Un impegno nella società
Compilazione
“Mentre Paolo li aspettava ad Atene, lo spirito gli s’inacerbiva dentro nel vedere la città piena di idoli. Frattanto discorreva nella sinagoga con i Giudei e con le persone pie; e sulla piazza, ogni giorno, con quelli che vi si trovavano”. —Atti 17,16-17[1]
L’efficacia dell’evangelismo di Paolo non era solo una conseguenza della chiamata divina, ma anche di una pianificazione attenta. Un principio importante da lui utilizzato con i suoi ascoltatori era di usare una cosa nota per insegnarne una ignota. Se i nostri tentativi di comunicazione cominciano con qualcosa di inconsueto, quasi certamente creeremo confusione nei nostri ascoltatori e li lasceremo privi d’interesse. Se però cominciamo con qualcosa che è loro familiare e da lì costruiamo con cura un ponte verso l’inconsueto, è probabile che incontreremo interesse e comprensione.
Paolo cercava una piattaforma comune sulla quale poter costruire un ponte che avrebbe portato gli ascoltatori da un territorio a loro noto alle verità ignote del Vangelo. […] Nelle Scritture abbiamo il resoconto della predicazione di Paolo in una sinagoga, quando coinvolge i suoi ascoltatori ebrei rivolgendosi a loro come a “figli di Abraamo” e comincia a parlare della drammatica liberazione dall’Egitto sotto Mosè, un argomento a loro molto noto. A un gruppo di donne a Filippi, che adoravano un Dio a loro sconosciuto, Paolo presenta il messaggio positivo di un Dio che potevano conoscere. Con i pagani di Listra trova un terreno comune nella creazione e in come un Dio vivente la sostiene, mettendo cibo sulle loro tavole e gioia nei loro cuori. Davanti ai filosofi ateniesi si riferisce ai futili tentativi dell’uomo di identificare Dio in termini d’oro, argento e pietra, e li guida discretamente a un Dio che dona vita e respiro.
Quando cerchiamo di condurre delle persone a Cristo, il nostro punto di partenza dovrebbe essere nel pensiero, nella cultura e nei presupposti dei nostri ascoltatori, così da entrare per prima cosa nel loro territorio. Poi, come Paolo, possiamo costruire discretamente quel ponte che li porterà alla grazia salvifica di nostro Signore Gesù Cristo. —Charles Price
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Gesù ha indicato che il nostro è un problema di cuore. In questo momento, il bisogno più grande nelle nostre città è l’evangelismo. L’apostolo Paolo si presentò nel cuore di una Corinto pagana, secolare, immorale e violenta e disse: “Noi predichiamo Cristo crocifisso, che è scandalo per i Giudei e follia per i Greci [i pagani]; ma a quelli che sono chiamati, sia Giudei che Greci, noi predichiamo Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio”.[2] La proclamazione del Vangelo è ancora oggi un bisogno disperato degli uomini. Non invertiremo mai le tendenze morali odierne senza un rinnovamento spirituale; e non avremo mai un rinnovamento spirituale finché la croce di Gesù Cristo non sarà al centro di ogni nostro insegnamento, predica e pratica. —Billy Graham
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Molti sinceri cristiani in tutto il mondo si trovano in diverse situazioni in cui il Signore li porta a investire più tempo nel creare rapporti con la gente, essendo disposti a pazientare mentre vivono la loro fede, testimoniano come il Signore indica loro e aspettano il frutto che verrà quando Dio vorrà. Come il “sale della terra”, il Signore sta mettendo alcuni di noi in situazioni in cui possono creare rapporti e amicizie e con il tempo dare una testimonianza più profonda, che permetterà alle persone di scoprire la verità e lo Spirito del Signore per conto loro, per averli visti vivere davanti ai loro occhi come cristiani fedeli.
Molti vecchi metodi di raggiungere le persone funzionano ancora. Ovviamente molto dipende dai singoli individui e dalle loro esigenze, oltre che dalla cultura e dai costumi della società in cui vivete. In generale, comunque, il mondo è diventato più scettico e sempre più gente cerca una “prova” e deve essere pienamente convinta prima di accettare dei concetti spirituali. La tua vita e i tuoi rapporti con loro possono servire molto a convincerli che Gesù è la via, la verità e la vita.
Gesù è l’uomo d’affari migliore. Nella sua creazione non va perso nulla, dalla molecola più piccola alla stella più grande. Quindi, se ti piazza da qualche parte, ti farà incontrare persone che hanno bisogno di te.
Se ti senti scoraggiato e pensi che i tuoi sforzi per la missione non stiano realizzando niente, da’ un’altra occhiata. Le tue parole e l’esempio del suo amore dentro di te possono convincere altri della verità del suo amore e della sua potenza, in maniera tale da superare lo scetticismo e l’incredulità tanto prevalenti oggi. Sono le tue azioni, le tue parole e il tuo amore per gli altri che possono superare il buio di questo mondo per raggiungere chi ha bisogno della verità.
