Il posto più umile
Compilazione
Mi piace come Robert Capon si riferisce a Luca 14 come a un insieme di “parabole sulle feste” di Gesù. Luca racconta come Gesù, invitato a pranzo, spiega al fariseo padrone di casa e ai suoi ospiti il tipo di regole di galateo da tenere a una festa, che rispecchiano il comportamento a un pranzo nel Regno di Dio.
Come preludio alla sua parabola del grande banchetto, diede loro dei consigli su come partecipare a una festa e come prepararne una (Luca 14,7-14). Quando siete invitati a un banchetto, non affannatevi a scegliere i primi posti, perché il padrone di casa non vi umilii dicendovi che il posto è riservato a un altro invitato più degno di voi. Invece, Gesù consiglia, scegliete il posto più umile della sala, così che il padrone di casa, vedendo la vostra umiltà, vi faccia salire a un posto d’onore (Luca 14,8-11).
Dopo aver dato questo consiglio, racconta la parabola del grande banchetto, con la quale veniamo a sapere che nel Regno di Dio la festa include un mucchio di persone sgradevoli, con molti posti vuoti. Aspetta, però! Torniamo al consiglio del Signore di prendere il posto più umile a un banchetto. Come dovremmo prendere questo consiglio quando si tratta di immaginare la nostra partecipazione alla grande cena per il completamento del suo Regno? […]
Se la posizione più umile avesse il segnaposto “Primo dei peccatori”, l’accetteresti? In quel caso, ti aspetteresti che l’apostolo Paolo si mettesse a discutere con te su chi sia la persona giusta per quel posto? (1 Timoteo 1,15). […] Se ci fosse un posto del genere nel salone, giù in fondo, col segnaposto “Primo dei peccatori”, t’immagineresti una mucchio di aspiranti tali che discutono su a chi spetti quel posto?
Forse si può risolvere il problema stabilendo quanti posti a sedere ci sono nel salone. Ecco cosa penso: ce ne sono solo due ed entrambi sono logori. C’è quello dell’umiltà e quello della gloria; entrambi sono già stati occupati da nostro Signore. L’apostolo Paolo ammonisce:
“Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù, il quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l’essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, ma svuotò se stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini; trovato esteriormente come un uomo, umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce. Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni nome” (Filippesi 2,5-9).
Come per il Signore, lo stesso avverrà a tutti quelli che vogliono fare festa con Lui “Chiunque si innalzerà sarà abbassato e chiunque si abbasserà sarà innalzato” (Matteo 23,12). —Dr. Steven Hein1
Il messaggio più profondo
Spesso, quando si parla di umiltà, come per esempio in Luca 14,7-11, sembra un semplice gesto politico. Lo chiameremmo un segno di virtù, oggi.
Gesù prende parte a uno Shabbat. È la cena del venerdì sera, che segna l’inizio dell’osservanza del sabato. C’è la preghiera, la benedizione del pane e del vino e il ringraziamento a Colui “che nutre il mondo intero con bontà, grazia, amabilità e compassione”.
A questo Shabbat gli ospiti si affannano a prendere il posto d’onore. Gesù racconta loro una parabola (o per lo meno, Luca la chiama una parabola): non scegliete il posto migliore, prendetene uno umile e aspettate di essere invitati a prenderne uno migliore, dice Gesù. Prendete prima un posto elevato e sarete umiliati quando il padrone di casa vi chiederà di lasciarlo e lo darà a qualcun altro.
Ops. Imbarazzante, no? Ecco il consiglio, allora: per evitare l’imbarazzo di essere invitati a prendere un posto minore, cominciate da quello più in basso. Vedendoti là in fondo, umilmente, in un posto così lontano dalla tua condizione, il padrone di casa potrebbe invitarti a prenderne uno più elevato (e manderà qualcun altro in basso, con tua grande soddisfazione). E, bravo che sei stato, “allora ne avrai onore davanti a tutti quelli che saranno a tavola con te”. Evviva, evviva!
Ma se questa è una parabola – una storia con un doppio senso – allora dobbiamo guardare meglio, scavare più a fondo. Penso che la chiave stia nella natura della cena del Shabbat. Dopo la proverbiale lezione di Gesù sull’umiltà come gesto politico, […] Gesù spiega al suo anfitrione: la prossima volta, al prossimo Shabbat, i tuoi ospiti d’onore devono essere “i poveri, gli storpi, gli zoppi e i ciechi”.
Una lista degli ospiti interessante. Sono le persone (e i loro discendenti) cui la legge levitica (Levitico 21,17-23) proibisce espressamente di fare le offerte sacrificali al Signore nel tempio. Per di più, per la loro povertà e la tristezza della loro condizione fisica, non posso contraccambiare chi li ha invitati e non hanno alcuna speranza di poterlo fare. Un bel punto davvero, anzi, l’unico per invitarli.
