Il dono del fallimento

Gennaio 20, 2015

Compilazione

Imparare dalle nostre esperienze

A volte Dio usa le delusioni della vita per attirarci più vicino a Lui o per insegnarci pazienza e fiducia. Può usarle anche per reindirizzarci verso la sua volontà. Non permettete al fallimento o alla delusione di tagliarvi fuori da Dio o di farvi pensare che il futuro sia privo di speranza. Quando Dio chiude una porta, spesso ne apre un’altra – se la cerchiamo.

L’apostolo Paolo disse: “Ho imparato a essere contento nello stato in cui mi trovo”.[1] Scrisse queste parole mentre era in prigione, i suoi piani erano stati scombussolati e il futuro era incerto. Il motivo per cui poteva dirlo, però, era che aveva imparato a vedere le delusioni e il fallimento dal punto di vista di Dio e ad affidare il futuro alle sue mani. Possa essere vero anche per noi.

Quando la vita si rivolta contro di voi, fate vostra la preghiera del Salmista: “O Eterno, fammi conoscere le tue vie, insegnami i tuoi sentieri”. [2]Billy Graham

L’insuccesso è una benedizione

Il fatto è che tutti hanno degli insuccessi nella vita, ma essi diventano un dono se non ti arrendi e sei disposto a imparare, migliorare e crescere. L’insuccesso spesso è un momento decisivo, una svolta nel percorso della vita. Ti mette alla prova misurando il tuo coraggio, la tua perseveranza, il tuo impegno e la tua dedizione. Sei un simulatore che rinuncia dopo qualche piccola avversità, o un lottatore che continua a rialzarsi ogni volta che viene messo a terra?

L’insuccesso ti offre la grande opportunità di decidere se vuoi veramente una cosa. Ti arrenderai? Oppure ti farai più forza, t’impegnerai di più, lavorerai di più, imparerai e migliorerai? […] D’altra parte, a volte l’insuccesso ti fa scegliere una strada diversa che a lungo andare andrà meglio per te. […] A volte dobbiamo mancare un obiettivo per trovare il nostro destino. A volte l’insuccesso ci aiuta a vedere che vogliamo qualcosa di diverso.

Su qualsiasi strada ti porti, l’insuccesso è sempre destinato a farti fare un bagno d’umiltà che ti darà carattere, ti offrirà una prospettiva, aumenterà la tua fede e ti farà apprezzare il successo che avrai in seguito. Se non hai mai fallito, non diventerai il tipo di persona che finisce per avere successo.

Così, la prossima volta che fallisci, non lasciare che ciò t’impedisca di vivere la vita per cui sei nato e il futuro che sei destinato a creare. Vedi l’insuccesso come una prova, un insegnante, una deviazione per arrivare a un risultato migliore, un avvenimento che ti renderà migliore.

L’insuccesso non deve per forza essere finale e fatale. Non deve definire chi sei. Sei tu che devi ridefinirti in quello che sei destinato a essere.

Quando vedi l’insuccesso come una benedizione invece di una maledizione, trasformerai il dono dell’insuccesso in un trampolino per avere successo. —Jon Gordon[3]

I fiaschi favolosi di Dio

L’opera di Elia ebbe forse termine quando egli fuggì da Gezabele subito dopo la sua grande vittoria sul monte Carmelo? Il suo grande coraggio fu forse annullato dalla codardia che dimostrò nel deserto? Dopo aver ucciso centinaia di falsi profeti, scappò di fronte a una donna. Che figura! Quel grande profeta, coraggioso e imponente, torreggiante sopra tutto il popolo nel pieno della potenza di Dio sul monte Carmelo, dove fece scendere fuoco dal cielo, fuggì timoroso davanti alla malvagia regina Gezabele. Il profeta di Dio spaventato da una donna! Fu una cosa che distrusse il suo ministero? Che rovinò tutta la sua testimonianza? Che dimostrò che tutto sommato non era poi un profeta tanto grande? Che gli fece perdere tutti i suoi seguaci? O forse Dio stava cercando di mostrargli qualcosa che lo avrebbe reso un profeta più grande, più umile, un profeta che sarebbe ritornato impavido, senza alcun timore del re e tanto meno della regina?

