Qual è il vero scopo del Natale?
Compilazione
Il dono di un significato duraturo…
Come la maggior parte della gente anche tu avrai un’agenda piena per il mese di dicembre: compere, regali, feste, progetti e preparativi, cucinare, pulire, accogliere i visitatori e far visita ad altri. Ma fermati un minuto a riflettere e chiediti: perché faccio tutte queste cose? A chi sto cercando di far piacere? O chi sto cercando d’impressionare?
Questa festa dovrebbe essere una celebrazione dell’amore più puro, semplice e completo che sia mai stato conosciuto: quello di un Padre in cielo che ha mandato suo Figlio a vivere in mezzo a noi per insegnarci ad amare e per rendere più bella e felice la nostra vita. Ha eliminato il bisogno di regole e rituali complessi e ci ha insegnato che non dovevamo essere perfetti né fare tutto nel modo giusto e rispettare attese irrealisticamente grandi. Tutto quello che dovevamo fare era amare Lui e amare il nostro prossimo; e così facendo l’avremmo compiaciuto e avremmo trovato la felicità.
Perché non provare qualcosa di diverso, quest’anno, e cercare di fare le cose in maniera più semplice per i festeggiamenti natalizi? Elimina parte dell’inutile cumulo di eventi e di spese. Concediti del tempo per concentrarti sulle cose che avranno un significato duraturo per te e per gli altri: passa tempo con le persone che ti stanno a cuore; fai regali che non dimostreranno soltanto il tuo buon gusto, ma anche la tua attenzione e la tua cura; trova qualcuno con meno benedizioni di te e cerca di soddisfare qualcuno dei suoi bisogni.[1]
Trovare lo scopo del Natale…
Come mai per tanta gente l’occasione di celebrare il grande amore divino è piena di solitudine e tristezza? Forse perché dimentichiamo il vero significato del Natale? A volte lo perdiamo in mezzo alle luci e agli addobbi, ai regali e alle feste. Quando dimentichiamo il vero scopo del Natale, perdiamo la felicità che ci porta. I preparativi tolgono lo spazio al suo vero significato: dimostrare gratitudine e riconoscenza per ciò che Dio ha dato all’umanità in questa notte.
In fondo il Natale è una celebrazione dell’amore: di quello che Dio ha per ognuno di noi. Il modo migliore in cui possiamo celebrarlo è facendo regali a Gesù: regali d’amore e di gratitudine. È un momento in cui possiamo fermarci a ricordare le persone che tanto spesso vengono dimenticate. Possiamo aiutare chi ha bisogno. Possiamo dimostrare la nostra gratitudine aiutando chi ha bisogni più grandi dei nostri.
Queste sono cose che non solo fanno felice Dio, ma danno una profonda soddisfazione anche a noi. Il Natale non è reso speciale soltanto da regali, decorazioni e feste, ma specialmente da quello che diamo con tutto il cuore a Gesù e agli altri. Dare dal cuore e aiutare chi ha bisogno, in maniera pratica e con le nostre preghiere, dimostra gratitudine e riconoscenza sincera per ciò che Dio ci ha dato a noi in questa stagione natalizia.[2]
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La religione pura e senza macchia davanti a Dio e Padre è questa: soccorrere gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni e conservarsi puro dal mondo. —Giacomo 1,27
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Ricordatevi dei carcerati, come se foste in carcere con loro; e di quelli che sono maltrattati, come se anche voi lo foste. —Ebrei 13,3 NR
Il cuore del Natale
Durante la mia crescita, Natale era sempre un momento magico. Ogni attività veniva svolta con gioiosa anticipazione — decorare di luci e addobbi un abete profumato; fare deliziosi biscotti di Natale, aspirando l’aroma che si diffondeva nell’aria; riempire l’atmosfera di quelle canzoni che riserviamo a questo momento speciale dell’anno, canzoni che ci toccano il cuore e ci muovono l’anima con l’essenza stessa della stagione; raggiungere gli altri con il messaggio speciale del Natale, con canzoni e recite, lettere e biglietti d’auguri, dando affetto e facendo regali con tutto il cuore. In tutta quella stagione l’aria stessa, fredda e pungente, è spumeggiante per il senso di attesa.
