Gesù: il Mosè più grande
Ryan Leasure
Un occhio impreparato potrebbe perderlo, ma l’Antico Testamento, letto correttamente, indica Gesù. Dalla Genesi in poi vediamo un riferimento dopo l’altro al futuro Messia che un giorno avrebbe schiacciato la testa del serpente.
Certamente i patti fatti con Abraamo (Genesi 12, 15 e 17) e con Davide (2 Samuele 7) puntano a un futuro Messia, ma è su di un altro mediatore di un patto che voglio attirare la vostra attenzione: Mosè. Al di fuori di Abraamo, Mosè è probabilmente la figura più importante dell’Antico Testamento, perché fu attraverso di lui che Dio diede la sua Legge alla nazione di Israele.
Per quanto Mosè fosse speciale, però, Dio promise a Israele che avrebbe mandato un altro profeta che sarebbe stato altrettanto importante di Mosè, se non di più.
La promessa di un futuro profeta come Mosè
Quando Israele si avvicinava al termine dei suoi quarant’anni nel deserto, Dio promise loro il futuro arrivo di un profeta. Leggiamo le parole di Mosè in Deuteronomio 18:
Per te il SIGNORE, il tuo Dio, farà sorgere in mezzo a te, fra i tuoi fratelli, un profeta come me; a lui darete ascolto! Avrai così quello che chiedesti al SIGNORE tuo Dio, in Oreb, il giorno dell’assemblea, quando dicesti: «Che io non oda più la voce del SIGNORE mio Dio, e non veda più questo gran fuoco, affinché io non muoia». Il SIGNORE mi disse: «Quello che hanno detto, sta bene; io farò sorgere per loro un profeta come te in mezzo ai loro fratelli, e metterò le mie parole nella sua bocca ed egli dirà loro tutto quello che io gli comanderò» (vv. 15-18 NR).
Posso solo immaginare che in quel momento Israele avesse paura di ciò che sarebbe successo dopo la morte di Mosè. Dopotutto, il popolo si appoggiava a Mosè per avere le parole di Dio, perché loro non osavano avvicinarsi a Lui. Ma come sarebbe stato un profeta come Mosè? Numeri 12,6-8 ci offre un indizio. Il testo dice:
Il SIGNORE disse: «Ascoltate ora le mie parole; se vi è tra di voi qualche profeta, io, il SIGNORE, mi faccio conoscere a lui in visione, parlo con lui in sogno. Non così con il mio servo Mosè, che è fedele in tutta la mia casa. Con lui io parlo a tu per tu, con chiarezza, e non per via di enigmi; egli vede la sembianza del SIGNORE. Perché dunque non avete temuto di parlare contro il mio servo, contro Mosè?» (NR).
Notate le parole del Signore in risposta alle lamentele di Miriam e Aaronne riguardo a Mosè. Il Signore disse che Mosè non era solo un profeta; era un profeta eccelso. Altri profeti ricevono da Dio solo sogni o visioni, ma Mosè può vedere Dio e parlargli faccia a faccia.
Il futuro profeta arrivò?
Prima di rispondere a questa domanda, devo accennare brevemente all’idea che Mosè abbia scritto il Pentateuco. Mi rendo conto che diverse persone respingono questa idea, ma io non sono tra loro. Dopotutto, sembra che Gesù fosse convinto che quelle Scritture fossero state scritte da Mosè (Giov. 5,46-47; Mar. 10,3-5; 7,10; 12,26; Mat. 8,4; Lu. 16,29).
Nessuno, comunque disputa il fatto che altri abbiano scritto la parte finale del Pentateuco, che descrive la morte di Mosè. Anche se la datazione di quest’ultima parte non è precisa, la maggior parte dei commentatori tende a darla per l’epoca post-esilio (tra il 500 e il 400 a.C.). Quindi, chiunque abbia scritto quella parte lo fece circa mille anni dopo Mosè. Sappiamo che non fu subito dopo la morte di Mosè perché il suo autore ci dice che nessuno sapeva dove era sepolto il corpo di Mosè (Deuteronomio 34,6).
