Cliff Leitch
“‘Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza’. Questo è il primo comandamento. E il secondo è simile a questo: ‘Ama il tuo prossimo come te stesso’. Non vi è alcun altro comandamento maggiore di questi”. —Marco 12,30-31
Negli insegnamenti di Gesù, il rapporto con i nostri simili — uomini, donne e bambini — è inseparabile da quello con Dio. L’amore per Dio e quello per il nostro prossimo sono due aspetti della stessa chiamata:
“Vi do un nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, anche voi amatevi gli uni gli altri. Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri”. —Giovanni 13,34-35
Normalmente pensiamo al nostro prossimo come alle persone che ci stanno intorno, ma Gesù intendeva includere tutta l’umanità, perfino i nostri nemici! Gesù raccontò la famosa parabola del Buon Samaritano per indicare chiaramente che “ama il tuo prossimo” significa amare tutti — non solo amici, alleati, compatrioti e così via. (Vedi Luca 10,25-37.)
Gli ebrei e i samaritani erano nemici da centinaia d’anni. Gli ebrei della società in cui viveva Gesù consideravano i samaritani cerimonialmente impuri, rifiuti della società, eretici. Tuttavia il samaritano s’impietosì per il poveretto che era stato derubato e picchiato. Diete generosamente il suo tempo e il denaro per aiutare quell’ebreo che non solo era un estraneo, ma anche un nemico proveniente da un paese straniero. Nella sua parabola del Buon Samaritano Gesù ci incita ad “andare e fare la stessa cosa”.
Per enfatizzare che “ama il tuo prossimo” si applica a tutti, Gesù estese la regola dell’amore perfino ai nostri nemici!
“Voi avete udito che fu detto: ‘Ama il tuo prossimo e odia il tuo nemico’. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli”. —Matteo 5,43-45[1]
Gesù non avrebbe potuto dire le cose in modo più esplicito che nella parabola delle pecore e delle capre. (Vedi Matteo 25,31-46.) Non dobbiamo condurre una vita egocentrica e dal cuore duro. Ci viene chiesto di mettere in pratica la nostra fede e di amare sinceramente il nostro prossimo, specialmente le persone meno fortunate.
Dio ha dato a ognuno di noi dei talenti e dei doni unici da usate al suo servizio. Il compito che dà a noi qui sulla terra è di usare questi doni e questi talenti al servizio degli altri! Ognuno di noi ha qualcosa da offrire a una persona bisognosa. Possiamo dare i nostri soldi e il nostro tempo per fare beneficenza, per dimostrare amicizia a chi è malato o solo, per fare volontariato o per essere un pacificatore. Possiamo dedicare altruisticamente il nostro tempo a nostro marito o nostra moglie, ai nostri figli, o ai nostri genitori. Possiamo scegliere un’occupazione orientata a servire gli altri, o fare il nostro lavoro di tutti i giorni con onestà e rispetto per gli altri.
Potrebbe sembrare che più diamo agli altri, più diventiamo poveri, ma è vero il contrario! Essere di servizio agli altri dà alla nostra vita un significato e una soddisfazione che la ricchezza, il potere, il possesso di grandi beni e le attività egoiste non potrebbero mai portare. Come disse Gesù:
“Date, e vi sarà dato; vi sarà versata in seno buona misura, pigiata, scossa, traboccante; perché con la misura con cui misurate, sarà rimisurato a voi”. —Luca 6,38[2]
Questo vuol forse dire che non possiamo soddisfare l’ordine di Gesù se non abbiamo grandi ricchezze da dare, o talenti straordinari per servire gli altri? No! Quello che conta per Dio non è quanto diamo, ma lo spirito con cui diamo. Ognuno di noi è invitato a essere generoso con le ricchezze e i talenti che abbiamo ricevuto, e a dare — poco o tanto che sia. Gesù mise a confronto la povera vedova che aveva dato poco e i ricchi che avevano dato molto di più. Questi ultimi avevano dato solo una quantità simbolica delle loro ricchezze. Agli occhi di Dio, la vedova aveva dato molto di più, perché aveva dato di cuore:
“Sedutosi di fronte alla cassa delle offerte, Gesù guardava come la gente metteva denaro nella cassa; molti ricchi ne mettevano assai. Venuta una povera vedova, vi mise due spiccioli che fanno un quarto di soldo. Gesù, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: ‘In verità io vi dico che questa povera vedova ha messo nella cassa delle offerte più di tutti gli altri: poiché tutti vi hanno gettato del loro superfluo, ma lei, nella sua povertà, vi ha messo tutto ciò che possedeva, tutto quanto aveva per vivere’”. —Marco 12,41,44[3]
Ognuno di noi ha qualcosa da dare. Alcuni hanno ricchezze, altri hanno talenti, altri ancora hanno tempo. Qualunque sia il dono abbiamo ricevuto — piccolo o grande — noi dovremmo dare con generosità. Quando lo facciamo, rendiamo il mondo migliore per qualcun altro e troviamo un vero significato e una profonda soddisfazione nella vita.
Con i suoi sermoni e le sue parabole, Gesù cerca di scuoterci dal nostro egoismo e dalla nostra mondanità, per creare in noi una vera passione per il benessere dei nostri simili in tutto il mondo — uomini, donne e bambini. L’amore universale è al centro degli insegnamenti di Gesù; è il lavoro che Dio ci ha dato sulla terra.
Quello che è importante per Dio è il nostro amore per Lui e l’amore che abbiamo tra di noi. Ricchezza, potere e ceto sociale non contano nulla nel regno di Dio. Quando amiamo davvero il nostro prossimo, facciamo la nostra parte per rendere il mondo un posto migliore e troviamo pienezza nella vita.
Brani tratti da http://www.christianbiblereference.org/jneighbr.htm.
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Titolo originale: Love Your Neighbor as Yourself. Tradotto da A. Maffioli e S. Marata.
Pubblicato sull’Ancora in Inglese 1l 13 giugno 2014.