Il Dio che mi vede
Compilazione
“Chiamò il nome dell’Eterno che le aveva parlato: ‘Tu sei El Roi [il Dio che vede]’, perché disse: ‘Ho veramente veduto colui che mi vede’”1
Possono esserci momenti nella vita in cui ci sembra che il mondo ci abbia abbandonato, ma possiamo trovare conforto nella consapevolezza che abbiamo un Dio che ci vede.
Questo è vero nella storia del Vecchio Testamento in cui troviamo Agar, una donna portata via dal paese natale per lavorare come una serva. Angosciata, fuggì dalla famiglia di Abraamo e Sara, dove il suo corpo era stato usato per produrre una progenie per loro.
Proprio quando Agar sentiva che nel mondo non le era rimasto niente di buono, dicono le Scritture, un angelo del Signore la trovò presso una sorgente nel deserto e la consolò. L’angelo le disse: “Torna dalla tua padrona, e sottomettiti alla sua autorità. […] Io moltiplicherò grandemente la tua discendenza tanto che non la si potrà contare, a motivo del suo gran numero”.2
Dio vede il nostro mondo segreto e capisce che tutti abbiamo un bisogno fondamentale di essere visti e riconosciuti. Come Agar, quando vediamo con gli occhi della fede, incontreremo un Dio che ci vede in ogni secondo di ogni giorno. Dio veglia sulla sua creazione; sapere che siamo sotto lo sguardo amorevole del nostro Padre celeste può veramente cambiare la nostra prospettiva. Abbiamo tutti bisogno di un piccolo promemoria che Dio ci vede davvero.
Per questo il pozzo dove Agar incontrò l’angelo tra Kadesh e Bered fu chiamato “Beher Lahai Roi”, che significa “il pozzo del Dio vivente che mi vede”. Qualsiasi nome possiamo scegliere di dare a Dio parla tanto del nostro bisogno quanto del carattere di Dio. È nel nostro bisogno che sperimentiamo Dio nel modo più profondo. È ciò che Agar scoprì nel deserto: Dio mi vede. Conosce il mio nome. Sa chi sono. Ora Agar ha incontrato un Dio intimo e personale che ha compassione di lei.
Nemmeno nella notte più buia della nostra anima siamo soli davanti ai nostri problemi. Come Agar, possiamo trovare consolazione e pace perché abbiamo un Dio che ci vede. —Brett McBride
Ciò che Agar mi ha insegnato
Avevo una conoscenza base di chi fosse Agar grazie alle varie bibbie illustrate che avevo letto da bambina. Quest’anno, però, dopo aver deciso di leggere tutta la Bibbia dal principio alla fine, ho tratto dalla sua storia alcune prospettive nuove sull’amore che Dio prova per noi individualmente.
Agar era la serva egiziana di Sara, moglie di Abraamo. Compare inizialmente come personaggio secondario nella storia di Abraamo e del patto che Dio fa con lui. Dio aveva promesso ad Abraamo una discendenza innumerevole come le stelle, ma Sara — che non era incinta e si stava spazientendo per la mancanza di adempimento della promessa divina — chiede ad Abraamo di giacere con Agar, la sua serva.
Abraamo acconsente e ben presto Agar si ritrova in attesa di un figlio. Incinta di Abramo, forse comincia a pensare che le cose stiano andando bene. Forse spera che sia arrivato un modo per cambiare la propria condizione in mezzo a un popolo straniero. Forse comincia a compiacersi, perché la Bibbia ci dice che a quel punto “guardò la sua padrona con disprezzo”.3
Sara se ne lamenta con Abraamo e questi le dice che la sorte di Agar dipende da lei e quindi può farne ciò che le pare. Qualunque cosa Sara avesse deciso bastò perché Agar, incinta, fuggisse nel deserto, dove la troviamo seduta vicino a una sorgente a dissetarsi.4
Ed ecco la parte della storia che mi piace: Dio manda un angelo a trovare questa ragazza in fuga e la convince a tornare a casa all’accampamento di Abraamo. Questa era una ragazza che probabilmente pensava di essere insignificante agli occhi degli altri, che probabilmente non si sentiva voluta né amata; una ragazza con il suo ego, le sue colpe e le sue mancanze; una ragazza che era egiziana invece che ebrea, che forse era ancora legata alla sue tradizioni e credeva negli dei egiziani; una ragazza che aveva disprezzato la sua padrona e non meritava misericordia; una ragazza che indubbiamente continuò a fare errori anche in futuro.
È qui nel deserto che Dio appare ad Agar, in mezzo al suo peccato e alla sua disperazione, perché sotto i vari strati di circostanze, scelte, colpe e difetti batte il cuore della creatura in cui Dio ha soffiato la vita. Ed è quello che Dio vede e vuole soccorrere quando manda un angelo a rintracciare questa ragazza la cui esistenza ebbe inizio nella sua immaginazione e la cui storia aveva scritto nel suo libro.
