Le acque della Parola di Dio
William B. McGrath
Nel salmo 27 leggiamo che Re Davide considerava sua gioia principale, sua priorità nella vita, il poter ammirare la bellezza del Signore. Ai suoi tempi sarebbe andato nello splendido tabernacolo dove erano conservati gli artefatti simbolo dell’intervento di Dio a favore del suo popolo. Oggi possiamo andare in un luogo altrettanto bello e sorprendente; abbiamo la sua Parola nella sua completezza e lo Spirito Santo che abita in noi che parlano personalmente al nostro cuore.
Molti hanno testimoniato del fatto che, anche se avevano sentito parlare molto della Bibbia e l’avevano letta di quando in quando per molti anni fin dall’infanzia, dopo aver ricevuto Gesù e il perdono dei loro peccati le sue parole hanno preso vita per loro in maniera unica. La Bibbia diventa un libro molto diverso da tutti gli altri, un libro contenente una verità inesauribile su cui meditare, un libro che a volte sembra avere una Persona che vive nelle sue pagine, per così dire, e che insegna molto più di ciò che sta sulla pagina stampata.
Ogni volta che leggiamo la Bibbia, possiamo scoprire cose vecchie e nuove. Ecco un esempio di un racconto biblico su cui ho riflettuto:
La storia di Naaman, in 2 Re capitolo 5, parla di un famoso capitano dell’esercito siriano, dotato di successo, posizione, ricchezza e grande considerazione. Purtroppo era lebbroso e ciò lo isolava e gli faceva perdere tutto il lustro e l’importanza che aveva faticato così a lungo per ottenere.
Sua moglie aveva una giovane schiava ebrea, catturata durante una delle incursioni dell’esercito. La ragazza spiega alla sua padrona: “Se il mio signore potesse andare dal profeta che è in Samaria, certamente egli lo libererebbe dalla sua lebbra”.1
Naaman ha soldi, una posizione ed è molto rispettato, quindi agisce di conseguenza e prima va dal suo sovrano, il re di Siria, e gli spiega perché vuole andare dal profeta in Samaria. Il re di Siria allora manda una lettera al re d’Israele spiegandogli perché Naaman vuole fare quel viaggio. Il re d’Israele è molto turbato, perché non vuole essere ritenuto responsabile dei possibili risultati.
Naaman parte con il suo seguito regale per rintracciare Eliseo in Samaria, pronto a pagare un’ingente somma di denaro nella speranza di ottenere una fantastica guarigione. Naaman si comporta secondo la cultura del suo grande paese e pensa di presentarsi al Dio d’Israele nella consueta maniera dovuta a un re. Pensava che il re d’Israele avrebbe ordinato a Eliseo di curarlo e che certamente il Dio d’Israele avrebbe accolto la sua petizione, vedendo la grande somma e riconoscendo l’importanza di Naaman sulla scala sociale.
Quando Però Naaman e il suo seguito arrivano a casa di Eliseo, invece del profeta esce a incontrarlo un suo servitore, che gli dice di andare a lavarsi sette volte nel fiume Giordano. Questo per Naaman è un insulto. È pronto a pagare una somma enorme ed è un dignitario reale; essere incontrato da un servitore che gli presenta delle istruzioni è inaccettabile. Indubbiamente immaginava che il profeta Eliseo sarebbe uscito di persona a onorarlo in qualche specie di cerimonia elaborata.
Riparte pieno di rabbia, ma uno dei suoi stessi servi che lo aveva accompagnato nel viaggio gli suggerisce di provare almeno ad assecondare l’invito a lavarsi sette volte nel Giordano, tanto per scoprire se avrebbe funzionato. Naaman si calma, si ridimensiona, si reca al Giordano, si lava sette volte e viene miracolosamente guarito.
Nel suo libro Counterfeit Gods (Dei contraffatti), Timothy Keller ci dice che questa famosa storia biblica è colma di lezioni importanti per la nostra società contemporanea. Il successo personale, le grandi realizzazioni, la posizione sociale ed economica sono viste come massime priorità dalla nostra cultura — tutte cose che Naaman aveva. La vita e la mentalità di Naaman s’imperniavano su questa cultura e lui aveva ottenuto un grande successo. Pensava di usare i suoi contatti speciali e la sua ricchezza per presentarsi a Eliseo e al Dio ebreo. Scoprì invece che il Dio dell’universo “non è un’estensione della cultura, ma il suo trasformatore, non è controllabile ma è un Signore sovrano […] dal quale la salvezza non può essere meritata ma solo ricevuta”.2
Anche noi, come Naaman, potremmo avere il sottile desiderio che Dio organizzi un grande spettacolo per noi, quando lo cerchiamo per la salvezza o per delle risposte alle nostre preghiere più fervide. A volte sì, farà cose stupefacenti, ma non sempre. Come questa storia c’insegna, spesso ci chiederà di fare cose semplici, umili. Naaman fu invitato ad “andare a lavarsi” e all’inizio questo gli sembrò un insulto, un affronto al suo orgoglio e alla sua posizione. Oggi ci viene chiesto di lavarci nell’acqua della sua Parola.3 È una cosa semplice che chiunque può fare e, come per Naaman, ottiene risultati meravigliosi ed è un mezzo accurato di guarigione interiore.
Quando ritorniamo più volte alla sua Parola, essa diventa la nostra gioia e poi, naturalmente, la nostra massima priorità. Proprio come lo era per Re Davide l’andare al tempio e ammirare la bellezza del Signore, meditare su Dio per Colui che è, per tutto ciò che fa. Questa era una delle attività nella vita di Davide che lui non trascurava mai, perché vi trovava gioia e appagamento. E può essere così anche per tutti noi, quando ritorniamo più e più volte nel nostro salotto, o in qualunque altro posto, per riflettere sulla sua Parola ed entrare nella comunione della sua presenza. Quando passiamo momenti difficili, quando procediamo incespicando sulla strada della vita, quando subiamo grandi delusioni, questa è l’unica risorsa che ci aiuta e ci sostiene più e più volte.
Quando Naaman scese nel Giordano e si lavò “secondo la parola dell’uomo di Dio, la sua carne tornò come la carne di un piccolo fanciullo e fu mondato”. E Gesù ci dice: “Voi siete puri a causa della parola che vi ho annunciato”. La sua Parola purifica e rigenera il nostro spirito. Nel corso degli anni, quando l’osserviamo più profondamente e impariamo a goderla più pienamente e capirla più completamente, la nostra sicurezza e la nostra fede diventeranno gradualmente più forti. Questo semplice gesto, andare alla sua Parola, cambia le nostre motivazioni, la nostra identità, le nostre vedute e le nostre azioni.
“Gustate e vedete quanto l’Eterno è buono. […]E chi vuole, prenda in dono dell’acqua della vita.[…] Fiumi d’acqua viva. […] Acque nelle quali bisognava nuotare. […] Venite alle acque[…] Ascoltatemi attentamente, […] e l’anima vostra gusterà cibi succulenti. […] C’è un fiume i cui rivi rallegrano la città di Dio. - Perché l’Agnello […] li guiderà alle vive fonti delle acque”.4
Pubblicato sull’Ancora in inglese il 29 luglio 2020.
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