Benevolenza, bontà e gentilezza
Compilazione
Il capitolo 13 di Primo Corinzi è uno dei più famosi della Bibbia. Il suo argomento è l’amore e molti considerano questo brano delle Scritture la maggior opera letteraria di Paolo. Nel versetto 4 leggiamo: “L’amore è benevolo”.
Nei versetti da 1 a 3 la parola amore è menzionata tre volte, nel contesto di grandi opere pie, che non sono nulla senza amore. Poi Paolo comincia a dipingerci un’immagine delle qualità dell’amore, e una delle sue prime pennellate rivela che l’amore è benevolo.
La benevolenza è uno dei frutti dello Spirito.1 Nell’elenco troviamo anche l’amore, rivelandoci così il collegamento tra amore e benevolenza. Condurre una vita amorevole segnata dalla benevolenza è uno degli aspetti di una vita vissuta in maniera tale da compiacere Dio.
La benevolenza è caratterizzata da bontà e gentilezza. Una persona gentile è incline ad aiutare gli altri e a farlo con simpatia e considerazione. L’amore divino rende una persona più buona e gentile. Nessuno può essere amorevole e scortese allo stesso tempo.
Dio è amore2 e ciò significa che Dio è benevolo e gentile. La benevolenza divina conduce al pentimento3 e alla salvezza.4 L’espressione suprema della benevolenza divina si trova nella “immensa ricchezza della sua grazia, mediante la bontà che egli ha avuta per noi in Cristo Gesù”.5
L’amore è benevolo. Possa il Signore riempirci del suo amore così da renderci persone più benevoli, gentili e pronte al perdono, per la sua gloria. —Da gotquestions.org6
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Forse ti pentirai d’aver parlato,
d’essere rimasto o partito,
d’aver vinto o perso,
d’aver speso così tanto;
ma nel corso della vita scoprirai
che non ti pentirai d’essere stato gentile.
—Herbert V. Prochnow
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Le piccole cose contano. I piccoli gesti di bontà possono creare un’atmosfera d’amore e tenerezza. Le piccole cose hanno un grande significato, perché dimostrano che quella persona cara stava pensando a te e si è spinta oltre per renderti la vita migliore, un po’ più bella, per nessun altro motivo che il suo amore e la sua attenzione.
Non sottovalutare il valore dei gesti di bontà casuali. Dai il via a una reazione a catena di atti di bontà e vedrai l’amore sbocciare nella tua vita. Non te ne pentirai. —Gesù, in profezia
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Sii gentile. Ricorda che tutti quelli che incontri stanno combattendo una battaglia difficile. —John Watson
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La gentilezza è amore in azione, amore tradotto in semplici termini quotidiani. Vuol dire essere premurosi nei confronti degli altri. Vuol dire vivere la Regola Aurea: «Fai agli altri quello che vorresti che facessero a te».7 Vuol dire chiudere un occhio sugli sbagli e sulle piccole manie degli altri. Vuol dire essere benevoli e misericordiosi verso gli altri, come Dio lo è con voi.8
La gentilezza genera benevolenza. Le vostre parole e le vostre azioni gentili dicono agli altri che la loro felicità e il loro benessere sono importanti per voi; ciò li spinge a reagire allo stesso modo. La gentilezza è una delle cose più difficili da dare via, perché viene quasi sempre restituita. La gentilezza non costa niente, ma può realizzare molto. Un sorriso o una parola gentile possono fare tutta la differenza del mondo per qualcuno che sta avendo una giornata difficile. Un po’ di amore va molto lontano!
La gentilezza è un linguaggio che tutti comprendono. Come cristiani, siamo ambasciatori dell’amore di Dio per gli altri; la gentilezza che dimostriamo loro trasmette l’amore e l’interesse di Dio e contribuisce ad attrarli e vincerli a Lui. —Rafael Holding
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Le parole gentili sono la musica del mondo. Hanno un potere che sembra andare oltre le cause naturali, come se fossero figlie di qualche angelo che si sono smarrite e sono scese sulla terra. —Frederick Faber (1814–1863)
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Nel febbraio del 2012, Cory Weissman condusse la squadra maschile di pallacanestro del Gettysburg College durante l’ultima partita della stagione. Quattro anni prima aveva avuto un ictus che l’aveva lasciato con un lato del corpo paralizzato. Dopo quattro anni di riabilitazione era in grado di camminare zoppicando, ma non di giocare in una competizione. Prima dell’ictus aveva fatto parte della squadra universitaria e l’allenatore del Gettysburg voleva concedergli alcuni secondi in campo visto che era uno studente dell’ultimo anno. Cory fu nominato capitano e giocò per i primi cinque minuti di quella che sarebbe stata la sua prima e ultima partita per il Gettysburg, perché quell’anno si sarebbe diplomato.
Sapendo lo sforzo che gli costava semplicemente l’essere lì, la folla e i giocatori di entrambe le squadre lo accolsero con applausi scatenati. L’allenatore del Gettysburg gli concesse alcuni minuti in campo prima di farlo tornare in panchina.
Mancava un minuto alla fine e il Gettysburg aveva un ampio vantaggio, così l’allenatore rimise in campo Cory. L’allenatore del Washington chiese un time out e disse ai suoi giocatori di commettere un fallo contro Cory Weissman. Per chi non conoscesse il basket, quello era un gesto molto generoso, perché voleva dire che Cory avrebbe avuto diritto a due tiri liberi a canestro.
Cory prende il suo posto alla linea del tiro libero, saggia il peso del pallone fra le mani, alza le braccia e tira. Manca il cesto alla grande. Gli rimane il secondo e ultimo tiro. Di nuovo, saggia il pallone, alza le braccia e tira. Questa volta il pallone vola dritto nel canestro e la folla scopia in un applauso fragoroso.
In seguito, il vicepresidente per lo sport del Gettysburg College, David Wright, scrisse al Washington College: “Il vostro allenatore, Rob Nugent, insieme ai suoi collaboratori e agli studenti, ha manifestato una compassione come non avevo mai visto in più di trent’anni di partecipazione a gare sportive”. Da storiesforpreaching.com9
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Una buona azione non vai mai perduta. Chi semina cortesia, miete amicizia; chi pianta gentilezza, miete amore. —Basilio di Cesarea (ca. 329–379)
Pubblicato in inglese sull’Ancora il 6 novembre 2018.
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