L’eternità è importante
Compilazione
L’eternità è importante perché siamo esseri eterni (che operano temporaneamente secondo l’orologio). Non c’è da stupirsi che l’eternità abbia improntato quasi tutto ciò che Gesù aveva da dire riguardo alla vita sulla terra. Quei contadini, quei pescatori, quelle massaie che lo udirono parlare vicino al lago, erano come noi ossessionati dal presente — volevano giustizia, guarigione e libertà subito. Ma per aiutarli a comprendere il presente, Gesù continuò ad additare loro il futuro.
Beati siete voi adesso, disse Gesù, quando sopportate e cercate di riscattare ogni genere di male, perché poi, nel mio regno, la vostra vita sarà bella ed eterna. Potete perfino fare salti di gioia adesso, disse, “perché il vostro premio è grande nei cieli”.
Vi ricordate com’era, con tutti quei momenti difficili alle superiori o all’università, in attesa di arrivare al diploma o alla laurea? Sgobbavate, una lezione dopo l’altra, faticavate con i compiti a casa, stavate alzati fino a tardi a studiare per gli esami. A volte però la mente andava a un’immagine che vi riempiva di speranza: voi, sul palco, con toga e berretto e con un sorriso enorme sul viso, che stendete la mano per ricevere la laurea, mentre nella sala le macchine fotografiche scattano i loro flash. Tutto il lavoro ormai è alle spalle e il vostro premio vi aspetta.
Se siete seguaci di Cristo, quell’immagine di un premio futuro è il paradiso. È ciò che alla fine darà un senso a tutte le cose. Ed è reale, altrettanto reale delle fatiche che dovete sostenere oggi. Potete aspettare con anticipazione il cielo con ogni fibra del vostro essere, perché allora tutto il lavoro sarà terminato e tutti i premi saranno davanti a voi. —Rick McKinley[1]
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Anche nelle situazioni peggiori che sembrano al di là delle nostre possibilità, Dio sa quante cose può sopportare il nostro cuore. Mi aggrappo alla fede che la nostra vita qui è temporanea, perché ci stiamo preparando per l’eternità. Non importa se la via qui è buona o è cattiva, il paradiso promesso ci attende. Nei momenti difficili ho sempre la speranza che Dio mi darà la forza di superare difficoltà e dolori, e che mi aspettano giorni migliori, se non su questa terra, per lo meno in cielo. —Nik Vujicic[2]
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David Livingstone, chiamato l’Apostolo dell’Africa, era nato in povertà e fin da piccolo aveva lottato per farsi un’educazione e allo stesso tempo mantenere se stesso e la propria famiglia. Quando decise di dedicare la vita al lavoro di missionario, lo presero in giro. Perfino i suoi cari tentarono di dissuaderlo. Quando finalmente arrivò in Africa, la vita gli presentò una difficoltà dopo l’altra — non solo le difficoltà della vita quotidiana e dei pericoli della natura, ma anche molte prove spirituali. Tuttavia guardò oltre le circostanze presenti, come riassunse in queste parole che rivolse agli studenti dell’Università di Oxford: “Ansia, malattie, sofferenze, o di tanto in tanto pericoli, insieme alla mancanza dei conforti e delle amenità normali della vita, possono farci esitare, possono far vacillare lo spirito e abbattere l’anima, ma devono farlo solo per qualche momento. Tutte queste cose non sono niente, in confronto alla gloria che sarà rivelata in noi e per noi [in cielo]. Non ho mai fatto un sacrificio”. —David Brandt Berg[3]
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“Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho conservato la fede”.[4] Paolo pensa a questa vita come a una corsa: “ho finito la mia corsa”. Lì davanti c’è il traguardo, con il giudice pronto a incoronare il vincitore. Lungo il percorso ci sono i testimoni che osservano la gara, tifando per i loro preferiti. Paolo aveva corso la sua gara quasi fino in fondo. Davanti a lui c’era il traguardo e vedeva già la corona brillante, pronta a essere posata sul suo capo. Il corridore impiega ogni muscolo e mette tutta la sua energia nella gara. Paolo aveva vissuto in quel modo. Dobbiamo fare del nostro meglio, se vogliamo vincere la corsa della vita.
