Lealtà verso Dio
Peter Amsterdam
Una delle cose più rilevanti insegnate da Gesù tramite quello che disse e il modo in cui visse era l’importanza vitale di Dio nella nostra vita. Per Gesù, suo Padre era tutto. Lui era totalmente devoto a suo Padre e dipendente da Lui, e insegnò ai suoi seguaci a vivere nello stesso modo. La religiosità e la somiglianza a Gesù cominciano con l’accettare Dio come Essere vivo, personale e onnipotente che creò tutto ciò che esiste e che ama e si cura di ogni essere umano. Non è un’entità distante che creò l’universo, lo caricò come un orologio e poi se ne andò, lasciando che proseguisse per conto suo.
L’intera storia del Vecchio Testamento parla dell’interazione di Dio con l’umanità e grazie a questa storia arriviamo a comprendere che Dio è vivo e personale, è uno spirito, è santo, retto, giusto, paziente, misericordioso, amorevole, esistente di per Sé, eterno, onnisciente, onnipotente e onnipresente. Poiché è il nostro Creatore e il sostentatore della nostra esistenza, Dio è il rapporto più importante che possiamo avere e merita da parte nostra amore, culto, devozione, ubbidienza e fedeltà.
Troviamo una veduta sintetica ma onnicomprensiva di quella dedizione nel primo dei dieci comandamenti che Dio diede a Israele dopo averlo liberato dalla schiavitù in Egitto: “Io sono il Signore, il tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d’Egitto, dalla casa di schiavitù. Non avere altri dei oltre a Me”.1Quando chiesero a Gesù quale fosse il comandamento più grande, Lui indicò la stessa cosa con parole diverse: “Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”.2
“Non avere altri dei oltre a Me”, significa che nella nostra vita non dobbiamo mettere niente prima di Dio. Ciò non significa che non dobbiamo amare o prenderci cura di altre cose – lo facciamo, e ci mettiamo il cuore. Ma la precedenza assoluta è amare Dio sopra ogni altra cosa. Dopo tutto Lui è il creatore di tutte le cose e ha creato tutto ciò che amiamo: genitori, mogli, mariti, figli, fratelli, sorelle, amici, animali domestici ecc. Nelle parole di Gesù e in tutto il Vecchio Testamento c’è l’attesa che il nostro desiderio nei confronti di Dio, la nostra volontà di amarlo, servirlo e seguirlo, impegni tutto il nostro cuore e la nostra anima”.
“Che cosa richiede da te l’Eterno, il tuo Dio, se non di temere l’Eterno, il tuo Dio, di camminare in tutte le sue vie, di amarlo e di servire l’Eterno, il tuo Dio, con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima?”3
Dobbiamo essere leali a Dio e alla sua Parola. Troviamo questa aspettativa di lealtà nel Vecchio Testamento, ed è basata sul patto che Dio fece con Israele: che sarebbe stato il loro Dio e che loro sarebbero stati il suo popolo. Di conseguenza, loro dovevano rispettare gli ordini divini; a sua volta, Dio avrebbe dato loro un paese in cui vivere, che sarebbe appartenuto a loro; e si sarebbe preso cura di loro e li avrebbe sostenuti.
Il Nuovo Testamento indica la stessa aspettativa di fedeltà a un patto. Gesù ha sparso il suo sangue per noi e questo ha portato a un patto nuovo, migliore ed eterno tra Dio e il suo popolo.4 Troviamo la stessa aspettativa di amore e fedeltà a Gesù quando dice che la nostra lealtà nei suoi confronti dovrebbe sorpassare quella alla nostra famiglia. “Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; e chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me”.5
Il principio vissuto da Gesù e insegnato nelle Scritture è che la nostra priorità più importante è amare Dio con tutto il nostro cuore. Amiamo Lui prima di tutto, poi amiamo genitori, coniuge, figli, famiglia ecc. Amare Dio non toglie nulla all’amore profondo che proviamo per gli altri, ma lo mette nella giusta prospettiva.
Amare Dio innanzi tutto fa parte dell’essere simili a Gesù, perché era ciò faceva Lui – tanto che si sottomise alla volontà di suo Padre e arrivò fino alla croce, affinché potessimo diventare figli di Dio, membri della sua famiglia.
Il risultato naturale dell’amare Colui che ci ha creato, ci ama e si preoccupa per noi, Colui a cui siamo fedeli, è l’adorazione. Lo adoriamo per quello che è e per quello che ha fatto.
