L’ombra del dolore
Compilazione
Tu hai mutato il mio lamento in danza; hai rimosso il mio cilicio e mi hai rivestito di gioia, affinché la mia anima possa cantare gloria a te senza posa. O Eterno, Dio mio, io ti celebrerò per sempre. —Salmi 30,10-12
*
Spesso siamo lì, nelle ombre profonde del dolore, ansiosi di ricevere conforto, desiderosi di amore, mentre Cristo è lì al nostro fianco, più vicino di quanto possa esserlo qualsiasi amico umano. Se soltanto asciugassimo le nostre lacrime e alzassimo lo sguardo al suo volto, credendo, la nostra anima sarebbe inondata dal suo amore meraviglioso e il nostro dolore sarebbe sommerso dalla pienezza della gioia. Non c’è mai alcun dubbio sulla presenza di Cristo nei momenti difficili; è solo perché rimaniamo inconsapevoli della sua presenza, che non troviamo consolazione. […]
Nel versetto più breve della Bibbia, si apre per noi una finestra sul cuore del Maestro e vi troviamo la comprensione più dolce. “Gesù pianse”. È un grande conforto nei momenti di dolore ricevere la comprensione di un essere umano, sapere che qualcuno si preoccupa per noi, che condivide i nostri sentimenti. Queste lacrime ci parlano della comprensione più santa che il mondo abbia mai visto: il Figlio di Dio piangeva con le due sorelle, stretto a loro in un momento di grande dolore umano.
Questo brevissimo versetto biblico non fu scritto soltanto come un frammento della narrazione: contiene una rivelazione del cuore di Gesù che vale per tutti i tempi. Quando un credente in Gesù è addolorato, c’è al suo fianco Uno che, invisibile, condivide il suo dolore. Proviamo un conforto incommensurabile nella rivelazione che il Figlio di Dio partecipa alla nostra sofferenza, che sente le nostre afflizioni e simpatizza con le nostre infermità. […]
È importante capire chiaramente il soggetto del dolore, affinché, quando tocca a noi soffrire, possiamo ricavare da quell’esperienza una benedizione e non una ferita. Ogni sofferenza che colpisce la nostra vita porta qualcosa di buono da parte di Dio. In Gesù Cristo c’è una risorsa infinita di consolazione e ci basta aprire il cuore per riceverla. Allora affronteremo il dolore sostenuti dall’aiuto e dall’amore di Dio e ne usciremo con un carattere arricchito e con una benedizione su tutta la nostra vita. —J. R. Miller1
Aiutare gli altri
In seguito a un incidente un uomo era morto, lasciando la sua giovane moglie con un bambino di tre anni. Un giorno, in mezzo al suo profondo dolore, quando pensava che non valesse più la pena di vivere e non sapeva come fare ad andare avanti, la donna si ricordò di una lista di obiettivi e di sogni che lei e suo marito avrebbero voluto realizzare nei cinque anni successivi: cose che avrebbero fatto con loro figlio, posti in cui volevano portarlo, una crociera che volevano fare insieme e così via.
Rileggendo la lista, le caddero gli occhi su un obiettivo che suo marito si era posto. Pensandoci, i suoi occhi si illuminarono: “Trovare ogni mese una persona da aiutare e fare qualcosa per incoraggiarla”.
Avevano avuto un’unica possibilità di farlo, ma la reazione era stata così bella che erano stati ansiosi di ripeterla. Jim aveva detto: “Amore, ci vuole così poco per portare tanta gioia agli altri”.
Adesso, però che cosa poteva fare da sola? “Sono io quella che ha bisogno. Sono io quella che sta male”, pensava. Ma sentì Jim ripeterle nella mente qualcosa che diceva sempre: “Se ti senti giù, ricordati che c’è sempre qualcuno più bisognoso di te”.
Quel giorno decise di guardarsi intorno per vedere chi avesse bisogno, e di dare qualche incoraggiamento alle persone che Dio le indicava. Sapeva che Dio le aveva dato Jim come dono speciale del suo amore e della sua premura. Sapeva di essere stata privilegiata nel vivere con lui per alcuni anni meravigliosi e che la sua morte non doveva mettere fine alla sua gioia, né essere un segno che Dio si fosse ripreso il regalo che le aveva fatto. Il dono dell’amore di Jim doveva vivere per sempre nel suo cuore, anzi, sarebbe aumentato man mano che lei l’avesse dato ad altri. Il suo dolore fu gradualmente sostituito da un obiettivo che le permise di portare molta gioia, insieme all’amore e alla conoscenza di Gesù, a molte altre persone che erano sole e avevano bisogno di un’amica. —Fonte ignota
Libera il tuo dolore
Le tragedie producono sempre forti emozioni: rabbia, paura, depressione, preoccupazione e a volte sensi di colpa. Sono sentimenti che inducono paura e non sappiamo come affrontarli. Quando siamo colpiti da un grande lutto, dentro di noi ribollono queste sensazioni enormi. Se non le affrontiamo al momento, ci vorrà molto più tempo per riprenderci.
