Le chiavi di Paolo per galleggiare spiritualmente
Uno studio biblico su 2 Corinzi
Philip Martin
(Nota del redattore: Nel corso degli anni abbiamo avuto la benedizione di pubblicare sull’Ancora diversi articoli e compilazioni di Philip Martin. Questa terza parte della serie sul “galleggiamento” è il suo ultimo contributo, perché recentemente ha sofferto un attacco cardiaco ed è tornato a casa per stare con il suo amato Salvatore il 26 aprile 2016. Ci mancherà molto.
Festeggiamo i suoi quarantacinque anni di fedele servizio missionario e troviamo consolazione nella consapevolezza che il Signore lo ha ricevuto in cielo dicendogli: “Va bene, servo buono e fedele, entra nella mia gioia”.
Lascia sua moglie Ruth, dieci figli e otto nipoti. Le nostre condoglianze più sincere per la vostra perdita. Preghiamo per voi.)
Paolo si riferisce molte volte alle sofferenze da lui patite per Cristo, ma ne troviamo l’elenco più completo in 2 Corinzi 11. Vincere, superare e restare a galla sull’oceano della vita quando le forze del mondo cercavano di farlo affondare, non furono cose che Paolo affrontò solo ogni tanto. Le accettò come parte del suo modo di vivere. Non considerò le prove e gli scoraggiamenti come se “gli accadesse qualcosa di strano”.[1]
[Ho lavorato] più di loro; più di loro per le fatiche, più di loro per le prigionie, assai più di loro per le percosse subite. Spesso sono stato in pericolo di morte. Dai Giudei cinque volte ho ricevuto quaranta colpi meno uno; tre volte sono stato battuto con le verghe; una volta sono stato lapidato; tre volte ho fatto naufragio; ho passato un giorno e una notte negli abissi marini. Spesso in viaggio, in pericolo sui fiumi, in pericolo per i briganti, in pericolo da parte dei miei connazionali, in pericolo da parte degli stranieri, in pericolo nelle città, in pericolo nei deserti, in pericolo sul mare, in pericolo tra falsi fratelli; in fatiche e in pene; spesse volte in veglie, nella fame e nella sete, spesse volte nei digiuni, nel freddo e nella nudità. Oltre a tutto il resto, sono assillato ogni giorno dalle preoccupazioni che mi vengono da tutte le chiese. —2 Corinzi 11,23-28[2]
Leggendo la storia della vita di Paolo negli Atti ti sei mai chiesto: “Come ha fatto a tenere la testa fuor dall’acqua con così tante difficoltà, prove, difficoltà, delusioni e apparenti sconfitte?” Se guardiamo attentamente i capitoli precedenti il riassunto che Paolo fa delle sue sofferenze, vediamo alcuni dei segreti della sua resistenza spirituale e della sua capacità di restare a galla in mezzo alle tempeste della vita.
1) Il ministero della consolazione: Era disposto a pagare il prezzo di essere un consolatore. Per essere in grado di confortare davvero gli altri, dobbiamo essere disposti a soffrire anche noi.
Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, il Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra afflizione, affinché, mediante la consolazione con la quale siamo noi stessi da Dio consolati, possiamo consolare quelli che si trovano in qualunque afflizione; perché, come abbondano in noi le sofferenze di Cristo, così, per mezzo di Cristo, abbonda anche la nostra consolazione. Perciò se siamo afflitti, è per la vostra consolazione e salvezza; se siamo consolati, è per la vostra consolazione, la quale opera efficacemente nel farvi capaci di sopportare le stesse sofferenze che anche noi sopportiamo. La nostra speranza nei vostri riguardi è salda, sapendo che, come siete partecipi delle sofferenze, siete anche partecipi della consolazione. —2 Corinzi 11,3-7
2) Imparò una dipendenza totale, che è il segreto della vera leadership spirituale.
[…] affinché non mettessimo la nostra fiducia in noi stessi, ma in Dio che risuscita i morti. —2 Corinzi 1,9
Ho imparato che nella vita della fede Dio ci fa regolarmente cadere di sotto i piedi i sostegni che ci siamo preparati e che ci impedirebbero di dipendere da Lui. Credo che non sia possibile imparare una totale dipendenza da Dio, se non ci permettiamo, seguendo Lui, di essere messi in situazioni in cui Lui è l’unica cosa da cui possiamo dipendere. Agli inizi della mia vita di Cristiano qualcuno mi ha detto: “Non avere paura di salire su un ramo sottile per Dio, perché è lì che crescono i frutti”.
