Il suo tempismo perfetto
Compilazione
Odio essere in ritardo. Quando c’è un avvenimento importante – chiesa, lavoro o lezione – mi piace arrivare almeno dieci minuti prima. Quella mattina siamo arrivati con dieci minuti di ritardo. Essere in ritardo mi fa sentire come se non appartenessi al posto in cui mi sto recando, come se non m’importasse quel che basta ad arrivare in tempo e quindi non merito di esser lì. […]
Questo mi ha vagamente ricordato una parabola raccontata da Gesù, nella quale un proprietario terriero uscì a cercare degli operai per la sua vigna. Cominciò a cercarli alle nove e ne trovò alcuni. Uscì di nuovo a mezzogiorno e altre persone acconsentirono ad andare a lavorare da lui. Il padrone continuò la sua ricerca, finché non ebbe operai al lavoro da mattina a sera.
Quando andò a pagare gli operai, tutti rimasero stupiti nel ricevere la stessa somma di denaro. Le persone che erano arrivate al mattino guadagnarono lo stesso di quelle che erano arrivate per gli ultimi dieci minuti di lavoro! I primi arrivati rimasero un po’ seccati, a dir poco.
Pensavano di meritare di più, perché avevano lavorato più a lungo e più faticosamente, ma il padrone ribatté dicendo di non essere stato ingiusto, perché aveva il diritto di fare quel che voleva con i suoi soldi.
Voleva dare a tutti la stessa ricompensa.
Dopo che la mattina era iniziata col piede sbagliato, mi sentivo un po’ imbarazzata a entrare in chiesa. Poi ho avuto una bellissima sorpresa. Quando insieme a mio padre ho salito gli scalini davanti al porticato d’ingresso, uno degli addetti all’ingresso ha fatto un grande sorriso, ci ha porto il fascicolo del culto del giorno e ci ha rivolto un invito bellissimo: “Tempismo perfetto, cari amici! Vi stavamo aspettando…”
Dopo essermi tormentata e biasimata da sola, le sue parole hanno colpito la mia anima dove ne avevo più bisogno. In qualche modo ero benvenuta. In quel momento ho sentito il richiamo di Gesù che mi invitava a una vita avvolta dalla sua grazia. […]
Siamo tutti invitati a una vita con Dio, non importa a che ora arriviamo. Quando ci presentiamo a una vita con Lui, qualunque momento è perfetto, perché Gesù è sempre stato il traguardo finale.
A volte non vogliamo avvicinarci a Dio perché non ce ne sentiamo degni. Aspettiamo a presentarci fino a quando non abbiamo l’aspetto migliore, con una vita in perfetto ordine. Nel frattempo, ci torturiamo con sensi di inadeguatezza e vergogna. Lui, comunque, ci accetta in qualunque condizione siamo e ci chiede di sederci al suo tavolo.
Non vedo l’ora che arrivi il giorno in cui tutti noi– le persone che hanno aspettato pazientemente tutta la vita Gesù e quelle che lo hanno incontrato solo al momento del loro ultimo respiro – saremo riuniti in cielo per condividere la gloria di Dio. Mi immagino Gesù stesso, in piedi davanti alle porte d’oro, mentre accoglie i suoi figli con un sorriso caldo in volto… “Tempismo perfetto, amici. Vi stavo aspettando”. —Mikayla Briggs1
Il tempismo di Dio è perfetto ed è Lui ad avere l’ultima parola
Ci sono tre lezioni importanti da imparare in Giovanni 11, su come tener duro nei momenti di crisi. Gesù viene avvisato che il suo amico Lazzaro è seriamente ammalato. Con grande sorpresa dei suoi discepoli, Gesù non corre a guarirlo, ma si ferma per due giorni prima di partire. Quando arriva a Betania, a casa di Lazzaro e delle sue due sorelle, Gesù viene a sapere che Lazzaro era morto due giorni prima.
Prima lezione: Il tempismo di Dio è sempre perfetto. Dio non è mai in anticipo, mai in ritardo, ma sempre in tempo. Il nostro tempismo non è quello di Dio. A noi, il suo spesso sembra un ritardo lungo ed esasperante.
Il tempismo perfetto di Dio fa due cose: aumenta la nostra fede, perché siamo obbligati ad aspettare e a confidare in Dio, e assicura che Lui, e Lui solo, riceva gloria e lode per averci aiutato a farcela. “I miei giorni sono nelle tue mani” (Salmi 31:15).
Al momento giusto, Dio supplirà ai tuoi bisogni. Al momento giusto, Dio ti libererà. Al momento giusto, Dio verrà in tuo soccorso. […]
Seconda lezione: Le vie di Dio non sono le nostre vie. “Infatti i miei pensieri non sono i vostri pensieri, né le vostre vie sono le mie vie”, dice il Signore. “Come i cieli sono alti al di sopra della terra, così sono le mie vie più alte delle vostre vie, e i miei pensieri più alti dei vostri pensieri” (Isaia 55:8-9).