Alcune persone non affrontano mai direttamente il dolore nella vita. Lo stipano via da qualche parte. Lo spingono giù. Fingono che non ci sia. Si comportano come se non esista. Per questo stanno ancora lottando contro uno stress emotivo nato da perdite avvenute venti o trent’anni fa. […]
Il versetto in Matteo 5,4 dice: “Dio benedice coloro che fanno cordoglio, perché saranno consolati”. 2 Va bene esprimere il proprio lutto. Se una persona è cristiana, sappiamo che va in cielo, così non dobbiamo affliggerci come il mondo. Il nostro dolore può essere diverso. Ci addoloriamo perché ne sentiamo la mancanza, ma possiamo anche essere sereni perché sappiamo che sono con Dio.
Come devi comportarti con i tuoi sentimenti? Non li reprimi, non li stipi dentro, giù in fondo. Li liberi, li dai a Dio. Invochi Dio: “Dio, sto male! È troppo doloroso! È troppo da sopportare!” Se vuoi un buon esempio, leggi il libro dei Salmi, in cui Davide si sfoga e dice: “Dio, è un momento difficile per me. Sto davvero molto male”. Invochi Dio come fece Davide.
La seconda parte del versetto in Salmi 62,8 dice: “Apri il tuo cuore davanti a Lui; Dio è il nostro rifugio”.3 Se hai subito un lutto e in questo momento stai soffrendo, sappi che, se non lo liberi, il tuo dolore finirà per manifestarsi in qualche modo. I sentimenti che non trovano sfogo finiscono per inasprirsi e alla fine esplodono causando una situazione molto peggiore.
Libera il tuo dolore, così che Dio possa cominciare a guarire il tuo cuore. —Rick Warren4
Gesù è qui
Perché piangiamo? È per noi stessi. Come possiamo piangere per i santi dipartiti che sono andati a stare con il Signore e che ora stanno meglio, liberi dal dolore, dalla sofferenza, dal peso della carne e di tutti i suoi problemi? La loro educazione su questa terra è finita ed è appena ricominciata in cielo. È un inizio totalmente nuovo per loro. Stanno benissimo; non preoccupatevi per loro. Ma voi potete piangere un po’ per voi stessi, se volete, se vi sentite tristi.
Gesù sarà qui fino alla fine. Ci dice: “Io non ti lascerò e non ti abbandonerò. Io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell’età presente”.5 Amen. —David Brandt Berg
Una viva speranza
La mia miglior amica mi aveva telefonato con la triste notizia che suo padre era deceduto improvvisamente durante la notte. La mia mente era ancora scossa dallo shock e dal dolore. Come poteva una vita svanire così inaspettatamente, senza nemmeno il tempo per un’ultima parola o un addio? Pensai ai nipotini che sarebbero cresciuti senza conoscere il nonno, alla mia amica che non avrebbe più avuto un papà a cui ricorrere per ricevere sostegno e consigli, alla vedova che non avrebbe più avuto la presenza affettuosa di suo marito.
Mentre leggevo uno studio biblico che narrava in dettaglio le ultime ore della vita di Gesù, con la sua crocifissione e la sua risurrezione, fui colpita dal pensiero che agli amici e ai discepoli di Gesù la sua morte doveva essere parsa la cosa peggiore che potesse accadere. Tuttavia si trasformò nel miracolo più stupendo che si potesse immaginare: il trionfo di Cristo sulla morte. Se da quel terribile avvenimento emerse la speranza, è possibile ritrovare quella stessa speranza oggi? Ho pensato al dolore della mia amica. Che speranza si poteva avere davanti a quella morte tragica e prematura?
Il mio sguardo colse un versetto del Nuovo Testamento: «Nella sua grande misericordia Dio ci ha rigenerati a una viva speranza per mezzo della risurrezione di Gesù Cristo».6 Mentre riflettevo su quelle parole, mi resi conto che il miracolo del dono di Dio all’umanità non si esaurì duemila anni fa con la risurrezione di Gesù. È continuato, portando un messaggio di speranza viva, secolo dopo secolo fino a oggi.
Per quanto oggi la situazione possa sembrare cupa, è in arrivo un’alba radiosa. Quando Gesù si stava preparando a lasciare i suoi discepoli, fece loro una promessa: poiché Egli viveva, anche loro sarebbero vissuti, e anche noi.7 […]
Com’è sicuro che il sole sorge ogni mattino, così noi possiamo lasciarci alle spalle qualsiasi pena o dolore, per poi risorgere con una fede e una consolazione rinnovate nell’amore eterno di Dio.
Pubblicato sull’Ancora in inglese il 24 luglio 2018.
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