Di stelle e servi

Giugno 13, 2014

Compilazione

Chi è il più grande?

In quel momento, i discepoli si avvicinarono a Gesù, dicendo: «Chi è dunque il più grande nel regno dei cieli?» Ed egli, chiamato a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: ste«In verità vi dico: se non cambiate e non diventate come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Chi pertanto si farà piccolo come questo bambino, sarà lui il più grande nel regno dei cieli. —Matteo 18,1-4[1]

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La mia carriera di giornalista mi ha offerto molte opportunità di intervistare delle “stelle”, tra le quali campioni del football americano, attori, musicisti e cantanti, autori di best-seller, personaggi politici e della televisione. Sono le persone che dominano i mezzi d’informazione. Noi le aduliamo, occupandoci dei particolari più minuti della loro vita; gli abiti che indossano, il cibo che mangiano, i programmi di aerobica che seguono, le persone che amano, il dentifricio che usano. Devo dirvi, però, che secondo la mia limitata esperienza ho scoperto che è sempre vero il principio di Paul Johnson: i nostri “idoli” sono uno dei gruppi di persone più infelici che abbia mai conosciuto. Per la maggior parte hanno problemi matrimoniali, o matrimoni spezzati. Quasi tutti sono incurabilmente dipendenti dalla psicoterapia. Per colmo dell’ironia, questi cosiddetti eroi sembrano tormentati dalla mancanza di fiducia in se stessi.

Ho passato tempo anche con persone che definirei “servi”. Medici e infermiere che lavorano in mezzo agli ultimi dei reietti, i malati di lebbra nell’India rurale. Un laureato di Princeton che gestisce ostelli per i senzatetto a Chicago. Operatori sociali e paramedici che hanno lasciato un lavoro ben retribuito per servire in una cittadina isolata del Mississippi. Operatori umanitari in Somalia, Sudan, Etiopia, Bangladesh e altri focolai di sofferenza umana. I laureati che ho conosciuto in Arizona e che ora sono sparsi per le giungle sudamericane a tradurre la Bibbia in lingue astruse. Ero preparato a onorare e ammirare questi servi, a indicarli come esempi ispiranti. Non ero preparato a invidiarli.

Tuttavia, adesso che rifletto su questi due gruppi di persone, paragonandoli tra loro, stelle e servi, i servi emergono chiaramente come i favoriti, i privilegiati dalla grazia. Indubbiamente preferirei passare del tempo tra i servi che tra le stelle: possiedono qualità di profondità e ricchezza, perfino di gioia, che non ho trovato da nessun’altra parte. I servi lavorano per salari bassi e orari prolungati, senza applausi, “sprecando” i loro talenti e le loro capacità in mezzo ai poveri e agli illetterati. In qualche modo, però, mentre perdono la loro vita la trovano. I poveri in spirito e i mansueti sono davvero beati: questo è ciò che credo adesso. A loro appartiene il regno dei cieli e saranno loro a ereditare la terra. —Philip Yancey[2]

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Dio non disprezza uno spirito dolce e pacifico.—Salmi 51,17[3]

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Nella sua Parola, Dio fa così tante promesse ai mansueti, che certamente vogliamo averne parte e ricevere ciò che Lui offre loro.

Perfino Gesù, umile com’era, perfetto e Figlio di Dio, disse di Sé: “Perché Io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo per le vostre anime”. Se “venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, Io vi darò riposo. Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me”.[4]

Dice che se siete mansueti e umili troverete riposo per le vostre anime, perché il suo giogo è dolce e il suo carico è leggero. Così, se siete stanchi e avete lavorato sodo, se siete oberati di lavoro e avete bisogno di riposo, prendete su di voi il suo giogo. Non il giogo di questo mondo, non il vostro stesso giogo, non il giogo di altri, ma quello dell’amore di Gesù, il suo carico di amore per il prossimo. Scoprirete che è dolce e leggero, se siete abbastanza mansueti e umili da prenderlo su di voi, e troverete riposo per le vostre anime.

Ecco il tuo re viene a te, mansueto e montato sopra un'asina, e un asinello, puledro d'asina”.[5] Il nostro caro, dolce Gesù entrò a Gerusalemme, non su una carrozza elegante, non su un cocchio poderoso, non sul dorso di un cavallo superbo, ma cavalcando un semplice, umile, mansueto e ridicolo asinello. Un somaro ragliante che in tutta la Bibbia e in tutta la letteratura nel corso della storia è diventato il simbolo di uomini considerati stupidi; un piccolo animale ridicolo che raglia nella maniera più strana: ih oh, ih oh.

Così ecco che arriva Gesù, seduto su questo asinello — a quanto pare non era nemmeno adulto, era solo un puledro — nella maniera più umile in cui avrebbe potuto entrare nella città di Gerusalemme ed essere a cavallo di qualcosa! Non avrebbe potuto cavalcare un animale più piccolo, ridicolo, mansueto e umile.

