Predicare il Vangelo
Peter Amsterdam
Tra le ultime parole di Gesù prima di ascendere al cielo ci fu l’illustrazione della missione affidata ai suoi discepoli: “Andate per tutto il mondo e predicate il vangelo a ogni creatura”.[1]
Quarantatré giorni prima era morto sulla croce e dopo tre giorni era risorto. Lo scopo di tutto ciò era di offrire all’umanità l’opportunità di ricevere il perdono dei propri peccati, riconciliarsi con Dio e avere la vita eterna. Gesù aveva compiuto la sua missione sulla terra. La sua morte e la sua resurrezione avevano reso possibile la salvezza. Ci aveva reso possibile vivere eternamente con Lui.
Negli ultimi anni della sua vita aveva utilizzato una duplice strategia: predicare il messaggio del regno e della salvezza e trovare un gruppo ristretto di persone che avrebbero accolto i suoi insegnamenti e lo avrebbero aiutato a diffondere il suo messaggio agli altri, cioè a fare discepoli. Una volta impartito loro tutto ciò di cui avevano bisogno, sarebbe potuto partire e lo Spirito Santo sarebbe sceso a dare ai discepoli la potenza necessaria a portare il messaggio in tutto il mondo.
Gli anni del ministero pubblico di Gesù furono passati a predicare, insegnare e istruire. Qualche tempo dopo essere stato battezzato da Giovanni Battista nel Giordano, e dopo aver digiunato per quaranta giorni e quaranta notti, Gesù andò a vivere a Cafarnao, in Galilea. Da quel momento, come dice il Vangelo di Marco, cominciò a “predicare l’evangelo del regno di Dio, dicendo: ‘Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino. Ravvedetevi e credete all’evangelo’.”[2]
Gesù indicò chiaramente che la predicazione del Vangelo era uno dei motivi per la sua presenza sulla terra: “Ed Egli disse loro: ‘Andiamo nei villaggi vicini affinché io predichi anche là, perché è per questo che io sono venuto’.” [3]
Gesù fu mandato a predicare il Vangelo e insegnò ai suoi discepoli a fare la stessa cosa. “E li mandò a predicare il regno di Dio e a guarire i malati”.[4] Con il suo esempio insegnò ai suoi discepoli a fare lo stesso e presentò loro delle opportunità di provare anch’essi a predicare.
Dopo la sua morte e resurrezione, disse loro: “Come il Padre ha mandato me, così io mando voi”.[5] E immediatamente prima di ascendere al cielo dichiarò: “Ma voi riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su di voi, e mi sarete testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea, in Samaria e fino all’estremità della terra”.[6] Dopo pochi giorni lo Spirito Santo discese e i primi discepoli cominciarono a predicare il Vangelo con potenza, prima a Gerusalemme, poi con il tempo in tutta Israele, fuori da Israele e in tutto il mondo.
Il cristianesimo si diffonde mediante la predicazione del Vangelo. Ed è mediante la testimonianza che si porta agli altri il dono della salvezza per cui Gesù morì. Se i primi discepoli non avessero predicato il Vangelo e non avessero insegnato ad altri a fare la stessa cosa, il Vangelo avrebbe cessato di essere conosciuto. Dio ci ha dato qualcosa di così grande, così capace di cambiare la vita eternamente, che è nostra responsabilità di discepoli condividerlo con gli altri e dare loro la stessa opportunità.
Il Vangelo è predicato dai discepoli, mediante le parole che dicono, le vite che conducono e la manifestazione dello Spirito di Dio in loro.
Buona parte della predicazione del Vangelo è condurre la vostra vita in maniera tale che la gente veda in voi la luce divina, la premura per gli altri, la gioia, l’onestà, la manifestazione di Dio e del suo amore in voi, il suo Spirito che dimora in voi. Avete in voi la luce della vita, Gesù, e se vivrete la vostra fede potrete diffonderla. Allora, quando la gente vedrà voi e le cose che fate, vedrà e sentirà lo Spirito di Dio.
