Il riluttante viaggio
di Kirsten Powers dall’ateismo
Mark Ellis
Lavorava per l’amministrazione Clinton, è diventata un’opinionista liberale per il sito web DailyBeast e una regolare collaboratrice democratica per Fox News. […] I suoi amici erano agnostici o atei. Per questo, quando Dio fece la corte al suo cuore riluttante e lo conquistò, lei fu più sorpresa di chiunque altro.
“Se c’era una cosa di cui ero completamente sicura, era che non avrei mai aderito a qualsiasi religione — specialmente al cristianesimo evangelico che disprezzavo in modo particolare”, scrive Kirsten Powers in un racconto in prima persona della sua conversione, pubblicato su Christianity Today.
Figlia di genitori archeologi, frequentò la chiesa episcopale a Fairbanks, in Alaska, ma in realtà non ebbe mai una vera fede. Qualsiasi briciola di fede nominale lei potesse avere era per rispetto a suo padre, un uomo brillante che aveva imparato il russo da autodidatta.
Quando suo padre cominciò a esprimere i suoi dubbi sul cristianesimo, all’epoca in cui lei frequentava l’università, accettò in pieno lo scetticismo.
“Quel poco di fede che avevo non poteva reggere a questa rivelazione”, ha osservato. “Dopo i vent’anni oscillavo tra ateismo e agnosticismo, senza mai neppure avvicinarmi all’idea che Dio potesse essere reale”.
Powers lavorò nell’amministrazione Clinton per sei anni e solo raramente le capitò di vedere qualche aperta espressione di religiosità. Poi si trasferì a New York… “Il mio mondo divenne aggressivamente secolare […]e il mio gruppo di amici era composto per lo più da atei”, osserva.
La prima crepa nella sua armatura anti-fede ci fu quando cominciò a uscire con un cristiano. Solo poco prima aveva detto a un’amica che l’unica causa di rottura in un rapporto con un uomo sarebbe stata la religione.
Uscivano già da alcuni mesi, quando il suo ragazzo le telefonò per dirle che aveva qualcosa d’importante da discutere con lei. Quando lui arrivò nel suo appartamento a New York, la fissò intentamente, poi le chiese: “Credi che Gesù sia il tuo Salvatore?”
A quella domanda, le sprofondò il cuore. Pensò che lui fosse un po’ pazzo. Rispose di no.
“Pensi che potresti mai crederlo?” le chiese lui. Poi le disse che voleva sposarsi e sentiva che lei era la persona giusta, ma non poteva sposare una non-credente.
“Non voglio ingannarti — non potrei mai credere in Gesù”, gli disse.
“Pensi di poter tenere la mente aperta alla possibilità?” chiese lui, con un filo di speranza.
“Certo! Sono molto aperta!” replicò lei, anche se sapeva che in quel caso non era completamente vero. Dentro di sé riteneva che la sua fede era “una stranezza da ignorare e non un punto in suo favore”.
Alcune settimane dopo andarono in chiesa insieme e alcune cose la colsero di sorpresa. Tanto per cominciare, non si era resa conto che un presbiteriano potesse essere evangelico. “Quando arrivammo al servizio alla Upper East Side della Redeemer Presbyterian Church rimasi scioccata e disgustata da ciò che vidi. Ero abituata alla liturgia della chiesa della mia gioventù. L’incontro era in un auditorium, con un complesso che suonava quella che in seguito appresi essere ‘musica di lode’. Pensai: Come faccio a dirgli che non tornerò mai più qui?” scrive in Christianity Today.
Quando però il pastore Tim Keller iniziò a parlare, fu completamente assorbita dal lsuo messaggio. “Non avevo mai sentito un pastore parlare delle cose di cui parlò lui. Il sermone di Tim Keller era intellettualmente impegnativo e combinava arte, storia e filosofia. Decisi di ritornare per sentirlo parlare di nuovo”.
