Perché Dio desidera le nostre lodi?
Compilazione
Cantate a Dio, cantate lodi al suo nome; preparate la via a colui che cavalca nei deserti; il suo nome è l’Eterno; esultate davanti a lui. —Salmi 68,4
L’attuazione della gioia
C. S. Lewis comprese che lodare Dio è l’attuazione completa della gioia in Lui. Di conseguenza, quando Dio ricerca – anzi, esige – le nostre lodi, ricerca l’attuazione completa della nostra gioia. Dapprima potrebbe sembrare controintuitivo che proprio nei momenti in cui siamo piccoli e ci sentiamo insignificanti davanti alla grandezze ed essenzialità di Dio, raggiungiamo la nostra gioia più grande; ma ciò non si contrappone alla nostra più profonda sensazione della fonte della nostra gioia.
Non si trova la gioia nell’avere una grande opinione di noi stessi. La gioia raggiunge il suo apice nei momenti in cui dimentichiamo noi stessi alla presenza della bellezza e della grandezza. —John Piper
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Pensa alle cose che ami veramente. Le lodi fuoriescono dalle tue labbra ancora prima di pensarci. Come dice C. S. Lewis, “il mondo risuona di lodi”.
Pensa a un libro che hai letto da poco e ti è veramente piaciuto. Le parole uscivano dalla pagina come gioielli e la storia ti ha catturato dalla prima all’ultima pagina. Non vedi l’ora di cantarne le lodi. Riesci a stento a trattenerti dal parlarne e consigliarlo ai tuoi amici.
“Penso che proviamo gusto nel lodare quello che ci piace”, continua Lewis, “perché le lodi non sono solo un’espressione del piacere, ma la sua legittima attuazione. Non è per fare un complimento che gli innamorati continuano a dirsi a vicenda quanto sono belli; il piacere non è completo finché non è espresso”. —Amanda Hill
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Gioia in un rapporto
Mandate grida di gioia all’Eterno, o abitanti di tutta la terra! Entrate nelle sue porte con ringraziamento e nei suoi cortili con lode; celebratelo, benedite il suo nome. —Salmi 100,1.4
Il Signore ti onora quando entri alla sua presenza con lode e ringraziamento. Al Signore piacciono le lodi: l’Altissimo, il Santo, dimora nelle lodi del suo popolo.[1] La fragranza del Signore sta nel profumo delle lodi dei suoi figli. Gli fa piacere sentire il profumo delle nostre lodi e delle nostre preghiere, che per Lui sono come la fragranza dei fiori.
Ha creato tutte le cose perché gli rendessero gloria e tutte le cose sono state create per lodare il Signore. Come un mare di suoni, la meravigliosa creazione divina palpita e pulsa in maniera incantevole, con un suono vivo. “La natura tutta canta Cristo, nostro Re!” È come se perfino le rocce si rivolgano al Signore, cantando le sue lodi. Perfino le creature più piccole e brutte possono lodare il Signore e cantare le loro lodi a Gesù. Perfino le creature più umili e disprezzate possono innalzare la loro voce con un canto. Tutta la sua creazione lo loda; tutti cantano le sue lodi!
Perfino le rane lo lodano. Quando si radunano fanno un bel rumore pieno di gioia! Anche se sei soltanto una rana, puoi fare del tuo meglio per il Signore. Anche se ti senti brutto, piccolo e disprezzato, per lo meno puoi mandare grida di gioia all’Eterno! “Ogni cosa che respira lodi l’Eterno! Alleluia!”[2]—David Brandt Berg
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La nostra adorazione non deve essere la recitazione statica delle qualità divine e di fatti che lo riguardano, ma può essere un rapporto deliberato e personale con Dio – e un rapporto è naturalmente più piacevole delle formalità obbligatorie.
Su scala minore, posso paragonarlo al fare complimenti a mia moglie. Parlare di com’è meravigliosa, è bello e fa un certo piacere a tutti e due; ma è molto più soddisfacente farle le mie lodi, perfino cantarle. Perché parlare di lei quando posso parlare con lei? Perché accontentarmi di riconoscere la verità quando posso viverla interagendo con lei?
L’adorazione ha una natura ovviamente relazionale; dovrebbe essere il riconoscimento personale e relazionale della straordinaria gloria di Dio. E possiamo adorare in tutto ciò che è adeguatamente ordinato per glorificare il Creatore. Testimonio la generosa provvidenza divina bevendo ogni mattina il mio succo d’arancia. Testimonio il suo meraviglioso ordine creativo quando il mio corpo guarisce da una ferita. Testimonio il suo amore pieno di grazia quando perdono gli altri come Lui ha perdonato me.
