Il regno di Dio:
presente e futuro
Peter Amsterdam
Il “regno di Dio” è stato il tema centrale degli insegnamenti di Gesù nei Vangeli e lo troviamo in molti punti chiave dei Vangeli, come nella Preghiera del Signore,nel Sermone sul Monte, nell’Ultima Cena e in numerose parabole. Anche se nel Vecchio Testamento non si trova l’espressione “regno di Dio”, il concetto del suo regno e della sua regalità è presente in numerosi versetti del Vecchio Testamento, come: “Il tuo trono, o Dio, dura in eterno; lo scettro del tuo regno è uno scettro di giustizia.Poiché all’Eterno appartiene il regno, ed Egli signoreggia sulle nazioni”.1
Nel corso dei secoli, il popolo ebreo vide Dio come un re, sia in senso universale come governante di tutta la terra sia in uno più specifico come loro re, di cui erano il popolo.2 Dio chiamò l’antica nazione di Israele in modo speciale, perché vivesse sotto il suo regno e riconoscesse la sua sovranità – il suo regno e i suoi comandamenti. Purtroppo, Israele in genere non visse come Dio aveva stabilito nei suoi comandamenti. Per questo i profeti mandati da Dio cominciarono a parlare del bisogno di un rinnovamento del cuore:
“Vi darò un cuore nuovo e metterò dentro di voi uno spirito nuovo; toglierò dalla vostra carne il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. […] Metterò dentro di voi il mio Spirito e vi farò camminare nei miei statuti, e voi osserverete e metterete in pratica i miei decreti”.3
Le Scritture parlavano di un uomo che sarebbe venuto e si sarebbe seduto sul trono di Davide; si presumeva che questi fosse il futuro Messia:
“Poiché un bambino ci è nato, un figlio ci è stato dato. Sulle sue spalle riposerà l’impero, e sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace. Non ci sarà fine all’incremento del suo impero e pace sul trono di Davide e sul suo regno, per stabilirlo fermamente e rafforzarlo mediante il giudizio e la giustizia, ora e sempre”.4
Ai giorni di Gesù c’era una grande attesa del Messia. La visione generale riguardante il Messia era collegata alla speranza e all’attesa della liberazione o della salvezza dall’occupazione da parte di potenze straniere, cui gli Ebrei erano stati sottoposti fin dal loro ritorno dall’esilio a Babilonia. Per secoli erano stati sotto il governo dei Greci, dei Tolomei e dei Seleucidi. Poi, dopo cent’anni di governo autonomo, erano caduti sotto il controllo di Roma. Desideravano ardentemente un giorno in cui non sarebbero più stati governati da stranieri. Aspettavano con ansia il Messia promesso, che li liberasse dal controllo straniero e instaurasse nuovamente il regno d’Israele – che loro consideravano il regno di Dio.
Così, quando la gente sentì parlare di un uomo che faceva miracoli e parlava del regno di Dio, ci fu una grande eccitazione. Forse era arrivata l’ora della liberazione della nazione d’Israele, dell’emancipazione dagli stranieri e dell’instaurazione del regno nazionale materiale che tutti aspettavano. Comunque, gli insegnamenti di Gesù riguardo al regno andavano oltre l’attesa di un’entità politica o geografica; in essi, in pratica, ridefiniva e sostituiva le aspettative che ne avevano gli Ebrei.
Un regno presente o futuro?
Quando Gesù parlava del regno, a volte diceva che era arrivato, mentre altre volte ne parlava come se dovesse ancora venire alla fine dei tempi o del mondo. Uno scrittore spiega che il Vecchio Testamento era il periodo di preparazione del regno; il ministero, la morte e la risurrezione di Gesù erano l’instaurazione del regno; e il giudizio finale ne sarà il completamento.5
Qui di seguito vi sono alcuni versetti che parlano di come il regno di Dio sia entrato nel mondo per mezzo di Gesù e del suo ministero.
“Interrogato dai farisei sul quando verrebbe il regno di Dio, rispose loro e disse: ‘Il regno di Dio non viene in maniera che si possa osservare; né si dirà: Eccolo qui; o: Eccolo là; poiché, ecco, il regno di Dio è dentro di voi’”.6
Qui Gesù fa notare che non solo il regno non è qualcosa di materiale, ma che è già in mezzo a loro in quel momento. Anche se i versetti che abbiamo appena visto parlano del regno di Dio come se fosse presente, questi altri lo mettono nel futuro:
“Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli; ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli”.7
“Allora il Re dirà a coloro che saranno alla sua destra: ‘Venite, benedetti del Padre mio; ricevete in eredità il regno che vi è stato preparato sin dalla fondazione del mondo’”. 8
Anche altri detti e parabole che parlano del regno sono messi nel futuro.9 Così, il regno è qualcosa che era presente ai tempi di Gesù (e continua a essere presente oggi), o è solo un regno futuro che arriverà al momento del giudizio?
Quando il regno è visto come il dinamico regno di Dio, può essere interpretato sia come una realtà presente iniziata mediante il ministero di Gesù, sia come una manifestazione futura che sarà perfetta e completa.
