Un Natale preso in prestito da tradizioni pagane?
Compilazione
Did Christmas Borrow from Pagan Traditions?
Crescendo mi è stato insegnato che la data del Natale, il 25 dicembre, era stata presa in prestito da una festa pagana. Non saprei dire esattamente quando o dove, ma ricordo che mi è stato detto (più di una volta) che c’era una miriade di antiche feste pagane come Sol Invictus, Saturnalia, Brumalia e di feste europee come Yule, che si svolgevano anch’esse il 25 dicembre.
“I cristiani”, prosegue la narrazione, “spostarono la celebrazione della nascita di Cristo al posto di queste altre feste pagane per facilitare i convertiti e/o per incoraggiare i pagani a convertirsi”.
Per molti versi questa storia aveva senso. Perché non sostituire, riscattare e coprire le precedenti feste pagane con una celebrazione cristiana? Perché non battezzare e rinominare questi giorni già festeggiati dando loro un significato nuovo che allontanasse i cristiani, nuovi e potenziali, dalle tenebre del loro precedente culto pagano e li riempisse di luce?
Alcune volte mi è stato detto che certe attività pagane furono inevitabilmente introdotte, a volte di proposito e altre volte in modo del tutto involontario. Gli alberi di Natale, l’agrifoglio, le ghirlande e così via erano tutti vecchi orpelli ereditati da un precedente contesto pagano, dimenticati e sostituiti. Queste decorazioni sono state incorporate nel Natale e con il tempo il loro significato originario è andato perduto ed è stato semplicemente associato alla celebrazione cristiana piuttosto che alle loro precedenti origini pagane.
Tutto questo, però, è falso. Se sfogliamo le pagine della storia e guardiamo alle fonti di prima mano, nessuna delle tradizioni moderne associate al Natale di oggi risulta essere un simbolo perduto di un passato profano e a lungo dimenticato. Sebbene negli antichi calendari romani ed europei ci fossero effettivamente altre feste simili, esse non avevano nulla a che fare con la scelta dei cristiani di scegliere il 25 dicembre come data per celebrare l’incarnazione. […]
In nessuna parte delle Scritture si dice di celebrare la nascita di Gesù, questo è vero. Tuttavia, il fatto che la Bibbia non ci ordini specificamente di celebrarla non significa che non dovremmo farlo. […] L’incarnazione e la nascita di Cristo sono, insieme alla morte e alla risurrezione di Gesù, l’evento più grandioso di tutta la storia umana. Perché non dovremmo ritagliarci un momento specifico per celebrare un evento così straordinario? —Wes Huff[1]
Il Natale di Charlie Brown
Uno dei primi programmi sul Natale che ho visto da bambino è stato Un Natale di Charlie Brown. Non lo guardo da anni, ma non ho dimenticato la scena culminante, in cui Charlie Brown grida al di sopra del rumore per chiedere una risposta a una domanda che lo attanaglia: Che cos’è il Natale? Come tutti sappiamo, Linus si fa avanti e proclama la nascita di Cristo.
La scena ricorda il Concilio di Gerusalemme in Atti 15, dove, dopo molte dispute tra gli apostoli, Pietro si alza e mette fine al dibattito sulla circoncisione. Linus (it. Lino) è stato il nostro secondo papa e non sembra coincidenza da poco che, in mezzo a tutto il rumore, sia stato Linus a consegnare la verità del Natale a Charlie Brown e ai suoi amici.
Il cartone animato andò in onda per la prima volta nel 1965 ed è diventato uno dei preferiti di molti per le feste, ma i critici moderni non lo apprezzano a causa del suo sentimento cristiano. È molto più che sentimento, è catechismo! Non posso citare un altro film di Natale che si spinga fino a recitare un’intera sezione della Bibbia (vedi Luca 2:8-14) per discutere il motivo per cui celebriamo la nascita di Cristo.