Dio ha una prospettiva eterna. Dio è il grande “IO SONO” (Yahweh) che conosce il passato, il presente e il futuro. E cosa sappiamo noi? Niente, in realtà. Niente in confronto a Dio. Se fossi Gesù, avrei guarito Lazzaro immediatamente. Gesù invece voleva far crescere la fede dei suoi discepoli, che dopo la sua morte sarebbero stati i catalizzatori della diffusione del messaggio di Cristo nel mondo. Sapevano che Gesù aveva il potere di guarire le persone, ma risuscitare un morto da quattro giorni? Ma figurati, quello porta la fede a un livello completamente nuovo. […]
Terza lezione: Dio ha sempre l’ultima parola. Per quanto la situazione possa sembrare terribile e impossibile, per quanto tu ti senta uno schifo, per quanto possa sembrare che non ci siano risposte, aiuto né speranze, Dio ti aiuterà a farcela perché Lui e Lui solo ha l’ultima parola. […]
Lazzaro era morto e rimasto a decomporsi quattro giorni in quella tomba. Non è solo un punto finale, è un punto esclamativo! Ma non era finita. Bisogna mettere una virgola lì in fondo. Gesù risuscita Lazzaro dai morti, con tutti gli organi funzionanti, con la pelle in decomposizione resa nuova. […]
Il mondo ha messo un punto dopo la crocifissione e la morte di Gesù. Dio però ha sempre l’ultima parola. Il terzo giorno risuscitò Gesù e Lui è vivo! “O morte, dov'è la tua vittoria? O morte, dov'è il tuo dardo? Ora il dardo della morte è il peccato, e la forza del peccato è la legge; a ringraziato sia Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo” (1 Corinzi 15:55-57).
Grazie a Gesù Cristo, la morte e la tomba non hanno più l’ultima parola nella nostra vita. Gesù ha l’ultima parola. —William Thomas2
Appena in tempo
Il tempismo di Dio è stupefacente! Diversi anni fa, mentre lavoravo durante alcuni fine settimana in un ospedale, mi hanno chiesto di badare a una donna anziana nel reparto di pronto soccorso, che era magrissima e debole per uno stadio avanzato di cancro. Appena sono entrato nella stanza, ha cominciato a esprimere la sua angoscia. Ho cercato di incoraggiarla, ma ho incontrato solo rabbia, pessimismo e perfino insulti. Ho deciso di fare semplicemente il mio lavoro e mi sono mi sono occupato di vari lavoretti materiali.
Mentre dormiva, mi sono seduto e ho letto alcune pubblicazioni religiose. Una storia che mi ha colpito era quella di un uomo che era stato coinvolto nell’occultismo, poi aveva trovato piena salvezza in Cristo. Grazie alla sua decisione di fede, non solo è stato liberato lui, ma anche molti altri.
Ho riflettuto su quanto ho letto e mi è dispiaciuto di aver rinunciato così facilmente a parlare con quella donna. Mancava mezz'ora alla fine del mio turno, ma ho deciso di provarci.
Quando la donna si è svegliata, le ho detto: “Non so perché le sia successo tutto questo, ma una cosa che so è che, qualsiasi cosa succeda, Gesù la ama e vuole essere il suo miglior amico. Lui può guarire il suo dolore e il suo rancore e ridare gioia alla sua vita. È alla porta del suo cuore e aspetta solo che lei lo faccia entrare. Perché non gli chiede di entrare nel suo cuore e nella sua vita?”
Con mia sorpresa, la donna ha cominciato a piangere. Ha pregato ardentemente con me per accogliere Gesù come suo Salvatore, poi mi ha chiesto scusa per avermi trattato così male. Non ha vissuto molto più a lungo, ma quando è morta era un’anima veramente cambiata, pronta a incontrare il suo Creatore.
Ho avuto un’altra esperienza che dimostra il tempismo miracoloso di Dio. Ero su una strada pedonale, in una cittadina della Danimarca, quando mi è venuta incontro una ragazza. Le ho offerto un volantino cristiano e lei si è fermata a prenderlo.
Le ho chiesto se credeva in Dio e lei ha risposto di no. Allora le ho chiesto se credeva nell’amore. A quel punto lei si è illuminata e ha risposto che sì, ci credeva. Le ho spiegato che Dio è amore e che con il suo aiuto possiamo avere una vita piena di amore e un vero proposito. Ha pregato umilmente con me, poi si è scusata e se ne è andata.
Due settimane dopo ho trovato una busta nella casella della posta. Dentro c’erano due lettere, una della madre della ragazza e una della ragazza stessa. Sua madre scriveva: “È stata l’ultima volontà di mia figlia che le spedissi questa sua lettera. Ora mia figlia è morta, ma voleva farle sapere che il suo incontro ha significato molto per lei”.
Nella lettera, la ragazza scriveva: “Ora sto entrando nel buio, ma lo faccio con la consapevolezza che l’amore è reale e che c’è una grande Luce ad attendermi. Prima di incontrarti avevo paura di morire, ma adesso mi sento in pace”.
La sua nota mi ha fatto venire le lacrime agli occhi, perché non avevo idea che fosse allo stadio terminale di una malattia. Mi ha ricordato il versetto in cui Gesù dice: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; e chiunque vive e crede in me, non morirà mai” (Giovanni 11:25-26). —Peter Ericsson
Pubblicato originariamente sull’Ancora in inglese il 23 gennaio 2024.
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