La vita, allo stesso tempo, è una responsabilità, una cosa che dobbiamo custodire, proteggere, usare e riportare a casa senza danneggiamenti. “Ho conservato la fede”. La vita è una responsabilità per tutti, una cosa di cui devono rendere conto. Qualunque cosa Dio ci affidi è una responsabilità. Lo dimostra la parabola dei talenti. I giovani dovrebbero pensare alla vita e ai suoi privilegi come a qualcosa che non appartiene a loro: tutto quello che hanno e che sono viene da Dio e non va speso per i propri piaceri, ma per benedire altri. Bisogna poi renderne conto — e non solo dei semplici talenti ricevuti, ma anche di quelli guadagnati con l’uso. La storia dell’uomo che ricevette un solo talento è un avvertimento perenne per chiunque non utilizzi al massimo i suoi doni e le sue opportunità.
“Ormai mi è riservata una corona”. Nell’antichità il corridore che arrivava primo al traguardo riceveva solo una corona d’alloro, ma quella che ogni corridore cristiano riceverà sarà una corona di gloria imperitura. Così c’è qualcosa per cui vale la pena di vivere, oltre al piacere del successo in questo mondo. Chi vive una vita di fede riceverà la corona. Potrebbe anche non riuscire nelle lotte di questo mondo, potrebbe non incontrare il successo nella vita, così come lo vedono gli uomini, ma avere un successo grandissimo nel vero senso della parola, meritandosi ricompense eterne. Se viviamo bene in questo tempo presente, ammucchieremo tesori in cielo. —J. R. Miller[5]
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Mosè stimò il vituperio di Cristo ricchezza maggiore dei tesori d’Egitto che avrebbero potuto essere suoi, perché aveva lo sguardo rivolto alla ricompensa.[6] Guardò oltre i suoi giorni, con tutti i loro problemi e le loro tentazioni, e vide Gesù. Aveva lo sguardo puntato sull’eternità e le sue grandi ricompense; considerava le ricchezze di Cristo più grandi di tutte quelle dell’Egitto, della nazione più potente della terra a quei tempi, di cui avrebbe potuto essere il faraone.[7] —David Brandt Berg[8]
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Gesù disse che dove sarà il nostro tesoro, là sarà anche il nostro cuore.[9] Alcuni citano queste parole come se dicessero che “dovunque sarà il nostro cuore, là sarà anche il nostro tesoro”, ma non è proprio così. Il Signore disse che il cuore sarà là dove è il tesoro.
C’è un altro passo che conosciamo molto bene, ma rileggiamolo comunque: “Il vostro cuore non sia turbato; credete in Dio e credete anche in me. Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; se no, ve lo avrei detto; io vado a prepararvi un posto”. È in Giovanni 12,1-2. Poi Matteo 6,19-21 dice: “Non vi fate tesori sulla terra, dove la tignola e la ruggine guastano” — avrebbe potuto dire anche “e il fuoco brucia” — “e dove i ladri sfondano e rubano; anzi, fatevi tesori in cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove i ladri non sfondano e non rubano. Perché dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore”.
Mi chiedo: di che cosa fate più tesoro? Dov’è il vostro tesoro? Vi siete fatti dei tesori in cielo? È possibile anche essere poveri e non avere tesori in cielo. Non è questione di povertà o di ricchezza; la questione è: vi siete fatti dei tesori in cielo? —Virginia Brandt Berg[10]
[1] This Beautiful Mess (Multnomah Books, 2006).
[2] Life Without Limits (Doubleday, 2010).
[3] Gli ostacoli sono da superare (Progetto Aurora, 1999).
[4] 2 Timoteo 4,7 NR.
[5] Paul’s Message for Today (Hodder and Stoughton, 1904), adattato.
[6] Ebrei 11,26.
[7] Ebrei 11,24–27.
[8] Daily Might (Aurora Production, 2004).
[9] Matteo 6,21.
[10] Virginia Brandt Berg, Momenti di Meditazione; http://virginiabrandtberg.org/meditation-moments/mm132_the-mansion-just-over-the-hill.html.
Titolo originale: Eternity Matters.
Pubblicato sull'Ancora in Inglese il 2 gennaio 2014.
Letto in Inglese da Irene Quiti Vera.
Musica di Michael Dooley
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