Il nostro Salvatore risorto
Compilazione
“I doni del Maestro sono questi: libertà, vita, speranza, una direzione nuova, trasformazione e intimità con Dio. Se la croce fosse stata la fine della storia, non avremmo speranza. La croce però non è la fine. Gesù non sfuggì alla morte; la sconfisse e aprì la strada del cielo a tutti quelli che oseranno credere. La verità di questo momento, se ce ne lasciamo permeare, è stupefacente. Significa che Gesù è veramente quello che diceva di essere, che noi siamo veramente perduti come ha detto Lui e che Lui è veramente l’unico modo in cui possiamo ricollegarci intimamente e spiritualmente con Dio”. —Steven James
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Com’è meraviglioso, com’è fantastico il tuo amore per noi, caro Salvatore! E pensare a tutto ciò che sei stato disposto a fare e soffrire per noi! In realtà non lo volevi, non lo desideravi, ma “sia fatta la tua volontà, non la mia”.[1]
Grazie per il tuo amore, per essere stato disposto a subire tutte quelle cose. Che giorno di allegria deve essere stato, quando sei risorto e ti sei reso conto che tutto era finito. Avevi conquistato la vittoria, il mondo era salvo!
Sei risorto vittorioso e pieno di gioia, libero dai tuoi nemici, dalle mani degli uomini e dalla crudeltà umana, per non morire mai più; così da poter redimere anche noi dalle stesse cose ed evitarci di doverle subire. “O morte, dov'è la tua vittoria? O morte, dov'è il tuo dardo? Il dardo della morte è il peccato. Chi ci ha liberato da questo corpo di morte? Io rendo grazie a Dio per mezzo del sangue di Gesù Cristo”.[2] Grazie, Signore, per quella meravigliosa vittoria! Nel nome di Gesù, amen. —David Brandt Berg
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Una descrizione del nostro Salvatore risorto: è eternamente forte; è completamente sincero. È eternamente saldo, è immortalmente magnanimo. È imperialmente potente; è imparzialmente misericordioso. È il fenomeno più grande che abbia mai attraversato gli orizzonti del globo. È il Figlio di Dio; è il Salvatore dei peccatori. È il riscatto dei prigionieri; è il soffio della vita. È il centro della civiltà; è fermo nella sua solitudine. È augusto e unico; non ha paralleli e non ha precedenti. È indiscusso e immacolato; è insuperato e incrollabile. È il pensiero più alto della filosofia; è la personalità più elevata della psicologia. È il soggetto più alto della letteratura; è la dottrina fondamentale della teologia. È la Pietra d’angolo e la Chiave di volta. È il miracolo di tutte le epoche. —S. M. Lockridge
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La risurrezione di Gesù è l’inizio del nuovo progetto divino di non trasportare la gente dalla terra al cielo, ma di colonizzare la terra con la vita del cielo. Dopotutto, è questo il significato del Padre Nostro. —N. T. Wright
L’uovo di Philip – Un racconto
Philip era nato con la sindrome di Down. Era un bambino piacevole, felice, a quanto pare, ma sempre più consapevole della differenza tra lui e gli altri bambini. Philip frequentava fedelmente la scuola domenicale ogni settimana. Frequentava la terza classe con altri nove bambini di otto anni.
Sapete come sono a otto anni. E Philip, con le sue differenze, non è stato accettato subito. Il suo insegnante però era sensibile alle sue esigenze e ha cercato di aiutare questo gruppo di bambini a volersi bene come meglio potevano, in quelle circostanze. Imparavano, ridevano, giocavano insieme. E si volevano bene, anche se i bambini di otto anni non dicono ad alta voce di volersi bene.
Ma non dimenticate una cosa. A tutto questo c’era un’eccezione. Philip non faceva veramente parte del gruppo. Non aveva scelto di essere diverso, né voleva esserlo. Semplicemente lo era. E le cose erano così e basta.
Il suo insegnante ha avuto un’idea meravigliosa per la domenica dopo Pasqua. Avete mai visto quelle cose in cui a volte vendono i collant… quei piccoli contenitori di plastica che assomigliano a uova? L’insegnante ne ha raccolte dieci. I bambini sono rimasti sorpresi e divertiti quando li ha portati a lezione e ne ha distribuito uno a ciascuno. Era una bella giornata di primavera e il compito era uscire, trovare un simbolo di una vita nuova, metterlo nell’uovo e riportarlo in classe. Poi a uno a uno l’avrebbero aperto e avrebbero fatto vedere a tutti le loro sorprese e i loro simboli di una vita nuova.
È stato magnifico. C’era una gran confusione. Erano tutti scatenati. Sono corsi in giro per i giardini intorno alla chiesa, raccogliendo i loro simboli, poi sono tornati in classe.
Hanno messo tutte le uova su un tavolo, poi l’insegnante ha cominciato ad aprirle. Tutti i bambi si sono radunati intorno al tavolo. Ne ha aperto uno e dentro c’era un fiore. Tutti hanno fatto ooh e aah. Ne ha aperto un altro e dentro c’era una farfallina. “Che bella farfalla!” hanno detto tutte le bambine, perché è difficile per dei maschietti di otto anni dire qualcosa come “bello”. Ne ha aperto un altro e dentro c’era un sasso. Come succede con i bambini della terza, qualcuno ha riso e qualcuno ha detto: “Che scemenza! Come fa un sasso a rappresentare la vita?” Ma il bambino sveglio che ce l’aveva messo ha detto: “Quello è il mio. E sapevo che tutti avrebbero preso fiori, gemme, farfalle e roba del genere. Così ho preso un sasso perché volevo essere diverso. E per me quella è una vita nuova”. E tutti si sono messi a ridere.
L’insegnante ha detto qualcosa a proposito della saggezza dei bambini di otto anni e ne ha aperto un altro. Non c’era dentro niente. I bambini, come succede quando hanno otto anni, hanno detto: “Non vale! È una cosa stupida! Qualcuno ha sbagliato”.
Poi l’insegnante si è sentito tirare per la camicia e ha guardato giù. “È il mio”, ha detto Philip.
E i bambini hanno detto: “Non fai mai la cosa giusta, Philip. Non c’è dentro niente!”
“Ho fatto la cosa giusta!” ha replicato Philip. “Ho fatto proprio la cosa giusta. La tomba è vuota!”
Tutti sono rimasti in silenzio, proprio un grande silenzio. E a voi gente che non credete nei miracoli, voglio dire cosa è successo quel giorno. Da quel momento le cose sono cambiate. Philip improvvisamente è entrato a far parte di quel gruppo. Lo hanno accettato. È stato liberato dalla tomba della sua diversità.
Philip è morto l’estate scorsa. La sua famiglia sapeva fin dal momento in cui era nato che non avrebbe avuto una vita completa. C’erano troppe cose che non andavano nel suo piccolo corpo. Così, verso la fine del luglio scorso, per colpa di un’infezione che la maggior parte dei bambini normali avrebbe superato senza problemi, Philip è morto.
Al suo servizio funebre, nove bambini di otto anni sono sfilati fino all’altare, non con dei fiori per mascherare la dura realtà della morte… nove bambini di otto anni, insieme al loro insegnante della scuola domenicale, sono sfilati davanti all’altare e vi hanno deposto un uovo vuoto… un uovo di plastica, per i collant, scartato e vuoto.
E la tomba è vuota! —Anonimo[3]
Pubblicato sull’Ancora in Inglese il 22 marzo 2016.
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