Natale, umile e splendido
Compilazione
In Aggeo 2,6-7 è scritto che Dio dice: “Farò tremare i cieli; il desiderio di tutte le nazioni verrà”. Questo si adempie oggi, poiché i cieli sono stati scossi: gli angeli in cielo hanno cantato lodi a Dio. E la terra ha tremato: i popoli della terra si sono mossi, chi viaggiando in questa città, chi in quell’altra, in tutto il paese, come ci dice il Vangelo. Non è stata una sollevazione violenta e sanguinosa, ma pacifica, mossa da Dio, che è il Dio della pace.
Questo Vangelo è così chiaro che richiede poche spiegazioni, ma dovrebbe essere meditato per bene e preso profondamente a cuore; nessuno ne trarrà maggior beneficio di chi, con un cuore calmo e silenzioso, bandirà ogni altra cosa dal suo cuore e lo esaminerà con diligenza. Proprio come il sole, che si riflette sull’acqua calma e restituisce un vigoroso calore, ma non si vede facilmente, né offre calore, quando l’acqua scorre in maniera rapida e tumultuosa.
Per prima cosa, osservate come sono comuni e ordinarie per noi le cose che succedono sulla terra, ma come sono tenute in gran riguardo in cielo. Sulla terra succede questo: c’è una povera giovane, Maria di Nazareth, che non è tenuta in grande stima, ma è una delle abitanti più umili del villaggio. Nessuno è consapevole del grande miracolo che c’è in lei; lei rimane in silenzio, mantiene il suo segreto e si ritiene la giovane più umile del posto. Parte con suo marito Giuseppe; indubbiamente non avevano servitori e lui doveva essere contemporaneamente padrone e servo, come lei doveva essere signora e ancella. Erano quindi costretti a lasciare vuota la casa, o affidarla alle cure di altri.
Chiaramente erano proprietari dell’asino sui cui viaggiava Maria, anche se il Vangelo non lo dice; forse lei andava a piedi a fianco di Giuseppe. Immaginate come doveva essere disprezzata nelle locande e nei punti di sosta lungo la via, anche se in realtà era degna di viaggiare in gran pompa su un carro d’oro.
Vi erano senz’altro molte mogli e figlie di uomini illustri, in quel periodo, che vivevano in begli appartamenti con grande splendore, mentre la madre di Dio intraprendeva un viaggio nel cuore dell’inverno nelle circostanze più difficili. Che grandi differenze esistono nel mondo! Vi era più di una giornata di cammino da Nazareth di Galilea a Betlemme, nel paese di Giudea. Dovevano attraversare Gerusalemme, o passarle vicino, perché Betlemme è a sud di Gerusalemme, mentre Nazareth è a nord.
L’evangelista indica che quando arrivarono a Betlemme erano persone insignificanti e disprezzate, quindi dovettero far posto ad altri e finirono per essere costretti a rifugiarsi in una stalla, a condividere con gli animali alloggio, tavola e letto, mentre molti uomini empi avevano il posto migliore negli alberghi ed erano onorati come signori. Nessuno notò o si rese conto di ciò che Dio stava facendo in quella stalla. Egli lascia vuote grandi case e appartamenti costosi, lascia che i loro abitanti mangino, bevano e si rallegrino; ma questa consolazione e questo tesoro rimangono nascosti a loro. Ah, che notte buia fu per Betlemme, che non si rese conto di quella luce gloriosa! Osservate come Dio dimostra il suo completo disprezzo per ciò che il mondo è, possiede o desidera; e come il mondo dimostra di conoscere o notare ben poco ciò che Dio è, possiede e fa.
Vedete, questa è la prima immagine con cui Cristo svergogna il mondo e smaschera tutto quello che esso fa e sa. Dimostra che la saggezza mondana più grande è pazzia, che le sue azioni migliori sono sbagliate e i suoi tesori più splendidi non sono che sventure. Che cos’aveva Betlemme, quando non aveva Cristo? Che cos’hanno adesso quelli che in quel momento avevano a sufficienza? Di che cosa sono privi adesso Giuseppe e Maria, anche se a quel tempo non avevano un posto in cui dormire comodamente?
Ma che cosa succede in cielo alla sua nascita? Quello che è disprezzato sulla terra è mille volte più onorato in cielo. Se un angelo scendesse dal cielo a lodare voi e il vostro lavoro, non lo riterreste più prezioso di tutte le lodi e l’onore che potrebbe darvi il mondo e per cui sareste disposti a sopportare l’umiliazione e la disapprovazione più grandi? Che sublime onore, quando tutti gli angeli in cielo non possono fare a meno di prorompere in gridi di gioia, tanto che perfino i poveri pastori nei campi li udirono predicare, lodare Iddio, cantare e spandere la loro gioia senza misura. —Martin Lutero1
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Non sarebbe stato molto più onorevole e rispettabile se Gesù, il Re dei re, fosse nato in un palazzo, riverito dagli illustri membri della corte, tra gli onori e le lodi della società? Nacque invece sul pavimento fangoso di una stalla, tra le mucche e gli asini, e fu avvolto in cenci e posto a giacere in una mangiatoia, con un gruppetto di poveri pastori inginocchiati sul pavimento accanto a lui.
