Fino in fondo
Lilia Potters
La mia vita ebbe una svolta inaspettata nell’ottobre del 2006, quando ricevetti un’email in cui mi chiedevano se potevo andare immediatamente negli Stati Uniti per aiutare a prendermi cura del bimbo di sei mesi di mio figlio. Con l’aiuto di amici e parenti mi fu possibile fare il viaggio transatlantico nel giro di una settimana. Ben presto mi ritrovai completamente assorbita dalla cura del mio caro nipotino, ventiquattro ore al giorno, tutta la settimana, oltre ad aiutare mio figlio a occuparsi dei numerosi aspetti legali e no del divorzio che aveva in corso.
Una sera, poco più d’un mese dopo, esausta dopo un’altra lunga giornata passata a prendermi cura del bambino, a fare telefonate e occuparmi di altre faccende, sprofondai nel letto con le lacrime agli occhi. Si avvicinava Natale e pensai a tutti i piani che avevo fatto per quella stagione e tutte le cose che mi sarei persa, che stavano accadendo “a casa” in Medio Oriente, dove avevo lavorato negli ultimi nove anni. Mi sentivo un po’ amareggiata e mi ricordai un commento che qualcuno aveva fatto qualche giorno prima, chiedendomi: “Non stai cercando di fare troppo e di addossarti troppe cose?”
Stavo cominciando a chiedermelo anch’io ed ebbi la tentazione di gettare la spugna e dire a mio figlio che avevo anche la mia vita a cui pensare. Sapevo, però, che se fossi fuggita dalla situazione, anche solo in parte, avrei lasciato mio figlio in una situazione molto difficile e il mio nipotino non avrebbe avuto le cure necessarie. No, non potevo farlo. Sussurrai un’altra preghiera per ricevere aiuto e forza. Chiesi a Dio di aiutarmi a gettare tutte le mie preoccupazioni su di Lui e di adempire la sua promessa che la mia forza sarebbe durata quanto i miei giorni.1
Poi, chiaramente come se fosse in piedi accanto a me, udii la sua voce: “Ogni volta che hai fatto qualcosa a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’hai fatto a me”.2
Gli occhi mi si sono riempiti di lacrime nel ricordare il passo del Vangelo di Matteo in cui Gesù descrisse nei particolari le cose che saranno giudicate quando ci troveremo davanti al suo trono. La cosa è veramente importante è ciò che abbiamo fatto per aiutare le persone che hanno bisogno, gli affamati e gli assetati, chi è perduto o si sente solo, chi è malato o in prigione. Tutte le mie preoccupazioni e i miei desideri egoistici sembrarono improvvisamente così insignificanti e mi vergognai di aver pensato di mollare tutto.
Il vero significato del Natale mi ritornò di nuovo in mente come una stella brillante sullo sfondo di un cielo buio. Allegria e compagnia a Natale sono un premio meraviglioso, ma l’essenza della Natività è che Gesù lasciò la sua casa quel giorno lontano, per aiutare e salvare noi, quando eravamo disperati e derelitti. Gli costò tutto e immagino che anche a Lui venne voglia di lasciar perdere a un certo punto, esausto per la tensione; ma non lo fece. Andò fino in fondo. Andò fino alla croce per noi e completò la sua missione.
“Grazie, Signore”, sussurrai. “La mia forza è poca, ma ti prego di aiutarmi a seguire il tuo esempio e perseverare nel dimostrare il tuo amore ai miei cari e alle persone che incontro. Grazie per avermi dato l’opportunità di andare fino in fondo con Te”.
Infatti quel Natale si rivelò diverso da tutti quelli che avevo sperimentato in precedenza, ma fu speciale a modo suo — un Natale pieno della gioia di sapere che, dando tutto, non stavo soltanto soddisfacendo un vero bisogno nella vita dei miei cari, ma stavo anche dando a Lui.
Da quel Natale sono passati sette anni. Sto ancora aiutando a prendermi cura di mio nipote, che adesso ha quasi otto anni e al quale hanno diagnosticato l’autismo nel 2010. Quando guardo il suo viso sorridente, il mio cuore si riempie di gioia e gratitudine per quello che Dio mi mostrò quel primo Natale negli Stati Uniti. So che Questo Natale sarà speciale come quell’altro e come quelli che sono venuti in seguito, perché tutto quello che ho dato di me Lui me l’ha restituito molte volte di più in gioia più grande e soddisfazione impareggiabile.
C’è davvero più gioia nel dare che nel ricevere3 e quando diamo ci sarà restituito in buona misura, pigiata, scossa e traboccante.4
Buon Natale a tutti!
Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. —Matteo 25,31-405
Titolo originale: Going the Distance.
Pubblicato sull'Ancora in Inglese l'11 dicembre 2013.
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