La celebrazione della Pasqua
“Egli non è qui, perché è risorto” (Matteo 28,6).
Compilazione
Quando Gesù morì sulla croce, il suo lavoro fu completato, e lo dicono le Scritture; la nostra salvezza era stata conquistata. Disse: “È compiuto”.[1] Finito!
Quando Maria Maddalena stava per toccarlo, dopo esserle apparso vicino alla tomba, Gesù le disse: “Non toccarmi, perché non sono ancora salito da mio Padre”.[2] Non dovette far rotolare via la pietra per uscire, perché aveva un corpo che avrebbe potuto attraversarla direttamente! Perché allora l’angelo dovette spostare la pietra?[3] Perché i suoi discepoli e il mondo intero potessero vedere che non era più là. La pietra non era stata sposta perché Gesù potesse uscire; Lui avrebbe potuto camminare dritto attraverso la montagna o la pietra. Era stata rotolata via perché gli altri potessero vedere che era sparito e che era veramente risorto.
Sapendo quanto Maria Maddalena l’aveva amato, l’attese per poterla vedere. Lei era rimasta lì a piangere e quando vide l’uomo che pensava fosse il giardiniere, disse: “Ti prego, dimmi dove l’hanno portato. Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno deposto”. E Lui disse: “Donna, perché piangi?” E dopo avergli dato una buona occhiata, lei si rese conto che era Gesù, così stava per abbracciarlo, ma Lui disse: “Aspetta, non sono ancora andato dal Padre”.[4]
Non sappiamo esattamente perché, ma doveva andare prima dal Padre. Forse perché il Padre voleva essere il primo ad abbracciarlo, il primo a riceverlo, il primo a onorarlo! Era certamente una questione di onorare il Padre, il Figlio che tornava dal Padre in cielo, da dove era venuto. Quando poi ritornò, come fece poco dopo, li abbracciò tutti, mangiò e bevve con loro, lesse Scritture con loro, parlò con loro e cucinò per loro.[5] Per quaranta giorni fu visto da oltre cinquecento persone diverse![6]
Immaginate l’amore di Cristo, la compassione di Cristo! Sarebbe potuto salire dal Padre e restare là, ma volle tornare a incoraggiarli, per dimostrare che era ancora vivo e che era veramente risorto. Apparve ai suoi discepoli numerose volte e in totale oltre cinquecento persone lo videro dopo la sua risurrezione, così che venisse confermato oltre ogni dubbio che non era più morto ma che era veramente risorto, di modo che la gente lo sapesse con sicurezza e ci credesse.
Per dimostrare che era veramente il Messia fu perfino disposto a cercare di convincere quei disquisitori che camminavano lungo la strada per Emmaus facendosi ancora domande sulle Scritture e discutendo tra di loro. Discusse le Scritture con loro mentre camminavano. Riuscì a nascondere la sua identità e li convinse che Gesù era il Messia, anche se non si resero conto che era proprio Gesù che camminava con loro. Poi lo invitarono a cenare con loro e dato che era usanza invitare l’ospite a spezzare il pane e pregare, Lui lo fece e in quel momento si rivelò, lasciandoli stupefatti.[7]
Passò quaranta giorni e quaranta notti sulla terra, confortando i suoi discepoli, istruendoli e incoraggiando la loro fede, dimostrando di essere risorto, così che non ci fossero dubbi in proposito. Camminò attraverso le porte. Apparve e scomparve. Viaggiò nel tempo o nello spazio. Fece un mucchio di miracoli mentre era di nuovo qui nel suo corpo risorto. Fece alcune cose davvero sorprendenti, ma si dimostrò ancora molto umano. Mangiò con loro, bevve con loro e perfino cucinò per loro.
Camminò attraverso porte massicce chiuse, per dimostrare che era veramente il Signore risorto e che il suo era un corpo risorto, miracoloso e soprannaturale. E anche, credo, per farci vedere come saremo noi quando risorgeremo, per incoraggiarci.[8] —David Brandt Berg
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Quello che succede a un cristiano quando muore non è oggetto di speculazioni, ma una certezza basata sulla verità. Nella storia avvenne qualcosa di stupendo che tolse la questione della vita dopo la morte dal campo delle congetture per trasferirlo in quello dei fatti accertati. Paolo afferma apertamente e chiaramente il motivo di questa sicurezza: “Colui che risuscitò il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù, e ci farà comparire con voi alla sua presenza”.[9] La risurrezione di Gesù Cristo stabilisce un precedente per la risurrezione di tutti quelli che sono in Cristo. In altre parole, la nostra futura risurrezione si basa sulla storicità di quella di Cristo. La risurrezione di Gesù Cristo non è una questione marginale, ma è centrale e cruciale per la fede cristiana. […] Il fatto che Gesù sia vivo e faccia di noi la sua dimora, non cambia solo la nostra prospettiva sulla vita futura, ma anche su questa, perché fino a che non saremo pronti ad affrontare la morte non sapremo mai davvero come vivere liberamente. La fede cristiana non è evasione dalla realtà, ma tratta della vita presente, vissuta nell’amore, nella forza e nella saggezza della presenza di Cristo dentro di noi. In questo abbiamo la certezza che Chi risorse dai morti farà risorgere noi per portarci con Sé nella nostra dimora eterna. —Charles Price
