Celebrare la Pasqua: perché la Risurrezione fa la differenza
Peter Amsterdam
Quando celebriamo la Pasqua, celebriamo il modo in cui Dio ci portò la salvezza. Nel suo amore per l’umanità, Dio creò per noi la possibilità di avere un rapporto eterno con Lui; quest’opportunità giunse con l’arrivo di suo Figlio nel mondo per vivere come essere umano e sacrificarsi per noi. Ed è proprio quello che Gesù fece. Entrò in questo mondo per amore, visse come noi e si consegnò per essere crocifisso. La sua morte ci rese possibile conoscere veramente Dio e vivere con Lui per l’eternità. Gesù era il Figlio di Dio. Lo sappiamo per come ci viene descritto nei Vangeli e nel resto della Bibbia. Fece e disse innumerevoli cose che indicano che era il Figlio di Dio. La sua risurrezione, che celebriamo a ogni Pasqua, fu la prova che Egli era esattamente chi diceva di essere: il tanto atteso Messia e il Figlio di Dio.
Nei Vangeli, Gesù alluse a Se stesso più di settanta volte come al Figlio dell’Uomo. Anche se in alcune occasioni affermò di essere il Messia, generalmente non si riferì a Sé con quel nome. Il titolo di Messia era accompagnato da pregiudizi nella mente delle persone di quell’epoca, con attese di natura politica. Se avesse continuamente affermato di essere il Messia, molto probabilmente avrebbe avuto problemi prematuramente con i capi giudei e il governo romano.
Avrebbe anche risollevato le idee stereotipate sul Messia che prevalevano in quei giorni: quelle di una persona che avrebbe spezzato le catene degli oppressori romani e liberato fisicamente il popolo ebreo.
Riferendosi a Sé come Figlio dell’Uomo, un titolo non-messianico preso dal libro di Daniele che gli ebrei dei suoi tempi conoscevano bene,1 Gesù usava un titolo che gli permetteva di parlare di Sé con modestia e di includere aspetti della sua missione, come la sofferenza e la morte, che non erano considerati parte del ruolo del Messia. Allo stesso tempo, in linea con ciò che diceva Daniele, gli permetteva di indicare il proprio ruolo più elevato, evitando i luoghi comuni messianici. Usando il titolo di Figlio dell’Uomo, Gesù poteva parlare della sua missione sulla terra — che comprendeva appunto la sofferenza e la morte, oltre alla sua seconda venuta, al suo ruolo nel giudizio e al suo futuro glorioso — senza usare il titolo politicamente esplosivo di Messia.
Nei Vangeli Gesù fu l’unico a riferirsi a Sé con il titolo di Figlio dell’Uomo. Lo usò per rivendicare l’autorità di fare ciò che solo Dio poteva fare, per esempio perdonare i peccati: “Ma, affinché sappiate che il Figlio dell’uomo ha sulla terra autorità di perdonare i peccati, alzati”, disse allora al paralitico, “prendi il tuo letto e va’ a casa tua”.2
Alluse a Sé in questi termini anche quando parlò ai suoi discepoli della sua prossima crocifissione e della sua risurrezione il terzo giorno. Disse che il Figlio dell’Uomo avrebbe deposto la vita come riscatto, insegnando che la sua morte era un sacrificio vicario, che Egli avrebbe dato la vita per la salvezza degli altri. “Ora, mentre essi s’intrattenevano nella Galilea, Gesù disse loro: ‘Il Figlio dell’uomo sta per essere dato nelle mani degli uomini, ed essi l’uccideranno; ma il terzo giorno Egli risusciterà’. Ed essi ne furono grandemente contristati”.3
Gesù predisse che, come Figlio dell’Uomo, sarebbe morto per noi: “Il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti”.4 Così fu crocifisso, morì e fu sepolto — per poi risorgere. E siccome risorse abbiamo la conferma che il Padre Celeste ha posto il suo sigillo su di Lui e che la sua morte espiatoria e sacrificale ci ha dato la vita eterna.5
Un altro modo in cui Gesù usò il termine “Figlio dell’Uomo” fu nel parlare della sua seconda venuta, quando ritornerà sulla terra a stabilire il suo regno e pronunciare il giudizio. Nel libro di Daniele si parla di “uno simile a un Figlio dell’Uomo” che viene sulle nubi del cielo. Questo riferimento a un personaggio dall’aspetto umano, pieno d’autorità, gloria, onore e con un regno eterno, evoca l’immagine di una potenza normalmente riservata a Dio.
“Io guardavo nelle visioni notturne, ed ecco sulle nubi del cielo venire uno simile a un Figlio dell’Uomo; Egli giunse fino all’Antico di giorni e fu fatto avvicinare a Lui. A Lui fu dato dominio, gloria e regno, perché tutti i popoli, nazioni e lingue lo servissero; il suo dominio è un dominio eterno che non passerà, e il suo regno è un regno che non sarà mai distrutto”.6
Quando Gesù parla del suo ritorno, accenna a ciò che Daniele aveva visto nella visione. Spiega che “tornerà nella gloria del Padre suo, sulle nuvole del cielo con potenza e grande gloria, sederà sul trono della sua gloria, alla destra della Potenza”.7
Parla anche del momento in cui presiederà il giudizio, che suo Padre gli ha dato autorità di eseguire. “Ora, quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i santi angeli, allora si siederà sul trono della sua gloria. E tutte le genti saranno radunate davanti a Lui; ed Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri”. 8 Le affermazioni fatte da Gesù sull’emissione del giudizio sono straordinarie — vanno ben oltre qualsiasi rivendicazione un uomo possa o debba fare. Comunque, Gesù, come Figlio di Dio, ha questa autorità e le sue affermazioni sono confermate dal fatto che Dio lo risuscitò dai morti.
