Lo straniero errante
Chris Mizrany
Stavo mettendo a letto mia figlia con una canzone, e quella notte la canzone era “Straniero errante”:[1]
Sono un povero straniero errante,
che viaggia in questo mondo di dolori.
Il mondo è pieno di dolori, è innegabile. E spesso ci sentiamo anche “poveri” materialmente o emotivamente — “povero me” e via di seguito. Inoltre, per molti di noi, servire Gesù ha significato lasciare il nostro paese natale oppure, se viviamo ancora lì, sentirci estranei o fuori posto a causa della nostra particolare vocazione.
Non v'è malattia, fatica né pericolo
nella terra splendente a cui son diretto.
Bene, alleluia! In cielo tutte le cose che ci affliggono saranno eternamente bandite.[2] Non ancora, però. Anche se a volte Gesù ci libera da malattie, fatiche o pericoli, ci sono momenti in cui queste cose fanno semplicemente parte della vita e dobbiamo superarle con Lui come nostro forte compagno. In questo mondo avremo tribolazione, ma facciamoci coraggio! Perché? Perché nostro Signore ha vinto il mondo.[3]
Sto andando là per vedere il mio Salvatore;
Sto andando là per non vagare più;
sto andando là, oltre il Giordano
sto andando verso la mia casa.
La Bibbia è piena di promesse sulla nostra eternità! Vedremo tutti i nostri cari da cui ci siamo dovuti separare quaggiù. Staremo con loro per sempre e non dovremo mai più vagare in giro. Il cielo è una casa comprata, pagata e con un contratto eterno. Meglio ancora, saremo alla presenza di Gesù e il suo amore ci ristorerà costantemente.[4]
Su di me s’addenseranno nuvole buie,
so che il cammino sarà aspro e impervio,
ma davanti a me si estendono campi dorati
dove i redenti di Dio cesseranno di piangere.
Ci saranno momenti difficili – e solitamente ce n’è abbastanza per una stagione intera. Non superiamo le nostre prove in modo definitivo; ne affrontiamo diverse nel corso degli anni. Ma ecco la buona notizia: la meta finale è sempre la stessa e dobbiamo tenere gli occhi puntati quella! In quel mondo dorato le lacrime non ci veleranno più gli occhi e non ci saranno né dolori né pianti.[5]
Signore, voglio vedere la storia della salvezza,
andrò là, con il popolo dell’amore.
Avrò sul capo una corona gloriosa
quando sarò a casa in quella terra splendente.
Qui la canzone parla della storia della salvezza, il cammino della fede su cui travagliamo ogni giorno. È il “compiere la nostra salvezza con timore e tremore” di cui parla l’apostolo Paolo.[6] E per ogni piccolo sforzo che facciamo per seguire Dio, c’è una benedizione. A volte le vediamo qui, immediatamente, ma anche se non le vediamo, sappiamo che la nostra corona splendida e gloriosa è là che ci aspetta.
Non dispiacciamoci di essere stranieri erranti. Non siamo di questo mondo, ma siamo stati scelti in mezzo al mondo.[7] A volte potremmo affrontare opposizione e avversità. Potremmo avere difficoltà finanziarie, emotive e materiali; ma non dimentichiamo quei campi dorati, quella corona gloriosa e la promessa infallibile di una felicità eterna con i nostri cari e con Gesù!
Pubblicato sull’Ancora in inglese il 4 ottobre 2017.
[1] “The Wayfaring Stranger” è una nota canzone folk and gospel americana, che probabilmente ebbe origine nel 19° secolo. È il lamento di un’anima impegnata nel viaggio nella vita. Come per la maggior parte della canzoni folk esistono molte versioni del testo. https://it.wikipedia.org/wiki/The_Wayfaring_Stranger.
[2] Vedi Apocalisse 22,3.
[3] Vedi Giovanni 16,33.
[4] Vedi Apocalisse 21,23.
[5] Vedi Apocalisse 21,4
[6] Vedi Filippesi 2,12.
[7] Vedi Giovanni 15,19.
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