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Il sacrificio smette di essere un metodo di misura dell’amore quando diventa uno strumento di cambiamento, parte di un sistema di reciprocità in cui le persone sono debitamente compensate per le spese fatte. Per questo Gesù afferma: “Nessuno ha amore più grande di questo: dare la propria vita per i suoi amici”.[10] Nel dare la vita sulla croce, Gesù si offrì con un sacrificio di sofferenza che non può essere ripagato (certamente non da noi). Solo il sacrificio di una sofferenza che non può essere ripagata, né chiede di esserlo, è la vera misura dell’amore in un mondo caduto nel peccato. […] Nel giardino di Getsemani, Gesù implorò il Padre di allontanare quel calice da Lui, se fosse stato possibile. Ma non c’era alcun altro modo. Il nostro peccato esigeva il prezzo supremo. È un prezzo che nostro Signore pagò volentieri. Lo pagò sulla croce. E porta i segni della croce ancora oggi. —William A. Dembski
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Non abbandonatevi alla disperazione. Siamo il popolo della Pasqua e la nostra canzone è un alleluia. —Papa Giovanni Paolo II
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Un uomo che era perfettamente innocente si offrì in sacrificio per il bene degli altri, compresi i suoi nemici, e divenne il prezzo del riscatto del mondo. Fu un gesto perfetto. —Mahatma Gandhi
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La risurrezione completa l’inaugurazione del regno di Dio. […] È l’evento decisivo a dimostrazione che il regno di Dio è stato davvero varato sulla terra come in cielo. […] Il messaggio della Pasqua è che il nuovo mondo di Dio è stato rivelato in Gesù Cristo e che ora siete invitati a farne parte. —N. T. Wright
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La speranza cristiana è la fede che guarda al futuro per la realizzazione delle promesse di Dio, come quando nel servizio funebre anglicano si tumula il cadavere “nella speranza certa e sicura della Risurrezione a vita eterna, attraverso nostro Signore Gesù Cristo”. La speranza cristiana è una certezza, garantita da Dio stesso. La speranza cristiana esprime la conoscenza che ogni giorno di questa vita e in ogni momento dopo di essa il credente, basandosi sull’impegno preso da Dio, può dire sinceramente che il meglio deve ancora venire. —J. I. Packer[11]
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Egli, la Vita di ogni cosa, il nostro Signore e Salvatore, non scelse il modo in cui sarebbe morto, per non dare l’idea di temere un qualunque altro tipo di morte. No. Accettò e patì sulla croce una morte inflitta da altri, dai suoi nemici particolari, una morte che per loro era sommamente terribile e assolutamente da evitare; Egli lo fece affinché, avendo distrutto anche questa morte, si potesse credere che Lui era la Vita e riconoscere che il potere della morte era finalmente annientato. Si è così presentato un paradosso meraviglioso e impressionante, perché la morte che avevano pensato di infliggergli in segno di disonore e disgrazia è diventato un monumento glorioso alla sconfitta della morte. —Sant’Atanasio di Alessandria
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Non mi curo d’indagare perché non possano credere che un corpo terreno possa esistere in cielo, mentre la terra intera è sospesa sul nulla. —Sant’Agostino d’Ippona
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Nessun giornale scandalistico pubblicherà mai la notizia sconcertante che nell’antica Gerusalemme è stato scoperto il corpo mummificato di Gesù di Nazareth. I cristiani non hanno un corpo accuratamente imbalsamato e rinchiuso in una teca di vetro per essere adorato. Grazie a Dio abbiamo una tomba vuota. Il fatto glorioso che la tomba vuota ci annuncia è che la vita per noi non termina con l’arrivo della morte. La morte non è un muro, ma una porta. —Peter Marshall
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Com’è meraviglioso, com’è fantastico il tuo amore per noi, caro Salvatore, a pensare a tutto ciò che sei stato disposto a fare e soffrire per noi! In realtà non lo volevi, non lo desideravi, ma “sia fatta la tua volontà, non la mia”.[12] E allora sia fatta la tua volontà, non la mia — e siano queste le parole, i pensieri e le intenzioni del cuore di tutti noi.
Grazie per il tuo amore, per essere stato disposto a subire tutte quelle cose. Che giorno di allegria deve essere stato, quando sei risorto e ti sei reso conto che era tutto finito. Avevi conquistato la vittoria, il mondo era salvo! Avevi compiuto la tua missione. Avevi sofferto fino in fondo gli orrori dell’inferno per noi, l’agonia della morte, e adesso tutto era finito.
Sei risorto vittorioso e pieno di gioia, libero dai tuoi nemici, dalle mani degli uomini e dalla crudeltà umana, per non morire mai più. Così da poter redimere anche noi dalle stesse cose ed evitarci di doverle subire. “O morte, dov'è la tua vittoria? O morte, dov'è il tuo dardo? Il dardo della morte è il peccato. Chi ci ha liberato da questo corpo di morte? Io rendo grazie a Dio per mezzo del sangue di Gesù Cristo”.[13] Grazie, Signore, per quella meravigliosa vittoria! Nel nome di Gesù, amen. —David Brandt Berg
[1] Giovanni 19,30.
[2] Giovanni 20,17.
[3] Matteo 28,2.
[4] Giovanni 20,11–17.
[5] Atti 1,3.
[6] 1 Corinzi 15,6.
[7] Luca 24,13–31.
[8] Luca 24,30–43; Giovanni 20,19, 26, 30; Filippesi 3,21.
[9] 2 Corinzi 4,14 NR.
[10] Giovanni 15,13.
[11] Adattato.
[12] Luca 22,42.
[13] 1 Corinzi 15,55–56; Romani 7,24–25.
Titolo originale: Easter Celebration. Tradotto da A. Maffioli e S. Marata.
Pubblicato sull’Ancora in Inglese il 17 aprile 2014.
Letto in Inglese da Jon Marc.
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