In tutti i Vangeli, Gesù è descritto come il Figlio di Dio, sia da Lui, sia da altri. La sua qualità di Figlio è intrecciata nei Vangeli, specialmente nelle cose che dice di Se stesso. Dai Vangeli comprendiamo che esisteva eternamente con il Padre da prima della creazione del mondo, come Logos, il Verbo, la Parola di Dio, e che fece tutte le cose. Il Logos divenne carne, nella persona di Gesù, e c’insegnò a conoscere Dio e il suo amore mediante la vita che condusse.
“Nel principio era la Parola e la Parola era presso Dio, e la Parola era Dio. Egli era nel principio con Dio. Tutte le cose sono state fatte per mezzo di Lui, e senza di Lui nessuna delle cose fatte è stata fatta. […] E la Parola si è fatta carne ed ha abitato fra di noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, come gloria dell’unigenito proceduto dal Padre, piena di grazia e di verità”.9
La sua posizione di Figlio è indicata nei racconti della sua nascita, dove si descrive come fu generato direttamente da Dio, mediante il concepimento per opera dello Spirito Santo, e per questo è chiamato il Figlio di Dio.10 Fu chiamato Gesù, che significa “Yahveh è la salvezza” — dove Yahveh è uno dei nomi con cui il popolo ebraico conosceva Dio.
Quando Gesù fu battezzato da Giovanni Battista nel Giordano, all’inizio della sua missione, la voce di Dio affermò che Gesù era suo Figlio. “E Gesù, appena fu battezzato, […] vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di Lui; ed ecco una voce dal cielo, che disse: “Questi è il mio amato Figlio, nel quale mi sono compiaciuto”.11 Verso la fine della sua missione, quando fu trasfigurato, ancora una volta Dio dichiarò che era suo Figlio.12
Gesù aveva un rapporto unico con il Padre, conoscendolo come solo il suo Figlio unigenito poteva fare. Il Padre gli aveva anche “dato in mano ogni cosa”.13 Quando i capi giudei gli chiesero se era il Figlio di Dio, Lui rispose di sì: “Il sommo sacerdote lo interrogò e gli disse: ‘Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?’ E Gesù disse: ‘Sì, io lo sono. E voi vedrete il Figlio dell’uomo sedere alla destra della Potenza e venire con le nuvole del cielo’”.14
Le affermazioni che Gesù fece su di Sé e sul suo rapporto con Dio, dichiarandosi uguale a Lui, a volte accettando di essere adorato15 e dicendo di fare le opere del Padre, furono interpretate come parole bizzarre e blasfeme. I capi religiosi giudei, che lo consideravano un falso messia, determinarono che doveva morire affinché i Romani non distruggessero la nazione a causa sua.16 Anche se i capi giudei non avevano l’autorità di uccidere Gesù, riuscirono a farlo crocifiggere dalle autorità romane. Il cosiddetto falso messia che affermava di essere il Figlio di Dio fu crocifisso e il problema fu apparentemente risolto.
Ma poi… risorse! La sua risurrezione dimostrò che tutto ciò che aveva detto, tutta l’autorità che aveva affermato di avere — il ruolo di Messia, la potenza e il dominio, il giudizio e la sua qualità di Figlio — era vero. Egli è ciò che disse di essere.
Se Gesù non fosse risorto, se non ci fosse stata una risurrezione, tutto ciò che dice di Lui la Parola di Dio sarebbe falso. La nostra fede, come disse Paolo, sarebbe inutile.17 La risurrezione, invece, dimostra che la nostra fede ha un valore inestimabile. Dimostra che Gesù è il Figlio di Dio.
Grazie alla risurrezione, abbiamo la certezza che credendo in Gesù abbiamo la vita eterna. Questo è il significato della Pasqua. Per questo la Pasqua è un giorno per lodarlo e ringraziarlo per il suo sacrificio, per aver dato la vita per noi. Per questo è un giorno per adorare Dio per il meraviglioso piano della salvezza da Lui messo in pratica. Per questo la Pasqua è un giorno meraviglioso per impegnarsi personalmente a condividere la buona notizia che Gesù è risorto e che la sua offerta gratuita della salvezza è disponibile a tutti quella che la accetteranno. Buona Pasqua!
Pubblicato originariamente nel 2014 .
Adattato e ripubblicato sull’Ancora in inglese l’11 aprile 2022.
1 Daniele 7,13–14.
2 Matteo 9,6.
3 Matteo 17,22–23.
4 Matteo 20,28.
5Giovanni 6,27.
6 Daniele 7,13–14.
7 Matteo 16,27; 24,30; 26,64.
8 Matteo 25,31–32.
9 Giovanni 1,1–3.14.
10 Luca 1,31–32.35.
11 Matteo 3,16–17.
12 Matteo 17,5.
13 Giovanni 3,35.
14 Marco 14,61–62.
15 Matteo 14,33.
16 Giovanni 11,47–50.
17 1 Corinzi 15,14.
Articoli recenti
- Perché il Natale è importante
- La miglior preparazione per il futuro
- Una piccola bimba tra le mie braccia
- Un Natale preso in prestito da tradizioni pagane?
- Perché abbiamo problemi?
- Siate forti nella gioia del Signore
- Un posto alla tavola del Padre
- Quando Dio non guarisce subito
- Il Giorno del Ringraziamento: un cuore pieno di gratitudine
- Vivi dove stanno i tuoi piedi