Una compilazione per il Giorno del Ringraziamento
Celebrerò il nome di Dio con un canto, lo esalterò con le mie lodi. —Salmi 69,30[1]
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Ogni giorno dovrebbe esser il Giorno del Ringraziamento — un momento per ringraziare Dio per tutte le nostre benedizioni. Dovremmo essere grati e fare tesoro di ogni momento di ogni giorno e lodare e ringraziare Dio in continuazione. Ogni giorno può essere Natale, se lo Spirito del Natale vive nei nostri cuori. Ogni giorno può essere tutte le feste messe insieme, quando lo decidiamo nel nostro cuore e lo viviamo nelle nostre azioni. —David Brandt Berg
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Era il Giorno del Ringraziamento e avevo dieci anni. Ero nel reparto dei servizi sociali di un ospedale, in lista per un serio intervento ortopedico il giorno successivo. Sapevo che mi aspettavano soltanto lunghi mesi di solitudine, convalescenza e dolore. Mio padre era morto; io e mia madre vivevamo da soli in un piccolo appartamento e venivamo aiutati dai servizi sociali. Quel giorno mia madre non poteva venire a trovarmi.
Con il passare delle ore mi sono sentito oppresso da un senso di solitudine, disperazione e paura. Sapevo che mia madre era a casa da sola a preoccuparsi per me, senza compagnia, senza nessuno con cui pranzare, senza nemmeno i soldi per permettersi un pranzo di Ringraziamento.
Gli occhi mi si sono riempiti di lacrime; mi sono tirato le coperte sulla testa e l’ho infilata sotto il cuscino. Ero scosso da singhiozzi silenziosi e amari, tanto violenti che mi faceva male dappertutto.
Un’infermiera giovane, una tirocinante, mi ha sentito piangere ed è venuta da me. Mi ha sollevato le coperte dalla faccia e ha cominciato ad asciugarmi le lacrime. Mi ha detto che si sentiva sola perché doveva lavorare e non poteva stare con la sua famiglia. Mi ha chiesto se volevo cenare con lei. Ha portato due vassoi di cibo: alcune fette di tacchino, purè, salsa di mirtillo rosso e un gelato. Mi ha parlato e ha cercato di calmare le mie paure. Anche se il suo turno finiva alle 16, è rimasta fin quasi alle 23. Abbiamo fatto dei giochi insieme, abbiamo parlato ed è rimasta con me fino a quando mi sono addormentato.
Da allora sono passati molti Giorni del Ringraziamento, ma non ne passa mai uno senza che mi ricordi di quello in particolare e del mio senso di frustrazione, paura, solitudine, insieme al calore e alla tenerezza di un’estranea che in qualche modo l’ha reso tutto sopportabile. —Martin Ginsberg[2]
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Quel Giorno del Ringraziamento, l’articolo di fondo del giornale raccontava di un’insegnante di prima elementare che aveva chiesto ai suoi alunni di fare un disegno di qualcosa di cui erano grati. Pensava che i bambini di quei quartieri poveri non avessero molto di cui essere grati; ma sapeva che la maggior parte di loro avrebbe fatto disegni di tacchini o di tavole imbandite. Quando Douglas consegnò il suo disegno, ne rimase sorpresa: era una mano, disegnata in maniera semplice.
Ma la mano di chi? Tutta la classe era incantata da quel disegno astratto. “Penso che debba essere la mano di Dio che ci porta il cibo”, disse un bambino.
“Un contadino”, disse un altro, “perché alleva i tacchini”.
Finalmente, mentre gli altri riprendevano il lavoro, l’insegnante si chinò sopra il banco di Douglas e gli chiese a chi appartenesse la mano. “È la sua mano, signora maestra”, mormorò.
E lei si ricordò che spesso, durante l’intervallo, aveva preso per mano quel bambino triste e trascurato. Era una cosa che faceva spesso con tutti i bambini, ma per lui voleva dire così tanto. Forse questo è il Giorno di Ringraziamento di tutti, non per le cose materiali che riceviamo, ma per l’opportunità, seppur minima, di dare qual cosa agli altri. —Anonimo
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Essere grati è una scelta che facciamo facilmente e ritualmente il Giorno del Ringraziamento; ma cosa facciamo gli altri giorni dell’anno quando l’umore è meno festivo o l’atmosfera più normale?
