Un Dio personale
Peter Amsterdam e David Brandt Berg
Dio è un essere personale e attivo. La sua personalità si vede nel fatto che possiede coscienza di Sé, consapevolezza razionale, autodeterminazione, intelligenza, emozioni, conoscenza e volontà, tutte cose necessarie per un essere personale. Noi, come esseri umani, siamo dotati di personalità. Abbiamo personalità perché siamo fatti a immagine di Dio.
La differenza tra gli esseri umani e tutte le altre creature sulla terra è che noi siamo fatti a immagine di Dio e loro no; noi abbiamo una nostra personalità e loro no. Come ha detto William Lane Craig: “L’uomo è una persona perché Dio è personale; è questo che ci permette di avere una connessione con Lui”. Il fatto che Dio sia personale e abbia una sua individualità non significa che Dio sia umano; significa invece che noi, in quanto esseri umani, abbiamo una personalità simile a quella divina.
Dio interagisce personalmente con l’umanità, come si può vedere nella Bibbia. Stabilisce un rapporto con le persone. Ha fatto con loro degli accordi o dei contratti, che chiama “patti”. Parla con loro in tutta la Bibbia. Queste sono tutte azioni personali.
Nel Vecchio Testamento, Dio s’interessò personalmente al suo popolo, Israele, nei momenti in cui esso aveva bisogno – come nella separazione del Mar Rosso e in quella del fiume Giordano, nel provvedere cibo e acqua, nel dare loro un paese e così via. Mandò dei messaggeri, i profeti, che riferirono le sue parole; ricompensò o punì la gente a seconda che obbedissero o disobbedissero a quei messaggi. Da tutto il Vecchio Testamento risulta chiaramente che Dio si interessava personalmente e attivamente al suo popolo.
Il libro della Genesi mostra Dio che interagisce personalmente con le sue creature in molti casi, come nella creazione del mondo, nelle sue interazioni e conversazioni con Adamo ed Eva, nel suo patto con Noè, Abramo, Isacco e Giacobbe. Continuò ad agire personalmente nei suoi rapporti con Mosè e i figli d’Israele.
La Parola di Dio gli attribuisce emozioni, quali amore, odio, ira, pentimento, dolore, compassione, sdegno, avversione, pazienza, sopportazione, gioia e altre. Tali sentimenti sono legati alla personalità.
Quando Mosè glielo chiese, Dio gli disse il suo nome: Yahweh, IO SONO. Avere un nome e rivelarlo a un altro è un gesto personale. Dio ha anche dei titoli che denotano una persona, come Padre, Giudice, Pastore, o Marito.
Niente dimostra che Dio è una persona quanto la manifestazione di Sé attraverso Gesù. Gesù era Dio sulla terra ed era una persona sotto ogni aspetto, in ogni sua azione, tanto che morì di persona affinché noi potessimo ricevere la salvezza.
