Ciò che la fede sa
Maria Fontaine
Per quanto le cose possano sembrare terribili, devastanti, irreversibili o disperate quando dovete affrontare un grosso contrattempo, o perfino una situazione che mette in pericolo la vostra vita, il fatto che continuiate a confidare attivamente in Gesù e a rifiutare di mollare quella fede persistente, dimostra che la fede che avete è grande. Quella fede gli fa piacere.
La fede non ha che fare con noi e quella che riteniamo sia la cosa migliore. Ha a che fare solo con Gesù e quello che Lui sa che è meglio per noi e per gli altri.
La fede è la certezza di cose che si sperano: non spereremmo di ottenere qualcosa, se l’avessimo già in mano. La fede è la dimostrazione di cose che non si vedono: non avremmo bisogno della dimostrazione che qualcosa è reale, se la potessimo vedere con i nostri occhi.
Quando osservo alcuni degli uomini e delle donne che hanno fatto miracoli nella Bibbia, a prima vista sembrano molto fiduciosi e sicuri di quello che stanno per fare. Davanti a una fede così apparentemente incrollabile possiamo cominciare a sentirci un po’ inetti e incerti della nostra.
Succede perché vediamo i miracoli della Bibbia con la prospettiva del senno di poi. Ma cerca di metterti nei loro panni.
Considera come a loro deve essere sembrata impossibile la situazione, quando non potevano vederne il risultato. Forse avevano la stessa prospettiva delle cose che avremmo noi oggi di fronte a qualcosa d’impossibile. Può essere incoraggiante dare un’occhiata dal loro punto di vista alle circostanze in cui si trovavano e a ciò che dovevano affrontare.
Per esempio, guardate i tre giovani ebrei che stavano per essere buttati nella fornace ardente per non essersi inchinati ad adorare la statua d’oro fatta innalzare da Nabucodonosor. Potrebbe sembrare che fossero raggianti di fiducia davanti al capo di quell’impero mondiale, sicuri che non sarebbe successo loro niente di male là dentro, ma non potrebbe darsi, invece, che anche loro stessero lottando contro la paura e l’incertezza di quello che sarebbe potuto accadere?
È vero che il loro amico Daniele aveva molto potere e molta influenza e avrebbe potuto difenderli e salvarli dal loro destino, ma era lontano, in viaggio in un’altra parte dell’impero. Shadrak, Meshak e Abednego erano soli, pronti a difendere quello che sapevano essere giusto; eccoli lì, legati e costretti a inginocchiarsi davanti a un re che si riteneva un dio, circondati dai suoi gelosi consiglieri, per i quali la presenza di quegli ebrei a corte rappresentava una minaccia. Quei consiglieri furiosi probabilmente avevano contribuito ad attizzare l’ira del re contro i tre giovani ebrei.
Nonostante avessero dichiarato che avrebbero confidato in Dio qualunque cosa fosse successa, Shadrak, Meshak e Abednego erano solo umani e soggetti alle stesse paure che avrebbe chiunque di noi, se si trovasse di fronte a un destino tanto doloroso e spaventoso. Immaginate il tormento e la lotta interiore che devono aver avuto al prospetto del fuoco che divampava in quella fornace e davanti alla mancanza di altre possibilità tra l’inchinarsi alla statua o affrontare la tortura delle fiamme.
La fede non è mancanza di paura, è ciò che ci fa superare la paura. Immagino che avessero un grande timore di quello che stava per accadere, ma sapevano lo stesso cosa dovevano fare. La loro fede non sembrava basata sul presupposto che i loro corpi sarebbero stati miracolosamente immuni al calore e al fuoco. O almeno non è quello che indicano le loro parole riferite nella Bibbia.
Dissero: “Il nostro Dio, che serviamo, è in grado di liberarci dalla fornace di fuoco ardente e ci libererà dalla tua mano, o re. Ma anche se non lo facesse, sappi o re, che non serviremo i tuoi dei e non adoreremo l’immagine d’oro che tu hai fatto erigere”.
Non sapevano cosa sarebbe successo, ma avevano fede che Dio era in controllo. La loro fede stava nel fatto che a dispetto di tutto sapevano che Dio aveva un piano e confidavano che si sarebbe preso cura di loro nel modo che riteneva migliore. Non stavano ponendo condizioni secondo quello che sembrava meglio a loro. Non dissero al re che i loro corpi non potevano bruciare. Sapevano che Dio poteva fare qualsiasi cosa, ma non basavano la loro fede sul fatto che Dio avrebbe impedito loro di bruciare nella fornace.
Avevano fede nell’amore e nella potenza di Dio, non nei risultati che potevano ritenere migliori. Cercate di mettervi nei panni di chi ha affrontato cose impossibili come questa. Cosa avreste pensato? Quali sarebbero stati i vostri timori?
Voi sapete che Dio alla fine metterà a posto ogni cosa nella vita a venire, ma quella conoscenza non diminuisce i conflitti causati dalla possibilità di soffrire esperienze molto dolorose, o anche la morte. In questo momento non è la vita futura che bisogna affrontare, ma il presente.
Vediamo un po’ Mosè. Era sulle sponde del Mar Rosso, davanti a quella che sembrava la sicura estinzione sua e del popolo ebreo. Dietro di lui, solo momentaneamente bloccato dalla colonna di fumo di giorno e di fuoco di notte, c’era un esercito di uomini che non solo avevano sofferto orribilmente per le piaghe causate da lui, ma che in gran parte avevano perso anche genitori, figli o fratelli nell’ultima piaga.
