Il seminatore e i semi
Peter Amsterdam
Nella parabola del seminatore e dei semi,1 Gesù parlò di quattro tipi di terreno su cui furono sparsi i semi: la strada, dove i semi furono mangiati dagli uccelli; il terreno con uno strato di terra poco profondo e uno strato roccioso sottostante; il terreno coperto di rovi; e il terreno buono e fertile.
Cominciò la sua interpretazione dicendo:
Voi dunque intendete la parabola del seminatore. Quando qualcuno ode la parola del regno e non la comprende, il maligno viene e porta via ciò che era stato seminato nel suo cuore. Questi è colui che ha ricevuto il seme lungo la strada.2
In Matteo, il seme è chiamato la parola del regno; in Marco è la parola; e in Luca è la parola di Dio. L’interpretazione della parabola collega i semi piantati in quattro tipi diversi di terreno a quattro tipi di reazione che le persone hanno quando ascoltano il messaggio della Parola di Dio.
Quando i semi caddero sulla superfice indurita della strada, rimasero esposti e fu facile per gli uccelli mangiarli. Negli scritti ebraici dei tempi di Gesù, gli uccelli a volte simboleggiavano il diavolo. Alcune persone sono come terra indurita. I semi non hanno la possibilità di germinare in un suolo tanto duro, perché la persona non è ricettiva al messaggio. Alcuni potrebbero udire con le orecchie, per cortesia, ma non ascoltano veramente. I semi a quel punto sono portati via dal maligno.
Poi Gesù diede l’interpretazione del secondo tipo di terreno improduttivo.
E quello che ha ricevuto il seme in luoghi rocciosi, è colui che ode la parola e subito la riceve con gioia; ma non ha radice in sé, ed è di corta durata; e quando sopraggiunge la tribolazione o persecuzione, a causa della parola, ne è subito scandalizzato.3
Diversamente dai semi caduti sulla strada, in questo tipo di terreno i semi possono germinare. La terra però è poca, perché lo strato roccioso sottostante è vicino alla superficie. Di conseguenza il terreno si scalda all’inizio della stagione e le piante spuntano in fretta, ma a causa della mancanza d’acqua e delle radici poco profonde, seccano e muoiono. Questo terreno produce piante dalla vita breve.
Nel contesto del Vangelo, questo tipo di terreno rappresenta chi udì il messaggio di Gesù, vide alcuni dei suoi miracoli e inizialmente ascoltò con entusiasmo i suoi insegnamenti. Il messaggio li riempì di gioia, ma il loro entusiasmo non si basava su un convincimento personale ma derivava da emozioni e stimoli esterni; una volta cessati questi, le emozioni si raffreddarono e l’entusiasmo svanì.4 Quando giunsero difficoltà, avversità o persecuzioni a causa della fede, il loro entusiasmo iniziale si affievolì e la fede sparì. Gli individui tipo “luoghi rocciosi” hanno una fede superficiale; le loro radici non vanno in profondità. I momenti di prova mettono fine alla loro fede. Anche se germogliano in fretta e crescono in parte, seccano prima di portare frutto.
Poi Gesù parlò dei semi sparsi tra le spine.
E quello che ha ricevuto il seme fra le spine è colui che ode la parola, ma le sollecitudini di questo mondo e l’inganno delle ricchezze soffocano la parola; ed essa diviene infruttuosa.5
Questo terreno sembra piuttosto fertile, perché i semi germinano e crescono, ma è quello che fanno anche le spine che crescono nello stesso posto. È chiaro che in questo caso c’è una reazione positiva alla Parola, ma essa non porta frutto perché altre cose le riducono lo spazio e ostacolano la sua capacità di crescere completamente e maturare.
La parola greca usata per “sollecitudini” in sollecitudini del mondo può essere tradotta anche con preoccupazione, come riportano altre versioni. Le preoccupazioni sono una cosa comune a tutti gli esseri umani; è una delle condizioni della vita, perché non sappiamo mai cosa porterà ogni nuovo giorno. Possiamo sempre pensare a cose che minacciano in qualche modo di danneggiarci, e ci sono sempre cose che vorremmo avere ma non abbiamo.6
Gesù poi spiegò il significato dei semi caduti sul terreno buono:
Quello invece che riceve il seme nella buona terra, è colui che ode la parola, la comprende e porta frutto; e produce uno il cento, un altro il sessanta e un altro il trenta per uno.7
Il terreno buono produce quelli che ascoltano e capiscono la Parola; quelli che, come dice Marco, odono la parola e l’accolgono8 e la ritengono in un cuore onesto e buono.9 Chi ode e comprende, non si limita a capire il significato della Parola, ma l’accetta, vi crede, l’assimila e s’impegna a seguirla. Sono queste le persone che portano frutto.
