E se il tuo posto di lavoro fosse davvero il tuo campo di missione?
Dan King
Erano le 3,30 di mattina e invece di combattere quell’improvviso attacco d’insonnia, ho deciso di alzarmi, leggere la Bibbia e pregare. L’ho aperta all’inizio di 1 Samuele. Le parole del piccolo Samuele mi sono risuonate nella testa (e nel cuore): “Sono qui, Signore; il tuo servo ti ascolta”.
Così ho pregato. Ho pregato per un campo di missione. Ho chiesto a Dio se mi avrebbe mandato in Cina, in Africa o in Amazzonia. Ho detto a Dio che volevo cambiare il mondo per Lui e che sarei andato dovunque volesse mandarmi.
Avete mai avuto una conversazione con Dio che non è andata come vi aspettavate?
“Dove vuoi che vada, Signore? Ci andrò!” E come un sussurro leggero, ho sentito come se mi dicesse: 5205 Fruitville Road.
Cercando di far concentrare Dio sulla nostra conversazione, gli ho detto: “Sì, Dio, quello è il posto dove lavoro. Ma dove mi manderai? Andrò da qualsiasi parte!”
5205 Fruitville Road.
E così ho passato parecchi degli anni successivi a cercare di capire cosa volesse dire trasformare il mio posto di lavoro in un campo di missione. Non avevo idea di come funzionasse, ma mi sono dedicato a stabilire un modo di farlo accadere. Ecco alcune cose che ho imparato:
La tua descrizione di cristiano deve dipendere da quello che FAI non da quello che NON fai.
In un breve periodo, due persone sono state promosse prima di me. Sarò onesto: è stata una cosa frustrante. Mi piace l’idea che se lavori sodo sarai premiato, ma non sempre è così. Anche diversi miei colleghi che mi ritenevano più qualificato per il lavoro ritenevano che fossi stato derubato di una promozione che mi spettava. Alcuni mi hanno perfino detto che nei miei panni non avrebbero sopportato un trattamento del genere e avrebbero lasciato la ditta.
Invece di farmi coinvolgere in quella negatività, ho deciso di dedicare la mia attenzione a vivere secondo i frutti dello Spirito. Era una cosa che avevamo insegnato in chiesa e ho fatto conto che avrei dovuto viverla e non parlarne soltanto. Il timore di essere un ipocrita alla fine mi ha spinto a cambiare angolo di prospettiva. Ed è servito! La gente ha notato che il mio atteggiamento era guidato da cose come l’amore, la gioia, la pace e la pazienza. Anzi, una collega che aveva qualche difficoltà mi ha chiesto come facevo a mantenere un atteggiamento così positivo. Questo ha aperto la porta a una conversazione che l’ha spinta ad abbandonare la sua pratica di Wicca e a ritornare alla chiesa cristiana.
Troppo spesso noi cristiani ci caratterizziamo per quello che non facciamo. Spesso siamo identificati con quelli che non bevono alle feste di compleanno, o attorno ai quali non si possono raccontare certe barzellette. Dovremmo invece cercare di caratterizzarci per le qualità e gli aspetti che donano forza e speranza agli altri.
Pregate come se non ci fosse un domani
Un giorno, fuori dal lavoro, mi sono imbattuto in un collega in una libreria cristiana. Siamo rimasti lì fermi per un momento e credo che stessimo pensando tutti e due: “Ehi, non sapevo che eri il tipo di persona che viene a comprare in posti come questo!” Quell’incontro ci ha portato a fare profonde conversazioni sulla fede sul posto di lavoro.
Le nostre conversazioni sono continuate e alla fine abbiamo cominciato a ritrovarci ogni due settimane con varie altre persone per un breve pranzo informale e per pregare e stare un po’ insieme. Pregavamo gli uni per gli altri, per altre persone sul lavoro (cristiani o no) e per la ditta in genere (sì, anche una ditta del mondo). Non abbiamo mai occupato la sala pause per fare riunioni di preghiera e non ci siamo mai messi in mostra, ma abbiamo fedelmente portato il nostro posto di lavoro davanti al Padre.
Nel corso degli anni abbiamo visto molte risposte alle preghiere e anche gli altri hanno cominciato a vederci come persone a cui potevano presentare le loro richieste di di preghiera.
Guidate gli altri come fece Gesù
Ho lottato un bel po’ per capire come deve essere un leader. Finalmente ho afferrato l’idea durante una piccola riunione di gruppo in chiesa. Quando abbiamo esaminato il modello di leadership che Gesù ci aveva lasciato, non abbiamo visto un uomo che la faceva da “padrone” sugli altri. Abbiamo visto qualcosa di diverso.
Gesù era un servo.
Ci ha insegnato a guidare altri abbassandosi a lavare i piedi dei suoi discepoli, servendoli. Così, al lavoro ho fatto il necessario per servire tutti quelli che erano coinvolti nei miei progetti, facendo quel che potevo perché avessero successo. Con i destinatari del mio lavoro, mi sono assicurato che fossero coinvolti nella progettazione e nelle fasi di consultazione. Per me non è importante solo che si sentano ascoltati, ma anche che possano finire per avere qualcosa che va effettivamente bene per loro. Ci sono stati anche degli imprenditori che hanno voluto fare altri lavori con noi. Così, invece di essere un supervisore che li spingeva a completare un lavoro, mi sono assicurato che avessero tutto quello che serviva a metterli sotto una buona luce.
Uno dei miei momenti preferiti nel corso degli anni è stato quando un collega si è complimentato con me per come svolgevo il mio ruolo di dirigente. È stata una conversazione profonda che si è concentrata sul mio modo di vedere i leader come servi e su come la Bibbia influenza tutto quello che faccio nella vita (compreso il lavoro). Nessuno gli aveva mai spiegato (o mostrato) che la Bibbia può essere davvero una guida su ogni aspetto della vita. Mi ha ringraziato sinceramente per avergli aperto gli occhi e ha lasciato la nostra chiacchierata con più rispetto e apprezzamento per la Parola di Dio.
L’obiettivo dell’evangelizzazione è di avvicinare un po’ di più la gente a Dio. Vedere il mio posto di lavoro come a un campo di missione mi ha offerto diverse opportunità di avvicinare le persone a Cristo. Non è il tipo di evangelismo in cui si agita la Bibbia o si lanciano ammonizioni al ravvedimento. No, ha a che fare con il rapporto tra le persone e con il vivere la Parola di Dio in tutto quello che facciamo. Potrei anche andare regolarmente a fare viaggi missionari in altri paesi, ma il mio posto di lavoro sarà sempre il mio campo di missione preferito.
© 2001 - 2011 H. E. Butt Foundation. Tutti i diritti riservati. Ristampato con il permesso di Laity Lodge e TheHighCalling.org. Articolo di Dan King. http://www.thehighcalling.org/work/what-if-your-workplace-your-mission-field#.U2rjE_ldX02
Titolo originale: What If Your Workplace IS Your Mission Field? Tradotto da A. Maffioli e S. Marata. Pubblicato sull’Ancora in Inglese nell’ottobre 2014.
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