Amare e riverire Dio
Compilazione
Beato l’uomo che teme l’Eterno e trova grande gioia nei suoi comandamenti! Quanto è grande la tua bontà che riservi per quelli che ti temono. —Salmi 112,1; 31,19
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La Bibbia parla un bel po’ del timore di Dio. Quando parla di temere Dio, si riferisce a due concetti diversi: uno è avere paura di Dio e della sua ira; l’altro è onorarlo e riverirlo. Uno dei concetti di timore di Dio riportati nella Bibbia, è il terrore, la paura; si riferisce ad aver paura di Dio ed è usato principalmente quando si parla di persone che hanno peccato e dovranno affrontare i giudizi di Dio. Ecco alcuni esempi di questo concetto sono:
Gli uomini entreranno nelle caverne delle rocce e negli antri della terra davanti al terrore dell’Eterno e allo splendore della sua maestà, quando si leverà per far tremare la terra.[1]
E non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l’anima; temete piuttosto colui che può far perire l’anima e il corpo nella Geenna.[2]
Questo concetto di timore di Dio è diverso da quello che ritrae il senso positivo di venerare Dio — cioè provare timore reverenziale, onore e rispetto nei suoi confronti. Alcuni sinonimi di queste parole sono: meraviglia, ammirazione, stupore, riguardo, deferenza, stima, venerazione, adorazione, devozione, opinione elevata. Temere Dio in questo modo porta benedizioni e benefici nella nostra vita.
Come Cristiani salvi, non dobbiamo aver paura di essere puniti per i nostri peccati, perché Gesù ha già preso su di Sé quella punizione mediante la sua morte sulla croce. I nostri peccati sono stati perdonati e non siamo più soggetti al “salario della morte”, grazie al dono divino della salvezza e della vita eterna con Lui.
Ciò non significa che non ci saranno conseguenze per i nostri peccati in questa vita; né significa che Dio sopporterà i peccati premeditati e la disubbidienza alle sue leggi morali. La Bibbia parla di castigo o correzione. In genere nelle Scritture si parla di castigo come di un addestramento o insegnamento, come di formazione del carattere di un individuo mediante rimproveri o ammonizioni, che sono una cosa diversa dalla punizione per il peccato. Il Signore potrebbe castigarci in qualche modo per i nostri peccati, per insegnarci qualcosa o per formarci, ma è un gesto d’amore da parte sua. “Il Signore corregge chi ama e flagella ogni figlio che gradisce”.[3]
Come credenti, la giusta reazione a tutto ciò che Dio è e fa è avere timore del Signore, nel senso di venerazione e devozione, riverenza e rispetto, adorazione e devozione, oltre che di meraviglia e timore reverenziale. Quando pensiamo alla creazione dell’universo, dalle stelle alle particelle subatomiche, possiamo solo meravigliarci davanti alla sua potenza e alla sua gloria. Quando ci rendiamo conto che come esseri umani pecchiamo e quindi meritiamo la sua punizione, ma che, grazie al suo amore, Lui ci ha reso possibile la salvezza e la riconciliazione, allora la reazione giusta è lodare e adorare, onorare, amare, ubbidire e riverire. Fa tutto parte del riconoscere che Egli è Dio — Padre, Figlio e Spirito Santo.
Chi di noi ama il Signore non deve avere quel tipo di timore che ci fa avere paura di Dio e della sua ira. Facciamo parte della sua famiglia, perché ne abbiamo ricevuto il diritto mediante la nostra fede in Gesù. I nostri peccati sono perdonati, così non dovremo affrontare la punizione divina. Siamo stati redenti. Il nostro rapporto con il Signore è fatto di amore, gratitudine, lode e adorazione. Per questo dobbiamo giustamente temere il Signore dandogli il nostro amore, ubbidendo alla sua Parola e vivendo in maniera da rendere gloria a Lui, che ne è infinitamente degno. —Peter Amsterdam
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Tu sei degno, o Signore e Dio nostro, di ricevere la gloria, l’onore e la potenza: perché tu hai creato tutte le cose, e per tua volontà furono create ed esistono. —Apocalisse 4,11[4]
Il dovere dell’uomo
Qual è il nostro lavoro principale? Cosa dice la Bibbia sul “tutto” dell’uomo, sui suoi doveri? “Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché questo per l’uomo è tutto”.[5] Dal momento in cui arrivò Gesù, Dio riassunse ogni cosa in “ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore e il tuo prossimo come te stesso”.[6] Questo era già compreso nel “timore di Dio”, ma il Signore lo rese un rapporto più personale e amorevole tra Lui e tutti noi; invece di temere Dio, ha detto di amarlo. E invece di “osservare i dieci comandamenti”, disse: “Ama il tuo prossimo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e i profeti”.[7]
Naturalmente per prima cosa dobbiamo amare Dio, per poter avere amore per il nostro prossimo. Non si possono amare le anime smarrite, gli estranei, i non-salvi, i propri nemici o chiunque altro, senza avere nel proprio cuore il potere soprannaturale, miracoloso e miracolante dell’amore di Dio. “Noi lo amiamo, perché Egli ci ha amati per primo”.[8] Amiamo gli altri perché prima Lui ha amato noi e loro. Solo questo può darci abbastanza amore per gli altri da essere disposti a rinunciare a noi stessi e andare in tutto il mondo a predicare il Vangelo a tutte le creature – a persone che non abbiamo mai visto prima, di cui non conosciamo la lingua, la religione e tutti i vari tipi di razze, colori e peculiarità. Ci vuole l’amore di Dio. Quindi dobbiamo cominciare da quello; nient’altro potrà farlo.
