Il Padre Nostro, la preghiera del Signore — parte 1
Peter Amsterdam
Nel Sermone sul Monte, Gesù parlò del giusto atteggiamento da avere riguardo alla preghiera. Disse che non dovremmo pregare per farci notare dagli altri e che, se uno lo fa, quello sarà il suo premio e non riceverà nient’altro. Poi proseguì con un’esortazione su come non pregare, per indicare in seguito il modo giusto di pregare, insegnando ai suoi discepoli quello che ora chiamiamo Padre Nostro.
Ecco come spiegò il modo sbagliato di pregare: “Ora, nel pregare, non usate inutili ripetizioni come fanno i pagani, perché essi pensano di essere esauditi per il gran numero delle loro parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa le cose di cui avete bisogno, prima che gliele chiediate” (Matteo 6:7-8).
Insegnava che le preghiere dei suoi seguaci non dovevano essere come quelle dei pagani greci e romani che pregavano a lungo i loro dei, nella credenza che preghiere prolisse ed elaborate fossero il modo per essere ascoltati ed esauditi. Gesù invece insegnò che le preghiere non devono consistere in “un gran numero di parole”, usando frasi vuote o, come riportano altre traduzioni, “non sprecate parole come i pagani, non usate troppe parole, non recitate continuamente le stesse preghiere, non usate soverchie dicerie”.
Il modo in cui gli antichi pagani vedevano i loro dei li spingeva a fare preghiere lunghe e prolisse, nella credenza che preghiere ampollose dimostrassero la loro sincerità, impressionando così gli dei e incoraggiandoli a rispondere. Credevano che gli dei fossero suscettibili e imprevedibili. Chi li supplicava in preghiera poteva sentirsi ansioso e pieno di timori, ritenendo che fosse importante fare preghiere lunghe, fiorite ed elaborate per vincere il loro favore e convincerli a rispondere positivamente.
Gli insegnamenti di Gesù sulla preghiera si basavano su una visione completamente diversa di chi è Dio e di com’è fatto. Il Padre è amorevole e misericordioso, “pronto a perdonare, misericordioso, pieno di compassione, lento all’ira e di grande benignità” (Neemia 9:17) e “fa sorgere il suo sole sopra i buoni e sopra i malvagi, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti” (Matteo 5:45).
Dio è benevolo, buono, giusto e santo. A differenza degli dei pagani, non deve essere persuaso a fare qualcosa mediante adulazioni e prolissità, né può essere manipolato con preghiere abilmente formulate. Invece, come nostro Padre, sa quali sono i nostri bisogni e gli fa piacere soddisfarli, quando sa che sono buoni per noi, come fa qualunque padre amorevole.
Come fece in tutta questa sezione del Sermone sul Monte, Gesù indicò che ha grandissima importanza la motivazione del nostro cuore nel dare, nel digiunare e nel pregare. Si oppose a lunghe preghiere pubbliche destinate a impressionare gli altri, sia nel Sermone che in altri punti (Luca 20:46-47). Oltre a criticare le preghiere lunghe, si dichiarò anche contrario all’idea che Dio possa essere manovrato o manipolato da preghiere boriose a concedere una risposta.
Gesù si concentrava sul motivo giusto per pregare, invece che al mezzo tecnico della preghiera. Non proibì le preghiere lunghe; in altri punti dei vangeli leggiamo che “se ne andò sul monte a pregare, e passò la notte in preghiera a Dio” (Luca 6:12). Non predicava contro la persistenza nella preghiera, una lezione che Lui stesso insegnò nella parabola del giudice iniquo (Luca 18:1-8). Né insegnava che non possiamo ripetere le stesse parole nella preghiera, come fece nel Giardino di Getsemani momenti prima di essere arrestato (Matteo26:39-44).
In precedenza, quando Gesù aveva parlato del motivo errato per pregare, aveva detto che i farisei facevano in modo di calcolare la loro giornata per trovarsi in una strada affollata o al mercato al momento della preghiera pomeridiana, per essere visti mentre pregavano. Poi aveva parlato del giusto atteggiamento da avere riguardo alla preghiera: che dovrebbe essere fatta in segreto, nel senso che una persona dovrebbe rinchiudersi da qualche parte con Dio, concentrandosi su di Lui e sul rapporto con Lui durante la preghiera. Poi aveva indicato le carenze di una preghiera meccanica: una preghiera fatta di ripetizioni inutili e prive di significato, che non viene dal cuore o da un momento di comunione con Dio.
Gesù non si limitò a dirci come non pregare, ma ci insegnò anche a farlo, dandoci il Padre Nostro, la preghiera del Signore. Investigando il suo significato, scopriremo che oltre a essere una preghiera che è possibile recitare, espone un certo numero di principi che ci assistono nel nostro modo di pregare.
Gesù insegnò che uno non dovrebbe pregare perché pensa che le sue preghiere o le sue formule gli facciano guadagnare il favore di Dio, ma come espressione di fiducia nel Padre, che conosce già i nostri bisogni e rimane solo in attesa che i suoi figli manifestino la loro dipendenza da Lui.