Il nostro Dio non è un essere lontano e privo d’interesse. È un Dio personale, che ha un rapporto con la sua creazione. Si è fatto conoscere da noi mediante la sua Parola. Ci ha mostrato una parte del suo essere. S’interessa a noi come individui. Ci ha dato la possibilità di vivere con Lui per l’eternità, mediante la salvezza. Credendo in Gesù, Dio Figlio, diventiamo anche noi suoi figli, il che ci permette di toccarlo personalmente, di comunicare con Lui, di sentire la sua voce, di aprirgli il nostro cuore. Egli si unisce a noi in spirito, dimora in noi e ci ama. Noi ci uniamo a Lui in spirito, dimoriamo in Lui e lo amiamo. Abbiamo un rapporto personale con un Dio personale. È una cosa incredibilmente meravigliosa! —Peter Amsterdam
Dio ha tanto amato il mondo
Alcune delle principali religioni del mondo non credono in un Dio personale, né lo adorano come tale. Lo vedono piuttosto come una specie di “realtà ultima”, un “principio supremo” o un “assoluto” che sta alla base dell’universo. Questo concetto piuttosto indefinito di Dio dà un’immagine di una divinità distante ed estranea alle necessità specifiche dell’uomo, ai singoli individui e alle circostanze in cui essi si trovano. La Bibbia invece insegna che il vero Dio prova un interesse personale per ciascuno di noi e che, “come un padre ha compassione per i suoi figli, così il Signore ha compassione per quelli che lo amano”.[1]
Altre religioni, riconoscendo la meraviglia della bellezza e dell’equilibrio della natura, hanno concluso che la creazione stessa dev’essere Dio, e che tutto ciò che vediamo è una manifestazione o una parte di Dio. Questo punto di vista in realtà è molto vicino alla concezione della Bibbia, secondo la quale “Egli esiste prima di ogni cosa e in Lui tutto ha consistenza. Poiché da Lui, grazie a Lui e per Lui sono tutte le cose. In Lui, infatti, viviamo e ci muoviamo e siamo”.[2] Poiché Dio è la grande potenza che ha creato ogni cosa, Egli è in un certo senso parte di ogni cosa e ogni cosa è parte di Lui: dalle vastità galattiche dei cieli alla forza che tiene insieme gli atomi.
Consce dello stretto legame tra il Creatore invisibile e il creato visibile, alcune religioni onorano e adorano quest’ultimo: il sole, la luna, le montagne, il vento, le stagioni e via di seguito. La Bibbia tuttavia ci dice che possiamo adorare e conoscere personalmente Dio stesso tramite un rapporto concreto con Lui, quindi non dobbiamo “adorare e servire la creazione più del Creatore”.[3] A Dio fa piacere che ammiriamo le bellezze, la gloria e i miracoli della sua stupenda creazione, ma non vuole che glorifichiamo o adoriamo il creato trascurando il Creatore.
Dio è così grande, così supremo, così onnipotente, e supera così tanto la comprensione dell’intelletto umano, che per noi è impossibile capirlo a fondo o afferrare completamente il concetto della sua esistenza o delle sue vie. Egli dice: “Come i cieli sono alti sopra la terra, così le mie vie sono alte sopra le vostre vie, e i miei pensieri sopra i vostri pensieri”.[4] Tuttavia, desiderando tanto aiutarci e divenire nostro amico, ha mandato qualcuno che potesse dimostrarci il suo amore, qualcuno che vivesse tra di noi come uomo, per incarnare la sua immagine e mostrarci le sue fattezze.
Dio ci ama così tanto che non vuole che soffriamo la pena di una separazione da Lui. Senza l’amore di Dio il nostro cuore non può trovare vera soddisfazione e rimaniamo spiritualmente vuoti e senza vita. Così, per portarci la sua vita e la sua salvezza eterna, Dio ha mandato sulla terra suo Figlio Gesù, circa duemila anni fa.
Gesù fu concepito miracolosamente dallo Spirito di Dio e nacque a una giovane vergine di nome Maria. Crebbe poi per diventare, in un certo senso, una raffigurazione di suo Padre, affinché noi potessimo vedere le fattezze del grande Creatore invisibile in un’immagine d’amore. Infatti, Gesù andò ovunque facendo soltanto del bene, aiutando gli altri e insegnando loro a conoscere il grande amore che Dio ha per tutti noi.
Infine Gesù completò il suo compito di proclamare al mondo la Buona Novella della salvezza e diede la sua vita, venendo crocifisso crudelmente dai suoi nemici religiosi. Poi, tre giorni dopo la sepoltura del suo corpo, Gesù risorse dalla tomba, sconfiggendo per sempre la morte e l’inferno. La Bibbia ci dice che “Dio ha tanto amato il mondo [me e te compresi] che ha dato il suo unigenito Figliuolo [Gesù], affinché chiunque crede in Lui non perisca, ma abbia la vita eterna”.[5] —David Brandt Berg
Pubblicato originariamente nell’agosto 2011. Adattato e ripubblicato il 19 marzo 2015.
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