Una forza per il bene:
adattamento culturale
di Peter Amsterdam
“Mi sono fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno”. —1 Corinzi 9,22 CEI
Diventare una sola cosa con le persone che cerchiamo di raggiungere con il Vangelo, spesso deve essere qualcosa di più che l’adottare un certo modo di vestirsi o di parlare quando si è in pubblico o quando ci sono dei visitatori. Significa passare al livello successivo e condurre uno stile di vita in armonia con la cultura locale, che non sia percepito come offensivo o spiacevole dalle persone che cerchiamo di raggiungere. I seguenti brani evidenziano i modi in cui la vita di un missionario deve armonizzarsi il più possibile con la cultura locale.
Ora, quali principi dovranno guidarci quando adottiamo il modo di vivere locale? Be’, innanzi tutto vorremmo senz’altro familiarizzarci con essa abbastanza da sentirci a nostro agio nelle loro case. Se troviamo scomodo il loro modo di sedersi e sgradevole il loro cibo, non gradiranno averci come ospiti. […]
È anche nelle loro case che potremmo conoscerli veramente bene e imparare a riconoscere le loro esigenze. Quando ci saremo familiarizzati con il loro modo di mangiare, di dormire, di lavorare e di giocare, quando sapremo cosa piace o non piace loro, cosa sperano, cosa temono, come pensano, come si sentono, quando li capiremo sul serio, allora, e solo allora, saremo in grado di presentare loro il Vangelo in maniera adeguata.
In secondo luogo, dovremmo vivere nelle nostre case sul campo di missione in modo tale da far sentire a loro agio i vicini quando vengono a trovarci. L’attrazione fondamentale non saranno l’aspetto esteriore e le cose materiali. Anche se vivo in una capanna che è simile alla loro, se nel mio cuore non mi piace averli attorno, se ne accorgeranno e non si sentiranno attratti da me. Se però, oltre ad amore e accoglienza, c’è anche un modo di vivere che corrisponde al loro, l’approccio sarà ancora più facile.
Naturalmente questo non significa che accetterò gli standard locali senza pensarci. Il fatto che tutti mastichino noci di betel non significa che comincerò a farlo anch’io; ma vorrò vivere, il più possibile, il tipo di vita che un cristiano locale possa imitare.1
È utile chiedervi se i vostri vicini si sentano a loro agio quando vi fanno visita. Il vostro modo di vivere è così strano che non possono comprenderlo, né immaginare di poterlo adottare nella loro cultura?
La sincerità
L’adattamento culturale non deve essere semplicemente una messa in scena per i visitatori. Non è nemmeno il fingere di essere qualcuno o qualcosa che non siete. Vuol dire affrontare la sfida di “farsi tutto a tutti”, o, come dice un’altra traduzione della Bibbia, “cercare di trovare terreno in comune con tutti”.2 Vuol dire amore in azione e la disponibilità a cambiare e adattarvi perché amate e rispettate sinceramente la gente.
Adattamento culturale significa trovare i metodi e i mezzi che costituiscono il modo più efficace per raggiungere le persone nella vostra città, regione o nazione. Richiede un adattamento del modo in cui presentate il messaggio, del vostro comportamento, del modo in cui vestite, del vostro linguaggio, se necessario, per raggiungere efficacemente la gente di quel paese o di quella cultura. Se per esempio state cercando di lanciare un progetto benefico, dovrete cercare di scoprire, per mezzo di fonti ben informate o centri di assistenza alle associazioni, cosa è necessario fare, e poi adattare le vostre azioni di conseguenza. Allo stesso modo cercherete di presentare il messaggio in modo culturalmente accettabile e senza offendere inutilmente la gente.
Adattamento culturale non significa essere come tutti gli altri e fare quello che fanno loro. Vi consente di essere diversi e unici e di trovare una nicchia in cui potete farvi notare per le vostre capacità ed esperienze. Vorrete lo stesso mettere in mostra le cose che potete offrire, così da beneficiare le persone che cercate di raggiungere e il lavoro che cercate di fare. L’adattamento culturale offre un punto di equilibrio tra il mescolarsi e presentare le cose in modo che le persone possano accettarle e tollerarle, e l’essere innovativi e incontrare il favore del pubblico che volete raggiungere.
Man mano che ci sforziamo di estendere i nostri rapporti ad altri e attiriamo più persone nel nostro cerchio di amicizie, è importante essere sensibili alle differenze culturali. Adattarsi alla gente, invece di aspettarsi che si adatti al nostro stile di vita e alla nostra cultura; dimostrare rispetto per la cultura locale; lavorare il più possibile nel contesto del comportamento dell’etichetta e delle usanze previste; essere visti come un vantaggio e una risorsa per la comunità e non limitarsi a imporre il proprio programma.
Una dei difetti principali dei missionari cristiani stranieri è stato il modo in cui hanno promosso la cultura occidentale, equiparandola al cristianesimo e in alcuni casi perfino al ricevere Gesù. Questa impostazione ha allontanato molti dal Signore. Ha anche spinto molti ad aver paura del cristianesimo, nel timore di perdere o tradire la loro cultura nazionale.
