I membri di una gang gli hanno sparato otto volte

Aprile 21, 2015

— e un angelo ha contribuito a salvargli la vita

Michael Ashcraft e Mark Ellis

[Gang Members Shot Him Eight Times]

Quando una sera, in Baltimore Street, le reclute di una banda di quartiere spararono otto colpi contro Marcus Stanley, lui pensò che se fosse sopravvissuto, la sua carriera musicale sarebbe finita.

Aveva suonato il piano con il cantante di rock ‘n blues Chris Brown. Aveva viaggiato con musicisti gospel come Donnie McClurkin, ma non prestava molta attenzione al vangelo. Era attirato dai soldi e da uno stile di vita diverso.

“Non ero attento al messaggio. Non ero attento a Cristo”, ha raccontato Stanley alla CBN. “Ero più interessato ad arrivare – fare il musicista, essere famoso e suonare per grandi artisti. Anche ai soldi – probabilmente era la cosa principale, perché arrivavano in fretta”.

Quei giorni esaltanti di fama e fortuna ebbero fine dopo una sparatoria notturna. La polizia sospetta che il tentato omicidio sia stato un caso fortuito di principianti che dovevano guadagnarsi l’ingresso in una banda.

“Eravamo tornati di notte tardi”, ha raccontato Stanley alla CBN. “Stavo andando verso il negozio. Non c’ero ancora arrivato che mi sono reso conto di non avere con me il portafoglio. Mi sono voltato e stavo tornando indietro per andare a prenderlo, quando ho visto questi tipi in piedi all’angolo della strada, che mi osservavano”.

Uno dei sei, il capobanda, gli si avvicinò e gli disse: “Cosa fai qui in giro, amico?”

“Mi sto solo rilassando, fratello”, rispose Stanley e continuò a camminare. La banda lo seguì e lo circondò.

“Be’, devi proprio andartene, amico”, lo rimbeccò il capobanda. E a quel punto tirò fuori dalla giacca di pelle una calibro 45, gliela puntò addosso e gli sparò a bruciapelo.

Stanley rimase accecato dalla luce brillante dello sparo e cadde a terra. Altri sette proiettili gli arrivarono addosso da distanza ravvicinata.

“Appena ho visto il lampo della pistola, mi ricordo che son caduto a terra, poi ho visto un angelo mettersi davanti a me”, ha detto.

Apparentemente l’angelo salvò la vita a Stanley sviando il percorso di alcuni dei proiettili.

“Sono alto due metri, così l’angelo doveva essere due metri e dieci, due metri e quindici. Era una figura trasparente. Non ho visto ali né niente del genere. L’ho visto trasparente, lì davanti a me”.

Stanley sentì Dio dirgli di non muoversi. Trattenne il respiro e aspettò che gli assassini se ne andassero. Quando partirono in auto a tutta velocità, Stanley fiatò di nuovo. “Oh, Dio… Oh, Dio”, sussurrò. Vide una pozza di sangue formarsi intorno al suo corpo e cercò di alzarsi in piedi, senza riuscirci.

Per la prima volta nella sua vita invocò il Signore della vita – lo stesso Dio che invocavano i cantanti gospel.

“Era come se dicessi: ‘Dio, aiutami. Aiutami a farcela’”, ha aggiunto Stanley. “Mi ricordo solo che cercavo di restare sveglio. Pensavo che quella fosse la cosa importante.

“Era come in un film. Sono cose che si vedono nei film. Si vede la luce là in alto. La gente vede la sua vita passarle davanti agli occhi. Per me è stato così, tranne che ho cominciato a pensare a cosa sarebbe successo se fossi morto. Ed era come se, ehi, nessuno avrebbe saputo cosa m’era successo”.

Strisciò dalla strada fino sul marciapiede. Cercò di fermare le macchine che passavano, ma nessuno si fermò.

Improvvisamente Stanley si ricordò di avere con sé il telefono. Lo tirò fuori e chiamò il 911.

Quando arrivò la polizia, tracciarono una linea con il gesso attorno al suo corpo e misero il nastro per delimitare la zona. Anche se intorno a lui tutto parlava di morte, Stanley cominciò a pregare per la propria vita.

Quando i paramedici lo portarono all’ospedale, i medici gli tagliarono di dosso i vestiti e Stanley poté vedere tutte le sue ferite. Il mio corpo sembra morto; non dovrei essere vivo, ma lo sono, pensò.

Stanley sentì il medico dire: “Non penso che ce la farà”.

Quando lo trasportarono in sala operatoria, i medici sembravano stupiti che fosse ancora cosciente e stesse respirando.

Prima dell’intervento, Stanley ebbe una visione sorprendente. “Mi ricordo che stavo osservando e ho visto lo stesso angelo che c’era nella strada, e aveva le braccia incrociate. Stava annuendo, come se volesse dire: ‘Andrà tutto bene’”. Immediatamente Stanley provò una pace divina.

I medici operarono per otto ore per salvargli la vita. Gli riattaccarono il colon, gli tolsero mezzo stomaco, mezzo pancreas e tutta la milza.

Dopo l’intervento aveva ancora i nervi di un braccio danneggiati e non aveva sensibilità nella mano destra. Pensava che la sua carriera musicale fosse finita.

Straordinariamente, dopo tre mesi di riabilitazione fu nuovamente in grado di camminare e perfino di suonare il piano.

Nonostante lo stupefacente intervento divino per salvargli la vita, Stanley non era ancora pronto a sottomettere la sua vita a Gesù come suo Signore e Salvatore. Tornò a inseguire i suoi sogni in campo musicale.

Ma il bisogno di antidolorifici dopo l’intervento lo portarono alla dipendenza. Cinque anni dopo era così disgustato dal corso che aveva preso la sua vita, che finalmente decise di dedicarsi completamente a Gesù.

Aveva toccato il fondo, ma questa volta era pronto ad arrendersi. Invocò Dio e dedicò la vita a Gesù Cristo.

“Sono arrivato a un tale punto di disperazione che ho pensato: ‘Non ce la faccio più’. Ed è lì che tutto è cambiato per me e ho detto: ‘Ho bisogno di Gesù’. Mi ci è voluto molto tempo per arrivarci”, ha raccontato alla CBN.

In seguito venne a sapere che il chirurgo che l’aveva operato aveva incontrato Gesù anche lui, in seguito all’intervento su Stanley. “Ha ammesso che non era possibile che avesse fatto l’operazione da solo”.

Oggi Stanley usa il suo talento per il regno di Dio. Suona e parla davanti a gruppi giovanili e nelle scuole superiori.

“Non è veramente questione di musica”, ha detto, “si tratta più di ciò che Dio ha fatto nella mia vita e il mio obiettivo è rendere famoso Lui attraverso quello che faccio e mostrare la sua gloria”.

Da http://blog.godreports.com/2014/12/gang-members-shot-him-eight-times-an-angel-helped-save-his-life. Marcus Stanley racconta la sua storia nel clip su YouTube in fondo a questa pagina.

Pubblicato sull’Ancora in Inglese il 27 febbraio 2015.

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