Scegliere la via di Dio
David Brandt Berg
Il Signore è capace di scacciare tutte le ombre, tutti i dubbi, le paure e le bugie del Nemico e portare calore e fertilità nella nostra vita, così che potremo portare frutto. È come se il Signore sia il sole e noi la sua vigna; Lui può brillare su di noi e scacciare tutte le ombre, i dubbi e le paure così che possiamo portare frutto per Lui.
Solo Dio può lavorare nel cuore delle persone e loro devono avere la fede di credere e sapere che il Signore deve farlo mediante il suo Spirito. Una mancanza di fede e di potenza spesso può risultare dalla paura: paura dell’insuccesso, paura dell’imbarazzo, paura della vergogna. Questa paura spesso è risultato di orgoglio e timore di fallire.
I ricchi e i potenti possono essere le persone più timorose al mondo. Salomone disse che il lavoratore (il povero e l’umile) dorme e il suo sonno è tranquillo, ma il ricco (o l’orgoglioso) non riesce a dormire per l’abbondanza delle sue ricchezze (Ecclesiaste 5:12). I ricchi si preoccupano sempre per le loro ricchezze e i potenti si preoccupano sempre per il loro potere.
Invece c’è riposo nell’umiltà, nell’amore e nella fede. L’orgoglio causa la paura dell’insuccesso e può effettivamente causarlo. La paura è l’opposto della fede e senza fede non si può avere vera potenza. Bisogna avere fede nell’amore di Dio per ubbidire e spogliarsi degli abiti esteriori di apparenze, coperture e facciate false. Poi, se facciamo la nostra parte, il Signore farà la sua e ci riempirà del suo Spirito, così che potremo portare frutto. Spirito, ispirare e ispirazione hanno tutti la stessa radice. Il suo Spirito dà alla sua Sposa la forza di portare frutto dai semi della sua Parola (Vedi Matteo 13:1-19).
Ma ci indeboliamo quando cerchiamo di fare le cose con le nostre sole forze e nell’energia della carne, invece di confidare in Dio perché sia la sua grazia a farlo. Spesso il motivo per cui le persone non hanno fede e non riescono a credere in Dio per avere forza sufficiente è che sanno di non essersi ancora sottomesse in pieno al Signore. Non possiamo avere fede che Dio ci benedirà, se sappiamo che non gli stiamo ubbidendo.
È come nella storia del giovane ricco che arrivò di corsa da Gesù e inginocchiandosi disse: “Buon Maestro, che buone azioni devo fare per avere la vita eterna?” Notate come sottolinea la bontà, la sua rettitudine, la ricerca della salvezza mediante le sue buone opere e la sua giustizia personale. Troverete la storia in Matteo 19, Marco 10 e Luca 18. Gesù però lo riprende per aver chiamato buona un’altra persona all’infuori di Dio (un gentile rimprovero per la sua pretesa devozione), poi gli dice che deve osservare i comandamenti. Curiosamente quello gli chiede: “Quali?” Evidentemente doveva aver afferrato l’idea di non essere poi tanto buono e sperava di rispettare quelli necessari per la salvezza.
Così Gesù gliene cita circa metà, quelli che proibiscono ciò che la maggior parte della gente considera i peccati peggiori e che Lui evidentemente sapeva che questo bravo giovane con ogni probabilità aveva rispettato. E il giovane, chiaramente sollevato, si vanta con grande entusiasmo di averli osservati. Ma Gesù lo sta provocando, evitando con attenzione i comandamenti che il giovane potrebbe non aver rispettato così tanto, come: “Non avrai altri dei di fronte a Me. Non ti farai idoli… Non ti prostrerai davanti a loro… Non desiderare…” – e poi quello che Gesù stesso aveva detto che era il più grande di tutti: “Ama il Signore, il tuo Dio, con tutto il cuore”.
Il giovane chiede con sincerità: “Che cosa mi manca?” “Perché non sono felice? Perché non sono soddisfatto? Perché mi sento incerto per il futuro? Perché i miei beni e la mia posizione non mi portano contentezza e pace dello spirito?” Gesù lo aveva spinto a rivelare il suo peccato più grande: l’orgoglio spirituale. Ora lo mette alla prova: sarà disposto a rinunciare a tutte le cose che desidera, a tutti gli altri dèi che adora, agli idoli a cui s’inchina – le sue ricchezze, la sua posizione, le opinioni degli uomini, la sua idolatria della cupidigia?