Parlo di questo problema di datazione e paternità dei libri perché la persona che scrisse Deuteronomio 34 non credeva che il profeta come Mosè fosse già arrivato. I versetti da 10 a 12 dicono:
Non c’è mai più stato in Israele un profeta simile a Mosè, con il quale il SIGNORE abbia trattato faccia a faccia. Nessuno è stato simile a lui in tutti quei segni e miracoli che Dio lo mandò a fare nel paese d’Egitto contro il faraone, contro tutti i suoi servi e contro tutto il suo paese; né simile a lui in quegli atti potenti e in tutte quelle grandi cose tremende che Mosè fece davanti agli occhi di tutto Israele.
Per quel che riguarda l’autore di Deuteronomio 34, il profeta promesso in Deuteronomio 18 doveva ancora venire. Perfino grandi profeti come Elia, Eliseo o Isaia non erano all’altezza. No, Israele aspettava ancora pazientemente il profeta che avrebbe comunicato con Dio faccia a faccia, che avrebbe proferito le parole stesse di Dio e avrebbe fatto miracoli in pubblico. Alcuni profeti avevano rispettato alcuni di questi criteri, ma mai tutti quanti insieme.
Gesù: il profeta come Mosè
Non c’è da stupirsi che così tanti ebrei del primo secolo si aspettassero che il Messia sarebbe stato il grande Profeta. In Giovanni 6,14 leggiamo che quando Gesù sfamò i cinquemila, la gente, avendo visto il miracolo che Gesù aveva fatto, disse: «Questi è certo il profeta che deve venire nel mondo». In altre parole, queste persone riconobbero che l’autore di Deuteronomio 34 aveva ragione: fino ad allora un profeta come Mosè non era ancora arrivato, ma eccolo lì adesso!
Pietro fa molto chiaramente la connessione in Atti 3. Quando predicò alla folla a Gerusalemme, Pietro dichiarò:
Ora, fratelli, io so che lo faceste per ignoranza, come pure i vostri capi. Ma ciò che Dio aveva preannunciato per bocca di tutti i profeti, cioè, che il suo Cristo avrebbe sofferto, egli lo ha adempiuto in questa maniera. Ravvedetevi dunque e convertitevi, perché i vostri peccati siano cancellati e affinché vengano dalla presenza del Signore dei tempi di ristoro e che egli mandi il Cristo che vi è stato predestinato, cioè Gesù. […] Mosè, infatti, disse: “Il Signore Dio vi susciterà in mezzo ai vostri fratelli un profeta come me; ascoltatelo in tutte le cose che vi dirà”.
Ovviamente quel pubblico ebreo doveva conoscere bene Deuteronomio 18. Pietro disse enfaticamente alla folla che il grande Profeta come Mosè era finalmente arrivato. Era Gesù di Nazareth.
Dopotutto, Gesù rispettava tutti i criteri. Come Figlio di Dio è l’unico ad aver comunicato con Dio faccia a faccia.- Come ci dice Giovanni 1,18: “Nessuno ha mai visto Dio; l’unigenito Dio, che è nel seno del Padre, è quello che l’ha fatto conoscere”. Per di più, non solo ci comunicò le parole di Dio, era la Parola di Dio incarnata (Giov. 1). E naturalmente i suoi miracoli pubblici sono ben documentati.
Somiglianze tra Gesù e Mosè
La profezia in Deuteronomio 18 afferma che il futuro profeta sarebbe stato come Mosè, ma in che senso? Considerate alcune delle somiglianze tra loro:
Entrambi erano nati sotto un decreto che decretava la morte (Es. 1-2; Mat. 2,16-18).
Entrambi fuggirono nel cuore dell’Egitto (Es. 2; Mat. 2,13-15).
Entrambi vengono descritti dettagliatamente in quattro libri, dalla nascita alla morte (Esodo–Deuteronomio; Matteo–Giovanni).