Quei soldati non stavano semplicemente ubbidendo agli ordini del faraone. Immagino che volessero vendicarsi e intendessero far soffrire nel modo peggiore quegli schiavi in fuga, proprio a causa di quello che il loro Dio aveva fatto al popolo egiziano. Sono sicura che Mosè e i figli d’Israele se ne rendessero pienamente conto.
Immaginate la paura che devono aver provato Mosè e gli altri che erano con lui. Poteva sembrare che il loro Dio li avesse lasciati bloccati lì, senza via di fuga. Immaginate i dubbi che devono aver colpito Mosè. Anche se per un po’ erano riusciti a lasciarsi alle spalle gli egiziani, forse temeva di aver sbagliato qualcosa; forse era certo che gli uomini, le donne e i bambini che lo avevano seguito sarebbero stati uccisi.
Non penso ci siano dubbi che Mose stesse cercando disperatamente la guida di Dio; comunque, anche se Dio gli aveva detto cosa fare, a lui doveva sembrare impossibile. Chi aveva mai sentito che il mare potesse separarsi, così che la gente potesse attraversarlo a piedi? Mosè dovette semplicemente seguire le istruzioni passo per passo, confidando che Dio li avrebbe aiutati.
Quando il mare si aprì e la gente dovette correre sul fondale asciutto, immagino che debba essere stata una cosa piuttosto terrificante: una moltitudine di persone che correvano all’impazzata, con muraglie d’acqua che si alzavano sempre di più da un lato e dall’altro.
Se tu avessi voluto scappare, dove saresti andato? Lontano, dietro di te, potevi vedere stagliarsi l’immagine cupa di quell’esercito minaccioso che cominciava ad avanzare alle tue spalle sullo stesso fondale che tu stavi cercando di attraversare di corsa. Quanto ci sarebbe voluto prima che ti raggiungesse?
Mosè dovette semplicemente confidare che, comunque andassero le cose, per quanto sembrasse impossibile farcela, erano comunque nelle mani di Dio.
Gesù, l’esempio supremo di fiducia nel Padre fino alla morte, dovette affrontare anche Lui la paura. La Bibbia dice che nel giardino di Getsemani ebbe battaglie così forti che sudò sangue! La fede non è mancanza di paura, ma vincerla con la verità. Per superare la paura bisogna affrontarla.
Può essere spaventoso trovarsi in una brutta situazione e non vedere nessuna via d’uscita naturale. Ma è allora che si fa veramente avanti la fede basata su Gesù e non su ciò che si pensa debba accadere. Bisogna semplicemente continuare a credere e confidare, senza badare a come possono apparire le cose, proprio come fecero Shadrak e i suoi amici.
Bisogna continuare a camminare sul terreno solido di quello che Dio ha detto di fare, nonostante le circostanze più tremende, come Mosè, sapendo che per quanto la situazione possa sembrare brutta e disperata sei tra le braccia di Gesù.
Non so che cosa porterà il futuro, ma conosco chi lo sa.
Forse avrai paura di quello che dovrai affrontare; forse non vedrai il modo di aggiustare la tua situazione; ma l’intervento divino nella tua vita non si basa sulla fiducia che hai in te stesso. Si basa sulla tua fede in Lui e sulla fiducia nella sua potenza, nella sua bontà e nel suo amore senza limiti.
Non devi credere che quello che vuoi che succeda accadrà. Devi solo credere che Dio può far succedere quello che è meglio, nel momento e nel modo che Lui ritiene migliori, se non in questa vita, in quella a venire, perché hai fiducia in Lui.
La fede conosce la cosa più importante da sapere: Dio non ti lascerà né ti abbandonerà mai.
Nessuno di noi sa cosa ci aspetta. Spesso non possiamo sapere se l’ostacolo che incontriamo o le sofferenze che subiamo passeranno tra un minuto o tra un mese, o se dureranno tutta la vita. La nostra fede non può basarsi su risultati che hanno senso per noi. Quello che la fede sa è che Gesù non ci lascerà privi di conforto; sarà al nostro fianco in mezzo al fuoco, come lo fu con Shadrak, Meshak e Abdenego. Ce la faremo, o per il suo tocco soprannaturale o arrivando in cielo alla fine della nostra vita; in ogni caso, non possiamo perdere.
Credi in Lui e aspettati il meglio; vale la pena di farlo.
A Gesù piace quando guardiamo le onde e i venti delle avversità e facciamo come Pietro, quando gli disse: “Comandami di venire da Te sulle acque”. Era pronto ad accettare la sfida e a buttarsi, perché aveva visto la potenza di Dio in Gesù ed era pronto a mettersi nelle mani che sapeva non l’avrebbero mai deluso.
Quali sono le sfide che devi affrontare? Quali situazioni impossibili incombono sulla tua vita? Camminerai sulle acque per andare incontro a Gesù adesso, così che la sua potenza possa manifestarsi nella tua vita? Fai quel passo di fede e, anche se a volte avrai la momentanea sensazione di affondare, dovrai solo invocarlo e Lui ti aiuterà nel momento e nel modo giusto.
Pubblicato originariamente nel luglio 2014.
Adattato e ripubblicato sull’Ancora in inglese il 5 gennaio 2017.
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