Sapendo la lotta e la triste decisione che le sue parole avrebbero provocato nel cuore del giovane, Gesù lo guarda con compassione e amore e gli dice che gli manca soltanto una cosa, poi gli chiede di prendere la decisione più difficile della sua vita: “Va’, vendi tutto quello che hai, dallo ai poveri e vieni; prendi la tua croce e seguimi, e tu avrai un tesoro nel cielo” (Matteo 19:21) Quando però il giovane sentì questo se ne andò triste, perché aveva molti beni. Così Gesù si rivolse ai suoi discepoli e disse: “Com’è difficile che un ricco entri nel regno dei cieli! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago” (Matteo 19:23-24). Questa era una porta strettissima nelle mura di Gerusalemme, per attraversare la quale i cammelli dovevano trascinarsi sui ginocchi, spinti e tirati dai loro conducenti, lanciando urla di dolore e protestando ostinatamente. Che immagine!
Udendo questo, i suoi discepoli si meravigliarono e dissero: “E chi allora può essere salvato?” Ai loro giorni, molti dei ricchi erano i farisei più religiosi e ipocriti. Così devono aver pensato che, se perfino loro avrebbero avuto tali difficoltà, che possibilità potevano avere i pubblicani e i poveri peccatori? E Gesù riconobbe che era impossibile a chiunque salvarsi senza la potenza miracolosa di Dio. “Per gli uomini questo è impossibile, ma per Dio ogni cosa è possibile” (Matteo 19:26).
Il lato più triste dell’intera esperienza è che le ricchezze di questo giovane non gli avevano mai dato felicità né soddisfazione, altrimenti non sarebbe arrivato di corsa da Gesù, implorando una risposta per la sua infelicità. Tuttavia, quando Gesù gli diede la risposta che avrebbe potuto avere vita, amore e felicità rinunciando a tutto per Gesù e per gli altri, se ne andò via ancora pieno delle pene causate dalle ricchezze. Se ne ritornò da quelle ricchezze che non lo avevano mai soddisfatto e, ricco com’era, fu lo stesso incapace di pagare il prezzo della gioia di dare tutto. E questo chiaramente dimostra che amava le cose più di Dio.
Ognuno di noi deve prendere la decisione di seguire Dio. Lui farà tutto il resto per noi: ci darà forza, potenza, saggezza, vita e amore. Tutto quello che ci chiede è che ci impegniamo a fondo. Dio lascia la scelta a noi e ci dà la facoltà di scegliere.
Alcuni arrivano molto vicino, ma sempre molto lontano. Il giovane e ricco leader arrivò da Gesù di corsa e gli chiese cosa doveva fare. Arrivò così vicino. Dio è molto paziente, ma arriva il momento in cui il suo Spirito non contende più con l’uomo.
Purtroppo, il giovane ricco se ne andò via afflitto. Cercava la verità e una gioia completa, ma non aveva quell’impegno sincero con il Signore che porta la pienezza della sua gioia. “Vi ho detto queste cose, affinché la vostra gioia sia completa” (Giovanni 15:11). Il tralcio deve dimorare nella vite perché possa portare frutto (Giovanni 15:5-6).
La Bibbia dice che “Gesù, guardatolo [il giovane ricco], l’amò” (Marco 10:21). Lo sapete che il Signore piange per noi a volte? Non è un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con le nostre infermità. Ha compassione di noi. Per questo possiamo accostarci con piena fiducia al suo trono della grazia, per ottenere la misericordia e l’aiuto di cui abbiamo bisogno (Ebrei 4:15-16).
Qualunque cosa Dio faccia o permetta nella nostra vita, la fa con amore. Può dare o togliere, ma in entrambi i casi lo fa con amore. “Il Signore ha dato, il Signore ha tolto; sia benedetto il nome del Signore” (Giobbe 1:21).
Signore, possiamo trovare la pienezza della fede soltanto sulla via dell’ubbidienza, quando facciamo la scelta di seguirti al di sopra di tutto. Quando siamo disposti a prendere la nostra croce, a negare noi stessi e a seguirti, tutto il resto verrà da sé, perché ci darai la potenza di cui abbiamo bisogno quando ci arrendiamo a Te.
E tu sta scegliendo la via di Dio invece della tua?
Pubblicato originariamente nel febbraio 1973.
Adattato e ripubblicato sull’Ancora in inglese il 2 febbraio 2024.
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