Beati i poveri in spirito
Compilazione
Beati i poveri in spirito, perché di loro è il regno dei cieli. Beati coloro che fanno cordoglio, perché saranno consolati. —Matteo 5,3-4
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Più maturiamo nello Spirito di Gesù Cristo, più poveri diventiamo – più ci rendiamo conto che tutto nella vita è un regalo. Il tenore della nostra vita diventa pieno di una gratitudine umile e gioiosa. La consapevolezza della nostra povertà e inettitudine ci fa gioire nel regalo di essere stati chiamati fuori dalle tenebre in una luce meravigliosa e trasportati nel regno dell’amato Figlio di Dio. […]
Avevo vissuto alcuni giorni nella discarica cittadina di Juarez, in Messico, dove bambini piccoli, donne e uomini anziani rovistano alla ricerca di cibo in un cumulo di rifiuti alto più di dieci metri. Parecchi bambini morivano ogni settimana per la malnutrizione e l’acqua inquinata. Ho mandato un assegno di seimila dollari a un uomo con dieci bambini, tre dei quali erano già morti a causa della terribile povertà e delle miserevoli condizioni di vita.
Sapete cos’ha fatto l’uomo che ha ricevuto il regalo? Mi ha scritto nove lettere in due giorni – lettere traboccanti di gratitudine, che descrivevano nei particolari come stava usando il denaro per aiutare la sua famiglia e altri vicini nella discarica.
Questo mi ha offerto una splendida idea di cos’è un povero. Quando riceve un regalo, all’inizio prova, poi esprime, una gratitudine sincera. Non avendo niente, apprezza il minimo regalo. Io ho ricevuto il regalo totalmente immeritato della salvezza in Gesù Cristo. Senza alcun merito da parte mia, ho ricevuto un invito genuino a bere il vino nuovo per sempre alle feste di nozze nel regno di Dio. (Per inciso, per un alcolista in via di recupero questo è il paradiso!)
A volte, però, rimango così preso da me stesso che comincio a richiedere cose che penso di meritare, oppure do per scontato ogni regalo che mi arriva. […]
Nella conversazione, il discepolo che è veramente povero in spirito lascia sempre l’altra persona con la sensazione che “la mia vita si è arricchita per aver parlato con te”. Non è falsa modestia né umiltà fasulla. La sua vita si è arricchita e abbellita. Non è tutto fumo e niente arrosto. Non s’impone sugli altri. Ascolta bene perché sa di avere molto da imparare dagli altri. La sua povertà spirituale permette a lui o a lei di entrare nel mondo dell’altro, anche se non può identificarsi con quel mondo. […] I poveri in spirito sono le persone più acritiche; vanno d’accordo con i peccatori.
I poveri del vangelo hanno fatto pace con la loro esistenza imperfetta. Sono consapevoli di non essere perfetti, di essere danneggiati, del semplice fatto di non avere tutto sotto controllo. Anche se non cercano di scusare il proprio peccato, sono umilmente consci che il peccato è precisamente ciò che li ha spinti a raccomandarsi alla misericordia del Padre. Non fingono di essere diverso da quel che sono: peccatori salvati per grazia. —Brennan Manning1
Essere poveri in spirito
Nelle Scritture, compreso il Nuovo Testamento, essere povero non significa necessariamente che si trovi in uno stato di povertà fisica. Spesso è un termine tecnico per chi si rende conto che in fondo ha bisogno di Dio per tutto ciò che è materiale e spirituale. È quello che intendeva Isaia quando disse: “Lo Spirito del Signore, l'Eterno, è su di me, perché l'Eterno mi ha unto per recare una buona novella agli umili [ai poveri]”.2
Questo contesto indica chiaramente che sarà il Messia a supplire ai bisogni dei “poveri”. In Luca 3,34, Simeone disse di Gesù: “Ecco, egli è posto a caduta e a rialzamento di molti”. Cosa c’è prima del rialzamento? Una caduta, la morte. Cosa disse Gesù? “In verità, in verità vi dico che se il granello di frumento caduto in terra non muore, rimane solo; ma se muore, produce molto frutto”.3 A causa della nostra naturale povertà spirituale, dobbiamo morire a noi stessi, se vogliamo essere essere riempiti di Cristo.
Essere poveri in spirito vuol dire che Dio ci dà l’atteggiamento giusto nei confronti di noi stessi e di Lui. Dobbiamo capire che portiamo un debito di peccato e di conseguenza siamo in bancarotta davanti a Dio. Poiché sappiamo questo di noi stessi, invochiamo la misericordia dell’unica Persona che può cancellare il debito e provvedere a noi nel nostro stato di bancarotta: invochiamo Dio.
Questo è in contrasto con gran parte di ciò che vediamo. Lo spirito della nostra epoca ci dice di “esprimere” noi stessi e “credere” in noi stessi. Si tratta tutto di autonomia, autosufficienza, autostima e così via. Le verità controculturali delle Beatitudini dicono: “Svuota te stesso così che possa entrare Dio”. Quando siamo pieni di noi stessi, perdiamo la benedizione della presenza di Dio. […]
Non siamo mai troppo grandi per questa beatitudine. È la base dalla quale ascendiamo verso gli altri. Se diventiamo troppo grandi, diventiamo troppo grandi per il nostro cristianesimo. In Apocalisse 3,17-18, Gesù disse alla chiesa di Laodicea che erano troppo ricchi, avevano prosperato e non avevano bisogno di nulla. Dice loro che sono “poveri” e quindi dovrebbero comprare da Lui oro raffinato dal fuoco, così da poter diventare ricchi: ricchi in Lui.
