Echi del Natale
Peter Amsterdam
Per molti di noi, un aspetto importante del Natale è ricordare la storia della nascita di Gesù, con presepi viventi e rappresentazioni, letture della storia di Natale nella Bibbia, o cantando inni e canzoni sulla sua nascita. Celebrando la stagione natalizia, ricordiamo la storia da cui hanno avuto origine tutte queste cose.
Quando leggiamo riguardo ai pastori, ai saggi, alla mangiatoia e alla stella, veniamo collegati a diversi aspetti della nascita del nostro Salvatore. Osservando il contesto della nascita di Gesù, scopriamo che nel Vecchio Testamento sono registrati diversi eventi che trovano eco nei racconti della Natività che incontriamo nei Vangeli. Renderci conto di questi collegamenti con il lontano passato aiuta ad approfondire la nostra comprensione e la nostra riconoscenza per l’opera svolta da Dio nel realizzare il suo piano per la nostra salvezza.
Uno di questi aspetti della storia si riferisce all’annuncio dato a Maria, che era stata scelta come madre del Figlio di Dio.1 Secondo le usanze dell’epoca, Maria era stata fidanzata a Giuseppe, cioè era considerata legalmente sposata a lui, anche se non c’era stata una cerimonia nuziale e il matrimonio non era ancora stato consumato. Due volte Luca menziona nel suo Vangelo che Maria era vergine.
L’angelo Gabriele fa a Maria un annuncio sorprendente:
“Ed ecco, tu concepirai nel grembo e partorirai un figlio, e gli porrai nome Gesù. Egli sarà grande e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo; e il Signore Dio gli darà il trono di Davide, suo padre; e regnerà sulla casa di Giacobbe in eterno, e il suo regno non avrà mai fine”.2
Sei mesi prima l’angelo era apparso a Zaccaria, marito della cugina di Maria, Elisabetta, mentre era nel tempo a Gerusalemme e gli aveva annunciato che anche Elisabetta avrebbe avuto un figlio. Ecco quel che Gabriele disse a Zaccaria:
“Ed egli sarà per te motivo di gioia e di allegrezza, e molti si rallegreranno per la sua nascita. Perché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà né vino né bevande inebrianti e sarà ripieno di Spirito Santo fin dal grembo di sua madre. E convertirà molti dei figli d’Israele al Signore, loro Dio. E andrà davanti a lui nello spirito e potenza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti, per preparare al Signore un popolo ben disposto”.3
Entrambi gli annunci erano stati fatti da un messaggero celeste, un angelo; entrambi spiegavano che i rispettivi figli sarebbero nati in situazioni che richiedevano un intervento divino, perché Maria era vergine ed Elisabetta era anziana e sterile.
A Maria fu detto di chiamare suo figlio Gesù; le istruzioni date a Zaccaria dicevano di chiamare suo figlio Giovanni.4 Zaccaria fu turbato e impaurito dall’apparizione dell’angelo; lo stesso avvenne a Maria. A entrambi fu detto di non avere paura.
Gli annunci della nascita di Giovanni Battista e di Gesù seguono uno schema simile a quello delle storie raccontate nel Vecchio Testamento a proposito della nascita di Ismaele, di Isacco e di Sansone. Alcuni degli aspetti in comune a tutte queste storie includono un’apparizione dell’angelo del Signore (o un’apparizione del Signore stesso); timore, stupore o prostrazione davanti all’angelo o al messaggero; un messaggio divino; l’obiezione alla possibilità che la cosa avvenga, o la richiesta di un segno; la concessione di un segno.
Questo schema si può vedere nella storia di Agar, la madre di Ismaele, quando fu trovata nel deserto dall’angelo del Signore. L’angelo la chiamò per nome e disse: “Agar, dove vai?” Lei mostrò il suo stupore quando disse: “Tu sei il Dio della visione”, perché disse: “Ho veramente io veduto Colui che mi vede?” E l’angelo le rispose: “Ecco, tu sei incinta e partorirai un figlio, e lo chiamerai Ismaele. E abiterà nella presenza di tutti i suoi fratelli”.5
Vediamo uno schema simile anche nella storia di Abramo e di sua moglie Sara, che era sterile. Il Signore apparve ad Abramo, che aveva novantanove anni, e gli disse: “Io sono il Dio Onnipotente”. Abramo si prostrò davanti a Lui, con la faccia a terra. Il Signore gli annunciò che entro un anno sua moglie Sarai gli avrebbe dato un figlio e da quel momento lei si sarebbe chiamata Sara.