Questo fino a quando ho avuto diciassette anni. Poi tutto è cambiato. Mi ero trasferita in India nove mesi prima di Natale, così lo shock culturale era passato da qualche tempo; ma cercare di entrare nello “spirito natalizio” in un paese nuovo era una sfida insolita che non mi ero aspettata.
Invece dell’aria fredda e frizzante a cui ero abituata, il sole orientale batteva brillante, con un calore che cuoceva il terreno. In un clima che avevo sempre associato alla canicola estiva sembrava impossibile anche solo sognare un “bianco Natale”. Il nostro “albero di Natale” era una specie di felce che avevamo messo su un tavolino e decorato con palline fatte in casa. Era piegata dal peso — un vero albero alla Charlie Brown…
Ero andata in India per servire il Signore aiutando la gente, tuttavia in quel momento mi sentivo proprio sola e lontana da casa.
In quel momento mi sono resa conto di qualcosa d’inaspettato – la sensazione che il mio senso di solitudine e la mia nostalgia di casa rispecchiasse un’altra esperienza di migliaia d’anni fa. Quella di qualcuno che aveva lasciato la sua casa – un posto di luce, vita e bellezza estatica – per portare un messaggio eterno d’amore e speranza a chi viveva nelle tenebre. Se c’era qualcuno che aveva il diritto di essere nostalgico era Gesù.
Se c’era qualcuno che aveva un motivo per consumarsi per il desiderio dei conforti di casa, sarebbe stato il Figlio di Dio, che aveva ordinato le stelle e i pianeti nella loro danza celeste, per poi venire in un posto dove era ignorato e non aveva dove appoggiare la testa.
Nella mia mente hanno cominciato a prendere forma delle parole e ho cominciato a scriverle man mano che mi venivano.
Quando hai visto la mangiatoia dal cielo,
hai visto la tua croce e hai sospirato?
O forse hai visto la tomba senza vita?
O Salvatore, nato da un’umile fanciulla.
Mentre eri in quella fredda mangiatoia,
hai desiderato le ali di un angelo?
O hai capito che anche noi le avremmo volute
e hai scelto di camminare, non di volare?
Quando hai assaggiato il cibo umile e terreno,
hai desiderato le cure sontuose del cielo?
O hai saputo che sarebbe stato più gustoso qui
e ci hai portato verità, mentre dimoravi con l’uomo?
Quando ti sei sentito a terra, esausto e stanco,
hai desiderato di lasciare questo mondo triste?
O hai capito che dovevi mostrarci la via,
essere per noi una luce, e sei rimasto qui?
Quando hai visto e toccato questo mondo,
così diverso, con nostalgia di quello più reale,
ti ha fatto male restare per un po’?
Ma no, Signore, ho visto il tuo sorriso.
Perché hai saputo che un tocco divino
sul nostro povero mondo era prezioso;
così sei morto e poi risorto in gloria,
per realizzare la storia d’amore più sincera.
Appena finite queste righe, non mi sono più sentita stanca. Invece è sorta dentro di me una sensazione nuova – qualcosa tra il privilegio e un senso s’affinità. Forse la consapevolezza che non ero sola e che non lo sarò mai, a dispetto di come mi sentivo.
Gesù ha lasciato l’abbraccio caldo del cielo per camminare sulle strade solitarie di questa vita, quindi sa cosa vuol dire; sa come ci sentiamo. E un giorno ci accoglierà mentre entriamo nella casa del Padre – un posto dove finalmente saremo nuovamente a casa. Niente nostalgia. Niente lacrime. Solo amore e gioia per sempre.
Non è mai lontano e proprio per questo non siamo mai lontani da casa. La nostra casa è dentro il nostro cuore, specialmente a Natale. —Jewel Roque[3]
[1] Pubblicato da LFI nel novembre 2001, adattato.
[2] Pubblicato da LFI nel novembre 2001, adattato.
[3] Brani tratti da http://just1thing.com/podcast/2012/12/19/too-far-from-home.html.
Titolo originale: What Is Christmas All About? Tradotto da A. Maffioli e S. Marata.
Pubblicato sull’Ancora in Inglese il 16 dicembre 2014. Letto in Inglese da Gabriel Garcia Valdivieso. Musica tratta dall’album Christmas Moments. Usata previa autorizzazione.
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