Un posto preparato per noi
Compilazione
Per fede Abraamo, quando fu chiamato, ubbidì, per andarsene in un luogo che egli doveva ricevere in eredità; e partì senza sapere dove andava. Per fede soggiornò nella terra promessa come in terra straniera, abitando in tende, come Isacco e Giacobbe, eredi con lui della stessa promessa, perché aspettava la città che ha le vere fondamenta e il cui architetto e costruttore è Dio.
Tutti costoro sono morti nella fede, senza ricevere le cose promesse, ma le hanno vedute e salutate da lontano, confessando di essere forestieri e pellegrini sulla terra. Infatti, chi dice così dimostra di cercare una patria; e se avessero avuto a cuore quella da cui erano usciti, certo avrebbero avuto tempo di ritornarvi! Ma ora ne desiderano una migliore, cioè quella celeste; perciò Dio non si vergogna di essere chiamato il loro Dio, poiché ha preparato loro una città. —Ebrei 11,8-10. 13-16[1]
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Ogni due anni, dal 1906, si tiene una regata da Los Angeles alle Hawai. È la Transpac, la Transpacifica.
C’è una tradizione da rispettare nella Transpac, che a qualsiasi ora si finisca la gara, anche se sono le due del mattino, quando si arriva nel porticciolo di Ala Moana a Oahau c’è un uomo che annuncia il nome della barca e di tutti i membri dell’equipaggio che hanno completato il viaggio. C’è un altoparlante enorme e la sua voce tonante echeggia sopra il rumore del vento e dà il benvenuto a tutti.
Vi risparmierò la maggior parte dei dettagli del viaggio. […] Mancavano poche ore all’alba. Erano passati sedici giorni da quando eravamo partiti da Los Angeles con la nostra piccola barca, senza sapere molto di navigazione. Improvvisamente il silenzio è stato rotto da una voce tonante all’altoparlante, che annunciava i nomi del nostro equipaggio messo insieme alla buona, come se stesse presentando dei capi di stato. Ha annunciato i nostri nomi a uno a uno, con orgoglio evidente, ed è stato un momento veramente emozionante per ognuno di noi a bordo.
Quando è arrivato al mio nome, non ha parlato delle mie scarse capacità di navigatore o della rotta zigzagante che avevo seguito. Non ha detto a nessuno che non sapevo nemmeno da che parte fosse il nord, né ha parlato di tutti gli altri miei errori. Invece mi ha accolto alla fine dell’avventura come avrebbe fatto un padre orgoglioso. Alla fine ha fatto una pausa e poi, con una voce sincera, le sue ultime parole a tutta la ciurma sono state: “Amici, è stato un viaggio lungo. Benvenuti a casa”.
Ho sempre pensato che il Paradiso potrebbe essere un po’ un’esperienza simile. […] Quando ognuno di noi attraverserà il traguardo della nostra vita, immagino che sarà come arrivare nel porticciolo hawaiano e sentire i nostri nomi annunciati a uno a uno. E alla fine, le semplici parole dette da un Dio amorevole e orgoglioso saranno: “Amici, è stato un viaggio lungo, benvenuti a casa”. —Bob Goff[2]
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Spesso il giorno sembra lungo, le prove amare,
siam portati a lamentarci, mormorare e disperare;
ma Cristo verrà presto a prender la sua Sposa,
ogni lacrima svanirà in quell’Eternità gioiosa.
Ne sarà valsa la pena, quando vedremo Gesù,
le prove della vita non peseranno più;
uno sguardo al suo volto cancellerà ogni dolore;
corriamo la gara, finché vedremo il Redentore.
—Esther Kerr Rusthoi, adattato
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Più abbiamo a cuore il Cielo, meno desideriamo la terra. —David Brandt Berg[3]
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Pensare al Cielo può ispirarci e incoraggiarci ad avere dei pensieri più elevati; può farci rendere conto che il Cielo è un luogo reale in cui vivremo davvero. —David Brandt Berg[4]
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Pensa un po’:
mettere piede sulla riva
e scoprire che è il Paradiso!
Stringere una mano tesa
e scoprire che è Dio.
Respirare aria nuova
e scoprire che è un’aria divina.
Sentirsi pieni di nuovo vigore
e scoprire che è immortalità.