Dopo aver scoperto che Dio non era solo nel fuoco, nel tuono e nel terremoto, Elia, quest’uomo del fuoco e del tuono, divenne un piccolo uomo mite che ascoltava il dolce sussurro di Dio.[4] Era tanto grande nel predire catastrofi, distruzioni e giudizi; ora stava imparando il processo lento e paziente di nutrire e guidare le pecore.

Non fu forse un disonore e una grande disgrazia per la causa del Signore quando Geremia, il suo grande profeta di catastrofe e distruzione, fu messo alla gogna di fronte alla porta del tempio, dove i suoi stessi fratelli gli sputarono in faccia? o quando fu gettato dai suoi nemici in una cisterna fangosa, dove affondò fino alle ascelle e dove rimase finché il suo amico Ebed-melek venne in segreto a liberarlo? Non fu un estremo disonore, il fatto che dovette essere messo in carcere, accusato di essere un traditore e un criminale, sleale verso la sua nazione e il suo popolo?[5] Certo che lo fu, ma non agli occhi di Dio! Faceva tutto parte del suo piano per mantenere Geremia umile e vicino a Lui, totalmente sottomesso a Lui.

Dio commise un errore? O stava cercando di dimostrare che puòservirsi di chiunque, anche di uno come te, dandoci gli esempi incoraggianti di fallimenti che ebbero successo, di fiaschi favolosi, di fuorusciti temerari che osarono confidare in Lui a dispetto di se stessi e diedero tutta la gloria a Lui perché sapevano che solo Lui poteva farlo? —David Brandt Berg

Superare il fallimento

La strada del fallimento di solito è pavimentata di buone intenzioni. È alla fine della strada, quando abbiamo esaurito tutte le nostre risorse, che incontriamo la grazia abbondante di Dio.

Pur se bene intenzionato, Pietro deluse Gesù diverse volte. Durante l’ultima cena prima della Pasqua, Gesù voleva lavargli i piedi, ma lui protestò: “Non mi laverai mai i piedi!” Gesù gli rispose: “Se non te li lavo, non hai parte alcuna in me”. Pietro cambiò subito idea: “Allora, Signore, non soltanto i piedi, ma anche le mani e capo”.

Poco dopo Gesù disse ai suoi discepoli che tutti avrebbero avuto in Lui un’occasione di caduta. Con le sue solite maniere sbrigative, Pietro replicò: “Quand’anche tu fossi per tutti un’occasione di caduta, non lo sarai mai per me”.[6] Gesù allora gli disse che quella notte, prima che il gallo cantasse, lo avrebbe rinnegato tre volte.

Nel giardino di Getsemani, nonostante le ripetute richieste di Gesù di pregare con Lui, Pietro era troppo stanco e si addormentò. Quando arrivarono i soldati, non era pronto. Nel tentativo di proteggere Gesù, estrasse precipitosamente la spada e tagliò via un orecchio a Malco, uno dei soldati. Poiché aveva trascurato la preghiera, mancò di esercitare autocontrollo. Gesù lo sgridò e Pietro mancò di chiedere perdono. Poi mancò di mantenersi leale e, come aveva detto Gesù, lo rinnegò tre volte in una sola notte.

Se non viviamo in preghiera, non siamo preparati per resistere a sconvolgimenti e tragedie inaspettate. La maggior parte di noi può identificarsi con i fallimenti di Pietro in qualche momento della vita. Arriviamo con un senso esagerato della nostra capacità di vivere per Cristo, poi scopriamo di non poterlo fare. Gesù però non abbandona Pietro in quel luogo desolato. Insegna e reinsegna un principio da cui non dobbiamo mai allontanarci. Gesù può fare attraverso di noi solo quello che gli permettiamo di fare a noi. “Se non ti lavo, non hai parte alcuna con Me”.