Mi piace la contentezza con cui i Padri Pellegrini affrontavano la vita. Non lasciavano che fossero i sentimenti o le circostanze a determinare se dovevano manifestare la loro gratitudine oppure no. Credevano che Dio era in controllo — la chiamavano “provvidenza”. Seguendo questa fede fino alla sua conseguenza logica, reagivano alle sfide con un atteggiamento che diceva: “Dio ha permesso questo per il nostro bene”. Sceglievano di credere —a ragione— che la loro fiducia in un Dio santo e fedele era ben riposta e che, anche se le difficoltà erano molte, le cose di cui essere grati era sempre più numerose.
Sviluppare un cuore pieno di gratitudine è essenziale per avere una fede più forte. Come affermò John Piper nel suo libro A Godward Life (Una vita tesa verso Dio): “Se non crediamo che dipendiamo profondamente da Dio per tutto quello che abbiamo o che speriamo di avere, la sorgente della gratitudine e della fede s’inaridisce”.
Scegli oggi stesso di distogliere gli occhi da te e dalle tue circostanze, riconoscendo con gratitudine chi è Dio e che cosa sta facendo. Nega a te stesso il diritto di lamentarti, facendo spazio invece alla gioia profonda della gratitudine in tutte le cose.
Un cuore grato piace a Dio. —Barbara Rainey[3]
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Celebrate il Signore, perché Egli è buono, perché la sua bontà dura in eterno! —Salmi 107,1[4]
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Festeggiando il Ringraziamento, tendiamo a concentrarci sulle nostre benedizioni e a ringraziare il Signore per la sua bontà. Anche se è senz’altro una cosa buona, non è la migliore. La cosa migliore è vivere il Ringraziamento. In qualunque giorno e in qualunque situazione, Dio vuole che siamo grati. Perché mai?
1) Vivere il ringraziamento fa sapere a Dio che abbiamo fiducia in Lui, anche se i problemi sono grandi o le circostanze disastrose. Il ringraziamento è l’altra faccia della fede.
2) Vivere il ringraziamento cambia la nostra fisionomia e il nostro carattere. Invece di essere giù e scoraggiati, diffondendo tetraggine e disperazione dovunque andiamo, cominciamo a irraggiare la gioia del Signore. I migliori testimoni di Gesù sono quelli che affrontano le prove della vita con un canto di ringraziamento sulle labbra.
3) Vivere il ringraziamento apre le porte perché Dio possa lavorare. Dio detesta quando brontoliamo e ci lamentiamo, ma gradisce molto quando lodiamo e ringraziamo. Quando cominciamo ad avere una vita piena di gratitudine nei confronti di Dio, Lui si mette all’opera, anche in mezzo alle nostre prove più dure. Paolo e Sila furono picchiati e buttati in prigione […] e cantarono un inno di lode al Signore. E quando terminarono di cantare, Dio squassò la prigione con un terremoto e le porte si aprirono. […] Dio fa miracoli per noi quando scegliamo di ringraziarlo e lodarlo anche nella fossa più buia e profonda.
Voglio lanciarti la stessa sfida che lancio a me stesso. Imponiti dell’autodisciplina e ringrazia per ogni cosa. Ringrazia Dio per le montagne e ringrazialo per le valli. Lui è degno di ogni tuo ringraziamento e di ogni tua lode. —Jeff Schreve[5]
[1] NR.
[2] Raccontato da Dale Carnegie in Come trattare gli altri e farseli amici.
[3] Moments with You—Couples Devotional.
[4] NR.
Titolo originale: A Grateful Heart. Tradotto da A. Maffioli e S. Marata.
Pubblicato sull’Ancora in Inglese il 27 novembre 2014.
Letto in Inglese da Debra Lee. Musica di Michael Dooley.