Abramo mise in dubbio l’avvenimento, dicendo: “Nascerà forse un figlio a un uomo di cento anni? E partorirà Sara che ha novant’anni?” Dio disse ad Abramo di chiamare suo figlio Isacco; gli disse anche che avrebbe stabilito il suo patto con Isacco e i suoi discendenti.6
Un altro aspetto della storia degno di nota è il miracolo di come tre di queste donne rimasero incinte. Sara ed Elisabetta erano sterili e anziane. Nessuna di queste donne sarebbe stata in grado di concepire senza l’intervento diretto di Dio. Per ogni coppia ci fu una nascita miracolosa, proprio come aveva detto il Signore.
Per Maria la cosa fu diversa. Era una vergine. Anche se nelle precedenti nascite miracolose vediamo la potenza divina operatrice di miracoli, nel Vecchio Testamento non troviamo alcun esempio di una donna che fosse rimasta incinta pur non essendo mai stata con un uomo. Mentre Sara ed Elisabetta superarono la loro sterilità per un miracolo di Dio, perché Maria concepisse ci voleva un miracolo ancora più grande. Avrebbe richiesto una manifestazione completamente nuova della potenza creatrice di Dio.
Maria chiese all’angelo come sarebbe successo. “L’angelo le rispose: ‘Lo Spirito Santo verrà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà dell’ombra sua; perciò, anche colui che nascerà sarà chiamato Santo, Figlio di Dio’”.7
Invece di un superamento divino di qualche impedimento fisico, come la sterilità o la vecchiaia, questo avrebbe richiesto un atto di creazione completamente nuovo e unico da parte di Dio.
Un altro esempio degli echi del Vecchio Testamento nella storia della Natività è il riferimento contenuto nell’annuncio a Maria alla profezia che Nathan aveva dato riguardo alla progenie di re Davide, mille anni prima. Questa profezia era essenziale per ciò che Israele si attendeva dal Messia. Parte di questa profezia diceva: “Io renderò il tuo nome grande come quello dei grandi che sono sulla terra. Io renderò stabile per sempre il trono del suo regno. Io sarò per Lui un padre ed Egli mi sarà un figlio. La tua casa e il tuo regno saranno resi saldi per sempre”.8
La speranza e le attese del popolo ebraico ai tempi della nascita di Gesù erano che un messia — un normale essere umano — sarebbe stato unto da Dio e sarebbe sorto in Israele come re e governante. Nessuno si prospettava che il messia fosse il Figlio di Dio.
Comunque, l’angelo Gabriele, usando termini simili alla profezia di Nathan, dichiarò che il figlio di Maria sarebbe stato grande, che Dio gli avrebbe dato il trono di Davide per sempre, che il suo regno non avrebbe avuto fine e, ancora più importante, che sarebbe stato il Figlio dell’Altissimo.9
In questi esempi di somiglianze tra la storia della nascita di Gesù e altri avvenimenti raccontati nel Vecchio Testamento, vediamo dei collegamenti che puntano al miracolo meraviglioso dell’amore di Dio nei nostri confronti e dell’opera da Lui svolta nel corso della storia per offrire salvezza all’umanità. Gesù, il Figlio di Dio, entrò in questo mondo come regalo d’amore da parte di suo Padre.
La sua vita, la sua morte e la sua risurrezione ci hanno reso possibile collegarci a Dio in maniera più intima e personale di prima. Grazie al dono di Dio all’umanità, possiamo provare la gioia e la felicità di essere uno dei suoi figli e di vivere eternamente con Lui — il dono più meraviglioso e duraturo che esista.
Vi auguro un meraviglioso Natale, nella celebrazione della nascita di chi è vissuto ed è morto per ognuno di noi: Gesù, Figlio di Dio, che diede la vita affinché noi potessimo vivere con Lui per sempre: il dono di Dio all’umanità.
Pubblicato originariamente nel dicembre 2013.
Adatto e ripubblicato sull’Ancora il 14 dicembre 2020.
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