Curtis Peter van Gorder
Un mio giovane amico mi ha confidato di avere qualche difficoltà a comunicare con Dio e a crescere nella sua vita spirituale. Mi ha chiesto se avessi qualche consiglio da dargli, dato che mi considerava un “veterano di guerra” con un’esperienza di quarant’anni nella fede. Ho dovuto dirgli che anch’io sono ancora un lavoro in corso d’opera. Anche se è già da un po’ che ci provo, sono ancora in fase di apprendimento e combatto il buon combattimento ogni giorno.
“Non che io abbia già ottenuto il premio, o sia già arrivato al compimento, ma proseguo per poter afferrare il premio, poiché anch'io sono stato afferrato da Gesù Cristo. Fratelli, non ritengo di avere già ottenuto il premio, ma faccio una cosa: dimenticando le cose che stanno dietro e protendendomi verso le cose che stanno davanti, proseguo il corso verso la meta, verso il premio della suprema vocazione di Dio in Cristo Gesù.” —Filippesi 3,12-14
Anche se impariamo dalle nostre esperienze, la vita spirituale ha sempre bisogno di rinnovarsi e rivitalizzarsi. Gesù l’ha paragonata al mangiare pane fresco ogni giorno e bere dalla fonte d’acqua viva.
Nelle ultime settimane, però, ho scoperto un paio di cose e voglio passargliele — sono delle abitudini nuove che mi hanno aiutato a collegarmi al Signore e a continuare a crescere nella mia vita spirituale.
Una d’esse è trovare ogni giorno un versetto su cui meditare durante la giornata, e da memorizzare e condividere con altri. Si può fare in molti modi. Magari sto leggendo qualcosa e il versetto spicca nel testo; oppure qualcuno me ne parla, o a volte lo trovo per caso. Il versetto che leggo potrebbe avere un contesto specifico, ma mi parla direttamente al cuore nella situazione in cui mi trovo in quel momento. Trascende il tempo e lo spazio e spesso è una chiave per trovare la soluzione che sto cercando. La Parola mi dona la prospettiva celeste di cui ho bisogno in quel momento. Una cosa che mi aiuta quando prego è usare questi versetti e presentarli al Signore, perché sono promesse che Lui ci fa, e non possono fallire.
Per farvi un esempio, ecco il mio versetto per oggi: “Tu mi hai fatto conoscere le vie della vita, Tu mi riempirai di gioia alla tua presenza”.[1] Ho pensato fosse significativo che il verbo qui sia al passato: “hai fatto conoscere” le vie. Qui l’immagine non è di una lotta disperata per capire la direzione che Dio ci indica, ma di fare quello che ci ha già mostrato; e questo è un buon motivo per ricordarci di scrivere le cose che ci mostra, per poterci riferire a esse in seguito.
La parte successiva del versetto indica che siamo riempiti di gioia quando teniamo gli occhi puntati verso il cielo. Lui ci riempie di gioia. La nostra parte è ricevere quella gioia e credere in essa. Come il vasaio, Lui continua a plasmarci nei vasi che vuole. La nostra parte è quella dell’argilla malleabile, per poter contenere tutta la sua gioia e il suo amore. Questi mi ha aiutato a rendermi conto che la comunicazione con Dio non dovrebbe essere difficile. Sta cercando di farsi sentire da me più di quanto io stia cercando di farmi sentire da Lui. Grazie all’intuizione che ho ricevuto da questo versetto, la preghiera improvvisamente è diventata più ascolto e meno parole, più il bisogno di avere una ricezione chiara che una trasmissione forte.
Poi un versetto può portare a un altro. La parola “riempire” echeggia in un altro versetto che ho trovato e che parla di pienezza: “E noi tutti abbiamo ricevuto dalla sua pienezza grazia sopra grazia”.[2] La grazia è il dono che abbiamo ricevuto, il cui prezzo è stato pagato da Gesù; è l’amore meraviglioso che riceviamo da Lui. Quando qualcuno è pieno di grazia, significa che si muove e si comporta con eleganza e bellezza; la grazia ha molto a che fare con la bellezza. Quando siamo pieni di Gesù, siamo belli ai suoi occhi.
L’altra cosa che ho scoperto e che ho passato a lui è l’importanza di ricordare quello che Dio ha fatto per noi. Cominciare con lode e gratitudine per le benedizioni che abbiamo è un ottimo modo per fare contatto con Dio. C’è un’abitudine giapponese secondo la quale, quando due persone s’incontrano di nuovo, si ringraziano a vicenda per la volta precedente: “Konaidawa, domo arigato gozaimasu” — che significa: “ Grazie per la volta scorsa”. Quando ricordiamo a una persona ciò che ha fatto per noi, la rendiamo più disposta ad aiutare di nuovo. Sono sicuro che la stessa cosa vale per il Signore. A tutti fa piacere la riconoscenza, no?
Ogni giorno riceviamo così tante benedizioni che spesso non ci rendiamo conto del gran miracolo che sono. Non sempre le apprezziamo come dovremmo. In genere abbiamo la memoria corta, così, quando annotiamo su un quaderno ciò che Dio ha fatto per noi, questo aumenta la nostra fede che possa fare dei miracoli per noi in futuro. E può diventare poi un diario spirituale[3] in cui scriviamo i nostri versetti e il modo in cui li mettiamo in pratica, annotiamo i nostri progressi spirituali e scriviamo le nostre preghiere, i nostri obiettivi e qualsiasi altra cosa abbiamo nel cuore. Quando le scriviamo, le cose sembrano spostarsi dall’astrazione alla realtà.
Ho scoperto che questi piccoli passi quotidiani per edificare la mia fede fanno una grandissima differenza nella mia vita spirituale.
[1] Atti 2,28.
[2] Giovanni 1,16.
[3] Vedi http://directors.tfionline.com/post/discipline-spirituali-tenere-un-diario.
Titolo originale: Connecting Faith. Pubblicato sull’Ancora in Inglese il 26 novembre 2014.