Come un autostoppista cambiò una nazione
Maria Fontaine
Possiamo vedere gli avvenimenti nella vita di Filippo, uno dei primi testimoni descritti in Atti 8,26-40, sotto parecchi punti di vista; eccone uno che mi è venuto in mente mentre meditavo su quei versetti.
Era circa il 34 d.C. La persecuzione innescata dall’uccisione del primo martire cristiano, Stefano, aveva costretto molti cristiani ad abbandonare Gerusalemme. Filippo era tra quelli che erano fuggiti e si stava dirigendo verso la città di Samaria. Nonostante la storica ostilità tra ebrei e samaritani, non poteva fare a meno di ricordare la samaritana che Gesù aveva incontrato al pozzo. Riusciva ancora a vedere quella sincera fame di verità nello sguardo delle persone che la donna aveva sollecitato ad andare a vedere con i loro occhi.1
Quando Filippo cominciò a parlare alla gente di Samaria del Messia e dei miracoli che lui stesso aveva visto, molti cominciarono a portargli ammalati e persone afflitte da spiriti maligni, implorandolo di pregare per loro. I successivi miracoli spinsero molti a diventare seguaci di Gesù. Quando la notizia di questi avvenimenti arrivò a Gerusalemme, altri discepoli si unirono a lui per assisterlo in questa nuova impresa che stava sbocciando.
Mi sembra, comunque, che Filippo stesse per scoprire qualcosa di ancora più grande delle folle di persone felici del suo aiuto. Il Signore parlò a Filippo e gli chiese di lasciarsi alle spalle gli avvenimenti appassionanti di Samaria e lanciarsi in una nuova missione.
Filippo dimostrò ancora una volta che seguire Gesù e fare discepoli avevano la precedenza nella sua vita; afferrò le sue cose e si mise in cammino.
Il ministero di Gesù non si era mai esteso più a sud di Gerusalemme. Il Signore disse a Filippo: “Devi andare giù a Gerusalemme e prendere la strada per Gaza”.2 E lui sentì che la sua fede veniva messa alla prova ancora più di quando si era diretto a Samaria.
Anche se queste istruzioni indicavano una missione sconosciuta, Filippo era deciso a ubbidire. Probabilmente si aspettava qualche nuova missione avvincente per raggiungere folle più numerose, con miracoli ancora più grandi. Dopotutto, aveva seguito le istruzioni del Signore di andare a Samaria e guarda cos’era successo.
Ma quando le ore di cammino diventarono un paio di giorni, Filippo probabilmente cominciò a chiedersi da dove sarebbero saltate fuori le folle. Finalmente, nel calore abbacinante del paesaggio desertico, vide in lontananza alcune persone che si riposavano all’ombra di una roccia. Avvicinandosi, emise un sospiro. Era soltanto un carro solitario con una piccola scorta di uomini a cavallo.
Ora che il carro era a breve distanza, con i cavalli che scalpitavano impazienti, poté vedere chiaramente un uomo ben vestito, un africano, seduto dietro al conducente semi-addormentato.
L’uomo sembrava intento a studiare qualcosa. Avvicinandosi di più, Filippo si rese conto che c’era qualcosa di familiare nella pergamena che l’uomo teneva fra le mani. Riuscì a capire le parole che l’uomo stava leggendo a se stesso a voce alta: “Come un agnello condotto al macello, come pecora muta davanti ai suoi tosatori non aperse bocca”.3
L’uomo era così concentrato nella lettura della pergamena che non aveva notato Filippo che si avvicinava al carro.
“Non è che per caso si sta chiedendo il significato di quelle scritture, vero?” chiese Filippo.
L’etiope rimase sorpreso, ma la sua curiosità si era accesa, così invitò Filippo a salire sul carro e unirsi a lui mentre si rimettevano in viaggio per Gaza.
Ben presto i due si persero nella conversazione e l’eunuco etiope cominciò a porre una domanda dopo l’altra al suo nuovo insegnante, spostando continuamente lo sguardo da lui alla pergamena e viceversa. Filippo gli raccontò con entusiasmo le sue esperienze con il Messia: i molti miracoli, l’amore incondizionato, le parole piene di saggezza proferite con tanta semplicità, la morte di Gesù e la sua risurrezione.
Posso immaginarmi l’etiope alla fine esclamare con stupore: “Ho studiato queste scritture, ma finora il significato delle loro parole è stato un mistero per me. Che cosa devo fare per avere la chiave che continuerà a schiudere queste verità? Come faccio a scoprire ciò che solo questo Gesù può rivelare: le risposte a tutto ciò che cerco?”
Filippo gli spiegò che il primo passo era credere in Gesù e che il modo di rendere manifesta la conversione era ricevere il battesimo. Dato che a quel punto erano arrivati vicino a una pozza d’acqua, l’etiope chiese di essere battezzato.
Filippo aveva instillato la visione e l’ardore nel cuore di questo eunuco etiope, che era niente meno che un consigliere della regina d’Etiopia. L’eunuco aveva già in mano le scritture su cui basarsi. Filippo aveva innescato la miccia della sua fede e della sua comprensione, così ora l’etiope era in grado di parlare ad altri di tutto ciò che aveva compreso, ed era ben pronto a farlo.
Il Signore concluse l’esperienza di quell’eunuco etiope con un’ultima conferma che deve averlo convinto d’essere stato partecipe di un miracolo. Quando i due uscirono dall’acqua dopo il battesimo, in questa zona piatta e desertica dove si poteva vedere la zona circostante per chilometri, all’improvviso Filippo sparì, portato nuovamente via dallo Spirito di Dio!
La storia ci dice che a quanto pare gli sforzi di questo etiope diedero origine a uno dei primi rami del cristianesimo in Africa di cui si abbia conoscenza e che continua fino a oggi.
Dopo essersi ritrovato nella città di Azot, ora chiamata Ashdod, a decine di chilometri da dove aveva incontrato l’etiope, Filippo forse si chiese se quell’esperienza che era sembrata tanto reale fosse stata solo un sogno. C’era una cosa che tuttavia non poteva negare: la sua visione di seguire Gesù e dare agli altri le informazioni necessarie a diventare suoi discepoli era la forza motivante della sua vita.
La Bibbia dice che, invece di tornare in Samaria, viaggiò in molti altri luoghi, parlando alla gente del Messia. Alcuni resoconti storici indicano che i suoi viaggi alla fine lo condussero in Asia Minore, la parte asiatica della Turchia, a fare discepoli e insegnare loro a insegnare ad altri.
Credo che abbia scoperto che ci sono possibilità illimitate di fare discepoli in qualsiasi luogo il Signore ci porti. Si possono trovare nel compito lento e laborioso di insegnare ad altri passo per passo, oppure, come con l’etiope, si possono trovare nell’apice dell’opera dello Spirito Santo nella vita di una persona.
Non si sa mai che cosa può portare un nuovo giorno, o che reazione a catena di anime salvate, discepoli vinti e vite cambiate si può innescare quando facciamo fedelmente la nostra parte di insegnare ad altri a insegnare ad altri.
Pubblicato originariamente in inglese nel maggio 2014.
Adattato e ripubblicato il 29 ottobre 2018.
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