Purtroppo i tempi sono cambiati e sempre meno persone sono disposte a riconoscere che il Natale è una celebrazione cristiana. Se oggi Charlie Brown entrasse in una stanza affollata per chiedere che cos’è il Natale, riceverebbe risposte contrastanti. Forse per il desiderio di secolarizzare ulteriormente il Natale, molti sostengono che non sia affatto cristiano, che sia stato “inventato”.
Il [cristiano] moderno ha molti fronti da difendere, tra questi le cosiddette “radici pagane” del Natale. Durante il periodo natalizio, è probabile sentire l’obiezione che il Natale è una festa cristo-pagana, un miscuglio di credenze pagane e feste cristiane.
La persona che sostiene le “radici pagane” del Natale deve porsi le seguenti domande: (1) Dopo secoli in cui la Chiesa è stata perseguitata per non aver osservato le festività pagane, dov’è la prova della loro influenza? (2) Chi ha influenzato chi? Il cristianesimo ha influenzato i pagani spingendoli ad adottare una festa più pubblica e concreta, oppure i cristiani hanno “cristianizzato” un evento pagano? Nessuno dei due scenari è un problema per il cristiano, perché la Chiesa ha la capacità di cristianizzare sia le persone che le feste. […]
Come disse Paolo ai greci all’Areopago: “Passando e osservando gli oggetti del vostro culto, ho trovato anche un altare sul quale era scritto: Al dio sconosciuto. Orbene, ciò che voi adorate senza conoscerlo, io ve lo annuncio […] affinché cerchino Dio, e si sforzino di trovarlo, anche a tentoni” (Atti 17:23, 27).
Il desiderio del “Dio sconosciuto” è scritto nel cuore di tutti gli uomini. Il Catechismo della Chiesa Cattolica lo dice in questo modo: “Il desiderio di Dio è scritto nel cuore dell’uomo, perché l’uomo è creato da Dio e per Dio; e Dio non cessa mai di attirare l’uomo a sé. Solo in Dio troverà la verità e la felicità che non smette mai di cercare”. —Shaun McAfee[2]
Rivendicare il Natale
È ritornato il periodo dell’anno in cui molti cristiani si imbattono in affermazioni secondo cui alcune divinità pagane precedenti Gesù Cristo sarebbero nate il 25 dicembre. In film popolari, in video su Internet e in altri mezzi di comunicazione si possono trovare lunghi elenchi di divinità che sarebbero nate nello stesso giorno.
Questa idea non è limitata ai non credenti. Ho sentito molti cristiani affermare che la data del Natale è stata pensata per fornire un’alternativa alle celebrazioni pagane. In un certo senso, è diventata una leggenda ambigua. D’altra parte, alcune denominazioni fondamentaliste protestanti rifiutano di celebrare il Natale proprio per questo motivo. […]
Sebbene le Scritture non ci forniscano la data della nascita di Cristo, ci sono prove documentate che il 25 dicembre aveva già un certo significato per i cristiani prima del 354. Un esempio si trova negli scritti di Ippolito di Roma, che nel suo “Commento al libro di Daniele” (204 d.C. circa) spiega che si riteneva che la nascita del Signore fosse avvenuta in quel giorno. […]
Ma una cosa è certa: le prove che questo giorno aveva un significato speciale per i cristiani precedono le prove di una presunta celebrazione del Sol Invictus o di altre divinità pagane in quel giorno.
Né la scelta dei cristiani di una data così vicina al solstizio d’inverno è stata fatta per imitare le feste pagane. Le varie religioni pagane avevano feste lungo tutto il calendario. Qualunque mese avessero scelto i primi cristiani, il Natale sarebbe stato comunque vicino a qualche festa pagana e i teorici ostili avrebbero continuato a fare le stesse affermazioni. —Jon Sorensen[3]
Il ricordo e la celebrazione
Il Natale è il ricordo e la celebrazione cristiana della nascita di Gesù Cristo. I cristiani credono che, con Cristo, Dio sia entrato nel genere umano, meritando così il titolo di Emmanuele o “Dio con noi” (Matteo 1:23). […] Quando le culture si scontrano, c’è sempre un tentativo di cambiare e cooptare il linguaggio e i simboli culturali dell’altra. Paolo non ebbe problemi a cooptare un altare pagano per diffondere il Vangelo. Parlando all’Areopago, disse: “Ateniesi, vedo che sotto ogni aspetto siete estremamente religiosi. Poiché, passando e osservando gli oggetti del vostro culto, ho trovato anche un altare sul quale era scritto: Al dio sconosciuto. Orbene, ciò che voi adorate senza conoscerlo, io ve lo annuncio” (Atti 17:22-23).
