I boschi che suonano
Curtis Peter van Gorder
È chiamato il più umano degli strumenti, perché ha la nobile missione di esprimere le nostre emozioni più profonde. Nella sua profonda e inquieta risonanza il suo canto carezza la nostra anima. Spesso, nella parte più avvincente di un film, il suono di un violino o di un violoncello accentua l’emozione che proviamo. Come disse il famoso violinista Joshua Bell: “Quando suoni un pezzo al violino, racconti una storia”.
Che cosa rende così speciali questi strumenti? Negli ultimi trecento anni, fin dall’epoca d’oro di liutai1 come Stradivari, si sono fatti molti studi. I violini sono stati esaminati ai raggi X, analizzati e misurati in centinaia di modi diversi, ma il mistero continua. Alcune cose sfidano ogni misurazione.
In Italia, su in alto nelle Alpi, c’è un bosco chiamato Il Bosco che suona.2 È qui che nascono violini stupendi. Gli alberi migliori affrontano un clima difficile. Lorenzo Pellegrini è una guardia forestale, o un giardiniere dei boschi, come si autodefinisce. Ci racconta con passione come crescono gli alberi con cui sono fatti i violini: “Lentamente, molto lentamente. Su questi monti crescono così lentamente che a volte smettono completamente di crescere. Raccolgono le loro forze. Quassù ci sono alberi che hanno mille anni, ci credereste? E non ci deve essere troppa acqua. Il cuore dell’albero deve restare asciutto. È quello a dare il legno migliore. Solido. Una risonanza acustica stupenda!”
È una cosa che dovremmo ricordare quando passiamo momenti di desolazione o per la Valle di Baca (o del pianto), come la chiama il salmista. Il Mastro Liutaio forse ci sta preparando a diventare uno strumento che risuonerà in modo stupendo e spingerà un ascoltatore alle lacrime.
Il salmista usa simbolicamente la Valle di Baca, per illustrare un percorso difficile e doloroso nella vita. Il nome della valle indica una regione arida, perché è qui che tendono a crescere gli alberi piangenti (che lasciano cadere gocce di resina). Quando la gente andava a Gerusalemme per adorare nel tempio, passava per questo luogo sfibrante, “piangente”, ma la fine del loro viaggio ne valeva la pena:
“Beati quelli che trovano in te la loro forza, e hanno a cuore le vie del Santuario! Quando attraversano la valle di Baca essi la trasformano in luogo di fonti e la pioggia d'autunno la ricopre di benedizioni. Lungo il cammino aumenta la loro forza
e compaiono infine davanti a Dio in Sion”.3
Allo stesso modo, chi prova sofferenze nella vita (e chi non lo fa?) può trovare forza nella propria fede in Dio. Quando diciamo al Signore il posto giusto nella nostra vita, possiamo scoprire che la Valle di Baca diventa un posto molto diverso. Il cammino di un cristiano pieno di fede attraverso dei momenti difficili è una spedizione in cui passo dopo passo “aumenta la sua forza”. —Da gotquestios.org
L’albero perfetto viene scelto per la sua qualità acustica da persone specializzate. Persone come Marcello Mazzucchi, una guardia forestale che si autodefinisce “un ascoltatore degli alberi” e dice: “Io li osservo, li tocco, a volte perfino li abbraccio. Guardate attentamente e vi potranno raccontare la loro storia, i loro traumi, le loro gioie – tutto. Sono creature così umili”. Ignora gli alberi con troppi rami o con delle imperfezioni. Alla fine ne trova uno che sembra perfetto. “Guardate, s’innalza perfettamente diritto. È molto cilindrico. Non ci sono rami nella parte inferiore. Secondo me c’è un violino chiuso lì dentro”.
Mazzucchi tira fuori un trapano a mano e lo inserisce a cavaturaccioli attraverso la corteccia. Ascolta attentamente il suono che il trapano fa ogni volta che incontra un anello nuovo nel tronco. Ne estrae una “carota” campione e dopo averla esaminata esclama: “Magnifico!”
Gesù dice che non siamo noi ad aver scelto Lui, ma che Lui ha scelto noi.4 Al contrario del perfetto albero da violino Gesù non sceglie le persone perché sono buone o perfette. Se guardiamo eroi biblici come Noè e Abraamo o i dodici discepoli, scopriamo che come noi sono pieni di difetti. Dev’essere perché il Signore vuole compiere la sua opera in noi.5 Deve vedere in ognuno di noi delle possibilità e qualcosa di “magnifico” che a volte non ci rendiamo conto di avere.
Prima di tagliare l’albero, Mazzucchi si assicura che lì vicino crescano altri piccoli abeti rossi, per la prossima generazione di violini. “Ho abbattuto un milione di alberi nella mia carriera”, dice Mazzucchi, “ma al loro posto ne sono cresciuti cento milioni”.
La rimozione di un albero adulto permette al sole di entrare e far crescere i piccoli. “Appena un albero cade, quelli che sono nati e hanno sofferto alla sua ombra possono cominciare a crescere più in fretta”, dice il capo del servizio forestale. E alcuni saranno destinati a diventare strumenti musicali che saranno suonati da un maestro di musica fra centinaia d’anni. L’albero muore, ma continua a vivere in una nuova forma.
È così che fanno i liutai. Hanno una visione per il futuro. Come questi custodi del bosco, anche noi dovremmo pensare alla nostra eredità e alle generazioni che verranno dopo di noi. Al momento giusto, quando tutte le condizioni saranno giuste, l’albero verrà tagliato, trasformato in tavole di legno che saranno poste ad asciugare e poi… aspetteranno una decina d’anni o più prima di essere trasformati nella meraviglia che chiamiamo violino.6
La prossima volta che udrai il suono avvincente di un violino, ricorda tutto ciò che ha contribuito a farlo. Allo stesso modo, forse anche tu sei un’opera in costruzione e quello che stai sperimentando adesso è solo una preparazione per il momento magico in cui si alzerà il sipario e il Maestro appoggerà l’archetto alle tue corde per farti cantare la tua storia.
Pubblicato sull’Ancora in inglese il 26 agosto 2020.
1 Un liutaio è un artigiano che costruisce e ripara strumenti a corda con un manico e una cassa di risonanza.
2 Un breve documentario su questi boschi: https://www.youtube.com/watch?v=-rXrCcYANv0. [Un altro in italiano: https://www.youtube.com/watch?v=1eg5vEou79A].
3 Salmi 84,5–7 NR.
4 Vedi Giovanni 15,16.
5 Salmi 138,8 LND.
6 La stagionatura di una tavola di legno per violini richiede in genere una decina d’anni o più, a seconda delle sue dimensioni e del suo spessore. Il legno invecchiato cinquant’anni è ancora migliore. Vedi: http://www.gussetviolins.com/wood.htm; e in italiano: http://www.trabucchi.com/.
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