3) Speranza e fede: In mezzo alle sue molte afflizioni e alle sue prove quotidiane, Paolo imparò ad avere la speranza e la fede che Dio avrebbe continuato a salvarlo.
Egli ci ha liberati e ci libererà da un così gran pericolo di morte, e abbiamo la speranza che ci libererà ancora. —2 Corinzi 1,10
4) Paolo non perse mai la gioia della sua salvezza, la sua sensazione di stupore davanti alla misericordia di Dio e di gratitudine per essere stato chiamato al ministero. Sapeva di essere il meno meritevole degli apostoli e che se non fosse stato per la grazia di Dio non avrebbe nemmeno avuto il diritto di svolgere il suo ministero.
Perciò, avendo noi tale ministero in virtù della misericordia che ci è stata fatta, non ci perdiamo d’animo. —2 Corinzi 4,1
5) Rinnovamento quotidiano. Paolo era capace di ricorrere alla forza del Signore ogni giorno. Aveva imparato che la chiave per condurre una vita cristiana vittoriosa e di avere la forza di passare sopra alle cose era di avvalersi di un rinnovamento quotidiano.
Ma noi abbiamo questo tesoro in vasi di terra, affinché questa grande potenza sia attribuita a Dio e non a noi. Noi siamo tribolati in ogni maniera, ma non ridotti all’estremo; perplessi, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; atterrati ma non uccisi. […] Perciò non ci scoraggiamo; ma, anche se il nostro uomo esteriore si va disfacendo, il nostro uomo interiore si rinnova di giorno in giorno. —2 Corinzi 4,7-9.16
6) Vide la sua vita da una prospettiva celeste, camminando per fede e non per visione. Paolo mantenne la sua speranza anche davanti alle sofferenze, perché aveva lo sguardo puntato sul cielo, non su questo mondo. Vedendo le sue prove dal punto di vista delle ricompense inimmaginabili che aspettano il credente trionfante in cielo, Paolo è in grado di metterle nella giusta prospettiva.
Perché la nostra momentanea, leggera afflizione ci produce un sempre più grande, smisurato peso eterno di gloria, mentre abbiamo lo sguardo intento non alle cose che si vedono, ma a quelle che non si vedono; poiché le cose che si vedono sono per un tempo, ma quelle che non si vedono sono eterne. Sappiamo infatti che se questa tenda che è la nostra dimora terrena viene disfatta, abbiamo da Dio un edificio, una casa non fatta da mano d’uomo, eterna, nei cieli. —2 Corinzi 4,17-18; 5,1
Siamo dunque sempre pieni di fiducia… poiché camminiamo per fede e non per visione. —2 Corinzi 5,6-7
7) La forza della debolezza. Dopo avere terminato l’undicesimo capitolo di 2 Corinzi con l’elenco delle sue sofferenze, Paolo parla di un sua esperienza spirituale, poi aggiunge un altro ostacolo contro il quale dovette lottare continuamente.
E perché io non avessi a insuperbire per l’eccellenza delle rivelazioni, mi è stata messa una spina nella carne, un angelo di Satana, per schiaffeggiarmi affinché io non insuperbisca. Tre volte ho pregato il Signore perché l’allontanasse da me; ed egli mi ha detto: «La mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza». Perciò molto volentieri mi vanterò piuttosto delle mie debolezze, affinché la potenza di Cristo riposi su di me. Per questo mi compiaccio in debolezze, in ingiurie, in necessità, in persecuzioni, in angustie per amor di Cristo; perché, quando sono debole, allora sono forte. —2 Corinzi 12,7-10
Nelle parole di Andrew Murray, “[Paolo] pregò tre volte perché [la spina] gli fosse tolta, ma la sua richiesta non fu esaudita perché ne aveva bisogno. Invece di rimuovere la spina, il Signore lo rassicurò che avrebbe avuto la grazia necessaria a sopportarla. Quando vide il significato di tutto quanto e udì la risposta divina, lui cominciò a vantarsi delle sue debolezze, perché a causa loro avrebbe avuto la forza di Cristo in larga misura”.
Spero che questo studio biblico t’incoraggi come ha incoraggiato me, ad avere la fede di continuare a rimanere al di sopra delle cose, così che un giorno potremo dire, come Paolo:
Il tempo della mia partenza è giunto. Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho conservato la fede. Ormai mi è riservata la corona di giustizia che il Signore, il giusto giudice, mi assegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti quelli che avranno amato la sua apparizione. —2 Timoteo 4,6-8
Pubblicato sull’Ancora in Inglese il 25 maggio 2016.
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