Per Pietro riprendersi non significava essere perfetto. Significava riconoscere a che punto era nella vita e valutare se stesso in modo realistico. La sua reintegrazione non avvenne a causa della sua forza, ma della sua rottura. Entriamo nella volontà di Dio quando riconosciamo il nostro amore per Cristo. Siamo amati per amare. Riceviamo forza per dare forza e, dopo aver superato il fallimento, lo facciamo nella potenza di Gesù. […] Il fallimento ci porta a fare quella bella scoperta che, anche quando siamo infedeli, Cristo è fedele. —Charles Price

Il processo che forma l’anima

Sappiamo che il nostro carattere morale si forma mediante le difficoltà, mediante il superamento degli ostacoli e mediante la sopportazione in mezzo alle avversità. Il coraggio, per esempio, sarebbe impossibile in un mondo senza dolore. L’apostolo Paolo rese testimonianza alla qualità raffinatrice della sofferenza quando scrisse che “l’afflizione produce perseveranza, la perseveranza esperienza e l’esperienza speranza”.

Ammettiamolo: impariamo dai nostri errori e dalle sofferenze che essi causano. L’universo è un meccanismo che forma l’anima; del suo funzionamento fanno parte le lezioni, la maturazione e la crescita causate da esperienze difficili, impegnative e dolorose. Il punto della nostra vita in questo mondo non è il conforto, ma l’addestramento e la preparazione per l’eternità. Le scritture ci dicono che perfino Gesù “imparò l’ubbidienza dalle cose che soffrì” — e se questo valse per Lui, perché non dovrebbe valere molto di più per noi? —Peter Kreeft[7]

*

Ci vuole una gran fede per affrontare quel che sembra sconfitta e insuccesso in qualcosa e continuare a confidare nella mia Parola, nelle mie promesse. A volte vi sentite stanchi, esausti e scoraggiati; non riuscite a vedere la vittoria, nemmeno una sua possibilità. Quasi ogni grande uomo o donna di fede nel corso della storia ha dovuto affrontare momenti simili — a volte per molti anni, a volte fino alla morte. Tuttavia, per quanto la lotta possa essere dura, vivere per Me e restare aggrappati alla fede, è la vittoria.

Come pensate che si siano sentiti i martiri nel Colosseo a Roma? Le mie promesse devono essere sembrate dei fiaschi totali in quelle situazioni. Tuttavia i martiri conquistarono alcune delle vittorie più grandi di tutti i tempi, rimanendo semplicemente e umilmente fedeli fino alla fine.[8]

Spesso vi sembrerà d’essere stati sconfitti, ma la vostra dedizione nel restare aggrappati a Me, anche quando tutto sembra perduto e contrario alla ragione e alla logica, è la vittoria più grande. —Gesù, in profezia

*

Continuate a credere, non arrendetevi! Continuate a credere, non scoraggiatevi. Continuate a credere, non cedete. Continuate a continuare. Continuate ad aggrapparvi alle sue promesse. Continuate a restare saldi sulle promesse e continuate a credere. Qualsiasi cosa facciate, continuate ad andare avanti per Gesù.

Non arrendetevi, non cedete! Non disperate. Non perdete la fede solo perché vi sembra di aver perso l’ultimo autobus. Continuate ad aspettare il Signore un po’ più a lungo e sono sicuro che Lui vi manderà un altro autobus, un’altra possibilità, un’altra opportunità.

Se volete veramente trovare la sua volontà, sono sicuro che vi manderà il suo autobus con un’altra opportunità, per prendervi, raccogliervi, risollevare il vostro spirito, incoraggiarvi, ispirarvi, fortificarvi, guarirvi e trasportarvi nella potenza del suo Spirito fino alla vittoria gloriosa della vostra destinazione celeste. Continuate a credere! —David Brandt Berg


[1] Filippesi 4,11.

[2] Salmi 25,4.

[3] Per gentile concessione di Guideposts. Per l’articolo completo in Inglese vedi: http://www.guideposts.org/inspiration/inspirational-stories/motivational-stories/the-gift-of-failure.

[4] 1 Re 19,11–13.

[5] Geremia 20,2; 38,6–13. 37,11–15.

[6] Matteo 26,33 NR.

[7] Come citato da Lee Strobel in The Case for Faith (Zondervan, 2000).

[8] Romani 8,36–37.


Titolo originale: The Gift of Failure. Tradotto da A. Maffioli e S. Marata.
Pubblicato sull’Ancora in Inglese nell’ottobre 2014.
Letto in Inglese da Simon Peterson.

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