È importantissimo che facciate tutto il possibile per diventare una sola cosa con loro. Uno dei modi più importanti e ovvi di farlo è di imparare la loro lingua, mangiare il loro cibo e vestirsi in maniera adeguata; ma ci sono altri modi, come dedicare tempo a capire la cultura e i bisogni della gente e poi adattare il vostro linguaggio, cambiare il vostro modo di pensare, le vostre abitudini e perfino le vostre preferenze per adattarvi meglio a loro.
Il Gesù che conosciamo e amiamo “divenne tutto per tutti”; per questo oggi abbiamo il dono della salvezza. Divenne una sola cosa con noi quando indossò la fragile carne umana e visse e morì in mezzo a noi. Ci amò così tanto che divenne uno di noi, in modo che potessimo capirlo, accettarlo e conoscere il suo amore.3
Essere culturalmente sensibili e adattare la vostra presentazione in modo da diventare una sola cosa, non significa conformarsi a ciò che va cambiato, specialmente quello che è empio o disumano, o causa sofferenza e disuguaglianza in una società. Non tutto quel che facciamo e apprezziamo come cristiani sarà in armonia con lo status quo.
Molti missionari hanno intrapreso cause controverse per il miglioramento dei popoli, che hanno finito per causare importanti cambiamenti nella società: missionari come Gladys Ayward in Cina, che contribuì a far smettere la fasciatura dei piedi delle bambine; o William Carey, che fu determinante per far passare l’editto che proibiva il sati (bruciare le vedove sulla pira funebre del marito); o Mary Slessor, che lottò contro l’usanza di uccidere i gemelli alla nascita; o Madre Teresa, che lavorò con i reietti della società; o John Goheen, che lanciò forti campagne per l’alfabetizzazione e le riforme agricole in India, per citarne solo alcuni. Ma in ognuno di questi casi, si fecero prima una sola cosa con la popolazione della nazione in cui lavoravano, per poter raggiungere più facilmente le persone che il Signore li aveva ispirati ad aiutare, senza essere ritenuti una minaccia.
I missionari potrebbero essere impegnati in opere caritative che affrontano un problema sociale che richiede attenzione; in tal caso il Signore potrebbe chiamarli a essere una forza per il cambiamento. Come cristiani, diventare una sola cosa non significa accettare passivamente i mali della società, o evitare di combattere per le cause che il Signore vi chiama a combattere. Diventare una sola cosa, invece, rende più facile alle persone capire e ricevere il messaggio e perfino accettare volentieri la vostra presenza e il vostro contributo.
Un obiettivo importante dell’adattamento culturale è la creazione di rapporti – formare amicizie e reti sociali, collaborare, fare spazio ad altri nel vostro cuore e nella vostra vita, entrando nella loro. Questo permette alla gente di superare le differenze tra la loro vita e il nostro stile di vita di cristiani impegnati e, in alcuni casi, di stranieri. Diventare una forza per il bene nella comunità dipenderà da come la gente vedrà voi e le vostre azioni. Per questo, il vostro rispetto per le usanze locali, il vostro abbigliamento, il vostro modo di parlare, il modo in cui vi prendete cura della proprietà in cui vivete ecc., spesso verranno esaminati attentamente. Se non soddisfano le loro aspettative, possono essere d’ostacolo alla vostra testimonianza, perché agli occhi della comunità locale le vostre prediche e le vostre azioni non corrispondono.
È importante capire ed essere sensibili alla cultura del vostro campo di missione. Ciò significa essere consapevoli e rispettosi della mentalità della gente, della loro storia, di usanze, tradizioni, festività nazionali e aspettative culturali. È anche importante avere qualche nozione delle loro religioni principali e dei loro sistemi politici. È anche saggio tenervi informati di notizie e avvenimenti importanti nella vostra città, provincia e nazione, per sapere cosa succede e anche per evitare che le vostre azioni e le vostre parole siano fuori sintonia con questioni importanti per il paese.
Man mano che molti di noi entrano in nuove sfere d’influenza nella società, mediante le nostre attività, o le comunità sociali, la scuola, il lavoro o altri ministeri nuovi, potrà essere molto utile portare il concetto di “diventare una sola cosa” al livello successivo. Potrebbe essere la chiave per aprire nuove opportunità per raggiungere e aiutare le molte persone che il Signore ha preparato, in modo da conoscerle e lavorare con loro.
Facciamo la nostra parte e apriamo il nostro cuore e le nostre case per una relazione e un’amicizia più intime con le persone che il Signore porta nella nostra vita. Chiediamo al Signore di aiutarci a diventare veramente una cosa sola con le persone che ci ha chiesto di servire. Questo porterà a maggiori opportunità di raggiungere la gente nel paese in cui viviamo.
1 Mabel Williamson e la China Inland Mission, Have We No Rights? [Noi non abbiamo forse diritti?] (Chicago: Moody Press, 1957).
2 1 Corinzi 9,22.
3 Maria Fontaine. Pubblicato originariamente nel febbraio 2009.
Titolo originale: Force for Good—Cultural Adaptation
Pubblicato originariamente nel Gennaio 2011.
Brani scelti e ripubblicati in Inglese il 23 Maggio 2013.
Letto in Inglese da Simon Peterson.
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