La speranza della gloria
Compilazione
Giustificati dunque per fede abbiamo pace presso Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore, per mezzo del quale abbiamo anche avuto, mediante la fede, l’accesso a questa grazia nella quale stiamo saldi e ci vantiamo nella speranza della gloria di Dio. —Romani 5,1-2
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C’è la speranza della gloria di Dio. C’è la precisa anticipazione di poter condividere in futuro la gloria di Dio. La parola “speranza” è piuttosto debole. “Sperare” significa volere qualcosa senza averne la certezza. Il termine greco elpis, però, significa una convinzione.
La speranza cristiana non è un auspicio speranzoso – è una certezza piena di speranza. […] Più facciamo esperienza della nostra pace e dell’accesso al Padre, più desideriamo vederlo faccia a faccia e più certi ed entusiasti siamo del prospetto di quella gloria in cielo.
Di per sé, il “cielo” può essere un’idea astratta e inappetibile. Se però hai un assaggio dell’“accesso” a Dio e ti rendi conto di come può essere inebriante sentire sulla lingua anche solo un paio di gocce della sua presenza, vorrai bere direttamente dalla fonte. Quel desiderio, quell’attenzione e quella gioiosa certezza del futuro si chiama “la speranza della gloria”.
In Cristo siamo stati liberati dal nostro passato (il nostro vecchio archivio di ribellione e peccato viene ignorato e noi siamo in pace con Dio); nel presente, siamo liberi di avere un rapporto personale con Dio; e un giorno sperimenteremo con certezza la libertà di una vita vissuta nella piena, stupenda presenza della gloria di Dio. —Timothy Keller
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Dio volle far conoscere la gloriosa ricchezza di questo mistero in mezzo ai pagani, cioè Cristo in voi, speranza della gloria. —Colossesi 1,27[1]
Non è in te
Il nodo della questione è questo: non puoi farcela da solo. Devi affidare al Signore la tua vita, la tua mente, il tuo cuore e tutto quanto, e lasciare che sia Lui a farlo. Quando la gente finalmente arriva al punto in cui si arrende, lascia andare e lascia fare a Dio, allora Lui ha l’opportunità di intervenire e farlo. Vuole farlo e vuole farti vedere che tu invece non puoi; vuole essere Lui a ricevere la gloria.
Si tratta solo di questo, è tutto per la gloria di Dio. È ovvio che tu non puoi farlo. Non puoi salvarti da solo, non puoi condurre una vita cristiana, non puoi essere buono, non puoi fare niente senza Gesù! Lui stesso ha detto: “Senza di Me non potete fare nulla”.[2]
Ammettiamolo, ognuno di noi è un disastro infernale e se non teniamo gli occhi puntati su Gesù e la mente sulla sua Parola, siamo destinati alla sconfitta, al dubbio, alla delusione e al fallimento finale. Nessuno di noi può sopportare di vedersi. Siamo un disastro e senza il Signore siamo niente, solo Lui può farlo, se ci arrendiamo a Lui.
Quando Pietro cominciò a guardare se stesso, cominciò ad affondare.[3] Non gli servì a niente. Se cominci a guardare te stesso, affonderai. Devi tenere gli occhi puntati su Gesù.
Non ce la farai mai, ma Dio lo farà in te. “Infatti è Dio che produce in voi il volere e l’agire, secondo il suo disegno benevolo. Perché voi siete morti ed è Cristo che vive in voi, la speranza della gloria ”.[4] In fondo si tratta solo di questo. “Dove il peccato è abbondato, la grazia è sovrabbondata”.[5]
Deve essere un miracolo della grazia divina. Il tuo lavoro per il Signore, i tuoi compiti giornalieri per il Signore, i tuoi pensieri e il tuo amore per Lui e per gli altri, il tuo altruismo, i tuoi sacrifici e tutta una vita di servizio, sono tutti quanti un miracolo di Dio. È opera di Dio.
Dio non si aspetta che sia tu a farlo. Si aspetta solo che confidi, ubbidisci e ti sottometti, poi Lui lo farà attraverso di te. Se arrivi alla fine di te stesso, è a quel punto che Dio ha l’opportunità di prendere il controllo e fare le cose che vanno bene a Lui. Per questo ho scoperto che è molto meglio pensare di essere peggiore di quel che sei, invece di migliore. “Se infatti qualcuno pensa di essere qualche cosa, non essendo nulla, inganna se stesso”.[6]
È meglio essere deboli in noi stessi, così che Lui possa essere forte in noi. “Ma noi abbiamo questo tesoro in vasi di terra, affinché l’eccellenza di questa potenza sia attribuita a Dio e non a noi”.[7] Più siamo deboli, più la sua potenza, la sua eccellenza e la sua forza si manifestano in vasi così fragili. [8]—David Brandt Berg
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La mia speranza è sol Gesù,
il sangue suo, la sua virtù.