Con questo il Signore dice che la risposta non sta nella forza del braccio della carne, ma che “Dio non disprezza uno spirito dolce e pacifico”. In altre parole, lo benedirebbe.

Dio ama uno spirito dolce e pacifico; non lo disprezzerà. Lo benedirà e benedirà voi per averlo.

Siate mansueti e pacifici e andate avanti tranquillamente come meglio potete; confidate che Dio si prenderà cura di tutto e Lui lo farà, Lode a Dio! Se avete quello spirito mansueto e pacifico che il Signore non disprezzerà, Lui ha promesso di benedirlo. —David Brandt Berg[6]

 

La bellezza della normalità

Beati i poveri in spirito. —Matteo 5,3

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Il Nuovo Testamento fa attenzione a cose che secondo i nostri parametri sembrano non contare. “Beati i poveri in spirito”, letteralmente “benedetti i miseri”, una cosa molto normale!

Alla base del regno di Cristo c’è la bellezza semplice della normalità. La cosa in cui sono beato è la mia povertà. Se so di non avere forza di volontà, né nobiltà di carattere, allora Gesù dice: “Sei beato”, perché è attraverso questa povertà che Io entro nel suo regno. Non posso entrarci come uomo buono o donna buona. Posso entrarci come povero.

[…] Sappiamo sempre quando Gesù è all’opera, perché nella normalità produce qualcosa d’ispirante. —Oswald Chambers

 

Il regno di un medicante

In cambio della nostra buona volontà di accettare la carità divina, ci viene dato un regno. E il regno di un mendicante è migliore dell’illusione di un uomo superbo. —Donald Miller

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Dovunque volgi lo sguardo, le persone sono occupate a costruirsi i loro “regni” di potere e influenza. Lottano e fanno sacrifici per farsi un nome. Disperati di provare la loro indipendenza, questi uomini e queste donne si logorano dando la caccia al successo mondano e all’autosufficienza. […]

Dio ci offre molto di più dell’illusione del successo; ci offre il suo regno, alle sue condizioni. Dobbiamo presentarci umili e inermi, sapendo di non poter guadagnare il suo regno con le nostre forze; lo otteniamo soltanto quando accettiamo umilmente l’amore di Cristo e il sacrificio che Lui ha fatto per noi. Ci presentiamo come mendicanti e ci viene data una posizione molto stimata nel regno di Dio come suoi figli adottivi.

[…] Solo quando diventeremo mendicanti conosceremo le ricchezze della grazia divina. —Anonimo[7]

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Il Signore ha promesso: “Le cose che occhio non ha visto e che orecchio non ha udito e che non sono salite in cuor d'uomo, sono quelle che Dio ha preparato per quelli che lo amano”.[8] Così sappiamo che ha delle cose meravigliose in serbo per noi, superiori a ogni nostro sogno o immaginazione, al di là di quanto ci aspettiamo.

È incoraggiante ricordare che, per dure che possano essere le prove e le difficoltà terrene e i sacrifici che abbiamo fatto nella nostra vita per Lui, ci offre una ricompensa che fa valer la pena di tutto. Una volta ha detto: “Quando vi ripagherò così tanto che non vi sembrerà di aver fatto alcun sacrificio, a quel punto avrete raggiunto solo l’uno per cento della vostra ricompensa. Ho promesso di restituirvi cento volte tanto, quindi ci sono molte cose ancora in arrivo!” Così, anche se le lingue umane e le limitazioni del mondo non possono assolutamente rendere giustizia all’attesa della nostra ricompensa celeste, pensare alla nostra corona di vita, alla ricompensa che Lui ci ha promesso, può servire a motivarci e a darci la grazia di cui abbiamo bisogno per le future sfide della vita.

Il Signore ti conosce meglio di chiunque altro — dopotutto ti ha creato — e ti ricompenserà nel modo che significherà di più per te personalmente. —Maria Fontaine[9]


[1] NR.

[2] The Jesus I Never Knew (Zondervan, 1998).

[3] Vedi Salmi 51,17 e 1 Pietro 3,4.

[4] Matteo 11,28–30.

[5] Matteo 21,5 NR.

[6] Pubblicato originariamente nel giugno 1975.

[7] Every Day with Jesus (Worthy Publishing, 2011).

[8] 1 Corinzi 2,9.

[9] Pubblicato originariamente nell’ottobre 2005.


Titolo originale: Of Stars and Servants. Tradotto da A. Maffioli e S. Marata.
Pubblicato sull’Ancora il 15 maggio 2014.
Letto in Inglese da Jon Marc. Musica di Michael Dooley.

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