Se quello che conosciamo come Natale è nato come celebrazione pagana, allora è stato cooptato con tale successo dai cristiani che qualsiasi pagano che si rispetti sarebbe angosciato davanti a ciò che i cristiani gli hanno fatto. Le celebrazioni natalizie sono talmente all’opposto del paganesimo che qualsiasi collegamento suggerito tra le due cose può essere ignorato. —GotQuestions.org[4]
Perché il 25 dicembre?
Il Natale è stato ampiamente celebrato dai cristiani clandestini e documentato dai cristiani fin dal 200 d.C. circa. Il Natale divenne ancora più popolare quando il cristianesimo fu autorizzato a uscire allo scoperto dopo gli editti di Serdica e di Milano, rispettivamente nel 311 e nel 313.
Intorno al 221, il popolare padre della chiesa primitiva Sesto Giulio Africano scrisse le Chronographiai che collocano il concepimento di Cristo il 25 marzo, nove mesi prima del 25 dicembre, data utilizzata per il Natale. Per contestualizzare, si tratta di circa 125 anni dopo la morte dell’ultimo apostolo di Gesù. Anche Ippolito di Roma menziona il 25 dicembre nella prima decade del 200 d.C. nel suo “Commento a Daniele”. […]
Il 25 dicembre è davvero il giorno della nascita di Cristo? È una grande domanda con risposte contrastanti, ma ciò che sappiamo è che la celebrazione diffusa del 25 dicembre come nascita e prima natività di Cristo è stata molto precoce nelle chiese dell’Impero Romano. […]
Riguardo al Natale, la Bibbia semplicemente non ci dice in che giorno nacque Gesù. Sappiamo però che avvenne di notte. Intorno al 200 d.C i primi cristiani celebravano uniformemente la nascita di Cristo il 25 dicembre in tutto l’Impero Romano. Lo commentavano senza argomentazioni, come se fosse una cosa risaputa. —Bodie Hodge[5]
Perché celebriamo il Natale
Venne sulla terra come un bambino indifeso e nacque da una ragazza umile che lo concepì miracolosamente. Sebbene fosse stato ordinato e predestinato come Re dei re, non nacque in un palazzo, tra gli onori e le lodi dell’ordine costituito. Al contrario, nacque sul pavimento sporco di una stalla, tra un bue e un asino; fu avvolto in stracci e deposto nella mangiatoia degli animali.
Anche se la sua nascita non avvenne con grandi fanfare o riconoscimenti da parte delle istituzioni umane, quella notte, su una collina vicina, alcuni poveri pastori rimasero sbalorditi quando una luce sfolgorante brillò nel cielo stellato e una schiera di messaggeri celesti riempì la notte con la loro gioiosa dichiarazione: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli! Pace in terra agli uomini di buona volontà! Perché oggi è nato per voi un Salvatore, Cristo Signore”.
Da quel giorno miracoloso di oltre duemila anni fa, Gesù Cristo ha fatto di più per cambiare la storia, il corso della civiltà e la condizione dell’uomo di qualsiasi altro leader, gruppo, governo o impero. Ha salvato miliardi di persone dalla paura e dall’incertezza di una morte senza speranza e ha dato la vita eterna e l’amore di Dio a tutti coloro che invocano il suo nome. Ed è per questo che celebriamo il Natale […] non solo il 25 dicembre, ma ogni giorno dell’anno. —La Famiglia Internazionale
Pubblicato originariamente sull’Ancora in inglese il 17 dicembre 2024.
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