Comprendendo l’adorazione in questo modo, adorare Dio ha perfettamente senso. Perché Adorarlo? Perché non dovrei farlo? —John Ferrer
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A chi va il merito?
Non le armi han dato loro una terra, non la loro forza li ha resi vincitori, ma la tua potenza, la tua forza, la tua presenza e il tuo amore per loro. —Salmi 44,3 [3]
L’obiezione è che Dio è vanitoso perché desidera essere lodato. L’ironia è che, se la lode ha qualche razionalità, praticamente tutta va meritatamente a Dio, anche per tutte le cose di cui vogliamo accaparrarci il merito. Perché, per citare Giacomo 1, “Egli è la fonte di ogni cosa buona e di ogni dono perfetto”.[4]
Se la lode è giustamente meritata, è anche giustamente obbligatoria. In altre parole, non solo è giusto che Dio riceva la nostra lode, ma gliene siamo debitori. Anzi, dobbiamo dare lode a Dio anche per le cose per cui pensiamo di dover essere lodati noi. Anzi, così facendo rubiamo il merito a Lui e lo attribuiamo a noi stessi.
Riflettendo su questo, non c’è da stupirsi che il Salmista abbia scritto nel salmo 150,2: “Lodatelo per i suoi prodigi, lodatelo per la sua immensa grandezza”.[5] Lodiamo Dio per ciò che fa. Lo lodiamo per ciò che è. Gli attribuiamo valore. —Greg Koukl
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Dio è forse un megalomane, l’Egocentrico trascendente? Ovviamente no. In realtà questa è una domanda arrogante e irresponsabile. Come può Dio essere diverso da quello che è nella sua perfezione? In un altro senso, però, questa domanda è utile, perché fa rivolgere il nostro pensiero all’essenza della gloria di Dio e azzera la nostra struttura teologica. Dio dimostra il suo amore nei nostri confronti manifestando la sua gloria e la sua preoccupazione gelosa riguardo al suo nome e alla sua reputazione. Ricaviamo la nostra gioia più grande dall’osservazione della sua gloria e dalla glorificazione del Dio Uno e Trino per l’eternità.
Noi creature cadute nel peccato e da esso accecate non possiamo capire che derubare Dio della sua gloria vuol dire derubare noi stessi della vera gioia. Ci vuole la grazia di Dio per farcelo capire, e incredibilmente Dio glorifica se stesso facendosi conoscere dai peccatori e salvandoli mediante il perfetto sacrificio di Cristo per i nostri peccati. Per adesso noi vediamo la gloria di Dio perfettamente manifestata nella croce di Cristo. —R. Albert Mohler, Jr.
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Eppure tu sei il Santo, che dimori nelle lodi d’Israele.—Salmi 22,3
Questa è opera di Dio e se questo lavoro viene da Dio, nessuno può opporsi ad esso. Non dipende da nessuno né da nessun gruppo di persone. Non datevi assolutamente credito per la più piccola cosa che avete fatto; non dite: “Guarda come siamo grandi, guarda come stiamo crescendo!” È Dio che sta facendo tutto questo e tutto quello che dobbiamo fare è seguire Gesù. Amen? Lode al Signore.
Lui non può fallire. Non può nemmeno rinnegare se stesso. Anche se noi siamo infedeli, Egli rimane fedele.[6] Non può infrangere la sua parola; la porterà a compimento. Dio ci aiuterà fino in fondo. Ha cominciato una buona opera in noi e la porterà a compimento fino alla fine.[7] […] Non pensate che dovete farlo voi. Non pensate: “Be’, so che Dio ha cominciato questa cosa, ma adesso saremo noi che dovremo portarla a termine”.
È Dio che vuole avere la gloria e Dio è l’unico che può farlo. Poi vuole che lo lodiate, lo ringraziate e lo glorifichiate per averlo fatto. Perché se poteste farlo voi, potreste darvi una pacca sulle spalle e dire: “Guarda cosa abbiamo fatto noi. Garda come siamo bravi noi. Guarda come stiamo andando bene noi”. State attenti quando parlate così; vi state mettendo nei guai. È meglio che continuiate a dire: “Guarda che cosa ha fatto Dio! Guarda che cosa sta facendo il Signore”.
Date tutto il merito a Dio, in ogni momento, a ogni svolta, per ogni minima cosa, e Lui non mancherà mai di continuare a farvi prosperare, darvi forza, proteggervi, moltiplicarvi e fare ogni cosa proprio come fece con la prima chiesa. —David Brandt Berg
Pubblicato sull’Ancora in inglese il 4 ottobre 2016.
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