Passare dal temporale alla tempesta
a una calma completa. Risvegliarsi e trovarsi a Casa. —Anonimo
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Mi sembra di aver già menzionato che non avevo la cittadinanza di questo paese, perché avevo sposato uno svedese, nato in Svezia, che non la possedeva. Se solo avessero saputo che meraviglioso uomo di Dio era! Ma si era in tempo di guerra e se sposavi uno straniero, diventavi straniera anche tu! I miei sono tutti nati in questo paese, dai miei bisnonni in giù.
Tuttavia ciò aveva fatto di me una straniera e ogni mese dovevo comunicare dov’ero e rendere conto di ciò che facevo, perché ero una “straniera”. Era una situazione ridicola e non ho tempo di entrare in tutti i particolari, ma posso dirvi che era molto imbarazzante. Mi ci volle un bel po’ di tempo per riavere la cittadinanza.
Ma c’è un versetto che mi fu di grande conforto, che dice che la mia cittadinanza è in cielo. “Quanto a noi, la nostra cittadinanza è nei cieli”, Filippesi 3,20. E voglio fare qualche commento a questo proposito.
Una notte, qualche tempo fa, rimasi alzata fino a tardi per seguire un programma alla radio e per me fu un grande sacrificio. Parlavano di una delle nostre crisi nazionali; penso che all’epoca si trattasse di qualcosa in Africa.
Volevo essere ben informata e cercavo di tenermi al corrente delle varie fasi di quella situazione, ma giunsi al punto che quella notte mi resi conto che stava diventando un peso troppo grande sul mio spirito.
Mi stavo immischiando troppo nelle faccende di questo mondo, anche se a mio parere non stavo facendo niente di mondano, se non cercare di restare aggiornata con le notizie e tenermi ben informata per essere in grado di mantenere una conversazione intelligente con altre persone.
Ma a un certo punto stavo cercando di restare al corrente di così tante fasi del caos in cui si trova questo mondo, che non riuscivo più a farlo senza preoccuparmi e sentirmi quasi risentita e frustrata, a volte, per le condizioni del mondo. La situazione stava smorzando il vigore della mia vita spirituale. Ma fu in quella notte particolare, ascoltando quel programma fino a tardi, che riuscii a chiarire le cose con la mia anima.
Non ho niente in contrario al tenersi bene informati, ma le informazioni necessarie e che possono essere usate per la gloria di Dio, be’, quelle sono un’altra cosa. Voglio essere una buona cittadina, ma innanzi tutto è necessario ricordarsi di questo versetto, che la nostra cittadinanza è in cielo. —Virginia Brandt Berg[5]
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Sapete la sensazione che si prova quando si partecipa a un matrimonio e si ascolta la musica in attesa che la cerimonia abbia inizio? Ricordate l’attesa, l’emozione intensa, la ricchezza di significato dell’avvenimento? Poi entrano lo sposo e i suoi accompagnatori e si sistemano davanti all’altare. Dal fondo parte il corteo che scende lungo la navata, con davanti le ragazze che portano i fiori e poi le damigelle d’onore. D’improvviso c’è un crescendo di musica ed entra la sposa al braccio di suo padre. Tutti sono incantati dalla bellezza e dalla grandiosità del momento. E ci si rende conto che si sta per essere testimoni di qualcosa di nuovo che era da sempre destinato a essere.
Conservate dentro di voi questa immagine anche quando pensate al paradiso. Ci sono delle nozze in arrivo, e sono le nostre. Attendiamo con grande anticipazione che Dio e il suo popolo siano finalmente uniti, e reggiamo a malapena all’aspettativa del piacere di ciò che sta per accadere.
E accadrà.
Un giorno le porte del paradiso si apriranno e noi, cittadini del regno, saremo finalmente ed eternamente uniti al nostro Re. —Rick McKinley[6]
1 NR.
2 Love Does (Thomas Nelson, 2012).
3 Glimpses of Heaven (Progetto Aurora, 2004).
4 Glimpses of Heaven (Progetto Aurora, 2004).
5 Virginia Brandt Berg, Meditation Moments; http://virginiabrandtberg.org/meditation-moments/mm061_heavenly-citizenship.html.
6 This Beautiful Mess (Multnomah Books, 2006).
Titolo originale: A Place Prepared
Pubblicato sull'Ancora in Inglese il 31 dicembre 2013.
Letto in Inglese da Jerry Paladino.
Musica di Michael Dooley.
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