“Non siate dunque in ansietà, dicendo: ‘Che mangeremo, o che berremo, o di che ci vestiremo?’ Poiché sono i gentili quelli che cercano tutte queste cose; il Padre vostro celeste, infatti, sa che avete bisogno di tutte queste cose” (Matteo 6:31-32).
Quando preghiamo, comunichiamo con l’Essere che è onnipotente, onnisciente, totalmente puro e santo, giusto e pieno di gloria – l’essere più potente che esista. Anche se Lui è tutte queste cose e molto di più, è anche nostro Padre, ci ama incondizionatamente e nel suo amore ci ha reso possibile entrare alla sua presenza mediante la preghiera. È con la preghiera che comunichiamo con Lui, che dimostriamo la nostra fede nella sua presenza e la nostra fiducia in Lui, e che raggiungiamo un rapporto personale con Lui.
Come pregare
Dopo aver insegnato ai suoi discepoli che la giusta motivazione della preghiera è il comunicare con Dio ed entrare in comunione con Lui, Gesù propose a loro (e a noi) una preghiera che possiamo usare nei momenti di comunione con Dio. La sua preghiera, comunemente chiamata “Padre Nostro” o “Preghiera del Signore”, è descritta nel Sermone sul Monte:
“Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male (Matteo 6:9-13 CEI 2008).
Anche il Vangelo di Luca ci mostra Gesù che insegna questa preghiera ai suoi discepoli, in circostanze diverse:
“Gesù era stato in disparte a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: ‘Signore, insegnaci a pregare come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli’. Egli disse loro: ‘Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano; e perdonaci i nostri peccati, perché anche noi perdoniamo a ogni nostro debitore; e non ci esporre alla tentazione’.” (Luca 11:1-4).
Il fatto che ci siano due versioni diverse del Padre Nostro ha generato tra gli studiosi biblici opinioni contrastanti su quale sia stata la prima e la più vicina a quello che Gesù aveva insegnato, e se Gesù volesse che la pregassimo esattamente come l’aveva detta. Senza immergerci nella complessità delle differenze, possiamo presumere che Gesù abbia insegnato questa preghiera più di una volta e che possa averne dato versioni leggermente diverse. Le differenze tra le due versioni sono minori e non le mettono in contraddizione tra loro.
Ci sono anche differenze d’opinione sul fatto che Gesù avesse insegnato ai suoi discepoli a recitare la preghiera così come la diceva Lui, o se stesse insegnando quali aspetti includere in generale nelle nostre preghiere. Gli scolari che ritengono che Gesù insegnasse che la preghiera doveva essere recitata parola per parola, si basano sulla frase di Luca “quando pregate, dite…”, interpretandone il significato come se la preghiera dovesse ripetere quelle parole specifiche.
Al riguardo, Leon Morris ha scritto: “È probabile che quando Gesù insegnò queste parole (qualsiasi forma abbiano avuto) sarebbe stato contento che le usassero in un modo o nell’altro. La tradizione cristiana le ha sempre trovate adatte sia alla semplice ripetizione, sia come modello per una preghiera più lunga o come base per la meditazione (o l’insegnamento) sulla preghiera e le sue priorità”.1
Sono d’accordo che la preghiera può essere benissimo recitata parola per parola; può anche fornire alcuni principi che possono essere applicati alla preghiera in generale ed essere utili nelle nostre preghiere personali. Alcuni potrebbero chiedersi se, in generale, recitare delle preghiere scritte sia inferiore al fare preghiere “personali”. Credo che si possa ripetere una preghiera scritta e far nostre quelle parole; in tal caso può essere altrettanto sentita di qualsiasi preghiera personalizzata. L’importante è che, in qualsiasi modo uno preghi, la preghiera venga dal cuore.
È generalmente riconosciuto che, con lo sviluppo della chiesa nel secondo secolo, la Preghiera del Signore ha acquistato un posto speciale nei servizi religiosi settimanali, venendo recitata immediatamente prima del sacramento della Comunione. Questa parte del servizio era riservata ai credenti che erano stati battezzati. Poiché il privilegio di pregare il Padre Nostro era limitato ai membri battezzati della chiesa, era noto come “la preghiera dei credenti”.
Essendo uno dei tesori più sacri della chiesa, la Preghiera del Signore, insieme alla Cena del Signore, era riservata ai credenti. Poterla fare era un privilegio. Nella chiesa antica la venerazione e la riverenza che circondavano il Padre Nostro erano una realtà. Oggi la preghiera è diventa più normale, ma impararne meglio il significato può farcela apprezzare di più.
Pubblicato originariamente nel giugno 2016.
Adattato e ripubblicato sull’Ancora in inglese il 20 aprile 2023.
1 Leon Morris, The Gospel According to Matthew (Grand Rapids: Eerdmans, 1992), 143.
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