Liberate i prigionieri
Maria Fontaine
C’è un gruppo di persone che potete trovare in ogni paese del mondo. Per la maggior parte provengono dagli strati più poveri della società, ma chi finisce in questo gruppo può venire anche dalla piccola e media borghesia, su fino alle classi più alte. Nella maggior parte dei casi la loro vita è diventata un inferno sulla terra, ma anche nelle circostanze spesso brutali e pericolose in cui sono costrette a vivere, c’è una grande possibilità che la luce divina risplenda in mezzo alle loro tenebre.
Le persone sono prigioniere del peccato finché i loro legami non vengono spezzati da Gesù con il suo sangue. Ma nel mondo ce ne sono alcune che non sono imprigionate soltanto del peccato, ma da veri e propri muri di prigioni, da sbarre e filo spinato. Che vi sentiate personalmente chiamati o no a svolgere il difficile compito di visitare i detenuti o di scrivere loro, potete lo stesso fare qualcosa d’importante se v’impegnerete a pregare per le persone in carcere che hanno un bisogno disperato di Gesù. Molti detenuti che in precedenza erano induriti e irraggiungibili e che sono stati trasformati soprannaturalmente dalla luce e dall’amore di Gesù, attribuiscono gran parte del miracolo avvenuto nella loro vita ai cristiani che hanno interceduto in preghiera per loro.
Sia che questi detenuti abbiano commesso dei reati o siano in prigione ingiustamente, le loro vite spesso sono soffocate da rancore, rabbia, solitudine, paura, rimorso, depressione e altre emozioni distruttive. Quelli più dediti al male frequentemente approfittano degli altri, trattandoli in modo brutale e demoralizzandoli, lasciandoli spesso senza alcuna speranza d’aiuto e a volte perfino di sopravvivenza.
Nel mio cuore c’è stato un posto speciale per i carcerati fin da quando ero piccola. Mia zia a volte visitava le prigioni con un gruppo della sua chiesa. Aveva incontrato un uomo che si era salvato, così mi ha suggerito di scrivergli regolarmente per incoraggiarlo. L’ho fatto è il mio cuore è rimasto toccato da lui e dai molti altri detenuti in tutto il mondo. Quella è stata la prima volta che ho avuto a che fare con un detenuto, anche se a distanza. Non ho mai incontrato l’uomo a cui scrivevo, ma ho potuto incoraggiarlo spiritualmente.
Il ministero delle prigioni, come alcune altre missioni, è spesso un lavoro lento. Ci sono molte sfide e molte questioni di sicurezza per superare tutta la burocrazia necessaria a oltrepassare quei muri materiali. Spesso poi ci sono molte barriere di durezza, risentimento, paura, depressione e disperazione che vanno superate, anche nel cuore degli stessi detenuti. Se però il Signore vi ha messo nel cuore questo desiderio, spalancherà delle porte davanti alla vostra perseveranza. Può essere un ministero molto soddisfacente, in cui il Signore può usarvi molto per cambiare delle vite umane un po’ alla volta.
Si stima che in tutto il mondo ci siano undici milioni di persone confinate nelle prigioni.1 Sono un segmento della società che per la maggior parte non ha nessuno che l’aiuti, nessuno a cui importa se vive o muore. Mentre una parte è composta da criminali violenti, un’altra parte considerevole si trova lì per reati non violenti. Ci sono probabilmente anche molte persone innocenti. In molti posti il loro “reato” potrebbe essere il disaccordo con le persone al potere, la partecipazione a dimostrazioni antigovernative, o l’appartenenza a una minoranza religiosa. In alcuni paesi, perfino in alcuni del cosiddetto primo mondo,2 molte persone passano anni o anche decenni in prigione senza essere accusati di alcun reato.
Questo è solo un breve sguardo al vasto argomento delle prigioni. C’è un bisogno spirituale così disperato di speranza e dello Spirito e della Parola del Signore. Non possiamo liberarli fisicamente, ma possiamo liberare il loro spirito per creare un contatto con Dio, che li ama e vuole che facciano parte del suo regno.
Gesù si è assunto la missione di liberarci. Noi possiamo contribuire a liberare gli altri prigionieri aiutandoli a diventare cittadini del suo regno.
In genere il mondo non offre agli ex detenuti molte opportunità di redimersi e diventare membri produttivi della società. Il marchio che portano rende loro difficile trovare un lavoro o rifarsi una vita, anche per quelli che hanno delle specializzazioni. Hanno bisogno di fede, speranza e la forza del Signore per aiutarli a perseverare e a superare le molte sfide che devono affrontare a causa del loro passato.
Molti ex detenuti non hanno un posto dove andare una volta rilasciati. Purtroppo molti tornano a una vita di crimine, violenza, droga ecc. e la loro vita continua a seguire una spirale verso il basso. Senza la speranza in qualcosa di più grande di questo mondo, alla maggior parte di loro manca la motivazione per superare le influenze negative del loro passato. Noi, però, come cristiani, abbiamo l’opportunità di fare una differenza. Se facciamo il possibile per aiutarli a trovare la fede in Gesù, la sua Parola e il suo amore possono aiutarli a uscire da quel circolo vizioso e a trovare una vita veramente nuova.
Il mondo creato dai peccati e dalla disumanità dell’uomo può essere molto freddo e crudele, ma, come dice la Bibbia, dove abbonda l’iniquità, abbonda molto di più la grazia.3 Uno dei motivi per cui Gesù ci fa restare qui sulla terra è che facciamo il possibile per realizzare il compito iniziato da Lui, di “guarire quelli che hanno il cuore rotto, proclamare la liberazione ai prigionieri e il recupero della vista ai ciechi, e rimettere in libertà gli oppressi”.4
Gesù disse: “Fui in prigione e veniste a trovarmi”.5 Possiamo andare a “trovare Gesù” nelle prigioni del mondo mediante le nostre preghiere per tanta gente che non ha speranza né amore né luce nella vita. Per favore, vi chiedo di fermarvi adesso e pregare che Dio porti la sua luce e la sua vita nei cuori di chi è incarcerato. Per favore, chiedete a Gesù di fare qualcosa per creare un contatto tra loro e Lui, per cambiare le cose e dare loro speranza e un modo di arrivare a capire che, nonostante tutto, Lui li ama sinceramente e senza condizioni.
“Ricordatevi dei carcerati, come se foste in carcere con loro; e di quelli che sono maltrattati, come se anche voi lo foste”.6
Pubblicato originariamente nell’aprile 2014.
Adattato e ripubblicato sull’Ancora in inglese il 16 maggio 2019.
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