I Cristiani produttivi sono quelli che odono e comprendono la Parola di Dio, che quindi porta frutto nella loro vita e in quella degli altri. In parole povere, i veri Cristiani portano frutto.
Per alcuni, la Parola di Dio entra da un orecchio ed esce dall’altro, senza mai mettere radici. Altri ricevono il messaggio con entusiasmo e si sentono elettrizzati per un momento, ma quando sorgono difficoltà o problemi, queste prove dimostrano la superficialità del loro impegno. Alcuni accettano il Vangelo, ma gradualmente altri interessi lo soffocano e gli tolgono ogni priorità.10 Il risultato che questi tre hanno in comune è che non portano frutto.
Questi tipi improduttivi, insieme a quelli che invece portano frutto, originariamente descrivevano le persone che venivano ad ascoltare gli insegnamenti di Gesù. C’erano grandi folle, a volte migliaia di persone che lo ascoltavano e a volte stavano con Lui per diversi giorni.11 Non tutti però ricevevano le sue parole e ci credevano; e non tutti quelli che udirono e credettero proseguirono nel loro percorso. Alcuni si allontanarono. Ciononostante, Gesù continuò a predicare e insegnare – anche quando alcuni dei suoi stessi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui.12
Gesù predicò fedelmente il messaggio senza preoccuparsi dei risultati, dando un esempio che noi dovremmo seguire nella testimonianza, nell’insegnamento e nell’addestramento dei discepoli. Non tutti quelli a cui testimonieremo crederanno; non tutti quelli che crederanno continueranno a crescere o perfino proseguiranno nella fede. Alcuni s’inaridiranno, altri saranno distratti dalle preoccupazioni del mondo. Il nostro compito è fare il possibile per condividere il Vangelo con gli altri, nutrirli spiritualmente e spronare la loro crescita. I risultati che ci saranno nella loro vita, però, dipenderanno dalle loro decisioni e dal loro impegno a crescere spiritualmente.
Riflettendo su questa parabole e adattando il suo messaggio a noi stessi e alla nostra vita di fede, potrebbero esserci dei momenti in cui rispecchieremo uno di questi tre terreni improduttivi. Forse ci sono momenti in cui ci ritroviamo come la strada dura, avendo perso interesse nella Parola di Dio ed essendo poco ricettivi a Lui. In momenti simili, Dio forse sta cercando di parlarci, ma a causa dell’insensibilità della nostra mente, le sue parole non penetrano nel nostro cuore e rimangono inefficaci.
Forse la gioia che avevamo in precedenza nella nostra vita cristiana si è affievolita e la nostra fede e il nostro impegno stanno appassendo, come i semi nel terreno roccioso. O forse le preoccupazioni della vita, i pesi, i problemi, i malanni fisici e altre cause di preoccupazione ci hanno distratto. Forse la ricerca della stabilità finanziaria – o perché abbiamo un bisogno disperato o perché siamo concentrati a guadagnare di più – sta soffocando la nostra fede e la nostra produttività, come le spine.
Come discepoli che rimangono attenti a vivere secondo gli insegnamenti di Gesù, dobbiamo essere consapevoli delle condizioni del terreno del nostro cuore. Sta a ognuno di noi restare saldamente legati alla Parola di Dio e portare frutto con pazienza; rimanere un terreno buono, ricettivo e fertile, così da portare frutto per il Signore secondo i nostri doni e la nostra chiamata. Come disse Gesù: In questo è glorificato il Padre mio, che portiate molto frutto, e così sarete miei discepoli.13
Pubblicato originariamente in inglese nel marzo 2016.
Adattato e ripubblicato il 1 aprile 2019.
1 Matteo 13,3–23.
2 Matteo 13,18–19.
3 Matteo 13,20–21.
4 R. T. France, The Gospel of Matthew (Grand Rapids: Eerdmans, 2007), 520.
5 Matteo 13,22.
6 Leon Morris, The Gospel According to Matthew (Grand Rapids: Eerdmans, 1992), 347.
7 Matteo 13,23.
8 Marco 4,20 NR.
9 Luca 8,15.
10 Craig S. Keener, The Gospel of Matthew: A Socio-Rhetorical Commentary (Grand Rapids: Eerdmans, 2009), 384.
11 Matteo 15,32.
12 Giovanni 6,66.
13 Giovanni 15,8.
Articoli recenti
- Il primo Natale: chi, cosa, quando, dove, come e perché
- Perché il Natale è importante
- La miglior preparazione per il futuro
- Una piccola bimba tra le mie braccia
- Un Natale preso in prestito da tradizioni pagane?
- Perché abbiamo problemi?
- Siate forti nella gioia del Signore
- Un posto alla tavola del Padre
- Quando Dio non guarisce subito
- Il Giorno del Ringraziamento: un cuore pieno di gratitudine