L’inaspettato, l’improbabile, l’anticonvenzionale e il non-tradizionale, il non-ortodosso e il non-cerimonioso, il metodo contrario al naturale ragionamento dell’uomo, questo è il modo in cui opera di solito Dio. “Poiché i miei pensieri non sono i vostri pensieri né le vostre vie sono le mie vie, dice l’Eterno. Come i cieli sono più alti della terra, così le mie vie sono più alte delle vostre vie e i miei pensieri più alti dei vostri pensieri”.2 “Chi ha preso le dimensioni dello Spirito dell’Eterno, o come suo consigliere gli ha dato insegnamenti?”3 —David Brandt Berg4
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Grande piccino, per la cui nascita universale
il Cielo in terra scende, e la Terra al Cielo sale.
—Richard Crashaw
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Dio usa i villaggi piccoli, i figli minori e le fionde per esaltare la propria gloria nel contrasto con le cose grandi, per dimostrare di non essere minimamente dipendente dalla gloria dell’uomo, o dalla sua grandezza e i suoi successi. Lo spiega così l’apostolo Paolo in 1 Corinzi 1,27-31: “Ma Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio. [...] Chi si vanta si vanti nel Signore” [CEI]. Dio scelse una stalla, così che nessun locandiere potesse vantarsi: “Ha scelto la mia locanda!” Dio scelse una mangiatoia, così che nessun falegname potesse vantarsi: “Ha scelto la maestria con cui ho fatto il mio letto!” Scelse Betlemme, così che nessuno potesse vantarsi: “L’importanza della nostra città ha spinto Dio a sceglierci!”
“Dove sta dunque il vanto? Esso è stato escluso! Da quale legge? Da quella delle opere? No, ma dalla legge della fede. Noi riteniamo infatti che l’uomo è giustificato per la fede indipendentemente dalle opere della legge”. 5 La scelta divina della piccola Betlemme come luogo per l’incarnazione è fondamentalmente il messaggio della giustificazione per fede, distinta dalle opere della legge. Betlemme significa che Dio non riversa le benedizioni della salvezza in base ai nostri meriti o ai nostri successi. Non sceglie le città o le persone a causa della loro grandezza o distinzione. Quando sceglie, lo fa liberamente, per magnificare la gloria della sua misericordia. Così, quando Michea indica il contrasto tra la piccolezza di Betlemme e la grandezza del Messia, dimostra che Dio opera come gli è solito fare: per magnificare la sua gloria e trasformare le vanterie umane in gratitudine, lodi e fede. “Gloria a Dio nei luoghi eccelsi”, dissero gli angeli, e così dovremmo fare noi. —John Piper6
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Perché doveva esserci un annuncio miracoloso e perché doveva essere fatto a questi pastori?
Era giusto che quelle voci angeliche dovessero partecipare a un tale avvenimento, che gli uomini dessero ascolto o no; perché la loro voce, di cui è rimasta traccia, ha aiutato il mondo a capire la natura e il significato di quella nascita. La luce gloriosa sulle colline si spense presto e la melodia di quel canto rimase poco più a lungo nelle orecchie dei suoi primi ascoltatori; ma le sue note echeggiano ancora in ogni nazione e tutte le generazioni si rivolgono ad esse con stupore e speranza.
La scelta di due o tre braccianti che ricevessero il messaggio, l’ora e il posto in cui fu dato, sono tutte cose piene di significato. È rilevante che la gloria del Signore risplendesse attorno ai pastori e tenesse loro, e gli angeli con loro, nel suo cerchio di luce. Non più nel segreto del tempio, ma fuori in campo aperto, il simbolo della Presenza Divina risplendette nelle tenebre; poiché quella nascita consacrò la vita comune e inserì la gloria divina nel rapporto familiare con la sua mondanità e la sua piccolezza. Quell’apparizione a degli uomini umili seduti a chiacchierare semplicemente tra paesani era il simbolo di un Vangelo destinato a tutti i ceti e a tutte le classi. —Alexander Maclaren7
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O sole di Natale, sacro compito è il tuo!
Avvolgere il mondo nell’abbraccio di Dio!
—Guy Wetmore Carryl
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Ecco il messaggio del Natale: non siamo mai da soli. —Taylor Caldwell
1 “Sermoni per il giorno di Natale”. I sermoni di Lutero, Vol. I.
2 Isaia 558–9.
3 Romani 11,34; Isaia 40,13–14.
4 Osa essere diverso (Progetto Aurora, 2004).
5 Romani 3,27.28 CEI.
6 Da http://www.desiringgod.org/resource-library/sermons/from-bethlehem-in-the-majesty-of-the-name-of-the-lord.
7 “Shepherds and Angels,” Expositions of Holy Scripture: St. Luca.
Titolo originale: Lowly, Beautiful Christmas.
Pubblicato sull'Ancora in Inglese il 10 dicembre 2013.
Letto in Inglese da Simon Peterson. Musica tratta dall'album Christmas Moments. Uso autorizzato.
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