Nel Vecchio Testamento, l’adorazione includeva la preghiera, ma si concentrava principalmente sui sacrifici offerti nel tempio – sacrifici di animali, oltre che di farina, olio e vino. Quando Gesù parlò con la donna al pozzo, indicò che sarebbe successo qualcosa di diverso, che sarebbe arrivato un momento in cui non avrebbe avuto importanza in che luogo la gente avrebbe adorato. Invece di un luogo sacro, come il tempio per gli Ebrei o il monte Gherizim per i Samaritani, sarebbero stati i credenti il luogo in cui avrebbero preso dimora il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
Gesù le disse: «Donna, credimi: l’ora viene che né su questo monte, né a Gerusalemme adorerete il Padre. […] Ma l’ora viene, anzi è già venuta, che i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità, perché tali sono gli adoratori che il Padre richiede. Dio è Spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità».6
Chi o cosa adoriamo ha a che fare con chi o cosa detiene il primo posto nella nostra vita, a chi siamo fedeli. Quando Satana tentò Gesù, cercò di persuadere Gesù a cambiare l’oggetto della sua lealtà; cercò di sedurlo con le ricchezze e la gloria di questo mondo. Allora Gesù gli disse: «Vattene Satana, poiché sta scritto: “Adora il Signore Dio tuo e servi Lui solo”».7
Gesù fece riferimento a suo Padre oltre cento volte nei Vangeli e così facendo comunicò l’importanza di credere, comprendere e entrare nel rapporto giusto con Dio. Dio rivelò la sua natura e il suo carattere al suo popolo nel Vecchio Testamento e altre cose ci furono rivelate mediante le parole e le azioni di Gesù durante gli anni che passò sulla terra.
Gesù ci diede una comprensione più profonda del rapporto che gli individui possono avere con Dio. Illustrò il concetto di Dio come nostro Padre e di noi come suoi figli, con il rapporto che abbiamo con Lui in quanto tali. Con questo ha contribuito a rendere più personale il rapporto che abbiamo con Dio. Siamo suoi figli e Lui ci ama e si prende cura di noi. Possiamo confidare pienamente in Lui per ogni aspetto della nostra vita. Possiamo smettere di preoccuparci, perché ci conosce e ci ama, e sa di cosa abbiamo bisogno.8
Anche se nel Vecchio Testamento Dio è descritto diverse volte come un padre, non ci si rivolge mai direttamente a Lui come tale. Gesù introdusse il termine Padre come forma intima di rivolgersi a Dio. Utilizzò la parola aramaica Abba, che era un termine affezionato con cui rivolgersi al proprio padre. Gesù indicò chiaramente che il Padre ci ama e ci tratta come suoi figli, e che possiamo rivolgerci a Lui con intimità familiare, come si farebbe con un padre affettuoso.
L’apostolo Paolo dice: “Voi infatti non avete ricevuto uno spirito di schiavitù per cadere nuovamente nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito di adozione per il quale gridiamo: ‘Abba, Padre’. Lo Spirito stesso rende testimonianza al nostro spirito che noi siamo figli di Dio”.9 Anche se Gesù è Dio Figlio in maniera esclusiva, anche noi siamo figli e figlie di Dio e il Padre ci ama come tali, si cura di noi e ci apprezza individualmente. Il rapporto che dobbiamo avere con Dio non è inteso come un rapporto distante, freddo e timoroso, ma pieno d’amore e di fiducia. Conoscere la relazione che dobbiamo avere con il nostro Padre celeste dovrebbe aiutarci a comprendere e a credere nel nostro valore come individui. Abbiamo valore per Dio perché siamo suoi figli e quindi dovremmo riconoscerlo anche noi.
Gesù ci rivelò il suo rapporto con suo Padre – un rapporto d’amore e fiducia – e così facendo ha stabilito un esempio del tipo di rapporto che anche noi dobbiamo avere con Dio. Capire che Dio è il nostro creatore, che è infinitamente più grande di noi e tuttavia ci ama, dovrebbe spingerci a lodarlo e adorarlo, ad amarlo, ubbidirgli e desiderare di fare ciò che lo glorifica.
Pubblicato originariamente nel marzo 2016.
Adattato e ripubblicato sull’Ancora in inglese il 3 marzo 2022.
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