Sicurezza eterna
Una volta salvi, sempre salvi
David Brandt Berg
“Ed io do loro la vita eterna e non periranno mai, e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti; e nessuno le può rapire dalla mano del Padre mio”. —Giovanni 8,28-29
Mi sono finalmente reso conto che ero salvo e che non si trattava di un tira e molla continuo, il giorno che, mentre leggevo i Vangeli, m’imbattei nel versetto: “Chi crede nel Figlio ha vita eterna”.[1] Ovviamente, ci sono tanti altri versetti ugualmente buoni. Credo che, se uno ha ricevuto Gesù, anche se fa qualche errore o commette suicidio, sarà salvo lo stesso. Naturalmente, se uno si pente, sono sicuro che il Signore lo perdonerà – ma spesso continuiamo a soffrire per i nostri peccati.
“Chi crede nel Figlio ha vita eterna, chi invece rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita”.[2] Chi crede veramente in Gesù e ha vera fede, crede veramente che è il Figlio di Dio e ha “confessato con la bocca e creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti”, è salvato.[3] Credo fermamente nella sicurezza eterna, se uno riceve Gesù; ma credo altrettanto fermamente che molte persone verseranno qualche lacrima in cielo – anche se Lui gliele asciugherà.[4] Anche secondo la dottrina cattolica, il Purgatorio è una cosa temporanea. Lo stesso Gesù disse: “Chi ha conosciuto la volontà di suo Padre e ha fatto cose che meritano percosse, ne riceverà poche, mentre altri che hanno conosciuto la verità di loro Padre e hanno fatto cose degne di percosse, ne riceveranno molte”.[5] Ma c’è una fine per entrambe le cose, poche o tante che siano. Un genitore non sculaccia suo figlio per sempre.
Guardate il figliol prodigo: lui ne è un esempio. Dovunque fosse, in quel paese lontano a sperperare i suoi soldi in una vita dissoluta e facendo di tutto contro la volontà di suo padre, restava pur sempre suo figlio! Alla fine tornò a casa, di nuovo da suo padre. Il figlio maggiore allora si lamentò che il padre fosse così buono con il figlio minore e disse: “Sono stato con te tutto questo tempo, sono stato fedele, e tu fai questa festa per un disgraziato che ha sperperato tutto ed è ritornato con niente!” Il padre gli rispose: “Chi era morto è tornato in vita, chi era perduto è stato ritrovato, e per questo facciamo festa. Ma tutto quello che ho adesso è tuo”.[6] In altre parole, il figlio maggiore avrebbe ricevuto la ricompensa, avrebbe ottenuto la proprietà, la casa, le terre, il bestiame; sarebbe stato il capofamiglia, avrebbe avuto tutto.
Il figlio più giovane, invece, avrebbe dovuto lavorare nella fattoria. Aveva perso la sua eredità. Non aveva perso il suo diritto di nascita, perché era un figlio e continuava a esserlo; il padre lo aveva accolto e gli aveva permesso di vivere nella sua casa. Quale miglior esempio ci potrebbe essere della salvezza? Aveva perso tutto tranne un posto nella casa del padre e alla sua tavola. Aveva perso tutto meno la salvezza.
Il padre disse al maggiore: “Tuo fratello ha sperperato la sua eredità, l’ha buttata via, così adesso tutto appartiene a te. Ma lui è pur sempre un figlio; può ancora vivere in casa, lavorare nella fattoria e mangiare alla nostra tavola”.
Sono convinto della salvezza eterna, della sicurezza eterna, perché ci sono tantissimi versetti che ne parlano. Quelli della dottrina della santità cercano di usare altri versetti per convincere la gente che non si può mai essere sicuri, che si può perdere la grazia e cose del genere. Si può perdere la grazia e il favore del Padre, come il figliol prodigo, ma non si esce dalla famiglia di Dio. Non si smette di essere figli!
Quando mi comportavo male pensavo sempre: “Caspita, non voglio morire così e affrontare il Signore adesso. Mi vergognerei tremendamente, non vorrei vedere il Signore. Non vorrei farmi cogliere in questo stato, morire così ed essere costretto ad affrontare il Signore in questo stato”. Non avevo dubbi che avrei visto il Signore, ma mi vergognavo un po’ di incontrarlo nelle condizioni in cui mi trovavo in quel momento.
Quando mia madre aveva circa dodici anni ed era in visita alla casa della sua prozia Amanda, questa le aveva detto di essere una santa priva di peccato – aveva raggiunto una perfezione immacolata e non poteva più peccare; non poteva più farlo perché aveva raggiunto quella che chiamava “la terza opera della grazia”, qualsiasi cosa fosse. Mia madre la guardò con grande meraviglia, al pensiero che fosse una santa senza peccato, che non potesse peccare! Mia madre era ben consapevole di essere spesso disubbidiente e aveva qualche dubbio sulla propria salvezza. Invece ecco qui la zia Amanda, salvata, santificata, senza peccato, che “non poteva peccare”. La guardava con grande stupore – fino alla settimana dopo, quando tirò un ferro da stiro allo zio John!
Anche Fratello Brown, a Valley Farms, era uno che credeva a quella storia di una perfezione priva di peccato, pensava di essere completamente santificato. Gli chiesi: “Allora perché reciti il Padrenostro che dice ‘perdona i nostri debiti’?” E lui rispose: “Be’, un debito non è un peccato. È più come un errore”. Ed io: “Allora perché nell’altro Vangelo la stessa preghiera è tradotta ‘perdona i nostri peccati’?”
Una salvezza basata sulle opere non è assolutamente una salvezza! Non si può mai essere abbastanza buoni. Qualsiasi cosa facciamo, le opere non ci salveranno. “Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio”.[7] È impossibile salvarsi da soli. Si ha la vita eterna mediante suo Figlio, che è il dono di Dio – e non puoi perderla perché Lui ti terrà stretto! Sei suo figlio. Appartieni al Signore per sempre!
“Ho scritto queste cose a voi che credete nel nome del Figlio di Dio, affinché sappiate che avete la vita eterna e affinché continuiate a credere nel nome del Figlio di Dio”. —1 Giovanni 5,13
Pubblicato originariamente nel luglio 1988. Adattato e ripubblicato in Inglese il 18 maggio 2015.
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