Troviamo la posizione fondamentale di questa beatitudine nella persona del pubblicano di Luca 128,9-14. In questa parabola il fariseo confidava in se stesso e nelle sue opere davanti a Dio. Al contrario, il pubblicano disse: “O Dio, abbi pietà di me, peccatore!” Poi arriva la promessa: “Chiunque s'innalza sarà abbassato; ma chi si abbassa sarà innalzato”. Se vogliamo entrare nel regno dei cieli e lì trovare soddisfazione in Cristo, dobbiamo prima essere “poveri in spirito”. —D. Blair Smith4
Che cosa significa?
Le beatitudini, le benedizioni che proclamano la via di Gesù… Qual è il fondamento per tutte loro e per l’intero sistema dei valori insegnati da Gesù? Penso che si trovi nella prima. Come dice Matteo: “Beati i poveri in spirito. Loro è il regnodi Dio”.
Nel Vangelo di Luca dice “beati i poveri” e a volte la gente pensa: “Be’, Matteo l’ha modificato. Poveri in spirito – quello lo smorza un po’”. In realtà invece no. Ci aiuta semplicemente a capire che quando Gesù parla di “beati i poveri” parla più di un atteggiamento, un modo di conoscere il proprio bisogno di Dio, che è una posizione del cuore e non semplicemente una penuria economica.
Poveri in spirito significa che comprendiamo una verità profonda su noi stessi: la verità che nessuno di noi è responsabile della propria esistenza e di come continua a esistere. Poveri in spirito significa che comprendiamo il nostro bisogno di Dio e chi Dio è e chi siamo noi. Poveri in spirito significa che comprendiamo che senza Dio e i suoi doni dell’esistenza, della vita, noi non esisteremmo. Dio ci ha creato con il suo amore. Con il suo amore Dio ha dato l’esistenza a tutta la creazione ed è solo l’amore di Dio che sostiene l’intera creazione mentre continua a evolversi e sviluppa in ognuno di noi il continuo amore di Dio. —Thomas Gumbleton5
Il minimo
La vita terrena di Gesù fu sotto molti aspetti una vita di solitudine e servizio. Il suo ministero si era concentrato sui poveri, i bisognosi e i reietti: i più piccoli dei suoi fratelli. In altri punti dei Vangeli troviamo degli esempi delle persone che Lui aveva aiutato.
“Andate e riferite a Giovanni le cose che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista e gli zoppi camminano; i lebbrosi sono mondati e i sordi odono; i morti risuscitano e l’evangelo è annunziato ai poveri”.6
“Lo Spirito del Signore è sopra di me, perché mi ha unto per evangelizzare i poveri; mi ha mandato per guarire quelli che hanno il cuore rotto, per proclamare la liberazione ai prigionieri e il recupero della vista ai ciechi, per rimettere in libertà gli oppressi, e per predicare l’anno accettevole del Signore”.7
Poi Gesù evidenziò alcune delle cose che i “benedetti di suo Padre” fanno nella vita: danno da mangiare agli affamati e da bere agli assetati, accolgono gli stranieri, vestono gli ignudi e vanno a trovare i malati e i carcerati.8 Simili gesti di bontà rispecchiano l’amore e l’attenzione del Signore.
L’esempio umile di Gesù è una cosa che veniamo incoraggiati a imitare. Riferendosi all’umiltà di Gesù, Paolo scrisse che i Cristiani devono “avere in loro lo stesso sentimento che è stato in Cristo Gesù”.9 Leggiamo che “chiunque si innalzerà sarà abbassato; e chiunque si abbasserà sarà innalzato”.10
Se vogliamo coltivare l’umiltà nella nostra vita, il punto iniziale è concentrarci su Dio. Man mano che ci avviciniamo a Lui, pensando di più a Lui, imparando cose che lo riguardano e facendogli spazio nella nostra vita, Dio diventa sempre più importante per noi e comincia a occupare più spazio nel nostro “campo visivo”, per così dire. Quando succede, ci ricordiamo della sua perfezione e della nostra mancanza di perfezione. Quando abbiamo il giusto rapporto con Lui, ci sentiremo umili perché ci ama e ci apprezza, imperfetti come siamo. Questo rapporto ci porta ad avere il giusto equilibrio tra una sana autostima e una sincera umiltà. —Peter Amsterdam
Pubblicato sull’Ancora in inglese il 21 giugno 2022.
1 Brennan Manning, The Ragamuffin Gospel: Good News for the Bedraggled, Beat-Up, and Burnt Out (Multnomah, 2005).
2 Isaia 61,1.
3 Giovanni 12,24.
4 https://www.ligonier.org/learn/articles/blessed-are-poor-spirit.
5 https://www.ncronline.org/blogs/peace-pulpit/blessed-are-poor-what-does-mean.
6 Matteo 11,4–5.
7 Luca 4,18–19.
8 Matteo 25,34–46.
9 Filippesi 2,5.
10 Matteo 23,12.
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