L’insopportabile omaggio di Dio
Virginia Brandt Berg
L’altro giorno mi sono arrivati per posta due libri, da due fonti diverse. Entrambi avevano come argomento la sofferenza, ma in diretta antitesi l’uno con l’altro. Poiché erano arrivati entrambi lo stesso giorno e provenivano da persone diverse, mi hanno particolarmente interessato. Che strana coincidenza!
Un autore ha trattato il problema della sofferenza da un punto di vista di completa sottomissione, cioè che, poiché Dio ha consentito l’arrivo della sofferenza, essa deve essere da quel momento e per sempre accettata come un peso da portare con paziente sottomissione. Poi ha elencato tutti i benefici che dalla sofferenza derivano, che sono molti; era uno splendido trattato sull’argomento e assolutamente vero.
Non hai mai dedicato un solo pensiero, però, a Dio come il grande liberatore che, una volta che la lezione è stata imparata, sarebbe disposto a liberare il prigioniero e guarire il sofferente. No, dal suo punto di vista il sofferente era lasciato alla sua sofferenza e grazie a questo avrebbe avuto un carattere sempre più santo, sì, ma non sarebbe mai stato liberato. E così il libro terminava.
L’altro libro sulla sofferenza aveva un approccio esattamente opposto a quello di cui vi ho appena parlato; lo trattava come un’oppressione del diavolo, secondo le scritture che Gesù andò attorno facendo il bene e guarendo tutti quelli che erano oppressi dal diavolo. (Vedi Atti 10:38.) Questo scrittore poi approfondiva il pensiero che Dio vuole sempre liberarci, che è suo grande desiderio rilasciare i prigionieri, liberare i sofferenti e guarire il corpo il più presto possibile. Bene, questi due libri sullo stesso argomento, ma esattamente opposti come pensiero, mi hanno fatto pensare molto alla questione. Entrambi contenevano così tanta verità che non potevo scartare né l’uno né l’altro, tuttavia, come può essere, secondo voi?
Ci sono sempre delle domande. È Dio che mi manda questa cosa? Questa settimana una persona ha scritto: “È questa la volontà di Dio per me? Se Dio ha permesso che mi succedesse questo, allora non vuole forse che lo sopporti pazientemente, che lo accetti dolcemente e impari a essere sottomessa, che sia contenta in qualsiasi condizione e non cerchi di esserne liberata, che non chieda a Dio di tirarmene fuori?”
Rispondere a tutte queste domande richiederebbe una dozzina di messaggi come questo; è impossibile adesso rispondere a tutte. A metà strada tra questi due libri, però, voglio solo menzionare due punti. Il primo è che Dio permette la sofferenza per approfondire la nostra vita spirituale, per schiarire la nostra visione, cioè perché possiamo vedere noi stessi come siamo veramente. Permette sofferenze e avversità per migliorare il nostro carattere.
Dio è molto più interessato a far crescere il nostro carattere e la forza della nostra anima che a generare un nuovo rivestimento dello stomaco o dei tessuti nuovi da qualche parte nel corpo. Comunque, se non dovessi avere tempo di dirlo in seguito, la sua Parola afferma certamente che alla fine ci libererà quando avremo imparato la lezione, o avremo ottenuto la benedizione spirituale che vuole darci, o siamo cresciuti nella grazia che è interessato a farci avere.
Qualche tempo fa, sul Reader’s Digest è uscito un articolo intitolato “Trasforma la tua malattia in una risorsa”, scritto dal dr. Louis Bisch.1 In esso fa un commento: “Un problema improvviso ti ha fiaccato le ginocchia, ti ha mandato zoppicando a letto e ti ha reso un abitante orizzontale dell’infermeria e un iniziato riluttante della confraternita del dolore. La tua prima reazione è stata protestare, agitarti e risentirti amaramente per un’interferenza così inopportuna nella routine della tua vita. In seguito, però, hai imparato che la tua malattia ti sta dando benefici sostanziali”.
Questo è stato scritto da un ottimo medico e lui termina l’articolo dicendo: “Qualunque malattia dovrebbe essere vista come un’opportunità per ottenere dividendi che la salute non può dare. Introspezione e autoanalisi gettano un fascio di luce sul tuo essere interiore, fino a renderti umile e rimetterti al tuo posto. Solo quando la via si restringe e la porta diventa angusta, alcune persone scoprono la loro anima, scoprono Dio”. Bene, a scrivere questo è un medico che ha trattato molte persone malate.
Avremmo potuto metterlo in altre parole e dire che il dolore e la sofferenza sono strumenti nelle mani di Dio per una correzione amorevole, perché ci ama troppo per abbandonarci a noi stessi senza il sano castigo della sua grazia. Il dolore non è un male irrilevante ma ha un ministero da svolgere e delle lezioni da insegnare. Ci offre il necessario castigo per mezzo del quale l’anima è purificata e la sopportazione rinforzata; offre a Dio l’opportunità di rivelare la sua presenza sostenitrice e il suo amore comprensivo.
Il Dio Padre di ogni misericordia e consolazione non è mai tanto vicino a un suo figlio come quando questi ha più bisogno del suo aiuto. 2 Corinzi 1:4 dice: “Il quale ci consola in ogni nostra afflizione affinché, per mezzo della consolazione con cui noi stessi siamo da Dio consolati, possiamo consolare coloro che si trovano in qualsiasi afflizione”.
A volte sembra che Dio ci abbandoni nella sofferenza e nella malattia e noi rimaniamo appesi a mezz’aria, per imparare che da soli siamo deboli, che sono deboli i fondamenti della sicurezza umana su cui tanto spesso ci appoggiamo.
Ora voglio parlare dell’altro punto. Credo che, una volta imparata la lezione, Dio voglia guarirti. Credo che la sua Parola sia piena di promesse ed esempi al riguardo. So che nella Parola di Dio ci sono promesse di guarigione per il corpo, perché le ho cercate diligentemente per molti anni. La sua guarigione è valida oggi. Ci credo anche a causa di tantissime testimonianze di persone pie che sono state guarite.
Imparate le lezioni disponibili in questi momenti di sofferenza, poi invocate guarigione e liberazione a Colui che dice: “Io sono l’Eterno che ti guarisco” (Esodo 15:26). Stringi il Signore e le sue promesse oggi. Gesù è lo stesso ieri, oggi e in eterno (Ebrei 13:8).
Dalla trascrizione di una trasmissione del programma radiofonico Meditation Moments. Adattata e ripubblicata sull’Ancora in inglese l’8 maggio 2023.
1 Reader’s Digest, Novembre 1937, p. 143–146.
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