.
Se stai soffrendo la solitudine dell’egoista, della persona il cui mondo intero è “io” e che non si allontana mai da se stessa, allora prendi questo versetto della meravigliosa Parola di Dio e chiedi al Signore di tirarti fuori da te stesso e di metterti in Lui. Cercalo, arrenditi a Cristo. Arrenditi completamente. Presenta il tuo corpo in sacrificio vivente, come dice la Parola: “Vi esorto dunque, fratelli, per le compassioni di Dio, a presentare i vostri corpi, quale sacrificio vivente, santo e accettevole a Dio”. E, aggiunge, è un ragionevole servizio.[5]
Un sacrificio vivente, perché Lui possa entrare e dimorare in te, vivendo la sua vita in te, finché potrai dire come Paolo: “Cristo vive in me”. Allora si adempirà in te quel versetto della lettera ai Colossesi: “Perché voi siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio”.[6]
Oh, questa è una vita felice! Questa è una vita utile. Ora, con la morte del tuo io, proverai livelli di gioia che non hai mai conosciuto, perché i tuoi piedi sono piantati su un terreno più elevato. Questo terreno più elevato è la vita a immagine di Cristo che sostituisce la vita egoista. Uscire da sé ed entrare in Lui è la vittoria.
Niente può descrivere meglio la vita cristiana, la vita nascosta con Cristo in Dio. “Se dunque siete risuscitati con Cristo, cercate le cose di lassù, dove Cristo è seduto alla destra di Dio. Abbiate in mente le cose di lassù, non quelle che sono sulla terra…”
“…perché voi siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio. Quando Cristo che è la nostra vita apparirà, allora anche voi apparirete con Lui in gloria”.[7] Così la vita cristiana è una vita nascosta con Cristo in Dio. Non è meraviglioso avere una vita nascosta al di sopra dei tumulti e dei conflitti del mondo?
Non dobbiamo preoccuparci di cosa ci avverrà quando saremo completamente nelle sue mani e la nostra vita sarà nascosta con Gesù Cristo.
Ti sei presentato davanti a Dio recentemente? Ti sei dato una buona occhiata? Hai visto che aspetto hai agli occhi di Dio? Dio guarda nel tuo cuore, ti parla e ti mostra come sei veramente.
Se daremo tutti una buona occhiata dentro, potremo vedere se la nostra vita è veramente nascosta con Cristo in Dio. E allora c’è la meravigliosa promessa che “quando Cristo che è la nostra vita apparirà, allora anche voi apparirete con Lui in gloria”.[8] —Virginia Brandt Berg
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Dammi l’Amore che guida la via,
la Fede che niente sgomenta,
la Speranza che delusione non strema,
la Passione che arde come il fuoco.
Non lasciarmi spento e inerte,
fammi legna sul tuo fuoco, o Fiamma di Dio.
—Amy Carmichael
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Fai come Mosè, che guardò oltre questo mondo perché vide Gesù e fissò lo sguardo sull’Eternità e le sue ricompense eterne. “Stimando le ricchezze di Cristo maggiore dei tesori d’Egitto”.[9] La nazione più grande e potente sulla faccia della terra in quei giorni, di cui avrebbe potuto essere Faraone, non poteva paragonarsi a Cristo.
“Stimando il vituperio di Cristo ricchezza maggiore dei tesori d’Egitto, perché aveva lo sguardo alla ricompensa” – di gran lunga maggiore di tutte le ricchezze di questo mondo messe assieme e di tutti i suoi piaceri e interessi egoisti. Così “scelse piuttosto di essere maltrattato col popolo di Dio che di godere per breve tempo i piaceri del peccato.”[10]
“Solo una vita che presto passerà! Solo quel che hai per Cristo rimarrà”. [11] Cosa stai facendo? Per chi? Durerà per sempre, per Gesù e per gli altri?
Hai dedicato il tempo prezioso di oggi a Lui e agli altri? Per l’eternità? Come gli risponderai, se stai sprecando la tua vita per te stesso e per nulla adesso? Non sprecare un altro giorno! È meglio morire per qualcosa che vivere – e morire – per niente! —David Brandt Berg
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Dalla schiavitù, dal dolore e dalla morte,
alla tua libertà, alla gioia, alla luce,
a Te vengo, Gesù.
Dalla mia malattia alla tua salute,
dalla mia miseria alla tua ricchezza,
dal mio peccato, per entrare in Te,
a Te vengo, Gesù.
Da mancanze e perdite vergognose,
a Te vengo, Gesù.
Nel glorioso successo della croce,
a Te vengo, Gesù.
Dai dolori terreni al tuo balsamo guaritore,
dalle bufere della vita alla tua calma,
dall’angoscia ai salmi di giubilo,
a Te vengo, Gesù.
Dall’inquietudine e dall’arroganza,
a Te vengo, Gesù. A Te vengo, Gesù.
Per vivere nella tua beata volontà,
a Te vengo, Gesù.
Da me stesso per dimorare nel tuo amore,
dalla disperazione all’estasi celeste,
su in alto su ali di colomba,
a Te vengo, Gesù.
Dalla paura e dal timore della tomba,
a Te vengo, Gesù.
Nella gioia e nella luce della tua casa,
a Te vengo, Gesù.
Da indicibili abissi di rovina,
alla pace del tuo ovile protettore,
per ammirare per sempre il tuo volto,
a Te vengo, Gesù.
—Dall’inno “A Te vengo, Gesù”, di William T. Sleeper, 1887. Adattato.
Pubblicato sull’Ancora in Inglese il 27 ottobre 2015.
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