La parabola di chi è invitato a salire è davvero molto politica, perché Cristo infrange le distinzioni di classe, crea l’economia della salvezza e ci mette tutti al nostro posto come mendicanti davanti al Signore.
L’invito alla mensa di Gesù è un invito a una maggiore umiltà, perché sappiamo di non poter contraccambiare il nostro anfitrione. Non ne abbiamo i mezzi. Ognuno di noi si trova tra “i poveri, gli storpi, gli zoppi e i ciechi”, umili supplicanti che estendono mani vuote così che il Signore possa riempirle.
La debolezza della nostra fede, la mancanza di una visione chiara, tutti noi zoppicanti sulla via stretta e angusta mentre ci sforziamo di restare in riga: non c’è motivo per cui dovremmo essere invitati a salire più in alto. Tuttavia, per la sua compassione Lui sceglie di invitarci su all’amore del Padre. —Russell E. Saltzman2
Umiltà nei confronti degli altri
In Matteo 22,29, Gesù disse che, se vogliamo imparare da Lui, dobbiamo essere umili di cuore. Dobbiamo imparare da Lui perché era umile di cuore, allora troveremo riposo per le nostre anime.
L’umiltà è un luogo di grande riposo e contentezza. Tutto ciò che Cristo fece, le sue parole, il suo cammino, erano sempre un’illustrazione di umiltà; quando scelse i suoi discepoli, scelse degli uomini umili. Perfino sua madre disse: “Ha guardato l’umiltà della sua serva” (Luca 1,48). Non furono una condizione elevata o i suoi buoni principi a renderla adatta a essere la madre del Figlio di Dio, ma la sua umiltà e la sua purezza.
Nel Vangelo, Gesù pregò così: “Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli” (Matteo 11,25), cioè agli umili. Qui Cristo afferma che solo gli umili possono ricevere le profonde verità di Dio.
Una volta Bunyan disse: “È difficile scendere nella valle dell’umiliazione, perché la discesa è aspra, dura e ripida, ma c’è davvero una valle feconda, quando arrivi laggiù”. Ricordate, però, l’umiltà non consiste nell’odiare se stessi, ma nel pensare agli altri e rivelare loro l’umiltà di Gesù mediante la vostra vita. “Quanto all’onore, fate a gara nel rendervelo reciprocamente, ognuno considerando l’altro meglio di se stesso, sottomettendovi gli uni agli altri” (Romani 12,10; 1 Pietro 5,5).
Quando nel capitolo 9 di Luca i discepoli litigarono su chi sarebbe stato il più grande nel regno, Gesù rispose: “Il più piccolo di tutti voi, questi sarà grande” (Luca 9,46-48). Quando i figli di Zebedeo chiesero a Gesù se avrebbero potuto sedersi alla sua destra e alla sua sinistra (i posti migliori in cielo), Lui disse loro che non stava a Lui darglieli; ma aggiunse: “Chiunque tra di voi vorrà essere primo, sarà vostro servo, come il Figlio dell’uomo è venuto per servire” (Matteo,27-28).
In Luca 18,14 troviamo questa affermazione: “Chiunque si innalza sarà abbassato e chi si abbassa sarà innalzato”. Dio ci aiuti a ricordare che il test del cammino quotidiano del cristiano è amore e umiltà.
L’umiltà verso gli altri è una prova dell’umiltà verso Dio, perché lo spirito della nostra vita si manifesta nel nostro comportamento verso gli altri con dolce umiltà. L’umiltà davanti a Dio non è niente se non è dimostrata dall’umiltà verso gli uomini, specialmente nella nostra vita personale. “Servite gli uni gli altri per mezzo dell’amore” e “Camminate con ogni umiltà e mansuetudine, con pazienza, sopportandovi gli uni gli altri nell’amore” (Galati 5,13; Efesini 4,2).
L’umiltà è una delle lezioni più difficili da imparare e va imparata mediante la comunione con il Signore Gesù Cristo, umiliandoci alla sua presenza, come dice questo versetto, con umiltà e mansuetudine, imparando da Lui. “Prendete su di voi il suo giogo e imparate da Lui e troverete riposo per le vostre anime” (Matteo 11,29).
Quando sentite parlare di tutta la confusione, i dubbi e le paure nel cuore degli uomini oggi, ricordate che ha promesso riposo per la vostra anima, se prenderete il suo giogo e imparerete da Lui. —Virginia Brandt Berg
Pubblicato sull’Ancora in inglese il 14 febbraio 2023.
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