Una lezione continua
Steve Hearts
Non provi mai vergogna perché a volte il livello della tua fede e della tua fiducia nel Signore non è proprio quello che dovrebbe essere? Non sei il solo. Ci sono volte in cui rimprovero me stesso per aver consigliato ad altri di confidare nel Signore, mentre la mia stessa fede in Lui spesso non è all’altezza quando m’imbatto in prove e difficoltà. In quei momenti vorrei essere vissuto all’epoca in cui Gesù camminava fra noi esseri umani. Forse allora mi sarebbe stato più facile credere e confidare in Lui. Invidiavo i suoi seguaci che vivevano in quell’epoca, vedevano tutte le cose sorprendenti che faceva e lo ascoltavano con le loro orecchie. Come doveva essere facile per loro, in confronto a noi che oggi dobbiamo accettare tutto per fede.
Poi ho cominciato a osservare meglio il rapporto tra Gesù e i suoi discepoli, così com’è descritto nei Vangeli. Mi sono reso conto che imparare a confidare in Lui non è stato facile neppure per loro.
Fu certamente una sfida per Pietro spingersi al largo e calare le reti, ubbidendo al comando di Gesù, dopo aver passato una notte lunga e dura a pescare senza successo. Tuttavia fece come gli era stato detto e come risultato fece una retata così grande che la barca cominciò ad affondare e gli fu necessario l’aiuto dei suoi soci su altre barche per trascinare tutto a terra.[1] In quel momento Pietro vide che valeva davvero la pena di confidare nel Signore.
Matteo racconta di quella volta che Pietro uscì dalla barca e cercò di raggiungere Gesù sulle acque durante una furiosa tempesta.[2] Finché aveva gli occhi puntati su Gesù, lì presente davanti a lui, si sentì fiducioso e sicuro. Solo quando cominciò a guardare il vento e le onde intorno a sé, cominciò ad affondare, come succede a me quando comincio a focalizzarmi sulle condizioni e le circostanze intorno a me, invece di tenermi stretto al Signore e alle sue promesse. È una storia che m’incoraggia molto e mi fa sapere che non sono il solo a provare momenti di dubbio.
Gesù venne sulla terra in forma umana. Tuttavia la verità che insegnò ai suoi seguaci spesso sfidò la logica e il ragionamento umano.
Mi viene in mente quella volta che insieme ai suoi seguaci si trovò di fronte a una grande folla. Quando finì di predicare, i discepoli dissero a Gesù: “Siamo lontani da tutto e si sta facendo tardi. Manda via la folla così potranno andare nei villaggi qui intorno e comprarsi da mangiare”. Parlavano seguendo i loro ragionamenti, secondo la loro prospettiva della situazione, quindi non erano preparati ad ascoltare la risposta di Gesù. “Non c’è bisogno che si allontanino, dategli voi qualcosa da mangiare”. Ovviamente si chiesero come avrebbero potuto sfamare una folla gigantesca con soltanto cinque pani e due pesci. Gesù però disse semplicemente di portargli il cibo. Me li immagino dire: “Cosa diamine ha in mente adesso, il nostro eccentrico maestro?” Nonostante ciò, fecero quello che gli era stato detto e Gesù moltiplicò miracolosamente il cibo — tanto che finirono per raccogliere dodici cesti di avanzi.[3]
Mentre sta andando a Gerusalemme per compiere la sua missione finale, Gesù manda due dei suoi discepoli al villaggio più avanti per cercare un puledro d’asino che non è mai stato cavalcato. Dopo averlo trovato, devono slegarlo e portarlo a Gesù. Se qualcuno li vede e fa loro qualche domanda, devono semplicemente rispondere: “Il Signore ne ha bisogno”.[4] Deve essere stata una cosa un po’ difficile per i discepoli mandati a svolgere la missione. Me li immagino chiedersi se sarebbero stati arrestati. Nonostante questo, anche se i padroni dell’animale fecero quella domanda, loro seguirono gli ordini del maestro e così Gesù fu in grado di adempiere una profezia importante che riguardava la sua entrata a Gerusalemme.[5]
Questi episodi raccontati nelle Scritture mi aiutano a ricordare che i discepoli di una volta erano umani come noi. Anche loro dovevano combattere con la carne e le sue debolezze. Avevano bisogno dell’addestramento paziente e amorevole di Gesù, proprio come ne abbiamo bisogno noi, i suoi seguaci di oggi. Per quanto oggi gli apostoli e i santi di una volta siano riveriti e stimati, dobbiamo ricordare che erano “uomini come noi”. [6]
Penso sia una cosa triste che di solito ricordiamo Tommaso con il soprannome di “Dubbioso”. Certo, quei pochi episodi dei Vangeli in cui lui parla sembrano momenti in cui manifesta dubbi e incertezze,[7] ma chi di noi non ha mai espresso dubbi occasionalmente? Non riconosciamo a Tommaso il merito di essere andato fino in India, dove diffuse il Vangelo come uno dei primi missionari della prima chiesa. Sono sicuro che realizzò molte altre grandi cose per il regno di Dio, di cui non ci rendiamo nemmeno conto, ma per le quali è grandemente onorato in cielo.
La lezione che traggo da queste cose è che non dovrei sentirmi in colpa per i momenti in cui cado nei dubbi. Devo solo lasciare che Gesù me ne tiri fuori e rinnovi la mia fede, come solo Lui sa fare. Imparare a confidare in Lui è una lezione continua. Più pratica faccio, meglio me la cavo.
Pubblicato sull’Ancora in inglese il 24 gennaio 2018.
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