L’incontro con l’angelo in quel luogo desertico è sufficiente a incoraggiare Agar a tornare a casa. Prima di tornare a casa, però, dà un nome a questo Dio che l’aveva cercata e le aveva parlato: lo chiama “il Dio che mi vede”.5
Tutti proviamo dei momenti in cui ci sentiamo indegni di essere visti da Dio; ma è proprio quando ti senti più indegno d’amore, e nonostante ciò Dio sceglie di fare qualcosa per te e ti dice che hai sempre un valore, che qualcosa cambia in te. È quello che Dio fece per Agar quel giorno. Le dimostrò che l’amava, che vegliava su di lei e che aveva già tracciato la sua vita. È la forza che ti dà l’essere visto da Dio. Fu quella forza che diede ad Agar l’energia interiore per ritornare in una situazione che qualche giorno prima le era sembrata intollerabile.
Ci sono molte cose che mi piacciono in questa storia, ma eccone tre punti principali:
Primo: non esistono personaggi secondari per Dio. Forse il racconto biblico ha relegato la storia di Agar là dove può essere raccontata in un paio di capitoli; forse la vede solo in un ruolo di supporto nella storia principale della vita di Abraamo e Sara. Dio però ha un libro che contiene il suo nome e di cui lei è la stella: la storia della sua vita. È ciò vale per chiunque si senta un personaggio secondario nella storia di qualcun altro.
Secondo: Dio è al corrente dei momenti più brutti e più meschini della nostra vita, tuttavia crede lo stesso in noi. Questa conoscenza diede d Agar abbastanza forza da tornare nella situazione difficile in cui Dio l’aveva messa. In qualunque condizione ti trovi adesso, qualunque sia il tuo stato spirituale o fisico, hai un Dio che ti vede e crede in te.
Terzo: mi piace che Dio sia andato a cercare Agar quando era fuggita. Dio ti vede lì dove sei, emotivamente, fisicamente e anche geograficamente; niente può separarti dal suo amore. Ti inseguirà, ti troverà e ti rimetterà in piedi.
La storia di Agar vale anche per noi oggi. Dovunque tu sia nella vita, indipendentemente da come ti senti, hai un Dio che ti vede; niente su questa terra, nemmeno le tue mancanze, possono separarti da questo tipo di Dio. Come disse Paolo: “io sono persuaso che né morte né vita né angeli né principati né potenze né cose presenti né cose future, né altezze né profondità, né alcun’altra creatura potrà separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore”.6—Roald Watterson
Dio sa il tuo nome
Ogni volta che Sara o Abraamo menzionarono Agar nella loro conversazione ne parlarono semplicemente come la “mia schiava” o la “tua schiava”.7 […] Posso solo immaginare come dev’essere stato scoraggiante per lei.
Quando però Dio trovò Agar al pozzo, la prima parola che gli uscì dalla bocca fu “Agar”.8 Fino a quel punto della storia non siamo nemmeno al corrente se Agar sapesse chi era Dio, ma certamente Lui sapeva chi era lei. Anzi, sapeva il suo nome e le dimostrò rispetto usandolo.
Lo stesso vale per te. Dio sa il tuo nome. Come suo figlio prezioso conosce ogni singola “pecora” per nome.9 Non solo, il tuo nome è “scolpito” sul palmo della sua mano.10 Essere scolpito ha un sottinteso più profondo del semplice essere scritto. Scolpito significa che è inciso sul palmo della mano di Dio, sottintendendo una permanenza, qualcosa che non può essere cancellato.
Per di più, se sei in Cristo, […] il tuo nome è immortalato per sempre, perché è scritto nel Libro della Vita. Come credente nato di nuovo, il tuo nome prezioso ora è eterno. […]
Stephen Altrogge scrive: “Gesù ci conosce a fondo. […] Conosce ogni nostro minimo aspetto. Ci conosce meglio di quanto ci conosciamo noi stessi. E conosce anche la sofferenza a livello intenso e personale. […] Ci viene incontro nella nostra condizione depressa e ci ricopre di grazia. […]
Mi piace il fatto che El Roi [Dio] si presentò ad Agar. La cercò e arrivò nel momento in cui lei ne aveva più bisogno. In quel momento lei doveva essere rassicurata che qualcuno la vedeva, che era amata, che non era dimenticata, che lei e il bambino non ancora nato (un figlio cui Dio aveva dato personalmente il nome; un’altra benedizione speciale nei confronti di Agar) sarebbero stati accuditi.
Come “il Padre delle misericordie e il Dio di ogni consolazione”,11 Dio placò le preoccupazioni di Agar e venne in soccorso del suo cuore ferito ed esausto. Come per Agar, Dio promette a te che Dio “non ti lascerà e non ti abbandonerà”.12 È nei momenti in cui hai più bisogno che Lui riversa su di te la sua grazia e la sua misericordia.13
Lui vede esattamente ciò che stai passando, perché, per citare Agar, “Tu sei El-Roi. Ho veramente veduto colui che mi vede”.14 —Denise Kohlmeyer15
Pubblicato originariamente sull’Ancora in inglese l’8 giugno 2021.
1 Genesi 16,13.
2 Genesi 16,9–10.
3 Genesi 16,3–4.
4 Genesi 16,5–7.
5 Genesi 16,13.
6 Romani 8,38–39.
7 Genesi 16,2.5–6 CEI.
8 Genesi 16,8.
9 Giovanni 10,3.
10 Isaia 49,16.
11 2 Corinzi 1,3.
12 Deuteronomio 31,6.
13 Ebrei 4,14–16.
14 Genesi 16,13.
15 https://unlockingthebible.org/2019/08/hagar-el-roi-god-sees.
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