Raccontare il Vangelo — Parte 1
Maria Fontaine
Vorrei parlare di un metodo di evangelizzazione e discepolato che ha avuto grande efficacia nel predicare il Vangelo fin da quando cominciò a usarlo Gesù. È il raccontare storie bibliche. È stato utilizzato, in diverse forme per molti secoli. Ora, però, in questi giorni moderni, si sta diffondendo rapidamente in tutto il mondo. Qui sotto ho riportato alcuni punti su come funziona, citando alcuni dei molti esempi di vite che sono state cambiate, compilati dalle testimonianze di persone esperte in questo campo che hanno utilizzato con successo questo metodo.
Milioni di persone in tutto il mondo non sanno leggere, mentre altri milioni non sanno farlo bene o fanno parte di cosiddette culture orali. In queste culture il metodo di apprendimento principale non è la scrittura; la parola stampata non ha molto spazio nella formazione del loro pensiero. Il fatto è che gli apprenditori orali possono assimilare pensieri, idee e concetti come quelli alfabetizzati, purché le lezioni siano presentate loro in modo tale da essere facilmente ricordate.
Molte delle persone meno evangelizzate del mondo di solito imparano e comunicano oralmente. Ciò rende difficile trasmettere loro il Vangelo; non si può semplicemente dar loro una Bibbia o un volantino da leggere. È possibile però raggiungerle nello stesso modo in cui l’hanno fatto i Cristiani nel corso dei secoli: raccontando storie, che hanno avuto successo fin dall’inizio. Secondo la Bibbia, Gesù usava sempre storie e illustrazioni quando parlava alle folle.[1]
Dio ci ha predisposto all’ascolto di storie. Quando qualcuno dice: “Adesso ti racconto una storia…”, tutti drizzano le orecchie. Stephen Stringer, un veterano di questa pratica, ha detto: “Se un’immagine vale mille parole, una storia vale mille immagini”.
In un paese centroafricano, i missionari hanno lavorato venticinque anni all’interno di una tribù, ottenendo solo venticinque convertiti. Quando però uno dei giovani cristiani della tribù mise alcune parti del Vangelo in canti, il messaggio si diffuse come il fuoco e ben presto 250.000 persone si convertirono. Il messaggio era lo stesso di prima, ma la sua presentazione era adatta al loro stile di apprendimento orale.
Questo metodo di condividere il Vangelo è noto come “raccontare la Bibbia” – esporre oralmente storie bibliche, spesso utilizzando musica, danza, recitazione e immagini per evangelizzare, fare discepoli e fondare chiese “fino all’estremità della terra”.[2]
Se sei alfabetizzato, probabilmente per raggiungere degli apprenditori orali dovrai adattare il tuo sistema d’insegnamento. Le culture alfabetizzate tendono a condensare le storie in frasi concise: principi, schemi e un elenco di passi diversi. Una persona alfabetizzata potrebbe annoiarsi con una storia lunga; vuole soltanto il succo dell’argomento. Chi impara oralmente funziona in maniera diversa. Le sue conoscenze sono fatte di storie, proverbi, oppure immagini mentali degli avvenimenti, che può ricordare e mettere in pratica quando incontra simili situazioni nella vita. Dipende dalla sua memoria. Spesso ha una notevole capacità di memorizzare storie lunghe, usarle o recitarle. I popoli antichi erano abituati a imparare a memoria.
Per trasmettere efficacemente il Vangelo nelle culture orali, un talento molto prezioso e a volte essenziale è quello di diventare abili narratori. Raccontare cronologicamente le storie della Bibbia, intessendole in un unico racconto, invece di esporle senza una connessione, può aiutare gli ascoltatori a capire ogni storia nel contesto della più grande storia di Dio.
*
Mangal è un credente di trentatré anni, sposato e con cinque figli, con un grande amore per le anime smarrite. Vive in un campo profughi insieme a migliaia di altre persone, rifugiatesi lì a causa delle guerre tribali che hanno distrutto i loro villaggi. Sa leggere un po’, ma lui e la sua tribù hanno una tradizione di apprendimento orale. Mangal sa anche condividere il Vangelo raccontando storie bibliche dalla Genesi all’Apocalisse e cantando canzoni che le seguono di pari passo.
Mangal non era sicuro di come testimoniare, così cominciò a farlo mentre lavorava nei campi con gli altri, raccontando loro alcune storie; poi cominciò a cantarle. A poco a poco la gente iniziò a interessarsi. Una sera, mentre stava pregando e cantando tra sé, una donna gli chiese cosa stava facendo. Lui rispose che stava lodando il suo Dio. Lei chiese se conosceva altre canzoni e se gliele avrebbe insegnate. Lui lo fece e ogni sera, dopocena, la gente si radunò a cantare con lui.
Alcuni giorni dopo un bambino si ammalò e Mangal chiese alla sua famiglia se credevano che Dio avrebbe potuto guarirlo, proprio come nelle storie. Però dovevano credere in Lui. Mangal disse che se avessero creduto e pregato con lui, il bambino sarebbe potuto guarire. Nel giro di una settimana il bambino stava bene e la sua famiglia disse: “Crediamo nel tuo Dio. Vogliamo seguirlo”.