Entrare nel regno di Dio
I miracoli di Gesù erano un’indicazione che il regno di Dio era giunto ed era presente, almeno in parte, durante il suo ministero. Gesù trasmise il significato del regno di Dio anche mediante le sue azioni e i suoi insegnamenti. Quando Giovanni Battista mandò i suoi discepoli a chiedere a Gesù se fosse Lui “colui che deve venire” o se dovessero aspettare un altro, Gesù rispose dicendo: “Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi recuperano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono mondati, i sordi odono, i morti risuscitano, e l’evangelo è annunziato ai poveri”.10
Con i suoi insegnamenti, Gesù rivelò alcune informazioni sul regno. Raccontò numerose parabole che illustravano com’era o a cosa poteva essere paragonato il regno di Dio: un granello di senape, un uomo che seminò del buon seme nel suo campo, il lievito, un tesoro nascosto in un campo, una rete gettata in mare, un re che preparò un banchetto di nozze per suo figlio.11
Quando mangiava con le persone emarginate dal Giudaismo (i pubblicani e i peccatori), quando toccava gli impuri, perdonava i peccati e guariva di Sabato, aiutava sempre a comprendere in maniera più profonda la grazia, l’amore, l’attenzione e la misericordia del Padre, oltre che la natura del suo regno.
Insegnando ai suoi discepoli a pregare “Padre nostro che sei nei cieli”, li aiutò ad avere un rapporto nuovo con Dio, rendendoli parte della sua famiglia.12 Entrare nel regno di Dio significa iniziare un rapporto nuovo con Dio. È prendendo una decisione per il regno che uno entra a farne parte.
Vediamo il bisogno di un simile impegno nella chiamata dei Vangeli al pentimento: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; ravvedetevi e credete all’evangelo”.13 La donna che lavò i piedi di Gesù con le sue lacrime e li asciugò con i suoi capelli aveva un nuovo atteggiamento di amore e gratitudine nei confronti di Dio perché i suoi peccati le erano stati perdonati.14
Quando Dio regna nella nostra vita, il nostro atteggiamento di fede e fiducia rispecchia ciò che è espresso nella preghiera che Gesù insegnò ai suoi discepoli: “Sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra”.15 Per quelli di noi che ripongono la loro fiducia in Dio e instaurano un rapporto con Lui grazie al sacrificio di suo Figlio, il regno di Dio diventa una realtà presente.
Quando le persone entrano nel regno, il centro della loro vita si sposta. Vengono rigenerate, nascono dallo Spirito. Si arrendono al regno di Dio e si affidano a Lui. Come vediamo negli insegnamenti dati da Gesù nel Sermone del Monte e in altri punti, bisogna vivere con principi più alti: amare gli altri, perdonare i nemici e così via.
Anche se gli insegnamenti di Gesù riguardanti il regno avevano qualche similarità con quello che veniva generalmente insegnato nel giudaismo, essi andavano oltre il giudaismo tradizionale, perché Lui vi diede un nuovo significato. Attraverso la sua vita, la sua morte e la sua risurrezione dimostrò che il regno di Dio non era una speranza ambigua nel futuro; con la sua venuta era diventato imminente e richiedeva una reazione immediata.
Oltre a questo insegnò che l’ingresso nel regno non era limitato al popolo ebreo, ma era aperto a tutti. L’ingresso nel regno di Dio non era limitato a Israele quando parlò alla Samaritana al pozzo, dicendole che “l’ora viene, anzi è già venuta, che i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità, perché tali sono gli adoratori che il Padre richiede”.16
La pienezza del regno si avrà quando Gesù ritornerà per stabilire il suo regno sulla terra. “I regni del mondo sono divenuti il regno del Signor nostro e del suo Cristo, ed Egli regnerà nei secoli dei secoli”.17
Vivere nel regno
Entrare nel regno per fede in Gesù Cristo ci garantisce la vita eterna, ma questa non inizia solo quando uno muore. La vita eterna, come il regno di Dio, è anche una realtà presente. Per noi credenti la vita eterna è già iniziata. Anche se il nostro corpo fisico alla fine morirà, il nostro spirito continuerà a vivere eternamente con Dio. Il nostro spirito, la nostra essenza, la persona che siamo oggi, uscirà semplicemente dalla porta della nostra attuale vita terrena attraverso la morte ed entrerà in una vita che continuerà in eterno.
Nel frattempo, dobbiamo anche vivere nel regno di Dio nel presente. Come? Rinunciando a quello che si potrebbe vedere come il nostro “regno” personale. Ognuno di noi ha ricevuto da Dio una certa misura di autonomia e autorità, sotto forma di libero arbitrio. Di conseguenza, abbiamo in un certo senso ricevuto un “regno” in cui possiamo fare liberamente delle scelte. Ciò fa parte dell’essere fatti a immagine di Dio.
Quando entriamo nel regno di Dio, siamo invitati a integrare il nostro “regno” – ciò su cui abbiamo autorità – nel suo. Dobbiamo allineare la nostra volontà con quella divina e lasciare che la sua guidi la nostra vita, compresi i nostri pensieri più intimi e le nostre azioni esteriori.
Vivere nel regno di Dio vuol dire vivere quotidianamente con un rapporto personale e interattivo con Lui – un rapporto che abbraccia la nostra vita terrena e poi continua per l’eternità.
Pubblicato originariamente nel luglio 2015.
Adattato e ripubblicato sull’Ancora il 13 agosto 2021.
1 Salmi 45,6; Salmi 22,28.
2 Salmi 103,19.
3 Ezechiele 36,26–27.
4 Isaia 9,6–7.
5 J. Rodman Williams, Renewal Theology: Systematic Theology from a Charismatic Perspective (Grand Rapids, Zondervan, 1996), 290.
6 Luca 17,20–21. Vedi anche Luca 16,16.
7 Matteo 7,21.
8 Matteo 25,34.
9 Matteo 8,11–12; 5,18–20; 13,24–30; 47–50.
10 Luca 7,22.
11 Matteo 13,31.24.33.44.47; 22,2.
12 Matteo 6,9.
13 Marco 1,15.
14 Luca 7,36–50.
15 Matteo 6,10 CEI.
16 Giovanni 4,23.
17 Apocalisse 11,15.
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