Il Signore ci chiede di vivere in modo da farlo conoscere agli altri, non solo a parole, ma in azioni e verità. Naturalmente le parole sono importanti, perché è con esse che si spiega la salvezza e si parla dell’amore di Gesù; ma le vostre azioni, le vostre buone opere, il vostro esempio, l’amore e la gentilezza che mostrate alle persone, la vostra attenzione nei loro confronti, tutte queste cose dimostreranno loro che le parole che usate per parlare di Gesù sono sincere, perché sentiranno Gesù emanare da voi.
I discepoli sono pronti a testimoniare a chiunque Dio metta sul loro cammino, a pregare per lui e ad assisterlo. 2 Timoteo 4,2 esprime molto bene questo concetto con l’espressione “predica la parola, insisti a tempo e fuor di tempo”. La frase “a tempo e fuor di tempo” è resa in altre traduzioni con insisti in ogni occasione favorevole e sfavorevole; in ogni occasione opportuna e non opportuna (NR; CEI). Non si può mai sapere quando incrocerete la strada di chi ha bisogno del messaggio; in quel caso, come discepoli, dovreste essere pronti a parlargli della verità divina.
Gesù era pronto a soddisfare i bisogni della gente in qualsiasi circostanza. Affrontò molte situazioni diverse in cui doveva prendere un’azione immediata: testimoniare, amare, guarire, perdonare, fare un miracolo. Fu sempre all’altezza della situazione.
Alcuni esempi di ciò sono la Samaritana,[7] le nozze di Cana,[8] la donna colta in adulterio,[9] il giovane ricco,[10] Zaccheo,[11] Pilato[12] e il ladro sulla croce.[13] Gesù era pronto in ogni occasione. Era disponibile a chiunque il Padre mettesse sul suo cammino.
Gesù si rivolgeva alle persone che cercava di aiutare: i peccatori bisognosi della salvezza. Le persone che incontrava e con cui mangiava non sempre erano considerate giuste, o persone che conducevano una vita “regolare”. Era disposto ad assistere quelli che gli altri rifiutavano: gli odiati esattori delle tasse, i peccatori, le persone impure e indegne. Veniva criticato per i suoi contatti con questi emarginati, ma indicò chiaramente che ogni anima è importante, in qualunque circostanza.
Ogni individuo è prezioso agli occhi di Dio. Lui vuole che tutti ricevano la salvezza e si rallegra quando lo fanno. Dio non usa parzialità. Tutti, qualunque sia la loro posizione sociale, sono peccatori ai suoi occhi e hanno bisogno del suo amore e della redenzione. Il compito di un discepolo non è giudicare o discriminare, ma predicare il Vangelo a tutti, specialmente quelli che Lui mette sul nostro cammino.
Essere pronti a condividere il Vangelo con chi “incrocia il nostro cammino” significa non limitarsi a testimoniare, insegnare o fare discepoli delle persone cui siete abituati e con cui vi sentite a vostro agio. Per il Signore ha la stessa importanza raggiungere il ceto medio, le classi alte della società, o quelle economicamente inferiori. Può trasformare in discepolo chiunque abbia subito un mutamento del cuore, impari ad amarlo e voglia servirlo. Chiunque Dio metta sul vostro cammino, chiunque Lui vi chieda di raggiungere, è la persona a cui dovreste testimoniare e insegnare. Insistete a tempo e fuori di tempo.
Gesù insegnò ai suoi discepoli a predicare; e la predicazione fu l’incarico, la missione, che affidò loro. I discepoli di oggi hanno lo stesso incarico. Dobbiamo far risplendere la nostra luce e aiutare la gente che Dio mette sul nostro cammino.
Pubblicato originariamente in Inglese nel gennaio 2012. Adattato e ripubblicato il 16 giugno 2016.
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