Anche altri che lavoravano nei campi con Mangal lo invitarono ad andare a raccontare le sue storie per loro. Loro avrebbero lavorato, mentre lui raccontava le sue storie.[3]
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Mark e Gloria Zook, missionari della New Tribes Mission, tentarono di raggiungere il popolo Mouk, in Papua Nuova Guinea, nel 1983. Non sapevano come farlo, così decisero semplicemente di raccontare le storie della Bibbia in ordine cronologico all’intero villaggio, trecentodieci persone che si radunavano ogni mattina e ogni sera. Nelle settimane successive, ascoltando il Vecchio Testamento, i Mouk svilupparono un sincero rispetto per Dio, ma avevano paura che Lui potesse distruggerli a causa dei loro peccati. Finalmente Mark parlò loro di Gesù, venuto come bambino a Betlemme: Gesù divenne il loro eroe.
Quando sentirono la storia di come Giuda lo tradì, si turbarono, ma avevano lo stesso fede che in qualche modo Gesù si sarebbe salvato.
La mattina dopo Mark raccontò loro la storia della crocifissione e della risurrezione di Gesù e ripassò vari punti della Bibbia per legare tutto insieme. A quel punto si fece veramente luce [nei loro cuori] e cominciarono a gridare: “I-Tau! I-Tau!” [“È vero (o buono); è molto vero!”]
Quel giorno quasi l’intero villaggio ricevette Gesù e quelle persone solitamente riservate festeggiarono per due ore e mezzo.
Poi Mark chiese: “Quando andrete a dare la buona notizia negli altri villaggi?” Tutti rimasero zitti.
Finalmente un uomo si alzò e disse: “Sì, andremo, ma non sappiamo come si fa”.
Mark replicò: “Ve lo insegnerò io”.
Ci fu un’altra festa spontanea. Dopo alcuni giorni d’addestramento, gli uomini che avevano imparato partirono e la Parola si diffuse tra le tribù circostanti.[4]
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Verso la metà del 1800, il Signore chiamò un uomo di nome Titus Coan perché svolgesse il suo ministero nelle Hawaii. Gli piaceva parlare di Gesù agli hawaiani, così rese interessante per loro il Vangelo raccontando storie, facendo disegni e cantando. Il popolo hawaiano mise i racconti biblici in musica e danza e aiutò a diffondere il messaggio ai loro vicini. La chiesa aumentò rapidamente e divenne una delle più grandi del mondo in quel periodo, grazie in gran parte a questo metodo.
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Un missionario disse: “Uno dei nostri grandi amici, un pastore del Benin,[5] ci ha detto: ‘Il lavoro di Dio sta crescendo molto rapidamente nella nostra zona, grazie all’istruzione religiosa che abbiamo dato con le storie bibliche che raccontiamo in Fon (la lingua locale). Gli uomini che stavamo preparando sono ritornati nei loro paesi e nei loro villaggi, usando quello che avevano imparato per insegnare alla gente che cosa dice veramente la Bibbia. Molti dicono che solo adesso capiscono che cosa Dio sta cercando di dire attraverso la Bibbia, perché viene insegnata loro da uomini che hanno imparato a loro volta a scoprire ciò che Dio dice, imparando le varie storie e analizzandole nella loro lingua. Si rendono conto che la Bibbia ha molte cose da dire e adesso vengono ai nostri studi biblici e nelle nostre giovani chiese per imparare di più. È davvero entusiasmante’”.[6]
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Recentemente una coppia missionaria che lavora sotto l’egida dell’International Mission Board[7] era andata in un piccolo villaggio nel nord del Ghana. Alle persone che si erano riunite, il marito spiegò che non aveva prediche da fare, ma una storia da raccontare. Prima, però, che potesse parlare di ciò che Dio gli aveva messo nel cuore, uno degli uomini del gruppo si alzò e disse di aver fatto un sogno in cui aveva chiesto a Dio di mandare qualcuno che aiutasse la gente ad andare a parlare agli altri di Gesù. Aggiunse che i missionari erano proprio le persone nel suo sogno!
Il missionario poi raccontò loro diverse storie bibliche e la gente le ripeté fino a impararle a memoria. In seguito il pastore invitò i missionari a tornare spesso per insegnare le storie di Gesù alla gente così che fossero in grado di raccontarle ad altri.[8]
Restate sintonizzati per la parte successiva della serie, prossimamente in arrivo.
Pubblicato originariamente in inglese nell’agosto 2015. Adattato e ripubblicato il 12 aprile 2018.
[1] Matteo 13,34.
[2] Atti 1,8.
[3] Adattato da “Bringing the Good News to Oral Cultures”, di Samuel Po.
[4] Avery T. Willis Jr. e Mark Snowden, Truth That Sticks: How to Communicate Velcro Truth in a Teflon World (NavPress, 2009).
[5] Il Benin, ufficialmente la Repubblica del Benin, è un paese dell’Africa Occidentale. Confina a ovest con il Togo, a est con la Nigeria e al nord con il Burkina Faso il Niger.
[6] Multiple People Groups: Gowestafrica.org (Nota: l’articolo non è più disponibile sul sito.)
[7] The International Mission Board è un’agenzia missionaria affiliata alla Southern Baptist Convention.
[8] Multiple People Groups: Gowestafrica.org (Nota: l’articolo non è più disponibile sul sito.)
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