Continuò a tornare per ascoltarlo, ma nel suo messaggio c’era una cosa che la deludeva: il fatto che menzionasse Gesù. Ogni settimana usciva dalla riunione un po’ frustrata, chiedendosi: perché doveva rovinare un buon discorso con queste assurdità su Gesù?
Man mano che Keller proponeva la sua argomentazione per Cristo, lei cominciava a mettere in discussione il proprio ateismo. “Smascherava abilmente le debolezze intellettuali di una visione del mondo puramente secolare. Arrivai a rendermi conto che anche se il cristianesimo non era la cosa reale, neppure l’ateismo lo era”.
Ben presto Powers si ritrovò a leggere la Bibbia. Allo stesso tempo il suo ragazzo pregava che Dio si manifestasse a lei. Dopo aver ascoltato Keller per otto mesi, lei concluse che le prove stavano dalla parte del cristianesimo.
Ma non sentiva ancora una connessione particolare a Dio. “Continuavo a pensare che le persone che dicevano di parlare con Dio o di avere delle esperienze con Lui delirassero o mentissero. Nei momenti più generosi, ammettevano che forse immaginavano delle cose che le facevano star bene”.
L’incontro con Gesù
Poi a Powers successe qualcosa d’insolito durante un viaggio a Taiwan nel 2006.
“Mi svegliai in uno stato che sembrava uno strano incrocio fra sogno e realtà. Gesù si avvicinò a me e mi disse: ‘Eccomi qua’.
“Sembrava molto reale. Non sapevo come interpretarlo”, ricorda. Il giorno dopo chiamò il suo ragazzo, ma prima ancora di riuscire a dirgli cosa era successo, lui le disse che la notte prima stava pregando e aveva sentito che dovevano separarsi.
Pur essendo irritata per la separazione, era più “traumatizzata” dalla misteriosa visita mistica di Gesù. “Cercai di dismettere l’esperienza come un contatto sbagliato delle sinapsi, ma non riuscivo a dimenticarla”.
Alcuni giorni dopo Powers ritornò a New York, ma si sentiva smarrita e confusa mentre cercava di gestire la sua crescente consapevolezza della presenza di Dio. “Improvvisamente sentivo Dio dappertutto ed era una cosa terrificante. Soprattutto era indesiderata. Sembrava un’invasione. Cominciai a temere d’impazzire”.
Chiese consiglio a un amico, lo scrittore e commentatore culturale Eric Metaxas, che lei sapeva essere cristiano. “Hai bisogno di seguire degli studi biblici”, le disse. Le raccomandò un corso tenuto dalla moglie del pastore Tim Keller.
Quando si presentò per la prima volta allo studio biblico, si sentiva disperata, incerta se avrebbe mai parlato alla sua famiglia o ai suoi amici della sua fede emergente. Pensava che nessuno l’avrebbe capita, perché non capiva lei stessa i cambiamenti che stavano avvenendo in lei. “Avevo un nodo allo stomaco. Nel mio modo di pensare, solo i tipi strani e i fanatici frequentavano studi biblici”.
Powers non ricorda cosa insegnò Kathy Keller quel giorno, ma quando lo studio biblico terminò sapeva che tutto era cambiato. “Non mi dimenticherò mai di essermi fermata in piedi fuori da quell’appartamento della Upper East Side, dicendo a me stessa: ‘È vero. È assolutamente vero’. Il mondo sembrava completamente diverso, come se fosse svanito un velo. Non avevo alcun dubbio. Ero colma di una gioia indescrivibile”.
A intervalli, nei mesi successivi, tornò un tiro alla fune tra fede e dubbio. Fece del suo meglio per “svincolarsi da Dio”, ma scoprì che fuggire da Lui era inutile.
“Dovunque mi voltassi, c’era Lui. Lentamente ci fu meno paura e più gioia. Il Segugio del Cielo mi aveva dato la caccia e mi aveva preso — che mi piacesse o no”.
Pubblicato sull’Ancora in inglese il 14 marzo 2018.
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