In qualsiasi situazione ti trovi, Dio può presentarti le opportunità di essere una forza per il bene. Potrebbero essere visibili e di vasta portata, o piccole e meno visibili, ma Lui ha promesso che se cercheremo, ci aiuterà a trovare.[3] Lo Spirito Santo è sempre al lavoro, sempre pronto a guidare le persone nella loro ricerca della felicità e del “Dio sconosciuto”.[4] Vuole farsi conoscere da loro e può usare te per aiutarli a fare quel contatto. —Maria Fontaine
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Il Grande Mandato dà a ogni cristiano il privilegio e la responsabilità di predicare la Buona Novella fino alla fine della storia: “Andate e fate discepoli di tutti i popoli”.[5] Ogni cristiano oggi in vita è collegato, mediante una complessa catena di eventi, a quel momento cruciale. Ognuno di noi ha un albero genealogico di fede che si spinge indietro nella nebbia dei tempi. Nel corso delle epoche, come atleti in una grande corsa a staffetta nella storia, altri hanno passato questa Buona Novella da una generazione all’altra. E adesso il testimone è stato passato a noi. È il nostro turno.
Ci è stato affidato l’incarico di passare la Buona Novella a chi ci sta intorno e oltre. È un pensiero emozionante. Tanto per cominciare, ci aiuta a vedere come rientriamo nel quadro generale. Per altri, tuttavia, è anche un pensiero piuttosto impegnativo. Sembra una richiesta troppo grande. Siamo veramente pronti a esaudirla? Come possiamo gestire una responsabilità così pesante? È importante rendersi conto che i Cristiani si sono sempre sentiti pressati dalla sfida di passare ad altri la nostra fede. Sentiamo che ci manca la saggezza, l’acume e la forza per farlo – e a ragione. Ma dobbiamo comprendere che Dio ci conosce esattamente come siamo.[6] Conosce i nostri segreti più profondi, i nostri punti forti e quelli deboli. E Dio è capace di operare in noi e attraverso di noi per parlare a quel mondo per cui Cristo è morto. —Alister E. McGrath
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Daniele non protestò da osservatore al di fuori del sistema: lo fece da partecipante. È importante ricordarcelo, soprattutto quando sentiamo usare il termine “letteratura apocalittica” in connessione al libro di Daniele. Questa descrizione tende a suscitare l’idea di un profeta del giudizio, selvaggio e irrazionale, che avverte le persone a fuggire dalla società, barricandosi come monaci o eremiti ad aspettare l’imminente cataclisma globale che segnerà la fine della storia. Be’, se questo è il significato di “apocalittico”, chiaramente non si applica a Daniele e ai suoi amici. Non neghiamo che nel suo libro Daniele abbia molto da raccontare sul futuro, in parte piuttosto tetro nelle sue implicazioni; ma, lungi dall’indurlo a fuggire dalla società e dalle sue responsabilità, la rivelazione sul futuro lo portò ad avere una vita professionale molto piena ai livelli più alti dell’amministrazione dell’impero. La conoscenza che Daniele aveva di Dio non lo portò a sviluppare una mentalità da ghetto, ma ad assumere una parte piena e preminente nella vita di Babilonia. —John Lennox
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La vera santità non è una fuga dal mondo; essa consiste piuttosto nello sforzo di incarnare il Vangelo nella vita di tutti i giorni, nella famiglia, nella scuola e nel lavoro, nell’impegno politico e sociale. —Papa Giovanni Paolo II
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La parola evangelizzazione spesso suscita emozioni forti e contrastanti, perfino nei seguaci di Cristo. Impegnarsi con gli altri in questo compito apparentemente intimidatorio può suscitare sia entusiasmo sia sconforto. Tuttavia una cosa è certa, come riconosce l’articolo quattro della Convenzione di Losanna:[7] “Per evangelizzare è indispensabile la nostra presenza cristiana nel mondo, così come lo è quel genere di dialogo il cui scopo è di ascoltare con attenzione per capire chi ci sta di fronte. Ma l’evangelizzazione in sé non è altro che la proclamazione del Cristo di cui si parla nella Bibbia, del Cristo storicamente vissuto come Salvatore e Signore, nell’intento di persuadere la gente a venire personalmente a Lui per essere riconciliati con Dio”. Così, un’evangelizzazione svolta in modo corretto risveglierà nell’ascoltatore un senso di bisogno. Ciò che più conta, però, è un’evangelizzazione svolta in maniera persuasiva e in grado di dimostrare che, se il Cristianesimo è vero, darà una risposta a quel bisogno. Cristo non deve essere visto solo come la risposta: le sue parole devono essere viste anche come vere. —Ravi Zacharias
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“Voi siete il sale della terra”.[8] Il sale fa venire sete. La tua vita fa venire agli altri sete dell’acqua della vita? —Billy Graham
Pubblicato sull’Ancora in Inglese il 22 settembre 2015.
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