Quando Gesù apparve ai suoi discepoli dopo la crocifissione, chiese a Pietro: “Mi ami?” Pietro rispose: “Certo, Signore, ti amo”. Così Gesù replicò: “Allora pasci i miei agnelli”. Poi di nuovo: “Pietro, mi ami?” “Signore, lo sai che ti amo”. “Benissimo, Pietro, dimostralo. Pasci le mie pecore”. A quel punto Pietro doveva essere un po’ seccato, perché disse: “Signore, lo sai che ti amo”. Per la terza volta! — “Com’è che me lo chiedi, Signore? Non dovresti nemmeno farlo. Lo sai che ti amo”. “Benissimo, Pietro, dici di amarmi, ma adesso vai fuori e dimostralo; consiglia e pasci le mie pecore”.[9]
Devi amare il Signore per amare il prossimo, così forse la prima cosa che dovresti chiederti è questa: “Amo il Signore abbastanza? Ti amo abbastanza, Signore, da restare veramente vicino a Te, il mio Pastore, nella tua volontà, ai tuoi calcagni, sulla strada giusta, proprio dove Tu sai che è meglio andare? Ti sto seguendo sulla tua via, direttamente sui tuoi passi?”
Se stai vicino al Pastore, Lui ha promesso di guidarti su pascoli verdi e lungo le acque calme, di ristorare la tua anima. Si prende cura di te. Perfino nella valle dell’ombra della morte, non dovrai temere alcun male. Ti apparecchierà la tavola alla presenza dei tuoi nemici e ti ungerà il capo di olio. Perfino il suo bastone e la sua verga ti consoleranno con qualche botta qua e là, se non righerai dritto. Non sembra un granché come consolazione, ma a volte il bastone lo è.[10]
Se rimani vicino al Pastore, sarai senz’altro ben nutrito, ben curato e ben protetto. Ma perché i pastori tengono le pecore? Perché aumentino di numero, perché portino frutto! “In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto”.[11] Così, come faremo a portare frutto? Per prima cosa amiamo Dio. La domanda è: quanto amiamo Dio? Gli ubbidiamo? Lo seguiamo da vicino? Amiamo il nostro prossimo abbastanza da portare frutto?
Sono queste le domande che dobbiamo chiedere a noi stessi: “Amo il Signore abbastanza? Sono abbastanza vicino al Signore? Lo seguo, gli ubbidisco, sono proprio sui suoi passi, alle sue calcagna, al suo fianco, invece di perdermi da qualche parte ai lati della strada o fuori nei boschi?”
Dobbiamo chiarire le nostre priorità. Dobbiamo sederci a calcolare il prezzo, anche i numeri. Per questo mi piace tenere le statistiche e fare i conti, per sapere a che punto siamo. Qualsiasi mercante che ogni tanto non faccia un inventario per vedere a che punto stanno le cose finirà per fallire. Potrebbe perdere soldi ed essere sulla via del fallimento senza nemmeno saperlo. Devi tenere un inventario – finanziariamente, con te stesso e con Dio – e tenere statistiche sui progressi, i risultati e i frutti, per vedere se sei in attivo, se sei in passivo o a che punto sei.
Poi – ed è la cosa più importante – non dimentichiamo che “una sola cosa è necessaria, e Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta”.[12] Si sedette ai piedi di Gesù e ascoltò il Signore. Quella è l’unica cosa veramente necessaria: ascoltare il Signore, sedersi ai suoi piedi e ascoltare Lui e la sua Parola.
Signore, aiutaci a ricordare che la tua Parola viene prima, che il tuo amore viene prima, che il tuo amore si manifesta nella Parola, nella tua Parola amorevole su cui si basano la nostra vita e il nostro lavoro. Questo è il nostro tutto – dovere, obbligazione e lavoro: amare Te e amare gli altri; amare la tua Parola e amare gli altri con la tua Parola. —David Brandt Berg
Pubblicato sull’Ancora in Inglese l’1 settembre 2015.
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