Non c’è altra rocca pel mio cuor
che il nome suo consolator!
La rocca eterna è sol Gesù,
il resto è sabbia e nulla più,
il resto è sabbia e nulla più.
—Edward Mote, 1834
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Una sola via per la gloria
Prego che i vostri cuori siano inondati di luce, perché sappiate a quale futuro Dio vi ha chiamati e quanta gloria la sua eredità riserva a noi cristiani. —Efesini 1,18[9]
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Alcuni storici raggruppano Cristo con Mosè, Maometto, Confucio e altri leader spirituali. Gesù però rifiuta di condividere la stessa pagina. Dichiara: “Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di Me”. [10] Avrebbe potuto guadagnare qualche punto di correttezza politica in più se avesse detto: “Io conosco la via”, oppure “Io vi mostro la via”. Invece parla non di quello che fa, ma di quello che è: Io sono la via.
I suoi seguaci rifiutarono di abbassare il riflettore o spostarlo. Pietro annunciò: “In nessun altro è la salvezza; perché non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati”.[11] Molti evitano di manifestare una simile certezza. Giovanni 4,46 e Atti 4,12 sembrano primitivi in questa epoca di banda larga e mentalità ancora più larghe. Il mondo si rimpicciolisce, le culture si mescolano, i confini si piegano; questi sono i giorni dell’inclusione. Tutte le strade portano in cielo, giusto? Ma è poi vero? Questa frase è mangime da talk-show, ma è accurata? È possibile che tutti gli accessi a Dio siano corretti?
L’Islam dice che Gesù non fu crocifisso. I Cristiani dicono di sì. Non possono aver ragione entrambi.
Il Giudaismo rifiuta l’affermazione che Cristo sia il Messia. I Cristiani l’accettano. Qualcuno si sta sbagliando.
I Buddisti guardano al Nirvana, raggiunto dopo nientemeno che 547 reincarnazioni. I Cristiani credono in una vita, una morte e un’eternità di gioia insieme a Dio. Un punto di vista non esclude forse l’altro?
Gli umanisti non riconoscono che esista un creatore della vita. Gesù afferma di essere la fonte della vita. Uno dei due dice sciocchezze.
Gli spiritisti leggono il palmo della mano. I Cristiani consultano la Bibbia.
Gli Indù concepiscono un Dio plurale e impersonale. I seguaci di Cristo credono che “non c’è che un Dio solo”.[12] Qualcuno si sbaglia.
E, soprattutto, ogni religione non cristiana dice: “Puoi salvare te stesso”. Gesù dice: “È la mia morte sulla croce che ti salva”.
Come possono tutte le religioni portare a Dio, se sono così diverse? Su altri argomenti non tolleriamo una tale illogicità. Non pretendiamo che tutte le strade portino a Londra o tutte le navi partano per l’Australia. Non tutti i voli atterrano a Roma. Immagina come risponderesti a un agente di viaggio che ti dica una cosa simile. Gli dici che vuoi un volo per Roma, così lui guarda sul suo schermo. “Be’, c’è un volo per Sidney, in Australia, che parte alle 6”.
“Va a Roma?”
“No, ma offre ottimi pasti e film a bordo”.
“Ma io devo andare a Roma”.
“Allora le suggerisco la Southwest Airlines”.
“Ha dei voli per Roma?”
“No, ma hanno vinto costantemente dei premi per puntualità d’arrivo”.
La tua frustrazione aumenta. “Ho bisogno di una linea aerea che mi porti in un posto preciso: Roma”.
L’impiegato dell’agenzia sembra offendersi. “Signore, tutti i voli portano a Roma”.
Tu sai bene che voli diversi hanno destinazioni diverse. Non è una conclusione stupida, è ovvia. Non tutti i voli vanno a Roma. Non tutte le strade portano a Dio. Gesù ha tracciato un percorso ineguagliabile che non accenna a salvarsi da soli. Ha aperto un passaggio unico, sgombro da sforzi umani. Cristo non è venuto per i forti, ma per i deboli; non per i giusti, ma per i peccatori. Entriamo nella sua via quando confessiamo il nostro bisogno, non il completamento delle nostre azioni. Ci offre un invito unicamente suo, secondo il quale Lui lavora e noi riposiamo, Lui muore e noi viviamo, Lui ci invita e noi crediamo.—Max Lucado
Pubblicato sull’Ancora in Inglese il 26 div class="footnotes">
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