Entrambi furono mediatori del patto (Mosè dell’Antico, Gesù del Nuovo).
Entrambi diedero o ricevettero istruzioni su un monte (Es. 20; Mat. 5-7).
Entrambi furono trasfigurati su un monte (Es. 34,29-35; Mar. 9,2-13).
Entrambi restarono isolati per quaranta giorni senza cibo né acqua (Es. 34,28; Mat. 4,2).
Entrambi furono oggetto della ribellione degli Israeliti (Nu. 16; Lu. 22-23).
Gesù era davvero il profeta come Mosè.
Differenze tra Gesù e Mosè
Nonostante le loro somiglianze, sono le differenze a essere più importanti. Considerate queste due:
La prima: come qualsiasi altro profeta, Mosè disse ripetutamente: “Così ha detto il SIGNORE”. Il SIGNORE aveva comunicato con lui in qualche modo o forma, poi lui aveva comunicato quelle stesse parole al popolo.
Gesù, invece non usò mai la frase “così disse il SIGNORE”. Disse invece qualcosa di molto radicale: “In verità, in verità vi dico”. In altre parole, Gesù non doveva ricevere parole da Dio, perché era il SIGNORE stesso! Gesù parlava con autorità, al contrario di altri profeti, Mosè compreso.
La seconda: Dio accettò il sacrificio riparatore di Gesù, ma non quello di Mosè. In Esodo 32, dopo che Israele aveva peccato adorando il vitello d’oro, Dio voleva distruggerli. Mosè, comunque, cercò di risparmiare il popolo offrendosi come sacrificio di riparazione. Nei versetti da 30 a 33 leggiamo:
L’indomani Mosè disse al popolo: «Voi avete commesso un grande peccato; ma ora io salirò dal SIGNORE; forse otterrò che il vostro peccato vi sia perdonato». Mosè dunque tornò al SIGNORE e disse: «Ahimè, questo popolo ha commesso un grande peccato e si è fatto un dio d’oro; nondimeno, perdona ora il loro peccato! Se no, ti prego, cancellami dal tuo libro che hai scritto!» Il SIGNORE rispose a Mosè: «Colui che ha peccato contro di me, quello cancellerò dal mio libro!»
Perfino in quella fase inziale Mosè aveva riconosciuto che i peccati di Israele dovevano essere espiati, quindi si era offerto di farlo. Dopotutto Mosè era solo un uomo giusto, peccatore per giunta. Quindi non poteva assolutamente espiare i peccati del popolo.
Gesù invece poteva. Essendo divino e senza peccato, Gesù poteva portare i peccati del mondo. Contrariamente a quello di Mosè, Dio accettò il sacrificio di Gesù e dimostrò la sua approvazione risuscitandolo dai morti.
Così, anche se Gesù era un profeta come Mosè, era certamente più grande.
Gesù è più grande di Mosè
L’autore di Ebrei vide il paragone tra i due e non esitò a levare Gesù al di sopra di Mosè. Le sue parole sembrano un finale appropriato per questo articolo:
Perciò, fratelli santi, che siete partecipi della celeste vocazione, considerate Gesù, l’apostolo e il sommo sacerdote della fede che professiamo, il quale è fedele a colui che lo ha costituito, come anche lo fu Mosè, in tutta la casa di Dio. Gesù, anzi, è stato ritenuto degno di una gloria tanto più grande di quella di Mosè quanto chi costruisce una casa ha maggior onore della casa stessa. Certo ogni casa è costruita da qualcuno, ma chi ha costruito tutte le cose è Dio. Mosè fu fedele in tutta la casa di Dio come servitore per rendere testimonianza di ciò che doveva essere annunciato, ma Cristo lo è come Figlio, sopra la sua casa (Ebrei 3,1-5).
(L’articolo originale inglese è qui: https://crossexamined.org/jesus-the-greater-moses.)
Pubblicato sull’Ancora in inglese il 2 ottobre 2021.
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